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Arte e Critica Anno 19 Numero 74 aprile-giugno 2013



Alessandro Sarra

Daniela Bigi

Altri appunti per la rivoluzione



trimestrale di cultura artistica contemporanea


SOMMARIO N.74

044 DOMINIK LANG. MISSING PARTS
di / by Daniela Bigi

047 ALESSANDRO SARRA. ALTRI APPUNTI PER LA RIVOLUZIONE
di Daniela Bigi

048 COLLEZIONE MARAMOTTI, UN LABORATORIO DI IDEE / A WORKSHOP OF IDEAS
di / by Marcello Carriero

050 COLLEZIONE MARAMOTTI. EVGENY ANTUFIEV: UN LABIRINTO SIBERIANO / A SIBERIAN LABYRINTH
di / by Paola Tognon

052 IL “REALISMO OPERATIVO” COME INTRODUZIONE AL CONCETTO DI SERVIZIO
“OPERATIVE REALISM” AS AN INTRODUCTION TO THE CONCEPT OF SERVICE
di / by Massimiliano Scuderi

055 L’IMMAGINE ALEATORIA NELLA CINEMATOGRAFIA DI ROSA BARBA / THE RANDOM IMAGE IN ROSA BARBA’S CINEMATOGRAPHY
Intervista a cura di / Interview by Vincenzo Estremo

058 LARA ALMARCEGUI RIVELA PASSATO E FUTURO DELLA CITTÀ COSTRUITA
LARA ALMARCEGUI UNVEILS THE PAST AND THE FUTURE OF THE BUILT CITY
di / by Domenico Berardinelli

060 FIONA TAN. FARE POLITICA TENERAMENTE
di Adriana Ricci

062 MARCO BASTA. ATTIMI DI AMBIGUA BELLEZZA / MOMENTS OF AMBIGUOUS BEAUTY
di / by Andrea Ruggieri

064 L’INSUFFICIENZA DELL’ESPLICITO: ZAPRUDER FILM E THE PIXELATED REVOLUTION
THE INADEQUACY OF THE EXPLICIT: THE ZAPRUDER FILM AND THE PIXELATED REVOLUTION
di / by Vincenzo Estremo

066 SARA ENRICO. SULLA RICONSIDERAZIONE DEI CODICI PITTORICI / ON THE REASSESSMENT OF PICTORIAL CODES
Intervista a cura di / Interview by Andrea Ruggieri

068 DAL READY MADE AL REAL MADE / FROM THE READY MADE TO THE REAL MADE
di / by Raffaele Gavarro

072 COME DENTRO AD UNO SPECCHIO. ARTE, CULTURA E CIVILTÀ IN ALBERTO BOATTO
Conversazione a cura di Roberto Lambarelli

076 LABORATORIO PALERMO. ZAC E LA RESTITUZIONE ALLA CITTÀ DEI CANTIERI CULTURALI ALLA ZISA
a cura di Daniela Bigi

079 L’INGENUA POESIA DI CLORINDO TESTA
di Fabrizio Ronconi

080 LA VOCE “GIOVANE” DELL’ARCHITETTURA ITALIANA
di Gianfranco Toso

082 DOGMA. UNA MOSTRA, UN LIBRO, UN’IDEA DI ARCHITETTURA IN SETTE BREVI CAPITOLI E ALCUNE NOTE
di Luca Galofaro

084 LA BANALITÀ DEL BENE / THE BANALITY OF GOOD
di / by Antonio David Fiore

087 I NUOVI SUPEREROI OPPURE I MATERIALI SONO MAGICI OPPURE I SUPERMATERIALI
di Sabrina Lucibello

088 CORSA VERSO LA MODERNITÀ. INCONTRO TRA FOTOGRAFIA E DESIGN NELLA POLONIA DEL DISGELO 1956
RACE TOWARDS MODERNITY. MEETING BETWEEN PHOTOGRAPHY AND DESIGN IN 1956 “POLISH THAW”
di / by Ania Jagiello

