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Espoarte Anno 10 Numero 62 dicembre 2009-gennaio 2010



Alberto Garutti

Silvia Conta

Intervista



Contemporary Art magazine


GIOVANI
Valerio Rocco Orlando di Marta Casati
Marco Raparelli di Antonia Alampi
Fabio Borrelli di Stefano Taddei
Luca Lanzi di Viviana Siviero

PROTAGONISTI
Protagonisti/Artisti
Alberto Garutti, intervista di Silvia Conta
Monica Bonvicini, intervista di Silvia Conta
Protagonisti/Il protagonista
Davide Rampello, intervista di Luisa Castellini

SPECIAL GUEST
Cuoghi Corsello, intervista di Elena Forin
Peter Belyi, intervista di Elena Forin

RUBRICHE
Dstreet, Capitolo 2, a cura di Francesca Di Giorgio e Alberto Mattia Martini:
ricognizione contemporanea tra graffiti-writing e urban art. Special Guest #62: James Kalinda, Nais, Pao e Truly Design
Speciale Shopping before Xmas, Speciale Shopping before Xmas. Consigli per gli acquisti, a cura di Luisa Castellini e Viviana Siviero.
Tra design object, toy e opere d'arte, otto pagine da vivere tutte di un fiato per un Natale firmato Espoarte!
BooksBox, a cura di Francesca Di Giorgio: intervista al team della casa editrice Libri Aparte
Editoria: Punto e a capo. Abbecedario per i musei. Editore Electa; 30.000 anni di arte. La storia della creatività umana attraverso il tempo e lo spazio. Editore Phaidon Press; Contemporary African Art since 1980, Editore Damiani; Arte ambientale. Fattoria di Celle. Collezione Gori, Editore Gli Ori
All Muscles: Divagazioni tra arte e sport. Al via il primo episodio della rubrica a cura di Gabriele Tinti.
In questo numero ospite speciale è Emanuela Audisio, giornalista che si occupa di sport, cronaca e esteri.
Profili: Ugo La Pietra, intervista di Matteo Galbiati
Gilberto Giovagnoli, intervista di Viviana Siviero
Dossier Luoghi Spazi: GAM Galleria Civica d'Arte Moderna e contemporanea, Torino
Progetti&Dintorni:
Epide®mie di Silvia Conta
Twister, Rete Musei Lombardia per l'arte contemporanea di Matteo Galbiati
Diogene_Bivaccourbano, Torino di Sara Susanna Mandice
Bruna Esposito / Annie Ratti, La Nuova Pesa Centro per l'Arte Contemporanea, Roma di Paola D'Andrea
Atti Democratici, Bolzano di Silvia Conta
Premio Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli 2009, Torino di Maria Cristina Strati
Anselm Kiefer e Marco Tirelli, Collezione Gori-Fattoria di Celle, Pistoia

PREVIEW
Gilberto Zorio, MAMbo Bologna di Alberto Mattia Martini
Edward Hopper, Palazzo Reale, Milano, di Matteo Galbiati
Alexander Calder, Palazzo delle Esposizioni, Roma di Laura Fanti
Gianni Colombo, Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea, Rivoli (TO) di Matteo Galbiati
Viva l'Italia!, Galleria Astuni, Bologna di Santa Nastro
Günter Brus, Galleria De Faveri Arte, Feltre (BL) di Viviana Siviero
EX3 Centro per l'Arte Contemporanea, Firenze di Santa Nastro
Stefano Arienti, Palazzo Ducale, Mantova di Matteo Galbiati
United Artists of Italy, Fondazione Stelline, Milano di Susanna Sara Mandice
Fuori Centro, Hangar Bicocca, Milano di Rosa Carnevale
Leo Ferdinando Demetz, Galleria Bianca Maria Rizzi, Milano di Emanuele Beluffi
Francesca Woodman, SMS Contemporanea, Siena di Matilde Puleo
Oltre la pittura, Mazzoleni Arte Moderna, Torino di Ginevra Bria
Patricia Piccinini, Byblos Art Gallery, Verona di Viviana Siviero
Imagine, La nuova visione della generazione anni '80, GiaMaArt studio arte contemporanea, Vitulano (BN) di Francesca Di Giorgio
Karin Andersen, Traffic Gallery, Bergamo di Claudia Bernareggi
Antonella Cinelli, Angela Memola Grafique Art Gallery, Bologna di Stefano Taddei
Federico Guida, Galleria Blu, Milano di Gabriele Francesco Sassone
Franca Giovanrosa, mc2gallery, Milano di Luisa Castellini

