Galleria Dante
Palermo
via Dante 17

Scilla e Cariddi
dal 2/2/2001 al 18/2/2001

Segnalato da

Nino Ippolito




 
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2/2/2001

Scilla e Cariddi

Galleria Dante, Palermo

32 artisti per un Mito. Si tratta di una mostra itinerante - le opere esposte sono tute inedite per il pubblico siciliano - qui presentata in anteprima, e che verra' ospitata nei prossimi mesi nei musei e nelle gallerie delle piu' grandi citta' italiane.


comunicato stampa

32 artisti per un Mito.

Alle ore 17, presso gli spazi espositivi della «Galleria Dante», nell’omonima via al n° 17 a Palermo, verrà inaugurata una collettiva d’arte dal titolo «Tra Scilla e Cariddi: 32 artisti per un Mito». Si tratta di una mostra itinerante - le opere esposte sono tute inedite per il pubblico siciliano - qui presentata in anteprima, e che verrà ospitata nei prossimi mesi nei musei e nelle gallerie delle più grandi città italiane.

La mostra, come dice lo stesso titolo, rievoca l’ancestrale Mito di «Scilla e Cariddi» che tanto ha ispirato - anche nel Novecento europeo - non solo pittori e scultori, ma anche scrittori, poeti e cineasti.

Al vernissage saranno presenti, oltre agli artisti, anche critici d’arte, giornalisti e collezionisti. L’introduzione alla mostra verrà curata dal giornalista Gregorio Napoli.

Questi gli artisti che esporranno: Alvarez, Baratella, Bonichi, Cattaneo, Carrol, Collini, Caruso, Calabria, Cilia, Coppa, Chessa, Di Fabrizio, D’Avenia, Falconi, Guccione, Kennel, Luino, Modica, Mulas, Mirabella, Nucci, Notari, Ossola, Pancella, Polizzi, Savinio, Sciacca, Sughi, Stefanelli, Testa, Togo, Vizzini.

Quello di «Scilla e Cariddi» è uno dei Miti di certo più conosciuti e anche più affascinanti. Le due donne sono state vittime di fatti atroci e destinate al controllo delle sponde dello stretto, con l'intento di ostacolare il passaggio ai naviganti.

Cariddi, che significa «vortice», fu punita per aver rubato dei buoi ad Ercole mentre attraversava lo stretto. Giove la scagliò nello stretto e la trasformò in gorgo, destinato a inghiottire e rifluire i flutti tre volte al giorno.

Scilla, che a seconda dell'etimologia può significare «pericolo» o «cane», fu punita con una pozione venefica, preparata dalla maga Circe e gettata, nella fonte in cui soleva bagnarsi, da Glauco. Il giovane figlio di Nettuno, era follemente innamorato della bellissima Scilla, ma non essendo corrisposto volle vendicarsi con questo gesto. La povera Scilla, appena si bagnò, fu trasformata in un mostro con 12 artigli, 6 teste e una muta di cani ululanti (simbolo delle onde che si infrangono nelle grotte) vincolati alla sua cintura. Per l'orrore si buttò nelle acque dello stretto, dando il nome a quella località calabrese, e per vendetta si impegnò a terrorizzare i naviganti di passaggio, compreso Ulisse. Quando questi passò, Scilla riuscì a vendicarsi nei confronti di Circe catturando sei marinai d'equipaggio, che divorò.

Nella collettiva ospitata presso la «Galleria Dante» il corpus delle opere esposte ci propone una rilettura di questo Mito filtrata da suggestioni oniriche ma anche immaginifiche, con risultati artistici davvero sorprendenti e, probabilmente anche contrastanti - per diversità di stile e interpretazioni - proprio per le fascinazioni subite dalle diverse sensibilità degli artisti.

La mostra rimarrà aperta fino al 18 febbraio del c.a.

Nel catalogo - disponibile presso la Galleria - figurano saggi critici di Giovanna Giordano, Sergio Palumbo, Maria Teresa Prestigiacomo e Pietro Venuto.

l’Ufficio Stampa
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