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Multiverso Anno 2008 Numero 7



Il patrimonio intangibile dell'umanità virtuale

Mario Gerosa





corpo
n. 07 08


1 Andrea Csillaghy
Editoriale

3 Giacomo Rizzolatti
I neuroni specchio: un meccanismo
neurale per la comprensione degli altri

Giacomo Rizzolatti è docente di Fisiologia umana presso
l’Università di Parma. Accademico dei Lincei, è membro
dell’Academia Europaea e dell’American Academy of Arts and
Sciences. Le sue ricerche sul rapporto tra sistema motorio e
funzioni cognitive, e in particolare la sua scoperta dei ‘neuroni
specchio’ hanno profondamente rivoluzionato il panorama delle
neuroscienze cognitive. Tra le sue ultime pubblicazioni: So quel
che fai. Il cervello che agisce e i neuroni specchio (con
Corrado Sinigaglia, Raffaello Cortina, Milano 2006) e Nella
mente degli altri. Neuroni specchio e comportamento sociale
(con Lisa Vozza, Zanichelli, Bologna 2007).

9 Giorgio Manzi
Basic ‘instincts’. Noi e il nostro corpo

Giorgio Manzi è docente di Biologia evoluzionistica e di
Paleontologia ed evoluzione umana presso l’Università
La Sapienza di Roma ed è direttore del Museo di antropologia
‘Giuseppe Sergi’. Fra le sue ultime pubblicazioni ‘Homo
sapiens’. Breve storia naturale della nostra specie (Il Mulino,
Bologna 2006) e L’evoluzione umana. Ominidi e uomini prima di
‘Homo sapiens’ (Il Mulino, Bologna 2007).

12 Amos Maritan
Dalle reti fluviali al metabolismo degli
organismi viventi

Amos Maritan è docente di Fisica statistica e biologica
presso l’Università di Padova. I suoi interessi vanno dalla fisica
dei biopolimeri all’ecologia e alla biogeografia. In quest’ultimo
ambito ha recentemente pubblicato Density dependance
explains tree species abundance and diversity in tropical
forests («Nature», 2005).

15 Pietro Enrico di Prampero
Record e limiti umani

Pietro Enrico di Prampero è docente di Fisologia presso
l’Università di Udine. È autore di oltre 120 pubblicazioni apparse
sulle principali riviste scientifiche internazionali e di un libro
dedicato all’energetica della locomozione umana
(La locomozione umana su terra in acqua, in aria. Fatti e teorie,
Edi-Ermes, Milano 1985).

21 Alberto F. De Toni e Cinzia Battistella
Dal ‘sapiens sapiens’ all’‘Homo
technologicus’: la co-evoluzione
uomo-macchina

Alberto F. De Toni è docente di Strategia e gestione della
produzione e di Gestione dei sistemi complessi presso
l’Università di Udine. È preside della Facoltà di Ingegneria e
direttore del Laboratorio di ricerca di ingegneria gestionale.
Coordina progetti di ricerca nell’ambito del complexity
management.
Cinzia Battistella è dottoranda di ricerca del Laboratorio di
ingegneria gestionale dell’Università di Udine. Partecipa a
programmi di ricerca su temi quali l’interazione uomo-macchina,
la gestione della tecnologia e dell’innovazione e il corporate
foresight.

26 Patrizia Guarnieri e Maria Serenella
Pignotti
Quando il corpo appartiene alla
macchina: la dignità del neonato

Patrizia Guarnieri è docente di Storia contemporanea
presso l’Università di Firenze. Si occupa di assistenza nella
salute mentale e materno-infantile, e dei rapporti tra scienza,
mentalità e diritto. Ha pubblicato, fra l’altro, Bambini e salute in
Europa, 1750-2000 in «Medicina&Storia» (Polistampa, Firenze
2004) e L’ammazzabambini. Legge e scienza in un processo di
fine Ottocento (Laterza, Roma-Bari 2006; ed. inglese Polity
Press 1992).
Maria Serenella Pignotti, specializzata in Pediatria e
Medicina legale all’Università di Firenze, si è perfezionata in
Neonatologia all’Università di Roma La Sapienza e da anni
lavora presso la terapia intensiva dell’Ospedale Meyer di
Firenze. Madre di tre figlie è autrice di Nato piccino picciò (Le
Lettere, Firenze 2000) e All’alba della vita (Le Lettere, Firenze
2008).