092 DESIGN, LA FORMA DEL CIBO
di Luca Bradini

108 CRISTIANO PINTALDI, TRA VEGLIA, SOGNO E REALTÀ MEDIATA
a cura di Francesco Lucifora

109 UN’EDUCAZIONE
di Maria Rosa Sossai

111 LE EFFIMERE FRONTIERE DELLA MATERIA NELLA SCULTURA DI HIDETOSHI NAGASAWA
di Paolo Mastroianni

112 SERGIO BREVIARIO. TENSIONE E ARTIFICIO
di Andrea Ruggieri

115 MARCELIN PLEYNET E LA MATERIALITÀ DELL’ATTO CREATIVO
di Paolo Aita

116 L’OSPITE
di Davide Stucchi

119 “NON VI PUÒ ESSERE PRODUZIONE, MA SOLO ROTTURA”.
UN DIALOGO SULL’ARTE CONTEMPORANEA E LA SUA ASSENZA
di Flavia Montecchi

120 OPERATIVA ARTE CONTEMPORANEA. SEI GIOVANISSIMI MADE IN ROME
di Daniela Cotimbo


70 Gabriele Basilico 74 Kuigi Ghirri 94 Sanford Biggers 94 Sam Durant 94 Thomas Zipp 95 Hans Schabus 95 Kilian Rüthemann 96 Matthew Brannon e Nicola Martini 96 Alis/Filliol 97 Anna Franceschini 98 Tony Conrad 99 Johanna Billing 102 Veronica Smirnoff 102 Dacia Manto 102 Julieta Aranda 103 Gianni Caravaggio 104 Piero Gilardi 106 Susana Serpas Soriano 106 Javier Garcerá 106 Lucilla Catania 107 Giuseppe Restano 114 Luigi Presicce 122 Mark Manders 123 Liang Yuanwei 124 Irena Legator Pejovic

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Senza titolo 01, 2012

Veduta della mostra l'inedito di Mozart e altri appunti per la rivoluzione, Ciac Genazzano
Foto Davide Franceschini, Altrospazio

Partirei dagli appunti per la rivoluzione, la seconda parte del titolo della personale che Alessandro Sarra ha costruito di recente per il magniloquente Castello Colonna di Genazzano titolandolaL’inedito di Mozart e altri appunti per la rivoluzione (CIAC - Centro internazionale per l’arte contemporanea, a cura di Claudio Libero Pisano).

L’assunto è dichiarato e forse anche polemico. Non sono i contenuti testuali i soli a permettere di chiamare in causa un orizzonte politico del fare. In questi ultimi decenni lo abbiamo dimenticato, in quell’aderenza incondizionata alla realtà che ha influenzato la lettura di ogni tentativo di volo verso possibili altri lidi del pensare la politica e le sue implicazioni. Abbiamo smesso da tempo di nutrirci di quell’altrove che avrebbe potuto diversamente sostanziare certa operatività dell’oggi e di certo passato assai prossimo. Quale rivoluzione? Quella che comincia dalla scelta di come stare al mondo? Quella che ha per obiettivo certe ingombranti miopie dalle quali deriva la gestione, a tutti i livelli e in tutte le competenze, in sede pubblica e privata, del nostro essere paese, o ancora, e più nello specifico, del nostro essere comunità culturale?

Possiamo tornare a pensare che l’arte possa assumere un valore politico anche quando non rientra negli ambiti tradizionalmente pertinenti all’accezione politica, dalla narrazione al documentario, dalle pratiche dell’archiviazione a quelle dell’azione, nelle loro infinite modalità?
Possiamo tornare a progettare qualcosa di autentico e di necessario per un futuro che ci appartiene anche partendo dalla dimensione della sospensione, quando essa scava quel vuoto prepotente di informazioni e riferimenti tale da costringerci a leggere la realtà da tutt’altro punto di osservazione?

Nel silenzio lungo, denso, vivo, delle sale del Castello, la mostra di grandi e medi dipinti di Sarra, molto perentori nella loro esposizione di sé, si articola come una partitura, svelando che in realtà non c’è l’inedito, non c’è lo scoop, non c’è la trovata, nessun segreto da rivelare. C’è solo un percorso che si snoda tra determinate possibilità per essere,, per provare a ripartire da alcuni punti fermi ma anche da alcuni perché. Non ci sono appigli, idoli polemici riconducibili ad un piano di referenzialità, non c’è mondana traduzione di realtà. C’è una partitura di condizioni di esistenza che di sala in sala costringe a fermarsi, a soffermarsi.
Allora l’inedito è la pittura, nella sua sfrontata esibizione di sé?
Può darsi. Più probabilmente l’inedito sta nel preparare gli appunti per la rivoluzione partorendoli anche dentro il tempo altro, ma sempre stringente, del fare pittura.