Attraversare le contingenze allargando le prospettive

13/09/2007
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VIA VAI DAL PARADISO

Paradise: Lost or Under Construction?
Tavola rotonda curata da Igor Dobricic(ECF) e Angela Serino per commentare la prima partecipazione assoluta della comunita' Rom e di quella Armena all'interno della Biennale di Arti Visive di Venezia di quest'anno. Parlare delle due mostre considerando il panorama politico europeo e' un'occasione per re-articolare termini come "identita'" e "nazione", per capire le potenzialita' di termini nuovi come "transnazionalismo".
Venezia, 17 settembre 2007
Programma

Premessa all'incontro: (definizione e alcune domande)
di Angela Serino

Che cosa aggiunge di nuovo o di diverso il termine transnazionalismo, rispetto ai piu' comuni multiculturalismo e interculturalismo usati per descrivere la pluralita' di modi di essere e di culture presenti nel mondo? E in che modo e perche' ne parliamo in relazione all'arte?

"Transnationalism is a social movement grown out of the heightened interconnectivity between people all around the world and the loosening of boundaries between countries." (Transnazionalismo e' un movimento sociale cresciuto in seguito all'aumentata interconnessione tra le persone nel mondo e all'indebolimento dei confini tra le nazioni.)
Questa breve definizione di transnazionalismo pubblicata su wikipedia, puo' essere meglio capita se consideriamo un'analisi recente delle trasformazioni sociali in atto fatta da Nikos Papastergiadis (1). Descrivendo il "turbulento" movimento globale degli ultimi anni, Papastergiadis mette in evidenza come la grande massa di persone in movimento sia composta in realta' da una tipologia molto varia di migranti (rifugiati, immigrati stagionali o periodici, cultural migrants). Questi si muovono non piu' in direzione uniche e compiendo percorsi finiti come in passato, ma piuttosto ripetutamente e secondo direzioni molteplici. In questi spostamenti temporanei, grazie ai mezzi di trasporto e di comunicazione oggi a disposizione, i 'migranti' stabiliscono delle relazioni nuove con i luoghi che attraversano e con le altre persone. In particolare, nelle nuove dinamiche di gruppo che si vengono a creare, dimensioni come familiarita' e conoscenza si combinano in modo impensabile fino a poco tempo fa con la vicinanza fisica e la condivisione di spazi reali. Le relazioni personali dei costanti viaggiatori (o 'transmigrants') vengono nutrite, infatti, attraverso legami fisici, vis-a-vis, ma anche attraverso strumenti on-line, come Skype, Flicker, YouTube, Moneygram. Nel momento in cui sono usati questi strumenti diventano delle zone 'franche', di per se' 'transborders' e transnazionali, che permettono di fatto ai migranti di stabilire rapporti sociali economici e culturali che tagliano i confini politici e geografici degli stati-nazione.

Ebbene, il termine transnazionalismo implica tutti questi processi, e mette in evidenza in questo modo una diversa prospettiva sulla realta' multiculturale in cui viviamo.
Mentre multiculturalismo o intercultura pongono, infatti, l'accento sull'incontro tra persone e organizzazioni regolate da norme, abitudini e identita' culturali nazionali, transnazionalismo parla, invece, di persone che di fatto esprimono una pluralita' di condizioni di appartenenza (a un contesto d'origine si affianca sempre quello via via 'ospitante'), e definiscono i propri interessi, prendono decisioni e creano relazioni, muovendosi tra questi diversi contesti culturali, linguistici e nazionali.
Transnazionalismo, in sintesi, pone al centro dell'attenzione la mediazione continua tra questi diversi elementi ed enfatizza comportamenti e forme collettive che -nel bene o nel male- ignorano o mettono sotto pressione leggi e norme nazionali (2).

In questo preciso contesto di riferimento, la partecipazione della comunita' Rom e di quella armena alla Biennale di Venezia, offre interessanti stimoli di riflessione sulla relazione che c'e' tra la definizione corrente di nazione (la stessa che regola, per esempio, la partecipazione ad un evento come la Biennale) e quella che offre il termine "transnazionale"; e, scomponendo ulteriormente il discorso, tra i concetti di identita', nazione e cittadinanza e le possibili reazioni alle trasformazioni della societa' descritte in precedenza.

Pur partendo da condizioni storiche differenti e direi opposte, sia comunita' come quelle roma e armena che quella italiana e olandese (protagoniste dell'incontro a Venezia), si trovano, infatti, accomunate dalla ricerca e sperimentazione di nuove forme di rappresentazione dell'identita' culturale nazionali.
Nel primo caso, siamo di fronte a comunita' che per scelta e per necessita' tragiche non sono identificabili con uno stato, ma che -invitate a prendere parte a una manifestazione come la Biennale di Venezia- propongono una diversa articolazione della loro condizione d'identita' ricorrendo al termine 'transnazionalismo'. Nel caso dell'Olanda e dell'Italia, abbiamo a che fare con moderni stati-nazione occidentali che, sotto la spinta di fenomeni recenti di immigrazione e di globalizzazione economica e culturale, vivono con difficolta' tradizionali forme di rappresentazione dell' idenitita' nazionale, e sono pertanto in cerca di nuove possibilita' di definizione.