31 Marcello Ghilardi
Cosa fa ‘corpo’ nelle culture
dell’Asia orientale?

Marcello Ghilardi ha conseguito un dottorato di ricerca in
Estetica presso l’Università di Palermo. Collabora con la
cattedra di Estetica e con il Master di studi interculturali
dell’Università di Padova.
Ha pubblicato, tra l’altro: Cuore e acciaio (Esedra, Padova
2003), L’enigma e lo specchio (Esedra, Padova 2006), Giochi
di ruolo (con I. Salerno, Tunué, Latina 2007).

36 Federico Vercellone
Il corpo nell’opera

Federico Vercellone è docente di Estetica presso
l’Università di Torino. È autore, fra l’altro, dei volumi: Introduzione
a il nichilismo (Laterza, Roma-Bari 1992, 20057), Nature del
tempo. Novalis e la forma poetica del romanticismo tedesco
(Guerini, Milano 1998), L’Estetica dell’Ottocento (Il Mulino,
Bologna 1999), Morfologie del moderno. Saggi di ermeneutica
dell’immagine (Il Nuovo Melangolo, Genova 2006), Oltre la
bellezza (Il Mulino, Bologna 2008).

38 Andrea Csillaghy
La tortura

Andrea Csillaghy è docente di Lingua e letteratura
ungherese presso l’Università di Udine. Studioso di linguistica e
lingue europee ed asiatiche, si occupa di problemi e teorie
didattiche delle grandi lingue moderne.

41 Anteo Di Napoli e Andrea Taviani
I rifugiati politici e i segni della tortura

Anteo Di Napoli è medico pneumologo ed epidemiologo.
Già responsabile nazionale del Coordinamento medici della
sezione italiana di Amnesty International, è socio fondatore
dell’associazione umanitaria ‘Medici contro la tortura’. È tra i
curatori di Medici e tortura: sette storie d’oggi (Il Pensiero
Scientifico Editore, Roma 1994) e tra gli autori di Non
sopportiamo la tortura (Rizzoli, Milano 2000) e Guarire dalla
tortura: da vittime a testimoni (Il Pensiero Scientifico Editore,
Roma 2002).
Andrea Taviani è medico internista ed endocrinologo.
Già responsabile nazionale del Coordinamento medici della
sezione italiana di Amnesty International, è socio fondatore
dell’associazione umanitaria ‘Medici contro la tortura’. È tra i
curatori di Medici e tortura: sette storie d’oggi (Il Pensiero
Scientifico Editore, Roma 1994) e tra gli autori di Non
sopportiamo la tortura (Rizzoli, Milano 2000); ha inoltre curato il
volume Guarire dalla tortura: da vittime a testimoni
(Il Pensiero Scientifico Editore, Roma 2002).

45 Michela Fusaschi
Modificazioni del corpo:
imposizioni o grammatiche sociali?

Michela Fusaschi insegna Antropologia culturale e sociale al
DAMS dell’Università Roma Tre. Svolge ricerche in Rwanda e in
Italia sui temi dell’antropologia politica, dell’identità e della
costruzione sociale del corpo e del genere. Fra le sue
pubblicazioni Hutu-Tutsi. Alle radici del genocidio rwandese
(Bollati Boringhieri, Torino 2000; Premio Iglesias), I segni sul
corpo. Per un’antropologia delle modificazioni dei genitali
femminili (Bollati Boringhieri, Torino 2003; Premio Amelia
Rosselli, sessione speciale diritti umani) e Corporalmente
corretto. Note di antropologia (Meltemi, Roma 2008: Premio
Feudo di Maida).

48 Matteo Balestrieri
L’anoressia nervosa

Matteo Balestrieri, docente di Psichiatria presso l’Università
di Udine, dirige la Clinica Psichiatrica dell’Azienda Ospedaliero
Universitaria di Udine ed è il responsabile del Centro di Salute
Mentale di Codroipo del Dipartimento di Salute Mentale
dell’ASS4 del Friuli Venezia Giulia.

