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Multiverso Anno 2008 Numero 6



Varietà, il sale della vita

Niles Eldredge

Un saggio di una delle massime autorità mondiali nel campo della biodiversità.





1 Andrea Csillaghy
Editoriale

5 Gian Paolo Gri
Appunti per una etnografia
dell’uguaglianza
Gian Paolo Gri è docente di Antropologia culturale presso l’Università
di Udine. Ricerca, sul campo e in archivio, saperi che fondano pratico e
simbolico e rimandino al rapporto fra tradizione e modernità. Fra le sue
pubblicazioni: Tessere tela, tessere simboli. Antropologia e storia
dell’abbigliamento in area alpina (Forum, Udine 2001) e Dare e
ricambiare nel Friuli di età moderna (Circolo culturale Menocchio,
Montereale Valcellina 2007).

9 Roberta Altin
Uguaglianza, equivalenza e giustizia
Roberta Altin, antropologa e ricercatrice presso l’Università di Udine,
si occupa di processi migratori e antropologia visuale. Tra le sue
pubblicazioni: L’identità mediata (Forum, Udine 2004) e Nuove frontiere
della rappresentazione digitale (con Paolo Parmeggiani, Lampi di stampa,
Milano 2007).

13 Carlo Ancona
Il principio di uguaglianza e la legge
Carlo Ancona è giudice del Tribunale di Trento.

18 Carlo Sini
Il pensiero delle pratiche
Carlo Sini è docente di Filosofia teoretica presso l’Università di Milano e
socio dell’Accademia dei Lincei. Le sue ricerche si sono rivolte alla filosofia
di lingua inglese, allo strutturalismo francese, a Nietzsche, ad Heidegger,
all’ermeneutica contemporanea e al tema della scrittura. Fra le sue
pubblicazioni: Teoria e pratica del foglio-mondo (Laterza, Roma-Bari
1998), Gli abiti, le pratiche, i saperi (Jaca Book, Milano 1996, 2003),
Idoli della conoscenza (Raffaello Cortina, Milano 2000) e Eracle al bivio.
Semiotica e filosofia (Bollati Boringhieri, Torino 2007).

21 Serge Latouche
Per uno sviluppo più egualitario:
il modello della decrescita
Serge Latouche, economista e filosofo, è tra gli avversari più noti
dell’occidentalizzazione del pianeta ed un sostenitore della decrescita
conviviale e del localismo. Conosciuto per i suoi lavori di antropologia
economica, ha sviluppato una teoria critica nei confronti dell’ortodossia
economica. Tra le sue ultime pubblicazioni: Giustizia senza limiti (Bollati
Boringhieri, Torino 2003), Come sopravvivere allo sviluppo (Bollati
Boringhieri, Torino 2005), La scommessa della decrescita (Feltrinelli,
Milano 2007).

27 Riccardo Petrella
L’acqua: un diritto per tutti
Riccardo Petrella, economista politico, nel 1991 ha fondato il Gruppo
di Lisbona per analizzare i cambiamenti della globalizzazione e nel 1997 ha
istituito il Comitato internazionale per il contratto mondiale dell’acqua. Tra
le sue ultime pubblicazioni: Il diritto di sognare (Sperling & Kupfer, Milano
2005), La rivoluzione blu (Sperling & Kupfer, Milano 2006) e Una nuova
narrazione del mondo (EMI, Bologna 2007).

31 Pierluigi Di Piazza
Uguaglianza - esclusione nei processi
di globalizzazione
Pierluigi Di Piazza è parroco di Zugliano, frazione di Pozzuolo del
Friuli, dove, nel 1989, ha fondato il Centro di accoglienza per stranieri e di
promozione culturale intitolato a padre Ernesto Balducci. Collabora con
giornali e riviste ed è autore di diversi libri, fra i quali: In cammino con le
tribù della terra (2002), Prendere a cuore (2004) e Nel cuore
dell’umanità (2006) editi dall’Associazione ‘Centro Ernesto Balducci’.

