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Multiverso Anno 2013 Numero 12 2013



L’importanza di essere sul margine

Stefano Salis

(note su delle pagine quasi bianche)





SOMMARIO N. 12

1 Andrea Csillaghy
Editoriale

3 Giuseppe De Rita
Crisi e marginalità sociale, cosa sta cambiando veramente
Giuseppe De Rita è il presidente della Fondazione CENSIS (Centro Studi Investimenti Sociali). Svolge un’intensa attività pubblicistica, partecipando ai più importanti convegni e dibattiti sulle
condizioni e lo sviluppo della società italiana. Ha pubblicato numerosi libri tra i quali l’ultimo, L’eclissi della borghesia (Laterza, Roma-Bari 2011) assieme ad Antonio Galdo.

7 Riane Eisler
De-marginalizzare l’unione mutuale: un’alternativa di partnership al paradigma di dominio
Riane Eisler è conosciuta per il suo best-seller internazionale
Il Calice e la spada. La civiltà della Grande Dea dal Neolitico ad oggi (Forum, Udine 2011) e per Il piacere è sacro. Il potere e la sacralità del corpo e della Terra dalla preistoria a oggi (Forum, Udine 2012). È cofondatrice insieme al premio Nobel per la Pace Betty Williams dell’associazione Spiritual Alliance to Stop Intimate Violence, fondatrice della campagna per un’economia di cura, e presidente del Center for Partnership Studies. Per i libri di Riane Eisler in italiano si veda la collana ALL diretta da Antonella Riem: http://www.forumeditrice.it/percorsi/lingua-e-letteratura/all.

12 Fulvio Scaparro
‘crinale’
Fulvio Scaparro ha insegnato, fino al 1998, Psicopedagogia presso l’Università degli Studi di Milano ed è stato giudice onorario fino al 1992 del Tribunale per i Minorenni. Ha fondato l’Associazione GeA-Genitori Ancòra (http://www.associazionegea.it/) a sostegno dei bambini e dei genitori separati. È autore, fra l’altro, dei volumi: Talis Pater. Padri, figli e altro ancora (Rizzoli, Milano 2001), La voglia di sorridere contro la boria, la presunzione e altre fastidiose complicazioni della vita (Frassinelli, Milano 2003), La bella stagione, dieci lezioni sull’infanzia e sull’adolescenza (Vita e Pensiero, Milano 2003), Marcello Bernardi. La vita segreta del bambino (Salani, Milano 2004).

17 Franco Arminio
Chiodi di pane, appunti sul confine
Franco Arminio è nato e vive a Bisaccia, nell’Irpinia d’oriente. Compone sia in versi che in prosa. Con Vento forte tra Lacedonia e Candela. Esercizi di paesologia (Laterza, Roma-Bari 2008) ha vinto il Premio Napoli 2009. Tra le sue ultime pubblicazioni: Cartoline dai morti (Nottetempo, Roma 2010), Oratorio bizantino (Ediesse, Roma, 2011), Terracarne (Mondadori, Milano 2011), Stato in luogo
(Transeuropa, Massa 2012). È inoltre autore dei documentari: Un giorno in edicola, La terra dei paesi, Scuola di paesologia, Giobbe a Teora.

20 Renato Oniga
Un confine del mondo da Sallustio ai giorni nostri
Renato Oniga è docente di Lingua e letteratura latina presso l’Università di Udine. È autore di quasi cento pubblicazioni scientifiche e divulgative, tra le quali ricordiamo: I composti nominali latini (Pàtron, Bologna 1988), Il confine conteso (Edipuglia, Bari 1990), Sallustio e l’etnografia (Giardini, Pisa 1995), Tacito, Opera omnia (Einaudi, Torino 2003), Il latino. Breve introduzione linguistica (Franco Angeli, Milano 2007), Plauto, Anfitrione (Marsilio, Venezia 2012). È direttore della rivista «Lingue antiche e moderne».



24 Mariela Castrillejo
Marginalia
Mariela Castrillejo, psicologa e psicoanalista, si occupa in particolare della clinica delle anoressie, bulimie e dell’obesità. Svolge la pratica di analista a Trieste. Attualmente è presidente dell’associazione Jonas Onlus (Centro di clinica psicoanalitica per i nuovi sintomi), di cui è socio fondatore. Ha curato Ritratti della nuova clinica. Psicoanalisi dei sintomi contemporanei (FrancoAngeli, Milano 2010).


