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Espoarte Anno 13 Numero 78 ottobre-novembre 2012



Nicol Vizioli

Elena Dolcini

Sogni e narrative per un folklore neo-barocco



Contemporary Art magazine


SOMMARIO #78

ANTINEUTRALE #4 | Sacro e profano | di Roberto Floreani
ESERCIZI DI STILE | Quando l’arte va in tivù | di Luisa Castellini
PENSIERI ALBINI #11 | di Alberto Zanchetta
NEW MEDIA ART | Il ritorno dell’arte cinetica: dai festival ai musei, dalle fiere alle mostre |
di Chiara Canali
GREMLINS | Archipelago Cinema. L’isola che c’è | di Mattia Zappile
CONCETTI VISIBILI | L’opera d’arte tra silenzio e parole | di Leonardo Conti
TALKIN’ | Lea Vergine al Mart | Un altro tempo | di Ginevra Bria
FABRIZIO PREVEDELLO. L’artificio naturale di una scultura in divenire fuori dal tempo | intervista di Matteo Galbiati
FERMO IMMAGINE | Danilo Correale. L’arte del cadere | di Francesca Di Giorgio
TALKIN’ | Giuliana Cunéaz | L’esteta del 3D | di Chiara Canali

FOCUS FIERE
La nuova stagione delle Fiere: ArtVerona, Fiac XXXIX edizione, cutlog IV edizione, Frieze Londra X edizione e Frieze Masters I edizione, Artissima 19, The Others, Photissima Art Fair e i prossimi appuntamenti del 2013

GIOVANI
NICOL VIZIOLI | Sogni e narrative per un folklore neo-barocco | di Elena Dolcini
RUDY CREMONINI | Quando la pittura è questione di confidenza | di Alice Zannoni
SABRINA CASADEI | The sound of silence | di Marcella Ferro

MAI DIRE GIOVANI. Quando l’arte chiama... la critica risponde:
14 curatori che, in questi ultimi anni, si sono distinti per aver seguito costantemente la ricerca di giovani artisti: Marco Scotini, Julia Draganović, Martina Cavallarin, Ludovico Pratesi, Lorenzo Canova, Lorenzo Bruni, Valerio Dehò, Giacinto Di Pietrantonio, Antonio Arévalo, Luca Beatrice, Andrea Bruciati, Fabio Cavallucci, Raffaele Gavarro, Gianluca Marziani | a cura di Francesca Di Giorgio

MARCO BOLOGNESI | Architetture di carne e metallo | intervista di Alessandro Trabucco
SERGE VAN DE PUT | Una jungla metropolitana, morbida come la carne | di Viviana Siviero
FERMO IMMAGINE | Fratelli Calgaro... Nella straordinaria normalità di un qualunque giorno di sole | di Viviana Siviero
DESIGN LIMITED EDITION | WE MAKE CARPETS | Vietato Calpestare | di Giovanni Cervi
TALKIN’ | La Fondazione Bisazza per il design e l’architettura contemporanea | Dal “micro” al “macro” | di Alice Zannoni
CRISTINA TREPPO | L’arte che deve assolutamente dire | intervista di Viviana Siviero

SPECIALE UCRAINA
Una frontiera ad Est: l’Ucraina e l’arte contemporanea | di Matteo Galbiati
Izolyatsia, una vita ritrovata | Intervista a Luba Michailova di Matteo Galbiati

TALKIN’ | Collezione Maramotti: spazio alla produzione | intervista a Marina Dacci di Chiara Serri
MICHELANGELO GALLIANI | La logica del frammento | intervista di Chiara Serri
DESIGN | OBJECT HUNTER | Quando la playlist è di design | a cura di Valeria De Simoni
FERMO IMMAGINE | Michelangelo Pistoletto. Un’Italia da... recuperare


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Nicol Vizioli, Helene I, 2012
Hahnemühle Photorag Giclee
Courtesy: l’artista

Nicol Vizioli, Madonna I, from the series Shadows on Parade, 2011
Hahnemühle Photorag Giclee
Courtesy: l’artista

Nicol Vizioli, Leslie Anne, from the series Antifashionmanifesto, 201
0 Courtesy: l’artista