37 Boz? idar Stanis? ic´
Una conversazione notturna, quasi breve:
uguali e diversi
Boz?idar Stanis? ic´ (Visoko, Bosnia, 1956) già professore di lettere a
Maglaj, località a nord di Sarajevo, dal 1992 vive con la sua famiglia in
Friuli, a Zugliano. Con l’Associazione ‘Centro Ernesto Balducci’ ha
pubblicato tre raccolte poetiche: Primavera a Zugliano, Non-poesie e
Metamorfosi di finestre. In prosa, ha pubblicato le raccolte I buchi neri di
Sarajevo (1993), Tre racconti (1998), Bon voyage (2003) e Il cane alato
(2007).

41 Maurizio Battistutta
‘Sembrano proprio come noi’
Maurizio Battistutta è laureato in sociologia e lavora presso il Centro
servizi formativi dell’Enaip di Pasian di Prato (Udine). Svolge anche attività
sindacale presso la Flc-Cgil ed è impegnato da anni nell’ambito del
volontariato sociale. In tal senso opera come volontario all’interno del
carcere con l’associazione ‘Icaro’, di cui ha promosso la nascita.

44 Rosino Gibellini
Uguaglianza e gerarchia nella chiesa
Rosino Gibellini, teologo e filosofo, è direttore letterario dell’Editrice
Queriniana, dove ha fondato e diretto, in particolare, le collane: ‘Giornale
di teologia’ (1966) e ‘Biblioteca di teologia contemporanea’ (1969).
È autore di studi su Teilhard de Chardin, Moltmann, Pannenberg. Tra le sue
principali pubblicazioni La teologia del XX secolo (Queriniana, Brescia
1992, 2007) e Prospettive teologiche per il XXI secolo (Queriniana,
Brescia 2003).

46 Daniele Fedeli e Davide Zoletto
Uguale a scuola, non è indifferente...
Daniele Fedeli è ricercatore di Pedagogia speciale presso l’Università
di Udine. Tra le sue ultime pubblicazioni: Il bullismo: oltre (Vannini,
Brescia 2007) e Il kit per la valutazione e l’intervento sull’iperattività
(Firenze 2008).
Davide Zoletto è ricercatore di Pedagogia presso l’Università di Udine
e redattore della rivista «aut-aut». La sua ultima pubblicazione è Straniero
in classe. Una pedagogia dell’ospitalità (Raffaello Cortina, Milano 2007).

51 Italo Moretti
Una informazione omologata
Italo Moretti è stato direttore del TG3 Rai e ha vinto numerosi premi
giornalistici. Nella sua lunga carriera di inviato ha seguito i principali eventi
del nostro tempo dedicando un’attenzione particolare all’America Latina.
Tra le sue pubblicazioni: In Sudamerica (Sperling & Kupfer, Milano 2000),
I figli di Plaza de Majo (Sperling & Kupfer, Milano 2002) e L’Argentina
non vuole più piangere (Sperling & Kupfer, Milano 2006).

55 Giuseppe Granieri
Diversamente uomini, ugualmente
responsabili
Giuseppe Granieri è esperto di culture digitali. Ha pubblicato
Blog Generation (Laterza, Roma-Bari 2005) e Società digitale (Laterza,
Roma-Bari 2006).


3 John Polkinghorne
Fruttuosa diseguaglianza
John Polkinghorne, fisico, matematico e pastore della chiesa
anglicana, è stato professore di matematica a Cambridge e presidente
del Queen’s College. Dal 1997 è membro della Royal Society. Tra i suoi
libri tradotti in italiano ricordiamo: Il mondo dei quanti (Garzanti, Milano
1986), Credere in Dio nell’età della scienza (Raffaello Cortina, Milano
2000) e Teoria dei quanti (Feltrinelli, Milano 2007).