27 Antonella Riem Natale
Voci e parole dal margine
Antonella Riem Natale è professore ordinario di Letteratura inglese presso l’Università di Udine, Presidente della Conferenza italiana di Lingue e Letterature Straniere, direttrice della collana
ALL (Udine, Forum: http://www.forumeditrice.it/percorsi/lingua-eletteratura/all), e della rivista online «Le Simplegadi» (http://all.uniud.it/simplegadi/?lang=it). È autrice di numerosi volumi, fra cui The One Life: Coleridge and Hinduism (Rawat, Jaipur 2005), Partnership Id-Entities. Cultural and Literary Re-Insciption/s of the Feminine (Forum, Udine 2010), e di saggi sulle letterature in inglese
e dei popoli nativi.

31 Davide Zoletto
Crescere sul margine: i figli e le figlie dei migranti
Davide Zoletto è ricercatore e docente di Pedagogia Generale e Pedagogia Interculturale presso l’Università di Udine. Tra le sue pubblicazioni recenti: Pedagogia e studi culturali. La formazione tra
critica postcoloniale e flussi culturali transnazionali (ETS, Pisa 2011) e Dall’intercultura ai contesti eterogenei: presupposti teorici e ambiti di ricerca pedagogica (FrancoAngeli, Milano 2012).

35 Marta Zacchigna
Nota a margine
Marta Zacchigna, laureata in discipline del cinema, copywriter, pensatrice libera, artigiana della parola, danzatrice contemporanea. È autrice, fra l’altro, del volume Milano da bare (Bianca e Volta
Edizioni, Udine 2010).

40 Gian Paolo Gri
Sui margini
Gian Paolo Gri è docente di Antropologia culturale presso l’Università di Udine. Ricerca, sul campo e in archivio, saperi che fondano pratico e simbolico e rimandino al rapporto fra tradizione e modernità. Fra le sue pubblicazioni: Tessere tela, tessere simboli. Antropologia e storia dell’abbigliamento in area alpina (Forum, Udine 2001) e Dare e ricambiare nel Friuli di età moderna (Circolo culturale Menocchio, Montereale Valcellina 2007).

43 Anselmo R. Paolone
Il ‘margine di Parigi’ e la formazione autodidatta dei chitarristi manouche
Anselmo R. Paolone insegna Pedagogia Generale presso l’Università di Udine. Tra le sue più recenti pubblicazioni Educazione comparata e etnografia tra globalizzazione e postmodernità (Monolite,
Roma 2009) e Osservare l’educazione. L’etnografia dell’educazione di derivazione antropologico-sociale (ETS, Pisa 2012).


51 Carlo Ancona
Andarono oltre
Carlo Ancona è giudice del Tribunale di Trento.

56 Roberta Valtorta
Guido Guidi
Roberta Valtorta, critica e storica della fotografia, è direttrice scientifica del Museo di Fotografia Contemporanea (Villa Ghirlanda, Cinisello Balsamo). Tra i suoi ultimi libri: Il pensiero dei fotografi.
Un percorso nella storia della fotografia dalle origini a oggi (Bruno Mondadori, Milano 2008), Fotografia e committenza pubblica. Esperienze storiche e contemporanee (Lupetti, Milano 2009), Joachim Schmid e le fotografie degli altri (Johan & Levi, Monza 2012).

3 Alberto F. De Toni
Al margine del caos
Alberto F. De Toni è professore di Organizzazione della produzione e Gestione dei sistemi complessi presso l’Università di Udine. È stato preside della facoltà di Ingegneria, presidente
dell’Associazione italiana di Ingegneria Gestionale e presidente della Commissione nazionale del MIUR per la riorganizzazione dell’Istruzione tecnica e professionale.

8 Roberto Bondì
Che senso ha questo margine?
Roberto Bondì è professore associato di Storia del pensiero scientifico al Dipartimento di Filosofia dell’Università della Calabria. È autore, fra l’altro, dei volumi: Come vedessero due soli. Religione, scienza, modernità (Codice Edizioni, Torino 2010), Solo l’atomo ci può salvare. L’ambientalismo nuclearista di James Lovelock (UTET Libreria, Torino 2007), Blu come un’arancia. Gaia tra mito e scienza
(UTET Libreria, Torino 2006).

