Arte e Critica Anno 16 Numero 61 dicembre 2009 - febbraio 2010
Intervista a Tucci Russo
LA PERSONALE DI GIUSEPPE PENONE DA TUCCI RUSSO OFFRE L’OCCASIONE PER PARLARE DI PROGETTUALITÀ, INCLINAZIONI, RIFERIMENTI NEL LAVORO DELLA GALLERIA
RL: C’è nelle idee che presiedono le mostre nella tua galleria qualcosa che colpisce, ma non saprei dire esattamente cos’è. Forse la loro coerenza, forse la loro dimensione (inevitabilmente correlata alla considerevole metratura dello spazio) o forse, semplicemente, la progettualità che nasce sempre, sembrerebbe di poter dire, da una sedimentazione nel tempo (cosa di non poco conto se si considera la velocità a cui siamo condannati oggi). Qual è il tuo approccio?
TR: Ho sempre pensato di portare con me la storia che mi appartiene e appartiene agli artisti, creando così attorno a questo percorso una centralità e uno sviluppo delle tematiche, questo non vuol dire che tendiamo a storicizzare il lavoro, bensì a renderlo sempre vitale e contemporaneo creando tra una mostra e l’altra un dialogo o una contrapposizione linguistica costruttiva.
RL: L’idea che governa la mostra di Giuseppe Penone è forte: un percorso tematico e temporale che unisce opere recenti a quelle più antiche in uno sviluppo storico del suo lavoro. Come è nata l’esigenza di una mostra di così grande respiro?
TR: La mostra di Penone è nata dall’esigenza di avvicinare al pubblico queste meravigliose sculture da lui realizzate nel 2005: Geometria nelle mani.
Non si è pensato ad una mostra didattica. Penone ha voluto mettere insieme buona parte delle opere che hanno come soggetto la mano, come ad esempio la mano che blocca l’albero nella sua crescita, 1968, lo Svolgere la propria pelle, il lasciare tracce (Libro trappola, 1972). Questo percorso, più ampio di quanto ho qui citato, ci porta alle 5 sculture Geometria nelle mani che troviamo esposte nell’ultima grande sala, dove, alle pareti, le opere titolate Pelle di Grafite ci evidenziano parti della pelle del palmo della mano.
RL: Nel ripensare le mostre che hai fatto in questi anni, ma forse soprattutto in questa di Penone, si potrebbe pensare che la galleria Tucci Russo sia un organismo capace di vivere una vita (professionale) autonoma: un artista importante, un’idea forte, uno spazio di livello museale. Come ti relazioni al sistema dell’arte?
TR: Il compito di una galleria come la mia è sempre stato quello di avere un’immagine autonoma, un’immagine che non tradisse la sua vocazione italiana ma sempre in dialogo con l’arte internazionale. Gli artisti hanno creato il basamento della cultura estetica contemporanea che ha poi permesso al mondo nuovo dell’arte di esistere e di avere forse un cammino più facile.
Io ho guardato al sistema dell’arte con una certa apertura, considerando sempre possibile una collaborazione nella misura in cui ho trovato una sintonia culturale. Gli artisti, le loro necessità sono però sempre stati i miei punti di riferimento, poiché solo così il carattere di una galleria resta integro e chiaramente leggibile.