Attraversare le contingenze allargando le prospettive

20/09/2007
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CANTASTORIE

Intervista a Massimo Minini
in occasione della personale di Nedko Solakov che inaugura a Brescia il 29 settembre. La mostra



In un'intervista con Martina Baleva Solakov dichiara "Sono uno storyteller e le mie storie si dispiegano nello spazio". Qual'e' stata la storia di Solakov che ti e' piaciuta di piu' ?

Tra quelle recenti di cui sono venuto a conoscenza, e' una storia che lui racconta e come sempre non si capisce se e' vera. E' quella di quando faceva lo spione per i comunisti nel suo Paese. Lui dice -e naturalmente non possiamo dubitarne anche se la possiamo prendere come un'affermazione poetica - di essere stato al soldo dei servizi segreti bulgari per alcuni anni fin da giovanissimo; dopo di che, credo agli inizi degli anni 80, se ne e' andato sbattendo la porta, 10 anni prima che andasse per aria tutto. Gli archivi segreti del suo Paese non sono ancora stati aperti quindi il suo e' stato un gesto da un lato di espiazione e scusa (mi viene in mente il bellissimo e recente film "La vita degli altri"), dall'altro un gesto d'artista. Lui "apre" i suoi archivi, non avendo i servizi segreti ancora aperto i loro, e racconta tutte le spiate che ha fatto all'epoca. Le racconta esponendo a Documenta due cassetti, due piccoli tiroirs di legno stile anni '60, con dentro le schede delle persone da lui riferite. *

"Wrong Material" (materiale sbagliato) alla Continua, "Dream & Trauma" alla Kunsthalle di Vienna. "The Art of Failure" (L'Arte del guasto) alla Kunsthaus Baselland. Questi sono i titoli di alcune recentissime mostre internazionali a cui Solakov e' stato invitato. Adesso "A Group Show" nella tua galleria con la frase d'apertura: "A volte mi sento come un contenitore-creatura che verifica e separa personalita' differenti (artista A, artista B, artista C)". Cosa spinge i curatori a leggere qualcosa di psicotico nel lavoro di Solakov secondo te? Lui si diverte a porsi come un antieroe?

Anzitutto la mostra nella nostra galleria lui la vede e l'ha costruita proprio come una mostra di gruppo, con lavori che non si assomigliano l'uno con l'altro, che ha scelto fra opere esistenti o recenti e facendone di nuove appositamente. L'ha costruita in modo da spiazzare il visitatore e dargli l'impressione che la mostra non fosse fatta a 2 mani, ma fosse fatta a 4, 8, 16 mani, quindi come se le 12 opere esposte fossero il frutto del lavoro di 12 persone diverse. Una sua caratteristica e' quella di lavorare sul linguaggio, il suo e quello degli altri, dando quindi vita ad opere molto diverse le une dalle altre. Ci sono artisti che creano uno stile e poi a questo stile rimangono fedeli da un lato e schiavi dall'altro. Non so, tra i grandi cito Giulio Paolini che e' molto riconoscibile, mentre Fabro -per citare un altro amico- quando eravamo giovani non capivamo bene se il lavoro fosse veramente suo o di qualcun altro (mi scuso di dirlo). Lui lavorava su filoni molto diversi, con materiali diversi e con immagini diverse. Poi abbiamo capito che la sua era solo una strada piu' ampia all'interno della quale lui andava a zig zag, mentre quelle Paolini o di Carl Andre erano strade nette e rettilinee. Solakov viaggia anche strizzando un po' l'occhio e picchia a destra e a manca nei paracarri e nei guardrail di questa sua strada molto ampia.

Cosa spinga i curatori a leggere qualcosa di psicotico nel suo lavoro non lo so, bisognerebbe chiederlo a loro. Di fatto il suo lavoro puo' esser letto come psicotico, ma anche come quello di un artista che appunto da un lato si diverte e dall'altro indaga sul serio nei vari modi e nei vari linguaggi le differenze e le potenzialita'. Anche le possibilita' che trova in se' stesso battendo un po' il mondo dell'arte con una continua citazione. Devo dire che una caratteristica comune degli artisti di alcuni Paesi dell'Est a noi vicino e' quella di indagare il cosiddetto linguaggio internazionale (quindi fondamentalmente americano) al quale peraltro anche noi italiani ci riferiamo, e questo da' un che di psicotico a lavori che a volte lo sono, ma non sempre.

Mi chiedi se si diverta a porsi come un anti eroe: lui passa dall'essere un eroe ad essere un antieroe, visto che denuncia non solo il sistema, ma la propria partecipazione a questo sistema. Non so se si diverta perche' sicuramente, almeno nel caso della sua collaborazione con i servizi segreti, l'ammetterlo, il dirlo, il dichiararlo, anche se lo ha fatto da artista, non deve essere stato divertente...

Cosa pensi dell'installazione sulla diatriba tra Ex Unione Sovietica e Bulgaria per la produzione e la vendita dei kalashnikov, che Solakov espone nell'attuale Biennale di Venezia?

In effetti anche il lavoro alla Biennale con i kalashnikov e' vicino ad un tipo di analisi, o di denuncia, che nei miei anni faceva Hans Haacke partendo da un dato economico e riportandolo all'interno del mondo dell'arte, a volte con una certa ironia a volte no. Ad esempio quando Haacke, partendo dall'acquisto di un'opera d'arte, va ad analizzare chi l'ha comprata, quanto l'ha pagata e soprattutto come ha fatto a fare i soldi.

In passato, durante le tue mostre, hai organizzato incontri con il pubblico in cui artisti o curatori parlavano dei lavori esposti. Chi ti piacerebbe ascoltare raccontare le storie di Solakov (che so, Borges)? Organizzerai un incontro anche in questo caso?

Mi piacerebbe che le storie di Solakov fossero raccontate da Solakov (anche perche' negli incontri precedenti abbiamo sempre parlato in assenza degli artisti protagonisti). Credo che lui potrebbe raccontare con il suo modo un po' letterario andando sopra le righe...
Non so dirti se si fara', perche' non so se mi dira' di si', posso dirti che quando arrivera' (per la mostra) gli chiedero' se tornera' un giorno a fare questo incontro

* "Top Secret" (1989-90) e' esposto a Kassel in Documenta 12 fino al 23/9/2007


Immagini:

A Life (Black & White), 49ma Biennale di Venezia, 2001

The Orientation of the News, 2007, editions of Corriere della Sera and La Repubblica, newspapers from January 2, 2007 to September 11, 2007, felt-tip pen, handwritten text

A Little Thing (for Preventing from Premature Good Luck), 1999 Pearls, corals, mother-of-pearls, artificial stones, metal, wood, stuffing materials, velvet; 18 x 3,5, x 3,5. Edition of 6. Designed and executed by Slava Nakovska. Courtesy the artist.





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