11 Leopoldo Benacchio
L’inesauribile ricerca dell’ultimo orizzonte
Leopoldo Benacchio è astronomo ordinario all’Osservatorio di Padova – Inaf e insegna all’Università di Padova. Accanto all’attività di ricerca, sulle tecnologie di calcolo, rete e Grid per l’astrofisica, dal 1995 si dedica alla comunicazione della scienza al grande pubblico e in ambiente didattico. Fra le sue pubblicazioni divulgative Il grande atlante dell’universo (Fabbri, Milano 2003) e Il racconto delle origini (Magnus, Udine 2005) entrambi tradotti in varie lingue e, per le scuole, Alla scoperta del cielo (Editoriale Scienza, Trieste 2006-2009).

15 Angelo Vianello
La vita: una storia di margini
Angelo Vianello è docente di Biochimica vegetale presso l’Università di Udine. È autore di più di cento pubblicazioni sulle più prestigiose riviste internazionali di biochimica e biologia
vegetale, nonché di articoli a carattere divulgativo su temi riguardanti l’evoluzionismo, la biodiversità e la morte cellulare programmata.

21 Paolo Vineis
La globalizzazione e il paesaggio epigenetico
Paolo Vineis insegna Environmental Epidemiology all’Imperial College di Londra ed è vice presidente del comitato etico dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro. Ha scritto Modelli di rischio (Einaudi, Torino 1990), Prima della malattia (Marsilio, Venezia 1997), Elementi di economia sanitaria (con N. Dirindin, Il Mulino, Bologna 1998), Nel crepuscolo della probabilità. La medicina tra scienza ed etica (Einaudi, Torino 1999) e In buona salute (Einaudi, Torino 2004).
26 Giambattista Salinari
Agli estremi della vita: processi di invecchiamento e dinamiche di mortalità
Giambattista Salinari è ricercatore presso l’Università di Sassari. I suoi interessi di ricerca riguardano la dinamica dei redditi familiari, le migrazioni internazionali, l’analisi della transizione demografica e i processi di senescenza. Fra le sue pubblicazioni più recenti: The
Determinants of Income Dynamics, in Advances in Theoretical and Applied Statistics (con G. De Santis, Springer; Heidelberg 2013), La rivoluzione demografica in Occidente, in G. Corni, Storia d’Europa
e del Mediterraneo (Salerno Editore , Roma 2013).

33 Alessandro Minelli
Esplorazioni lungo il margine, o presso il confine
Alessandro Minelli è stato docente di Zoologia all’Università di Padova. Membro di accademie e organizzazioni italiane e internazionali, è autore di numerosi libri ed articoli di divulgazione
scientifica. Tra le sue pubblicazioni, Forme del divenire. Evo-devo: la biologia evoluzionistica dello sviluppo (Einaudi, Torino 2007).

36 Matteo Balestrieri
I margini della psichiatria
Matteo Balestrieri, professore ordinario di Psichiatria presso l’Università di Udine, dirige la Clinica Psichiatrica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Udine.

40 Laila Wadia
Rosa
Laila Wadia, narrastorie, insegnante e traduttrice, è nata a Bombay, in India. Vive a Trieste dove lavora alla Scuola per Interpreti e Traduttori dell’Università. Scrive racconti, scenografie, romanzi e cronache. Ha vinto diversi premi letterari e ha pubblicato Il burattinaio e altre storie extra-italiane (Cosmo Iannone Editore, Isernia 2004), Mondopentola (Cosmo Iannone Editore, Isernia 2007), Amiche per la pelle (E/O, Roma 2009), Come diventare italiani in 24 ore (Barbera Editore, Siena 2010), Se tutte le donne (Barbera Editore, Siena 2012).

43 Francesco Messina
Meglio avere un m-argine
Francesco Messina, graphic designer, con il suo Polystudio. Art director alla Bompiani (Gruppo RCS Libri). È docente di Design della Comunicazione presso l’Università Iuav di Venezia.

48 Andrea Csillaghy
Il ‘margine’ e i Marginalia
Andrea Csillaghy è stato docente di Lingua e letteratura ungherese presso l’Università di Udine. Studioso di linguistica di lingue europee ed asiatiche, si occupa di problemi e teorie didattiche delle grandi lingue moderne.

50 Stefano Salis
L’importanza di essere sul margine (note su delle pagine quasi bianche)

Stefano Salis, responsabile delle pagine letterarie del supplemento Domenica de «Il Sole 24ore», collabora con l’annuario Tirature (il Saggiatore) e si occupa di editoria, letteratura, musica. Negli ultimi anni ha curato, fra l’altro, il volume Nero su giallo. Leonardo Sciascia eretico del genere poliziesco (La vita felice, Milano 2006), e l’edizione italiana di Il controllo della parola di Andre Schiffrin (Bollati Boringhieri, Torino 2006) e di Fame di realtà di David Shields (Fazi, Roma 2010).