7 Niles Eldredge
Varietà, il sale della vita
Niles Eldredge, paleontologo e biologo, è curatore della divisione
invertebrati dell’American Museum of Natural History di New York ed è
riconosciuto come una delle massime autorità mondiali nel campo della
biodiversità. Fra i suoi libri tradotti in italiano: La vita in bilico (Einaudi,
Torino 2000), Le trame dell’evoluzione (Raffaello Cortina, Milano 2002),
La vita sulla terra (Codice, Torino 2004), Darwin. Alla scoperta
dell’albero della vita (Codice, Torino 2006).

10 Telmo Pievani
Evoluzione, razza, diversità
Telmo Pievani è docente di Filosofia della scienza presso l’Università
di Milano-Bicocca. È direttore di «Pikaia. Il portale dell’evoluzione», autore
di numerosi volumi e curatore dell’edizione italiana di molte opere
scientifiche. Fra le sue ultime pubblicazioni: La teoria dell’evoluzione
(Il Mulino, Bologna 2006), Creazione senza Dio (Einaudi, Milano 2006),
In difesa di Darwin (Bompiani, Milano 2007).

14 Alessandro Pascolini
Simmetria e asimmetria nella scienza
Alessandro Pascolini insegna Metodi matematici della fisica e Scienze
per la pace presso l’Università di Padova. I suoi interessi di ricerca
riguardano la fisica nucleare teorica, la fisica matematica, le tecnologie
militari e la storia della scienza. Si dedica ad attività di promozione della
cultura scientifica in Europa; nel 2004 la Società Europea di Fisica gli ha
conferito il premio per la divulgazione scientifica.

18 Giorgio T. Bagni
Il segno di uguaglianza
Giorgio T. Bagni è ricercatore in Matematiche complementari presso
l’Università di Udine. Fra le sue ultime pubblicazioni: Linguaggio, storia e
didattica della matematica (Pitagora, Bologna 2006), Leonardo e la
matematica (con Bruno D’Amore, Giunti, Firenze 2006), Rappresentare
la matematica: simboli, parole, artefatti, figure (Aracne, Roma 2007).

21 Giovanni Bruno Vicario
Lo studio sperimentale dell’identità
fenomenica
Giovanni Bruno Vicario, già professore ordinario di Psicologia
generale presso l’Università di Udine, è socio corrispondente dell’Istituto
Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, membro della International Society for
Psychophysics e della International Society for the Study of Time. La sua
attività di ricerca riguarda principalmente la psicofisica, la percezione visiva
e uditiva, il tempo psicologico e le teorie generali (Gestalt, cognitivismo,
problema mente/corpo).

25 Federico Vercellone
Conviene essere uguali a se stessi?
Federico Vercellone è docente di Estetica presso l’Università di Udine.
È autore, fra l’altro, dei volumi: Introduzione a il nichilismo (Laterza,
Roma-Bari 1992, 2005), Nature del tempo. Novalis e la forma poetica
del romanticismo tedesco (Guerini, Milano 1998), L’Estetica
dell’Ottocento (Il Mulino, Bologna 1999), Morfologie del moderno. Saggi
di ermeneutica dell’immagine (Il Nuovo Melangolo, Genova 2006).

29 Marisa Sestito
I nomi bugiardi
Marisa Sestito è docente di Letteratura inglese presso l’Università di
Udine. Ha pubblicato volumi e saggi su Shakespeare, Dryden, Milton,
sul teatro inglese di Sei e Settecento, sulla narrativa ottocentesca;
ha tradotto numerosi romanzi, racconti e testi teatrali (Dickens, Gaskell,
Brontë, Beckett, Forster, drammaturgia inglese contemporanea).

35 Mauro Pascolini
Omologazione e duplicazione
del paesaggio
Mauro Pascolini, docente di Geografia presso l’Università di Udine,
si occupa di dinamiche evolutive del paesaggio culturale, di comunità
alpine e di sviluppo locale.

39 Sergio Polano
Tal quale, se non uguale...
Sergio Polano è architetto, designer e professore ordinario di Storia
dell’arte contemporanea.