53 Gino L. Di Mitri
Il tarantismo

Gino L. Di Mitri è storico della scienza presso l’Università del
Salento. Esperto settecentista e dei sistemi di classificazione
zoologica e botanica, ha pubblicato numerosi saggi scientifici e
monografie. Recente la sua Storia biomedica del tarantismo nel
XVIII secolo (Olschki, Firenze 2006).

57 Mario Gerosa
Il patrimonio intangibile dell’umanità virtuale

Mario Gerosa, giornalista, studia da anni le architetture
immaginarie e i mondi virtuali. Nel 2006 ha lanciato la
Convenzione per la salvaguardia del patrimonio architettonico
virtuale e ha fondato ‘Synthravels’, la prima agenzia di viaggi per
compiere tour nei mondi virtuali. Fra le sue pubblicazioni Mondi
virtuali (con Aurélien Pfeffer, Castelvecchi, Roma 2006),
Second Life (Meltemi, Roma 2007) e Rinascimento virtuale
(Meltemi, Roma 2008). È curatore della mostra ‘Rinascimento
virtuale. L’arte in Second Life e nei virtual worlds’ (Museo di
Storia Naturale, Firenze 2008).

60 Francesco Messina
Ultra bold

Francesco Messina, graphic designer, con il suo Polystudio.
Art director alla Bompiani (Gruppo RCS Libri). È docente di
Design della comunicazione presso l’Istituto Universitario di
Architettura di Venezia.

3 Conversazione tra Anna Maria Crispino
e Rosi Braidotti
Il complesso teatro del corpo

Anna Maria Crispino, giornalista e critica letteraria, si
occupa prevalentemente di cultura delle donne nel contesto
italiano e internazionale. Ha ideato la rivista «Leggendaria. Libri,
letture, linguaggi» che dirige dal 1987. È tra le socie fondatrici
della Società Italiana delle Letterate (SIL), di cui è stata
vicepresidente e presidente.
Rosi Braidotti, pensatrice tra le più originali sulla scena
contemporanea con le sue riflessioni tra femminismo e
globalizzazione, è docente di ‘The Humanities in a Globalised
World’ presso l’Università di Utrecht (Olanda) dove dirige il
Centre for the Humanities. Tra le sue più recenti pubblicazioni in
italiano: In metamorfosi. Verso una teoria materialistica del
divenire (Feltrinelli, Milano 2003), Madri, mostri e macchine
(Manifestolibri, Milano 2005) e Trasposizioni. Sull’etica nomade
(Luca Sossella Editore, Roma 2008).

13 Boris Pahor
Il mio pensiero riguardo al corpo

Boris Pahor, scrittore italiano di madrelingua slovena, più
volte candidato al Nobel per la letteratura, ha ricevuto il Premio
Pres? eren nel 1992, la Legion d’Onore nel 2007 e il Premio
Internazionale Viareggio-Versilia nel 2008. La sua opera più nota
è Necropoli (1997) (Fazi Editore, Roma 2008), un romanzo
autobiografico sulla sua prigionia a Natzweiler-Struthof. Fra le
sue pubblicazioni Il rogo nel porto (Nicolodi, Rovereto 2001),
La villa sul lago (Nicolodi, Rovereto 2002) e Il petalo giallo
(Nicolodi, Rovereto 2003).

17 Intervista di Andrea Lucatello a Fabrizio Gatti
La riduzione del corpo a oggetto

Fabrizio Gatti, inviato del settimanale «L’Espresso», deve la
sua notorietà alle numerose inchieste condotte sotto copertura.
Nel 2007 ha ricevuto il prestigioso premio giornalistico
dell’Unione Europea (Journalist Award) e, nel 2008, il Premio
Terzani. È autore di Bilal. Viaggiare, lavorare, morire da
clandestini (Rizzoli-BUR, Milano 2008).

23 Intervista di Anna Maria Crispino
a Barbara Duden
Sotto controllo

Barbara Duden è docente di Sociologia e Psicologia sociale
presso l’Università di Hannover. Collaboratrice di Ivan Illich è
una delle più originali e acute storiche delle donne e del loro
corpo. Tra i suoi libri, Il corpo della donna come luogo pubblico.
Sull’abuso del concetto di vita (Bollati Boringhieri, Torino 1993)
e Il gene in testa e il feto in pancia. Storia del corpo femminile
(Bollati Boringhieri, Torino 2006).

