Italo Zuffi
Italo Zuffi
Emanuela De Cecco, novembre 2001.
Ingresso vietato
Trema l'immagine. Una porta chiusa, stilizzata, bianca, classica, elegante. Musica di fondo, un ritmo poco più che accennato, non accade niente. Siamo inchiodati ad un'attesa che non necessariamente è destinata a produrre un risultato. Inchiodati davanti ad un'immagine chiusa, non sappiamo cosa si nasconda oltre quella porta, la storia non va avanti, niente assicura il lieto fine, niente fa pensare che sia possibile andare oltre. Il movimento sembra dare corpo alla tensione di un dubbio che al momento non trova via di uscita. (Shaking doors, 2001).
Corsi e ricorsi della storia
"Ho esposto per la prima volta questo lavoro nel marzo del 1999. I giorni seguenti, sulle pagine dei quotidiani venivano pubblicate immagini di case sventrate da bombardamenti. Avevo così davanti due modelli: quello ricostruito, scomposto, all'interno della galleria e quello riprodotto a due dimensioni su carta. In entrambi i casi gli edifici occupavano uno spazio, tangibile e preciso. Lo spazio percorribile e quello emozionale si sovrapponevano, mischiandosi in modo tale che era poi impossibile separare i due modelli, i quali apparivano come fusi l'uno nell'altro, nonostante tentassero di rigettarsi a vicenda.
Due modelli, entrambi reali, entrambi carenti di una percorribilità reale". (Italo Zuffi sulle Scomposizioni).
Oggi, ogni riferimento a fatti reali è tutt'altro che casuale.
Contr(effetto trailer)
Un uomo cammina sul bordo di una piscina, progressivamente aumenta il passo, corre.
Lo insegue l'occhio-spia della videocamera, è così insistente che sembra letteralmente stargli addosso, è solo in chiusura che riprende le distanze per perdersi nell'acqua, scivolare sulla superficie. Si avverte la presenza non svelata di uno sguardo. Messa in scena di una relazione, gioco di ruoli, paura e desiderio (Perimetro, 2000).
Ad un anno di distanza, è lo stesso sguardo che ci conduce dentro un edificio abbandonato. (PRE, 2001). Spazio vuoto, nessun riferimento, l'andare in giro della figura misteriosa è narrato dal ritmo irregolare di una proiezione di diapositive. Alle immagini di tanto in tanto si alternano dei fondi monocromi, colori delicati, pause che allentano la tensione dello sguardo indagatore e scritte che, effetto trailer alla rovescia, riconducono a quell'uomo visto in precedenza e a quel movimento. L'uomo corre perché esegue un ordine, non sappiamo se è complice o se è costretto a stare al gioco, non sappiamo altro sulla natura della relazione ma molto spesso sono gli effetti collaterali a determinare il corso della storia.
Gesti
Gesti, fiori e coltelli a serramanico (Giorno di sole, 2001). Il prato suggerisce primavera, il paesaggio ha un'aria tutt'altro che selvaggia ma la mano che vediamo avvicinarsi al fiore potrebbe essere una sorta di preludio a un epilogo violento. La sequenza di diapositive apre uno squarcio discreto verso una condizione di esistenza gentilmente a rischio. Violenza sottile, niente sangue, non c'è nessuna scena successiva che ci spiega se stiamo assistendo a un taglio o a una carezza. La sospensione della narrazione è la condizione con la quale conviviamo tutti i giorni. La parola fine spesso è una convenzione utilizzata per rassicurarci e tentare di ristabilire un ordine che la vita non consente, da vivi sperimentiamo che a ogni passaggio ne segue uno successivo destinato a modificare il precedente. Anche le ricostruzioni precise dei fatti sono soggette a continua rielaborazione.
Uno dei punti centrali attorno al quale si sviluppa il lavoro di Italo Zuffi è la messa in scena di questa condizione.
La riduzione degli elementi narrativi è elemento ricorrente nelle foto, nei video, nelle azioni dell'artista. Questi lavori ci conducono in una situazione aperta, suggeriscono uno spunto. L'artista traccia alcune coordinate di partenza ma nessun segno ha l'aria di essere stato messo dove lo vediamo per risolvere alcunché. C'è molta differenza tra non capire in che situazione ci siamo venuti a trovare o capire perfettamente che siamo in una situazione dove non solo non è possibile capire qualcosa ma anche in caso di comprensione non potremmo alterare in nessun modo lo svolgimento della storia.
Vertigine accennata, ordinario sgomento, attraverso i lavori di Italo Zuffi, ci confrontiamo con l'inquietudine del dubbio, la consapevolezza che vedere non necessariamente aiuta a prendere una posizione, a volte siamo nella reale impossibilità di farlo. L'artista mette in scena questa immateriale zona di confine lasciando uno spazio altrettanto aperto per tutto ciò che accade fuori campo, per le mille situazioni quotidiane dove un reale procedimento di trasformazione può avere inizio solo attraverso la sospensione del giudizio.
ibridazioni
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