45 Roberta Valtorta
La riproducibilità dell’opera d’arte
Roberta Valtorta, critica e storica della fotografia, è direttrice scientifica
del Museo di Fotografia Contemporanea (Villa Ghirlanda, Cinisello
Balsamo). Il suo ultimo libro è Volti della fotografia (Skira, Milano 2005).
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Illustrazione di Marco Brollo

Di seguito riportiamo il saggio di Niels Eldredge, noto paleontologo e biologo. E’ curatore della divisione invertebrati dell’American Museum of Natural History di New York ed è riconosciuto come una delle massime autorità mondiali nel campo della biodiversità. Uno dei suoi ultimi libri pubblicati in Italia è Alla scoperta dell’albero della vita (Codice, Torino 2006).



C’è un modo di dire in America che recita: «la varietà è il sale della vita». Troppo della stessa cosa (anche del gelato!) può essere noioso: e tutti hanno bisogno di evitare la noia ad ogni costo. Ma c’è anche un lato più serio nell’importanza della variazione e della diversità sia nei sistemi culturali umani che in quelli biologici. Negli ultimi 100 anni, da quando la popolazione umana si è sviluppata così rapidamente, abbiamo perso circa 500 lingue e stiamo forse perdendo 30.000-40.000 specie all’anno in tutto il mondo. Dobbiamo chiederci: è importante la perdita di variazione e di diversità? e per decidere su questo argomento dobbiamo anche chiederci: qual è il significato della diversità in primo luogo? perché è importante?
Variazione – e diversità – sembrano essere incorporate nella natura dei sistemi biologici, dal genoma fino agli ecosistemi. Parliamo di ‘variazione genetica’ e ci rendiamo conto, come ha fatto Charles Darwin nel suo Taccuino E (edizione italiana a cura di Telmo Pievani, Laterza 2008), scritto fra la fine del 1838 e l’inizio del 1839, che la variazione ereditaria è una delle tre semplici pietre angolari dell’evoluzione attraverso la selezione naturale. Darwin scompose la selezione naturale in tre crudi enunciati: 1)I nipoti come i nonni. 2)Tendenza al piccolo cambiamento (in particolare rispetto al cambiamento fisico). 3)Fertilità maggiore in proporzione all’aiuto parentale.
La prima frase enuncia semplicemente il principio dell’ereditarietà, anche se i meccanismi della genetica erano del tutto sconosciuti a Darwin e ai suoi contemporanei. La terza è il principio malthusiano per il quale ad ogni generazione ci sono molti più nati di quelli che riescono effettivamente a sopravvivere e riprodursi.
La seconda frase è cruciale per i nostri interessi attuali: Darwin vide che la variazione ereditaria è assolutamente necessaria affinché si abbia evoluzione. I biologi contemporanei sono ovviamente d’accordo.
Ma possiamo dire che la variazione genetica – così essenziale perché si abbia un processo evolutivo – è un valore in sé? Il grande genetista e biologo evoluzionista Theodosius Dobzhansky (in particolar modo nel suo libro Genetics and the Origin of Species, Columbia University Press, New York 1937) era interessato alla conservazione della variabilità genetica nelle popolazioni naturali. Dobzhansky suggerì che la variazione genetica ha un valore reale e che l’evoluzione è un compromesso tra due estremi: da una parte eliminare la variazione per focalizzare gli adattamenti di una specie il più vicino possibile al suo picco adattativo e dall’altra conservare sufficiente variazione genetica in modo tale che l’evoluzione possa cambiare gli adattamenti di una specie nel caso in cui l’ambiente subisca delle modificazioni.
Ed empiricamente sembra che le specie variabili tendano ad avere una più ampia distribuzione geografica, si adattino ad un maggiore numero di condizioni ambientali – e siano capaci di evitare l’estinzione per periodi di tempo più lunghi – rispetto alle specie meno variabili e più strettamente focalizzate da un punto di vista adattativo (su questo argomento si veda Niles Eldredge, Simpson's inverse: bradytely and the phenomenon of living fossils, in N. Eldredge e S.M. Stanley (eds.), Living Fossils, Springer Verlag, New York 1984, pp. 272-277, e Niles Eldredge, Where the twain meet: causal intersections between the genealogical and ecological realms, in N. Eldredge (ed.), Systematics, Ecology and the Biodiversity Crisis, Columbia University Press, New York 1992, pp. 1-14).