REVIEW
Tadashi Moriyama, Bonelli ArteContemporanea, Mantova di Gabriele Francesco Sassone
Kutlug Ataman, Francesca Minini, Milano di Claudia Bernareggi
Marcello De Angelis, Galleria PoliArt, Milano di Matteo Galbiati
Ulrich Vogl, Paolo Maria Deanesi Gallery, Rovereto (TN) di Silvia Conta
Italian Newbrow, Galleria Carini & Donatini, San Giovanni Valdarno (AR) di Matilde Puleo
Raffaele Cioffi, Alexander Alvarez Contemporary Art, Alessandria di Viviana Siviero
Carlo Cavina, Galleria Fiorella Pieri, Cesena di Rosa Selavi
Alfredo Rapetti/Tamara Repetto, Cavana Arte Contemporanea La Spezia, di Viviana Siviero
Jana Sterbak, Galleria Raffaella Cortese, Milano di Ginevra Bria
David Reimondo, Fabbrica Eos, Milano di Alberto Mattia Martini
Donatella Spaziani, Impronte Contemporary Art, Milano di Rosa Carnevale
Luca Francesconi, Umberto di Marino Arte Contemporanea, Napoli di Beatrice Salvatore
Josè Demetrio, Bonioni Arte, Reggio Emilia di Francesca Di Giorgio
Maurizio Savini, Oredaria arti contemporanee, Roma di Elena Paloscia
Guido van der Werve, Monitor Roma di Angel Moya Garcia
Cerith Wyn Evans, Galleria Lorcan O'Neill, Roma di Laura Fanti
Daniele D'Acquisto, Gagliardi Art System, Torino di Susanna Sara Mandice
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Frazione Gioia, Piazza della Chiesa Matrice

progetto per ALL'APERTO, 2008-09
foto di Demian Dupuis
Courtesy ALL'APERTO Fondazione Zegna

Arte all'Arte X, Buonconvento 2005

Alberto Garutti è tra gli artisti di riferimento dell'arte contemporanea italiana, ha realizzato importanti progetti al presente in rilevanti e numerose mostre e progetti in Italia e all'estero, è docente all'Accademia di Brera e allo IUAV di Venezia. Tra i riconoscimenti più recenti annovera il Premio Terna 2009. Ogni suo lavoro è una trama di relazioni: l'opera è risultato e fonte di un processo dialettico che la rende viva e costituisce il suo senso all'interno della società, non è un prodotto finito in sé, ma un processo che travalica l'elemento visivo e il luogo in cui è presente per essere parte del flusso della vita, del pensiero e del continuo percorso dell'arte. Dalla rifondazione della responsabilità dell'artista a quella dello spettatore attraverso una profonda coscienza del fare artistico, dei suoi procedimenti e della sua funzione sia nell'ambito della cultura che della collettività, Garutti analizza e sviscera ogni dettaglio, implicazione e conseguenza dei processi che attiva, sempre ponendosi come attore partecipe del mistero dell'arte, verso la quale mantiene un senso di rispetto e di fervente partecipazione al suo inafferrabile enigma.

Silvia Conta: Sei stato tra i primissimi, in Italia, ad occuparti di arte pubblica, il primo progetto risale al 1993 con un’opera pubblica per il paese di Peccioli in Toscana, a cura di A. Soldaini. Hai affermato che l'arte è soprattutto incontro di visioni, immagini e culture, anche all'interno di una società relativamente omogenea. Per te uno degli elementi fondamentali è attivare sinergie. Come poni in dialogo cittadini e arte contemporanea?
Alberto Garutti: L'arte deve sempre essere pubblica, ma quando un'opera viene realizzata per uno spazio pubblico cambiano i metodi con cui l'artista procede. Per spazio pubblico intendo vie, piazze, la città come luogo e sistema complesso, non direttamente deputato ad accogliere opere. Nello spazio pubblico l'opera deve dialogare con la gente – la gente siamo noi – ma deve stare attenta a non scivolare nel populismo demagogico.
Quando mi occupo di arte pubblica agisco attraverso una serie di operazioni che azionano un meccanismo, che amo definire machiavellico, composto da due momenti inscindibili: in un primo tempo è necessario toccare la sensibilità dei cittadini, condizione che può nascere solo dal dialogo reale con loro. Quando presento un progetto di arte pubblica in una città parlo con i cittadini fin dall'inizio, cerco di stimolare una partecipazione attiva, la gente apprezza che un artista instauri un dialogo, abbia voglia di scoprirne scetticismi, sensibilità, storie. Ogni mio progetto si avvia grazie ad un incontro, uno scambio. Il mio è un tentativo di scendere dal piedistallo retorico sul quale il sistema dell'arte pone l'artista, mi interessa scardinare una logica obsoleta secondo la quale l’opera pubblica atterra nello spazio urbano come un oggetto alieno, spesso emanazione dell’ego dell’artista stesso. Solo se “sentita” e compresa dai cittadini l’opera può vivere e funzionare nella città. La relazione instaurata con gli abitanti e le istituzioni della città è cruciale perché mi consente di esplorare al meglio il territorio, di integrarmi nel tessuto fisico e sociale e utilizzare questo materiale come parte stessa del lavoro. L’opera, in una seconda fase, acquisisce una forma fisica, produce uno scarto linguistico sofisticato rispetto alla tradizione e propone visioni nuove e sguardi inattesi. Il mio approccio metodologico, il processo che conduce alla concezione dell’opera e la sperimentazione linguistica dell’opera stessa sono due aspetti integrati di ogni mio progetto.
In questa chiave sono molto importanti le frasi che appongo sulle opere stesse o accanto a loro: sono didascalie che aiutano gli spettatori ad entrare in contatto con l'opera, si tratta di un dispositivo importantissimo perché permette di lavorare sul tempo. Ad esempio la didascalia di Fulmini per la mostra al Maxxi di Roma – che è stata veicolata attraverso 450 mila copie del free press distribuito nella città – recita «In una sala del nuovo museo Maxxi le luci vibreranno quando in Italia un fulmine cadrà durante i temporali. Quest'opera è dedicata a tutti coloro che passando di lì penseranno al cielo». Potrei dire che le mie opere d'arte pubblica si attivano tramite il pettegolezzo positivo: le opere iniziano a vivere quando i cittadini iniziano a parlarne. Nelle gallerie e nei musei, il discorso che porto avanti è diverso, perché sono luoghi deputati all'arte. In essi il tema centrale del mio lavoro diventa lo spettatore: senza lo spettatore l'opera non esiste, perché l'opera esiste nel momento in cui avviene l'incontro, lo spettatore ne è quindi parte integrante.