27 Tamar Pitch
Il corpo normato

Tamar Pitch insegna Filosofia del diritto presso l’Università di
Perugia. Si è occupata di problemi relativi alla giustizia penale e
al rapporto tra genere e diritto. Tra le sue ultime pubblicazioni
Diritti fondamentali: disuguaglianze sociali, differenze culturali,
differenza sessuale (Torino, Giappichelli 2004) e La società
della prevenzione (Roma, Carocci 2006).

32 Davide Durì
Spettri dell’insicurezza

Davide Durì si è laureato in filosofia all’Università di Trieste
con Pier Aldo Rovatti, presentando una tesi su Abdelmalek
Sayad. Si interessa di implicazioni filosofiche e politiche
dell’esperienza migratoria.

34 Gabriella Bonacchi
La biopolitica delle donne.
Da Carl Schmitt al femminismo

Gabriella Bonacchi vive e lavora a Roma, dove dirige la
sezione Studi e ricerche della Fondazione Basso. È tra le
fondatrici di «Memoria. Rivista di storia delle donne» e autrice di
numerosi saggi apparsi anche in Germania e negli USA.
Ha pubblicato Legge e peccato. Anime, corpi, giustizia alla
corte dei papi (Laterza, Roma-Bari 1995) e curato il volume Il
dilemma della cittadinanza. Diritti e doveri delle donne (Laterza,
Roma-Bari 1993).

41 Marco Deriu
Corpi di guerra

Marco Deriu è ricercatore e docente in Sociologia dei
processi culturali e comunicativi presso l’Università di Parma e
docente di Economia, società e geopolitica in una prospettiva di
lungo periodo presso l’Università della Calabria. Tra le sue
ultime pubblicazioni La fragilità dei padri (Unicopli, Milano
2004), Dizionario critico delle nuove guerre (Emi, Bologna
2005) e Acqua e conflitti (Emi, Bologna 2007).

47 Maria G. Di Rienzo
Corpi di pace

Maria G. Di Rienzo è scrittrice e formatrice alla nonviolenza.
Fra le pubblicazioni Favole per adultere (Babilonia, Milano
1994), Il linguaggio traveste i pensieri (La Fenice di Babilonia,
Milano 1996), Donne disarmanti. Storie e testimonianze su
nonviolenza e femminismi (con Monica Lanfranco, Intra Moenia,
Napoli 2003), Senza velo. Donne nell’Islam contro
l’integralismo (con Monica Lanfranco, Intra Moenia, Napoli
2005), Il giudizio di Morna (Stelle Cadenti, Viterbo 2007).

53 Intervista di Augusta Eniti
a Giorgio Antonucci
Corpi e malattie mentali

Giorgio Antonucci, medico, poeta, scrittore, psicanalista, ha
organizzato e diretto il reparto autogestito dell’ospedale
psichiatrico ‘Lolli’, di Imola. È presidente onorario del comitato
scientifico di ‘Giù le mani dai Bambini’ e membro onorario
dell’Associazione europea di Psicoanalisi. Ha ricevuto diversi
riconoscimenti internazionali tra cui il Thomas Szasz Award per
eccezionali contributi alla lotta contro lo stato terapeutico. Tra le
sue numerose pubblicazioni, ricordiamo I pregiudizi e la
conoscenza. Critica alla psichiatria (Cooperativa Apache, Roma
1986), Il pregiudizio psichiatrico (Eleuthera, Milano 1989 e
1998), La nave del paradiso (Spirali, Milano 1990),
Contrappunti (Sensibili alle foglie, Roma 1994), Pensieri sul
suicidio (Eleuthera, Milano 1996), Diario dal manicomio. Ricordi
e pensieri (Spirali, Milano 2006).

59 Sergia Adamo
Il corpo in cronaca

Sergia Adamo insegna Letterature comparate e Teoria della
letteratura presso l’Università di Trieste. Tra i suoi lavori recenti,
la cura di Culture planetarie? Prospettive e limiti della teoria e
della critica culturale (Meltemi, Roma 2007) e di On Voice and
Voicelessness: Between Literature and Law (con C. Bertoni e
P. Lang, Bern 2007).

