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Be|Different (2009) Anno 2 Numero 5 giugno - agosto 2009



Mutazioni

Francesco Perrone



MAGAZINE D' ARTE CONTEMPORANEA


Editoriale:

Mutazioni
Francesco Perrone


Artisti:

ALE+ALE

Alessandro Bavari

Franco Brambilla

Mirko Canesi,

El Gato Chimney

Fulvio Di Piazza

James Kalinda

Simone Lucciola

Orticanoodles

Ozmo

Paco

Paper Resistance

Vacon

Ezio Vecchi
ARTICOLI DAGLI ALTRI NUMERI

New Ecology
Francesco Perrone
n. 6 settembre-novembre 2009

La città che sale
Francesco Perrone
n. 4 marzo-maggio 2009


James Kalinda
Terie dal culo, 2008
acrilico su legno

Fulvio di Piazza
Spettatore interessato 2006
olio su tela

Vacon
The fingers cooking accident, 2009
pastello e pennarello su carta

Perché, se penso a mutazioni, penso ad una rete.
Non so perché. O forse sì e poco importa. Ma l’argomento mutazioni mi fa venire in mente, così, d’intuito, una rete. Evitiamo pure qualsiasi riferimento a spiderman e supereroi simili, sarebbe sterile. La mia associazione d’idee, apparentemente azzardata, nasconde un ragionamento più pragmatico di quanto si possa credere. Se penso a mutazione penso a comunicazione. Se penso a comunicazione penso automaticamente a dove andremo a finire. Una rete.
La rete in questione, però, non è una rete che blocca, che cattura, che imbroglia. È una rete fatta di risorse in comune, di mille nodi condivisi che fanno di tutti i nodi un universo. E di tutto l’universo un nodo. Una rete che riceve, che dà, che ha le potenzialità di crescere all’infinito.
Ora: sarebbe da chiedersi qual è il nesso a monte che porta dal concetto di mutazione a quello di comunicazione. È più facile di quel che sembri capirlo, ma vi è forse comunque la necessità di un breve chiarimento. Ogni azione, in un uomo, si può ricondurre ad una mutazione: da un suo comportamento che si può definire meccanico (vestirsi, lavarsi, radersi, parlare), fino a un comportamento intimo e psicologico (ricredersi, percepire, smontare e rimontare dando un senso alla realtà, stringere rapporti con altre persone). Tutti questi comportamenti, e quasi tutti quelli che distinguono l’uomo dagli animali, si possono ricondurre ad una capacità non esclusiva dell’uomo, ma che di certo nell’uomo ha raggiunto livelli di articolazione incredibile ai suoi stessi occhi: la capacità di comunicare. È così che la comunicazione, da quando esiste, muta con l’uomo, con il suo modo di vestire, parlare, pensare, credere e ricredersi. Quindi, che si comunichi col linguaggio delle parole, o quello delle immagini, poco importa. Bisognerà fare i conti, sempre, con una mutazione.
E così, l’arte, comunicazione per eccellenza e prima di tutto, non può permettersi di rimanere al palo. Anche se pare così timida. Anche se, a volte, sembra soffrire di un complesso di inferiorità nei confronti del quotidiano, dell’indifferenza che lo penetra. Anche se, altre volte, pare arroccata su un piedistallo che la esula da qualsiasi responsabilità, che la estranea e la mistifica oltre misura.
L’arte, invece, è ora che torni tra la gente. Il coraggio ci vuole, è innegabile, per cambiar pelle e accompagnare quella mutazione che sta vivendo la nostra società tutta. Mutazione sicuramente radicalizzata e rinvigorita dalla crisi, ma che trova, allo stesso tempo, una rinnovata linfa di vita nel mezzo di comunicazione che pare rappresentarla meglio: Internet.
Lo slancio vitale non sta solo nell’occasione da cogliere, nell’infinita potenzialità di risorse che lo caratterizza, ma soprattutto nel fatto che, Internet, sta cambiando il modo di concepire le relazioni tra gli uomini. Non più uno scambio, come accadeva fino a solo un decennio fa di soldi per bene. Ma, guarda caso, una rete, di beni e di valori.
Lungi da noi divinizzare e idealizzare qualcosa che -come sappiamo- ha i suoi limiti (primi di tutto la dispersione e la confusione di informazioni, quindi a volte la perdita di identità). Ci pare però importante sottolineare che la concezione delle relazioni tra gli uomini basata sulla rete, insieme ad un rinnovato sguardo rivolto alla natura e all’ecosostenibile, può portare il nostro mondo verso una nuova rivoluzione industriale. Forse allora si aprirà davvero un’era votata al risparmio e non alla speculazione. Un’era che sappia creare, mettere in rete e condividere. Che sappia basarsi sulle idee, non sui beni.
Che sappia, alla fine, semplicemente mutare.
Non siamo i primi ad ipotizzare il futuro in questa direzione. Di sicuro neppure i primi a pensare che in tutto ciò la comunicazione, l’arte, e la cultura in generale, debbano avere un importanza diversa, più radicata e radicale. Saremo i primi però, nel prossimo numero, a parlare di New Ecology.
Saremo i primi a crederci.