La sensualità teatrale di Nicol Vizioli libera il reale dal suo aspetto normativo; i ritratti della fotografa romana prendono infatti vita nello spazio liminare tra l’immaginario estetico dell’artista e gli incontri mai fortuiti con eccentriche persone nelle più stravaganti circostanze.
Allevatori di uccelli rapaci, donne albine di uno splendore lunare e ragazzini gemelli di Arbus-iana memoria popolano i sogni di Vizioli. Tutte fantasie che, come anamnesi di un familiare ritrovato, costituiscono la pratica artistica di questa giovane fotografa, di base a Londra da ormai tre anni.
L’arte di Vizioli vive tra il tradizionale e il contemporaneo in un simposio tra sacro e profano. La fotografa attualizza il barocco di Caravaggio, drammatizzando il naturalismo compositivo attraverso un uso quasi teatrale del chiaroscuro.
Qui, i nudi di Bill Henson giocano in un carnevale di volti e costumi mascherando, solo temporaneamente, la loro ansia esistenziale; anche il perturbante gotico di Inez van Lamsweerde e Vinoodh Matadin non è più così traumatico grazie a un folklore neo-barocco che parla di storie, leggende popolari e miti di creazione.
Quella di Nicol Vizioli è una dissimulazione onesta per cui l’artista mette in scena narrative possibili ma improbabili nel banale dominio dell’ordinario; sono performance fotografiche orchestrate dal tocco persuasivo dell’esteta, nella sua appassionata ricerca del bello.
L’artista stessa parla di “viaggi in discesa verso il territorio dell’oscuro e dello sconosciuto”, sentieri che poi ri-emergono nel razionale avvalendosi di conoscenze nuove o forse solo dimenticate per poi essere ritrovate, “momenti mitici del passaggio dal caos alla cosmogonia” come direbbe Mircea Eliade.
Vizioli si avvale del medium fotografico per interrogare la sua curiosità.
Un passato come pittrice, una laurea in cinema e un’insaziabile ricerca letteraria sono un’arma a doppio taglio; da un lato distintive influenze per uno stile originale, dall’altro alterità culturali che mettono costantemente in discussione l’elezione del mezzo fotografico per raccontare irregolari e in-definite storie personali.
Venus in Eco Fur, ad esempio, è una serie di quattro dittici in cui l’artista scandisce il ritmo di una musica tutta al femminile; l’atto liberatorio della natura e quello della donna si alternano come in un dialogo, nel tentativo di scongiurare il conservatorismo di un’insinuante staticità fotografica.
Incontro Nicol in un pub dell’East-end londinese; non a caso cervi, orsi e pavoni imbalsamati impongono la loro presenza sporgendo dai muri del locale. L’artista mi confessa di sentirsi come a casa in questo luogo, una location che Vizioli studia con occhi curiosi e che le emana “piacevoli vibrazioni”....

ELENA DOLCINI: TRA L’UNDERGROUND E IL BOHÉMIEN, I TUOI SOGGETTI SONO DA SCOPRIRE, PERCHÉ VOLTI E CORPI MAI BANALI O FACILMENTE VISIBILI NELL’ORDINARIO DEL QUOTIDIANO.
A VOLTE GROTTESCHI, A TRATTI UBUESCHI, SPESSO SONO RITRATTI CON UN ANIMALE AL LORO FIANCO COME IN UN RITUALE SACRO. CHE RAPPORTI HAI CON LE PERSONE PROTAGONISTE DEI TUOI SCATTI? SONO CONOSCENZE PERSONALI O MODELLI DI PROFESSIONE?

Nicol Vizioli: I miei soggetti sono incontri mai casuali.
Ognuno di noi è a suo modo rappresentante della sorprendente varietà umana; ogni volta che un volto mi stupisce è come se mi ricordasse qualcosa: un sogno, un animale, è una sensazione intuitiva di ricongiungimento con un archetipo, una sorta di primordiale che vive nella mia testa e, grazie ad un preciso incontro, diventa vivida consapevolezza. È a questo punto che decido di scattare le mie fotografie.

È EVIDENTE CHE IL TUO IMMAGINARIO È POPOLATO DA ANIMALI PER COSÌ DIRE ANTROPOMORFI.
Assolutamente. Mi è capitato di sognare un falco per tre giorni consecutivi. Trovo stimolante riflettere sull’onirico e così mi sono interrogata sul possibile significato di questa fantasia dall’incombenza reale.
Ho deciso di visitare una falconara, il luogo in cui si allevano uccelli rapaci e da qui, non a caso, sono nate numerose idee per i miei progetti.

È DIFFICILE DEFINIRE I TUOI SCATTI COME PURE E SEMPLICI FOTOGRAFIE, MI SEMBRA DI NON RENDERE GIUSTIZIA A IMMAGINI CHE SONO ANCHE STORIE E FIABE PERSONALI. INOLTRE, IL TUO PASSATO DA PITTRICE È UNA PRESENZA DECISIVA NEL TUO STILE COMPOSITIVO, COSÌ COME LA TUA LAUREA IN CINEMA ARRICCHISCE LO SCATTO FOTOGRAFICO DI UN RITMO NARRATIVO INTESO COME FUSIONE DI PIÙ LINGUAGGI ARTISTICI.
Mi fa piacere che l’osservatore metta in discussione il risultato fotografico. La mia passione cinematografica è un’influenza più che decisiva nella mia pratica artistica; mi fa viaggiare, inspirandomi scenari disparati e mi suggerisce ogni storia possibile che cerco di raccontare.
Adoro l’opera di Derek Jarman; a Dungeness, nel Kent, ho avuto l’occasione di vedere il suo Prospect Cottag e vivere in prima persona l’angoscia e la bellezza di questo scenario post-atomico.

A NOVEMBRE LA GALLERIA MILANESE OFFICINE DELL’IMMAGINE OSPITA UN TUO SOLO SHOW; CIÒ CHE SI PREANNUNCIA È UN LAVORO CON CUI ESPLORERAI LE POTENZIALITÀ SPAZIALI E NARRATIVE DELL’AMBIENTE ESPOSITIVO STESSO, ORCHESTRANDO RITUALI E PERSONAGGI, TUTTI DECLINAZIONI DEL TUO IMMAGINARIO. COSA MI PUOI DIRE A PROPOSITO DEL PROGETTO?
La galleria è a due piani e la mia intenzione è quella di mettere in scena una sorta di rito di iniziazione, un viaggio nel sub-conscio, nel sotterraneo dell’irrazionale. Posso solo dirti che il fuoco potrebbe essere un elemento simbolico ricorrente.

Nicol Vizioli è nata nel 1982 a Roma. Vive e lavora a Londra.