62 Judith Butler
Tra razzismo e paranoia bianca:
il pericolo di chi mette in pericolo

Judith Butler insegna al Dipartimento di Retorica e
letterature comparate dell’Università della California di Berkeley.
Nota in tutto il mondo per il contributo decisivo che ha dato al
pensiero femminista, lavora al confine fra filosofia politica,
psicoanalisi ed etica. Tra le sue pubblicazioni tradotte in italiano
Corpi che contano (Feltrinelli, Milano 1996), La rivendicazione
di Antigone (Bollati Boringhieri, Torino 2003), Vite precarie
(Meltemi, Roma 2004), La vita psichica del potere (Meltemi,
Roma 2005), La disfatta del genere (Meltemi, Roma 2006),
Critica della violenza etica (Feltrinelli, Milano 2006).
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Dopo qualche anno dall’affermazione dei mondi virtuali, ora che gli universi sintetici hanno una presenza e una personalità consolidate, si possono cominciare a fare dei bilanci, cercando per esempio di capire quali siano gli elementi del metaverso che andrebbero salvaguardati.
Nel 2006 ho lanciato la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio architettonico virtuale
(http://mariogerosa.blogspot.com/2006/07/convention-is-back.html), mettendo l’accento sulla necessità di contemplare un progetto per la conservazione di beni effimeri, che rischiano di scomparire dall’oggi al domani per varie cause, per esempio perché un residente di ‘Second Life’ si stufa della fisionomia della propria isola e vuole cambiarne radicalmente l’immagine.
La Convenzione propone un piano per la salvaguardia piuttosto articolato, che si contrappone alla convinzione di chi sostiene che per aver memoria di un’architettura virtuale bastino le registrazioni dei dati sui server, o ancora, sia sufficiente un buon archivio fotografico relativo a un certo manufatto virtuale.
Ebbene, fin dall’inizio ci si è resi conto che un simile approccio è riduttivo: non basta avere una buona documentazione di una certa architettura, ma bisogna anche e soprattutto sapere come questa viene o veniva vissuta dagli altri residenti. I mondi virtuali sono strettamente legati alla cultura partecipativa e quindi, anche quando si parla di spazi, di luoghi, di architetture, non si può prescindere dalle modalità con cui questi sono vissuti dal gruppo, dalla community.
Anzi, non di rado spazi e architetture virtuali esistono proprio grazie al gruppo: si potrebbe azzardare un ‘habito ergo sum’, dove il latino ci viene in soccorso, offrendo all’abitare anche un senso di possesso, fondamentale in ambito virtuale, dove tutto tende a sfuggire (per inciso, è questa una delle ragioni per cui in mondi come ‘Second Life’ si usano piercing e collari: al di là della moda fetish, si suggerisce il desiderio di fermare e di trattenere corpi altamente effimeri, in potenziale dissoluzione).
La community che frequenta un luogo o un’architettura la legittima, la rende viva, la fa esistere. La stessa cosa avviene per l’arte di ‘Second Life’, con le opere fotografiche presentate nelle pagine di ‘Flickr’: opere che assumono una consistenza, che cominciano a esistere, nel momento in cui altri residenti le commentano, realizzando ancora una volta un progetto partecipativo che non può esimersi da quei commenti, che non sono semplice corredo ma parte fondante dell’opera, in un contesto di web 2.0.
Questa premessa per dire che nei mondi virtuali, più ancora delle icone visive, siano esse architetture o ritratti, sono importanti gli eventi e i rituali che si legano a quelle icone.
A questo punto, sarebbe opportuno capire e valutare quali di questi momenti aggregativi rivestano un certo interesse, in modo da poter proporre un eventuale piano per la loro salvaguardia.
Per quanto riguarda il mondo reale, l’Unesco ha stilato una ‘Lista dei capolavori del patrimonio orale e intangibile dell’Umanità’ (http://www.unesco.org/culture/ich/index.php ?pg=00053), affiancando così agli elenchi di architetture e di luoghi da proteggere anche una serie di preziose testimonianze culturali immateriali. Si va dal Carnevale di Binche, in Belgio, alle espressioni orali e grafiche delle comunità amazzoniche Wajapi, dalla musica Shashmaqom in Tajikistan, al teatro Mak Yong della Malesia. Oltre a ciò, sono presenti nella lista vari ‘spazi culturali’, luoghi non necessariamente definiti a livello urbano ma che attengono a un corpus ben definito di usi e costumi.
Un approccio di questo genere appare il più appropriato per la salvaguardia delle complesse culture dei mondi virtuali, soprattutto quando si parla di spazi culturali. Tale metodologia, emersa nel corso di un dialogo col professor Francesco Francioni durante una conferenza all’European University Institute di Fiesole, potrebbe aiutare a comprendere nel modo più attento le culture che si stanno sviluppando nei mondi virtuali, non limitandosi a enucleare esclusivamente i prodotti di tali culture.
Non è un caso che recentemente i mondi virtuali siano studiati soprattutto da due categorie di persone: gli esperti di antropologia culturale e gli specialisti del marketing. Da due prospettive diverse si analizza il concetto dell’evento, che può essere considerato sia dal punto di vista puramente sociale, sia con riferimento alle sue implicazioni commerciali.

