DROME magazine Anno 5 Numero 16 settembre-novembre 2009
Artists Anonymous, misterioso collettivo artistico di tre persone, i cui differenti approcci tecnici e filosofici si fondono insieme per dar vita ad un incontrollato flusso creativo contraddistinto dalla voglia di superare le barriere dell’omologazione visiva.
Fuorilegge gli Artists Anonymous lo sono per definizione: dirompenti ed impietosi come tre cavalieri dell’Apocalisse venuti da lontano per mostrare all’anestetizzato scenario contemporaneo immagini di guerra, morte, droga e pestilenza che riflettono tragedie personali e collettive.
Caotiche e sovraffollate da stratificazioni di oggetti o silenziosamente abitate da presenze inanimate, le loro opere racchiudono in sé la monumentalità del disastro, quell’oscura aura di solennità che domina il devastato campo di battaglia o la scomposta scena di un delitto. Ed in questi frammenti senza preciso contesto storico in bilico tra realtà e finzione serpeggia la raffinatezza della pittura, la sperimentale carica del video, la devastante potenza dell’installazione abbandonata a se stessa come cellula pulsante di un mondo morto, privato dell’umanità.
Questa intervista rappresenta un piccolo vademecum alla loro ideologia personale: una libera, anarchica ed autarchica fuga dalle convenzioni artistiche.
DROME: Le vostre opere propongono scenari perfetti ed impossibili, dove il concetto di estetica si apre alla disomogeneità di forme e colori, come se tutto fosse affidato ad automatismi mentali senza regole fisse. La maggior parte degli artisti contemporanei preferisce invece l’asetticità emozionale, la scelta di linee rassicuranti. Vi sentite in qualche modo dei fuorilegge in rottura con questa condizione artistica?
ARTISTS ANONYMOUS: No, noi veramente ci sentiamo degli artisti :0).
D: Secondo il filosofo Theodor Adorno solo un’arte contemporanea libera dai classici canoni della bellezza può esprimere in maniera completa un concetto di realtà. Essa però non deve rimanere schiava di schemi standard o divenire manifestazione commerciale. Mi sembra che il vostro lavoro sia in linea con questa filosofia, o forse sbaglio?
AA: I canoni classici della bellezza sono fondamentalmente basati sul lavaggio del cervello, sulla dipendenza, sulla menzogna e su modelli ornamentali. Tutti questi elementi contribuiscono a creare una realtà artificiale. I canoni sono usati come vere e proprie armi contro la verità, l’interesse, la cultura e la magia. E per rispondere direttamente alla tua domanda: no, non ti stai sbagliando affatto.
D: Lavorate tra Londra e Berlino, due metropoli universalmente riconosciute come motore dell’arte contemporanea europea. Per molti artisti internazionali, ed in special modo per quelli italiani, la capitale tedesca rappresenta una nuova terra promessa con numerose gallerie ed affitti economici. Ultimamente, però, un gruppo di poster artists noto come Surrend, di stanza a Berlino, ha dipinto una situazione ben diversa da quella che tutti conosciamo. Quale è la vostra percezione della scena dell’arte berlinese?
AA: Pensiamo che Londra e Berlino facciano parte di una sorta di asse del male, i sistemi dell’arte sono marci ed anche l’underground lo è. Questo ovviamente non vale solo per la scena artistica. Comunque non esiste una scena dell’arte, si tratta sempre dello stesso gioco del bene contro il male. La nostra esperienza in entrambe queste città ci ha fatto capire che se si mostra resistenza (anche se non si è consci di farlo, perché si pensa di essere solamente parte di un gruppo artistico che produce arte) ci si può ritrovare isolati immediatamente, come in una specie di lista nera. Se, comunque, alla fine riesci ad ottenere il successo finisci per diventare solo un altro personaggio del gioco.
D: Artists Anonymous è un collettivo artistico di tre persone, ma solitamente non amate comparire in pubblico - in controtendenza con il resto degli altri protagonisti dell’arte, che preferisce la riconoscibilità della propria immagine. L’anonimato, di solito, è la scelta di un gruppo sovversivo: vi sentite in linea con questa affermazione?
AA: È buffo, ma pensiamo che siano gli altri artisti a restare anonimi evitando ogni forma di responsabilità. Comunque possedere un nome è come avere un qualunque altro marchio di fabbrica. Le nostre intenzioni erano quelle di puntare sul lavoro e non sulle nostre personalità. Noi siamo gli unici artefici delle nostre opere e non ci affidiamo ad art factories per produrle e ti assicuro che oggi è difficile persino comprare un buon pennello. Inoltre, pensiamo che una delle qualità dell’arte sia quella di far ragionare le persone con la propria testa, il che ci sembra abbastanza sovversivo.
D: Ultimamente il pubblico italiano ha avuto modo di apprezzare il vostro talento in occasione di due fantastici eventi espositivi, il primo alla galleria 1/9 unosunove di Roma - assieme a delle seminali opere pittoriche di Allison Schulnik - in seguito “Unconditional Love”, in occasione della 53. Biennale di Venezia. Quali sono i vostri progetti futuri?
AA: Da domani siamo in vacanza... A Settembre abbiamo contemporaneamente una mostra a Londra alla Riflemaker Gallery ed una a Berlino. La mostra nella capitale tedesca è in collaborazione con la White Square Gallery e il Museum of Russian Art di Kiev. A Febbraio 2010 saremo presenti alla Caprice Horn Gallery di Berlino... e così via.
D: Nel settembre 2007 avete inaugurato la vostra AA Galleries di Berlino con la mostra “The Gunslinger and Other True Stories”, quinto lavoro della serie Apocalyptic Warriors. Il pistolero (gunslinger in inglese, NdR) è divenuto oggi una sorta figura mitologica tra il bene ed il male, un fuorilegge senza patria né nome in perenne fuga dalla autorità. Che cosa rappresenta per voi la figura del Gunslinger?
AA: (Ci piace questa domanda!) Il gunslinger è un riferimento al protagonista della serie di romanzi La Torre Nera di Stephen King. È una saga con due finali diversi, puoi decidere tu quale scegliere.