55 Francesca Zanon
Scrivi o disegni male? Occhio ai margini
Francesca Zanon, è ricercatrice in Didattica e pedagogia speciale presso l’Università di Udine e si occupa di Tecnologie dell’istruzione e dell’apprendimento. È autrice dei volumi: Quando leggere diventa difficile. Il ruolo della didattica (con E. Bortolotti, Carocci Faber, Roma 2006) e Parlare per gioco, parlare per apprendere. Il potenziamento linguistico nella scuola dell’infanzia (con E. Bortolotti, L.M. Porcelli, Carocci Faber, Roma 2010).

59 Federico Vercellone
Razionalità della cornice
Federico Vercellone è docente di Estetica presso l’Università di Torino. È autore, fra l’altro, dei volumi: Introduzione a il nichilismo (Laterza, Roma-Bari 1992), Nature del tempo. Novalis e la forma
poetica del romanticismo tedesco (Guerini, Milano 1998), L’Estetica dell’Ottocento (Il Mulino, Bologna 1999), Morfologie del moderno.Saggi di ermeneutica dell’immagine (Il Nuovo Melangolo, Genova 2006), Oltre la bellezza (Il Mulino, Bologna 2008), Pensare per immagini (con O. Breidbach, Bruno Mondadori, Milano 2010), Le ragioni della forma (Mimesis, Milano 2011), Dopo la morte dell’arte (Il Mulino, Bologna 2013).
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Mauro Sataccioli, Fosso 1981
in Lea Vergine Parole sull'arte. 1965-2007, Il Saggiatore, Milano 2008.

Luca Caimmi, I laghi neri
in Black. Underground: Europa chiama America, 1, 2001, p.198

Improvvisamente, magari siete uno storico di professione, magari siete solo un lettore curioso, magari vi siete imbattuti per caso in un ponderoso volume che parla della Storia del Northumberland.

L’autore è John Hodgson, il libro esce nel 1840. Ecco, improvvisamente – non che prima non ci siano state… –, nella terza parte del saggio, volume secondo, alla pagina (almeno nell’edizione 1840), alla pagina 157, l’autore sente il bisogno di mettere una nota a piè di pagina.

E allora? Che novità sarebbe? Che c’è di strano? La ‘novità’ sarebbe che quella nota a piè di pagina non finirà prima della pagina… 322.
Capite bene che stiamo parlando di un record, e così lo rilevò da par suo Arnaldo Momigliano e non stentiamo a credergli.
Ovviamente, c’è di più che una curiosità bibliografica. Facciamo alcuni passi indietro.
Leggere è un atto che gli umani hanno via via imparato e perfezionato, e lo hanno imparato facendo i conti con la ‘tecnologia’ che avevano, letteralmente, di fronte. Non scriviamo tutti nello stesso modo: chi da sinistra a destra, chi viceversa, chi in verticale.
Non usiamo lo stesso tipo di scrittura: segni astratti alfanumerici da associare a fonemi (di gran lunga il sistema più economico e perfetto), segni ideogrammatici che ‘sembrano’ raffigurare l’oggetto di cui trattano, chi più chi meno (dai geroglifici, poi diventati sillabici, agli ideogrammi cinesi) e andiamo un po’ alla grossa: non è questo il nostro punto.

