A.C.T.I.S.
Trieste
via Corti 3/a

personale di Daria Cerqueni
dal 18/1/2002 al 3/2/2002

Segnalato da

Paolo Cervi Kervischer



approfondimenti

Daria Cerqueni



 
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18/1/2002

personale di Daria Cerqueni

A.C.T.I.S., Trieste

Nello scorrere gli appunti di Daria Cerqueni che ho davanti, nell'accingermi a dire qualcosa della sua esperienza e del suo percorso artistico (iniziato nel '94 con l'arrivo nel mio laboratorio e proseguito a partire dal suo accoglimento della difficoltà e della durata di una formazione interminabile), mi viene a mente il vecchio adagio natura maestra di vita, che mi interroga altresì sulla collocazione, per così dire "esterna" dell'essere umano nella natura, pur facendone parte. Contraddizione insanabile, doppio irriducibile che ci destina ad essere osservatori e osservati, testimoni, interfaccia.


comunicato stampa

Nello scorrere gli appunti di Daria Cerqueni che ho davanti, nell'accingermi a dire qualcosa della sua esperienza e del suo percorso artistico (iniziato nel '94 con l'arrivo nel mio laboratorio e proseguito a partire dal suo accoglimento della difficoltà e della durata di una formazione interminabile), mi viene a mente il vecchio adagio natura maestra di vita, che mi interroga altresì sulla collocazione, per così dire "esterna" dell'essere umano nella natura, pur facendone parte. Contraddizione insanabile, doppio irriducibile che ci destina ad essere osservatori e osservati, testimoni, interfaccia.

E' lì, in questo "fra" che, mi sembra, Daria collochi il suo cavalletto (mobile per eccellenza, malfermo e precario), cioè a metà strada fra la certezza illusoria dell'io "che già sa" e la natura "che fa" agita da una conoscenza che ci trascende e ci interroga.

Il riemergere del sacro. quanto più ci si distanzia dalla natura umana ormai degradata, disperatamente inconsapevole. Daria Cerqueni non ama dipingere gli umani; ad essi preferisce sempre alberi, boschi, squarci, vecchie strade, sentieri, cielo.
Il suo segno-gesto non è umanamente espressionista né concettualmente astratto in senso kandinskiano ma profondamente cezanniano, teso cioè verso lo schiudersi di una progressiva conoscenza-coscienza di se e del mondo, un fare con attenzione, rigore e tempo (tutto il tempo necessario.), un avvicinarsi progressivo alla struttura della natura, nella sua specifica vegetale, per introiettarne i suoi ritmi, le sue virtù. La sua pittura-esperienza così ascende, per successivi dissolvimenti del suo ego, propiziati dal dischiudersi al suo sguardo, passo dopo passo, dell'esistenza nobile, dell'essenza eterna e quindi sacra della natura senza l'uomo.
I suoi quadri testimoniano il progressivo espandersi accogliente della "sua natura".

I quadri di Daria Cerqueni si impregnano progressivamente di semplicità quanto più cresce la sua tecnica:
non c'è semplice dove regna il facile.
Come in Mondrian, tutta l'arte di Daria Cerqueni è tesa alla semplificazione e alla ricerca dell'essenziale.ma è lunga la via da percorrere per trovare il semplice...va attraversata la difficoltà. Come fare a convincersi oggi che è la strada più lunga a portarti a casa prima, come in un bordo di bolina, come in una salita in montagna. Iniziare un vero percorso artistico equivale ad accettare che il tempo "si segni", ci insegni, ci cambi.

Per Daria Cerqueni il dipingere è dare senso all'Intervallo perduto (G. Dorfles) anche a costo di essere fuori tempo.
E' possibile trovare il semplice senza aver considerato la complessità? Come cavar Natura dalla natura? e percepire l'equilibrio se si è squilibrati, e vedere gli oggetti essendo miopi, e ascoltare se distratti? E' l'attenzione ciò che necessita ad ogni dispiegarsi di verità, quella di Cezanne, quella di Nicolas de Stael, di Zao Wou Ki...maestri-faro incontrati per strada e, come strada, percorsi, mirati.
Sistemare il Mito dinanzi a se per vivificarlo col proprio fare laddove lo sguardo all'indietro, sistematico, lo rende mitologia inservibile.

L'Arte parte dal non sapere, dal far husserliana "epochè"! E' ciechi che si inizia un itinerario artistico. E' considerando il nostro limite, la nostra inadeguatezza, il nostro deficit. Come ammetterlo, perché farlo? Accade. Dove, in ogni vita, inizia a fallire l'illusione del controllo su ciò che è Altro, sul nostro es, laddove, nel percepirsi vacillare non si ammette né droga né psicofarmaco a dissolverci il disagio, lì è il luogo di ogni cominciamento, di ogni passo di un'impossibile presa definitiva (cioè che definisca, controlli, completi). Nessuna fine e nessun fine in un percorso artistico.solo rilanci all'infinito, semplificando ancora, accogliendo nuove domande. Come capire l'arte contemporanea e come poterla amare se non si coglie la relazione profonda instaurata dopo la fine degli accademismi (complice anche l'invenzione freudiana dell'inconscio), fra l'opera e l'autore, fra l'io profondo (l'es) e il suo specchio, fra contenuto e contenitore, fra motivo esigenza e dunque forma.
L'arte visiva è "forma informata" dall'autore che ne viene sorprendentemente a conoscenza per primo e se ne nutre divenendo Altro.

Il lavoro di Daria Cerqueni, nella sua raggiunta personale bellezza, parla di tutto ciò con umiltà e fermezza: ora sta a noi trovare la via per intenderlo.

inaugurazione :
sabato 19 gennaio 2002 ore 18.30

A.C.T.I.S.
via Corti 3/a Trieste

orario:
giovedì 19.00-20.30
venerdì 19.00-20.30
sabato 17.00-19.30
domenica 11.00-13.00


catalogo a cura di Paolo Cervi Kervischer in galleria

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