La prima cosa che ci si chiede è se questi eventi rivestano veramente un certo interesse, al punto di essere candidati in un futuro prossimo a un programma di salvaguardia come quello dell’Unesco. Insomma, è possibile ravvisare negli universi sintetici testimonianze degne di essere annoverate come parti di un nuovo patrimonio intangibile?
Per il momento è difficile rispondere a questa domanda. Fino ad ora scarseggiano gli studi sulle icone visive di riferimento (architetture, sim, oggetti di design, opere d’arte, gadget) dei mondi virtuali e, a maggior ragione, è difficile strutturare un discorso o elaborare un atlante delle communities che ad esse si ricollegano.
In alcuni studi vengono evidenziati anche gli eventi che, per esempio in ‘Second Life’, vanno dalla sfilata di moda alla conferenza sulle culture digitali, dal matrimonio celebrato nel mondo virtuale al concerto di musica live, trasmesso in streaming. Emergono quindi principali tipologie di eventi, ma non saltano ancora agli occhi dei rituali così originali da essere presi in considerazione per una lista dedicata al patrimonio intangibile. Ciò non significa che manchino i presupposti per elaborare un elenco di questo tipo; vuol dire piuttosto che bisognerebbe approfondire ulteriormente la conoscenza e la divulgazione degli eventi programmati negli universi sintetici, con un lavoro puntuale di monitoraggio, simile a quello intrapreso anni fa da Edward Castronova con le ‘Kuurian Expeditions’, spedizioni scientifiche per documentare le culture nate nei mondi virtuali.
Per il momento prevalgono gli studi che offrono una panoramica generale sugli universi sintetici e propendono per una riflessione di massima. Adesso si entrerà nella fase successiva, quella dello studio in profondità dei singoli fenomeni, e allora si comincerà capire se un rituale della ‘Shivar Tribe’ o addirittura la presentazione della nuova ‘Lancia’ in ‘Second Life’ possano rivestire carattere di unicità, al punto da essere presi in esame per un ipotetico elenco di un patrimonio intangibile virtuale.

Progettate. Costruite. Il corpo è una costruzione. Il corpo è il frutto di un lavoro. Soprattutto il corpo cambia.È cosa mobile, flessibile, plasmabile. Si modifica da sé negli spazi intracellulari, nell’infinitamente piccolo.
Ma – e questo i culturisti lo sanno bene, anzi: è la prima cosa che imparano – si modifica anche nelle masse visibili, negli accumuli muscolari che costituiscono quello che siamo, quello che di noi mostriamo, la nostra unica e sempre visibile presenza. Noi non abbiamo un corpo, noi siamo un corpo, ha scritto Jean-Luc Nancy.Allenare il fardello di carne e ossa che ci trasciniamo quotidianamente dietro è una strana esperienza.Lambisce i territori della coscienza, e ha a che fare molto da vicino con quel momento strano e sublime in cui diciamo io.

Piero Sorrentino, ‘Il corpo che siamo’, in ‘Il corpo e il sangue d’Italia. Otto inchieste da un paese sconosciuto’,
a cura di C. Raimo, Minimum fax, Roma 2007, p. 158.


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