Nemmeno leggere è sempre stata una questione facile.
Cambiando il supporto della scrittura – pietra, tavoletta cerata, pergamena, infine carta o, oggi, fogli bianchi virtuali – le necessità e le specializzazioni del lettore sono cambiate.
Per lungo tempo si è, per esempio, letto a voce alta, o comunque non a bocca chiusa, compitando le parole o declamandole.
Ma sicuramente, la tentazione di ‘intervenire’ nella lettura deve essere stata ‘consustanziale’ all’atto della lettura stessa. Non meravigliatevi: c’è stato un tempo in cui chi leggeva, lo faceva soprattutto per memorizzare. Poi, solo dopo, è arrivato il momento dell’intervento.
Sentite qui: siamo nel Secretum. Petrarca immagina di conversare con sant’Agostino: «I libri mi aiutano», gli dice, «ma nel momento in cui non ho più il libro tra le mani tutto ciò che imparo svanisce». E Agostino risponde: «Ma se tu scrivessi qualche nota nel punto giusto, godresti facilmente dei frutti della tua lettura».
«Che genere di note intendi?», «Ogni volta che leggi un libro e ti imbatti in qualche frase meravigliosa che ti suscita tumulto o delizia nell’animo non limitarti ad avere fiducia nella tua intelligenza […].
Quando trovi qualche passo che ti può sembrare utile, tracciagli accanto un segno deciso che ti possa servire da promemoria».
Ecco. Ci siamo. Un ‘segno deciso’ accanto alla scrittura. Questo è il punto di svolta, il momento in cui il lettore, la lettura, diventa consapevole.
C’è uno spazio, nella forma tecnologica della scrittura, dedicato al testo, ma ce n’è uno, accanto, grande o piccolo, sopra o sotto, o a fianco al testo, destinato al lettore. Al margine del testo il lettore interviene. L’inizio delle glosse, degli scolii, delle note a margine è questo.
E, anche se non c’è accordo tra gli studiosi su chi abbia iniziato a produrre le note a margine, una nuova storia del libro e della lettura era avviata (e, in questo caso registrata).
E così i libri fioriranno di milioni di lettori consapevoli, perché i lettori sanno che i margini sono a loro destinati.
E contestano, approvano, danno del fesso all’autore, applaudono un verso particolarmente bello, oppure inframmezzano la lettura di episodi privati. La lettura, i libri, prendono vita, sono qui e ora importanti per quel lettore (e, chissà, magari per altri in futuro).
Ci fanno capire, spesso, cosa ci sia in una lettura. Leggere le note a margine, soprattutto quando si confrontano titani della lettura (Leibniz che scrive note a margine a Cartesio!), è un modo per vedere due cervelli in azione. Ma non è finita ancora.
Perché la nota a margine, o a piè di pagina – dunque si conquista un posto fisso, la notazione, talmente diventa importante – è uno strumento di comunicazione potente anche per chi sta scrivendo il libro. Anzi: forse, il più potente.
È stato Antony Grafton in un curioso e geniale libro a spiegare cosa sia, per uno storico, e in generale, per un saggista, una nota a margine. Chi scriva un saggio storico riempirà il testo di note. Perché?
Ma, per esempio, per distinguerlo, banalmente, da un romanzo.
Un saggista svolge una professione diversa da un romanziere. Non inventa: deve esaminare tutte le fonti sul problema del quale discute e proporre soluzioni nuove.
E inserendo di continuo le note, l’autore non fa altro che attestare il fatto che si tratta del lavoro di un professionista. «Come il sibilo del dentista, il sommesso brontolio della nota a piede pagina dello storico è in fondo rassicurante» scrive Grafton. «L’uggia che infligge, analogamente al dolore inflitto dal trapano, non è casuale ma intenzionale».

Dunque è l’esercizio tecnico della professione di saggista scientifico che ‘impone’ le note. Ciò che esse rappresentano, allora, è molto di più che un semplice dettaglio.
Le note, insomma, forniscono alla comunità dei pari grado e dei lettori comuni la certificazione di essere in presenza di un professionista e l’autorevolezza piena allo scrivente.
Maggiori e più precise esse saranno, tanto più l’autore acquisirà prestigio. Ha tutto letto, tutto commentato, tutto confutato. Il testo persuade, le note dimostrano.
L’architettura testuale prende una forma diversa: le note si impongono proprio perché esse sono, anche visivamente, il fondamento da cui erigere il testo.
Lo storico, il saggista è ‘costretto’ a spiegare al lettore le procedure usate per produrre il testo che si vede nella parte centrale della pagina, ma senza quelle fondamenta cadrebbe in una categoria molto meno accattivante (agli occhi dello storico): quella del romanzo, del testo filosofico, del testo religioso, insomma non del testo scientifico.
Sono un sottofondo nel quale si inserisce il nuovo testo, un dialogo con tutti gli altri testi passati, con quelli che verranno.
Dal margine della pagina emana quel fitto discorrere tra libri, tra intellettuali, tra persone. Fino a che verrà un altro, il successivo e destinerà a quel lungo testo che si è appena scritto, lo spazio di una nota. Certificherà di averlo visto. Ma, ci potete giurare, ci sono professionisti disposti a tutto pur di avere la garanzia di essere, almeno in nota, per i secoli a venire.

Ps. E che questo che avete letto non sia un testo scientifico ma un semplice articolo è, in fondo (e lo scrivo apposta, in fondo), provato dal fatto che esso non contiene nessuna nota.