Ma c’è un problema derivante da questo tipo di ragionamento: la selezione naturale non può anticipare il futuro, nel senso che non c’è una spiegazione razionale del perché alcune specie hanno una variazione genetica che è di molti ordini di grandezza maggiore di altre specie – anche rispetto ad alcune di quelle più strettamente vicine. E questa è la ragione per cui molti biologi hanno speculato a proposito di un possibile valore a breve termine della diversità, come ad esempio la riparazione del DNA negli organismi diploidi. Il motivo per cui alcune specie sono più variabili di altre rimane, al momento, un fenomeno biologico ancora non completamente chiarito.
Ad un più elevato livello di complessità, alcuni ecologi hanno ipotizzato che gli ecosistemi con un maggior numero di specie diverse siano intrinsecamente ‘più stabili’ rispetto a sistemi più semplici composti da una minor quantità di specie. Altri ecologi hanno messo in discussione questo punto di vista – sostenendo in alcuni casi l’esatto opposto. Così come nel caso del mantenimento della variazione genetica, la ragione per cui alcuni ecosistemi (soprattutto ai tropici) sono caratteristicamente se non invariabilmente composti da un maggior numero di specie rispetto ad altri ecosistemi (in modo particolare ad alte latitudini e longitudini) rimane argomento di dibattito in ecologia e in biologia evoluzionistica (vedi Eldredge, 1992). L’evoluzione è più rapida ai tropici che alle latitudini maggiori? O c’è qualcos’altro che entra in gioco? Ancora una volta il ‘valore’ della diversità ecologica per i sistemi biologici non è di per sé completamente chiarito.
Ma una cosa è certa: la diversità della vita, dai batteri ai metazoi e alle metafite, rappresenta un netto guadagno tanto nella diversità dei sistemi fisiologici di base quanto in complessità. Così come le linee evoluzionistiche divergono e nuovi adattamenti vengono forgiati, c’è minor tendenza ad utilizzare un secco e semplice rimpiazzo del vecchio con il nuovo. I batteri non sono stati resi obsoleti dall’evoluzione dei mammiferi, tanto meno da quella dell’Homo sapiens! I procarioti ancor oggi forniscono i sostegni fisiologici di quasi tutti gli ecosistemi della Terra. La storia della vita non è stata una scala in progressione, ma piuttosto un percorso dentellato di aggiunte di originali vie fisiologiche e biochimiche per i processi essenziali di trasferimento tra materia ed energia che sono fondamentali per tutte le forme di vita.
Se gli argomenti della variazione e della diversità sono difficili da determinare in termini di valore, chiudo suggerendo che dobbiamo guardare al problema da un’altra prospettiva, come anticipato all’inizio di questo testo: perdere le specie del mondo attraverso il degrado degli ecosistemi pone una seria minaccia alla continuità della nostra stessa esistenza. Gli esseri umani continuano ad utilizzare almeno 40.000 specie selvatiche come cibo, riparo e vestiario; continuiamo ad aver bisogno di acqua fresca da bere (che si dice non essere disponibile al giorno d’oggi a un terzo dei 6,5 miliardi di abitanti del pianeta) e di altri sotto-prodotti di ecosistemi sani. Ed i servigi degli ecosistemi sui quali confidiamo sono essi stessi una funzione della diversità presente in quegli ecosistemi.
Aggiungete a questo il valore puramente estetico della ricchezza della diversità della natura, e pensate anche al valore estetico della diversità umana, incluse le lingue (come misura delle culture) che abbiamo perso così di recente. A mio parere, sia le considerazioni pratiche che quelle estetiche definiscono il vero ‘valore’ della diversità nel mondo vivente. Vive la difference!

Traduzione di Paola Zamparo

Tratto da: Multiverso n. 6, ‘Uguale’, Forum Editrice