Com'è il rapporto dei cittadini e dell'artista con la medesima opera?
L'opera d'arte produce pensiero. Tutte le opere degli artisti più nobili sono sempre state capaci di prefigurare il futuro. Gli artisti sono sempre in diacronia rispetto all'epoca in cui vivono. Essi possiedono uno sguardo laterale, non allineato. Quando la gente guarda l'opera, significa che è stata assimilata, quindi l'artista si sposta “lateralmente”. L'assimilazione avviene col tempo, il pubblico talvolta deforma l'idea iniziale dell'artista, che invece è un pensiero molto preciso, ma dell'opera resta comunque l'oggettività. L'artista deve sempre tenere presente la misteriosità dell'evento visivo: ciò che più conta in un'opera è proprio la sua inafferabilità, quel qualcosa che sfugge. L'arte è mentitrice, non dice mai la verità, vive dell'enigma, perché la verità è irraggiungibile, l'opera tende alla perfezione, quindi è sempre imperfetta, è perennemente un qualcosa di non raggiunto, rilancia sempre domande. Tutto è in movimento, non c'è nulla di fermo. L'arte vive nella logica dell'infinitezza, creare un'opera è come intraprendere un viaggio interplanetario. Borges diceva che l'universo è inconcepibile, lo stesso vale per l'arte, che, del resto, contiene il mistero della natura, in un continuo processo di esplorazione.

Si è parlato del fatto che a, tutt'oggi, non esista un catalogo della tua opera e le conferenze alla Fondazione Galleria Civica di Trento ragionano anche su questo. Perché non è stato realizzato?
Ho sempre avuto l'impressione che un catalogo non avesse le potenzialità sufficienti per raccontare un lavoro, poi il mio è particolarmente complesso dal punto di vista della rappresentazione: il catalogo ha bisogno di avere una sua autonomia come operazione, la mera riproduzione delle opere è frustrante e limitante. È necessario fare in modo che il catalogo abbia il medesimo respiro dell'opera. Criteri, metodi, potenzialità del catalogo devono rispondere ai lavori che l'artista sta producendo. Deve trovare il modo di essere parte dell'opera. Un buon catalogo può nascere solo dal confronto, ad esempio con gli studenti, attraverso le loro domande. L'esperienza del catalogo deve essere un'operazione di conoscenza, non di elencazione, devono farne parte più argomenti, il dibattito. Non mi interessa pontificare, il dialogo riesce ad entrare nelle questioni nodali, si scoprono cose che non si sapevano del mondo. Il catalogo deve essere uno scritto capace di restituire qualcosa in più che è indefinibile, il mistero dell'arte di cui abbiamo parlato.

Alberto Garutti è nato nel 1948 a Galbiate (LC). Vive e lavora a Milano.

Mostre personali recenti:

2009 - All'Aperto, a cura di B. Casavecchia e A. Zegna, Fondazione Zegna, Trivero
- Dialoghi con la città, a cura di L. Cherubini, MAXXI museo d'arte contemporanea del XXI secolo, Roma
2008 - Studio Guenzani, Milano
- Galleria Massimo Minini, Brescia
2004 - Magazzino d'Arte Moderna, Roma

Mostre collettive recenti:
2009 - RAM radio arte mobile, Roma
- Camere 9, Jan Fabre, Alberto Garutti, Hidetoshi Nagasawa, con testo di A. B. Oliva
- ABTART, a cura di J. Hoet (Z)Artt, Stuttgart
- italics - arte italiana fra tradizione e rivoluzione 1968 - 2008, a cura di F. Bonami,
Palazzo Grassi, Venezia / Museum of Contemporary Art, Chicago 2008-2009
2008 - Dat De Verte Nabijer Dan Ooit Was, a cura di G. Di Pietrantonio, Poeziezomer Watou
2005 - Arte All'Arte X, Buonconvento, associazione arte continua
- Luna Park. Arte Fantastica, a cura di F. Bonami, Villa Manin Centro d'Arte Contemporanea, Codroipo (UD)

Gallerie di riferimento:
Galleria Massimo Minini, Brescia
Studio Guenzani, Milano
Magazzino d'Arte Moderna, Roma
RAM Radio Arte Mobile, Roma