Mettendo insieme queste diverse esperienze in un confronto pubblico e ricorrendo al linguaggio dell'arte e alla sua capacita' di ricontestualizzare, mettere in dubbio e trasformare l'uso di termini comuni, la tavola rotonda al Padiglione Rom prova a rispondere -o piu' modestamente- a sollevare alcuni dei seguenti interrogativi:

In che modo possiamo parlare di identita' flessibile e 'transnazionale' cercando di preservare la carica critica di questi nuovi termini e delle istanze che essi esprimono? E cosa implica a livello concreto una identita' transnazionale che non e' previsto o soddisfatto da quella nazionale?

In che senso l'identita' Roma, "adattabile, mobile e ad alta capacita' di fusione", puo' servire come modello per una identita' europea moderna e transnazionale? E cosa possono suggerire, vice versa, gli stati-nazione alle comunita' 'mobili'?

L'enfasi recente sulla mobilita' collettiva puo' rischiare di lasciare intatte certe strutture di potere e dinamiche di legittimazione esistenti nel mondo dell'arte? E quali sono i rischi connessi all'uso dell'identita' culturale come strumento privilegiato di lettura e visibilita' della produzione artistica contemporanea?

In che modo l'arte ci aiuta a immaginare nuovi modi di essere insieme?
E come possono le istituzioni e i professionisti dell'arte facilitare processi in questa direzione?

Come, infine, possiamo raccontare e preservare le nuances, le sfumature, la fluidita' intrinseca a qualsiasi processo di definizione di identita' nazionale, o appartenenza a un gruppo, stato o nazione?

Angela Serino

(1) N. Papastergiadis, "Imagining the State with Mobility" in: "Art, city and politics in an expanding world, Writings from the 9yh International Istanbul Biennial", IKSV, Istanbul 2005. p.261-275
(2) Attori transnazionali -come ci ricorda Saskia Sassen- non sono solo gli immigrati e i migranti culturali, ma anche le multinazionali che regolano il mercato economico globale



Biografia dei relatori:

Katia Anguelova
Curatore indipendente, vive e lavora a Milano.
Nata in Bulgaria, Angelova si e' Laureata in Storia e Teoria della Cultura all'Universita' di Sofia.
Ha frequentato DEA e la prima parte del dottorato all' Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales a Parigi, e nel 2003-4 ha conseguito la specializzazione in pratiche curatoriali a Le Magasin, CNAC-Centre National d'Art Contemporain, Grenoble, Francia. Tra i suoi progetti recenti ci sono: "SuitcaseIlluminated#5, Informal economy", P74 Ljubljana, Slovenia; Mac/Val, Paris, France (con A.Poggianti), 2007; "Stazione Livorno" (con Stefano Boccalini e A. Poggianti) 2007; "Artetica. Descrivere il resto" (con A.Poggianti) a Porto Cesareo, 2007;"Body-Without Organs,Daniela Kostova", 1.60insurgent-space, Tirana, Albania, 2006; "Migre" a Grenoble (F) e a Milan0 (It) 2006; "Con altri occhi" (con Roberto Pinto) Milano 2005.
Anguelova collabora come curatrice con l'Isola Art and Community Centre di Milano, dove ha curato recentemente "Made in", in progetto in cui Daniela Kostova (New York) e Plamen Dejanoff (Vienna) sono stati invitati a ripensare la loro comune origine bulgara.

Daniel Baker
Nato a St Mary Cray in Kent nel 1961, Baker e' il primo figlio in una famiglia numerosa di Roma Gipsy. Da diversi anni, Baker affianca alla sua pratica artistica uno studio analitico della identita' Rom, prima attraverso un master in sociologia (specializzazione in Romani Studies), e dal 2006 con un Dottorato al Royal College of Art. Baker vive e lavora a Londra. E' presidente del Gipsy Council ed editor di "The HUB", la newsletter del Gipsy Council.
I lavori piu' recenti di Baker sono esposti in "Paradise Lost".

Silvina Der-Meguerditchian
Nata a Buenos Aires nel 1967 da immigrati armeni, Der-Meguerditchian e' un'artista che oggi vive e lavora a Berlino. Temi ricorrenti nel suo lavoro sono il ricordo del genocidio e della diaspora del popolo armeno elaborati attraverso la combinazione di documenti di archivio e materiale fotografico dell'artista stessa. Al processo di costruzione e ricostruzione dell'identita' armena, Der-Meguerditchian ha dedicato recentemente il progetto on-line "Under Construction", da cui ha tratto ispirazione per la mostra omonima curata per la Biennale di Venezia,.
http://www.underconstructionhome.net/underconstr_venice/bienal_intro.htm

Annie Fletcher
Critico e curatore indipendente, vive e lavora ad Amsterdam.
Laureata in Storia dell'Arte, Fletcher ha frequentato il de Appel Curatorial Program ad Amsterdam e ha conseguito il Master in Critical Studies al Goldsmith di Londra. Da allora ha organizzato diversi progetti in Irlanda e in Olanda, con l'obiettivo di creare situazioni di scambio e produzione di idee tra istituzioni dell'arte, artisti e societa'.
Tra i suoi progetti recenti ci sono: "If I can't dance (I Don't Want To Be Part Of Your Revolution)" piattaforma dinamica di curatela insieme a Frederique Bergholtz, diverse locations(2005-2008); 'Cork Caucus' con Charles Esche, Tara Byrne & Sean Kelly (NSF) and Art/Not Art a Cork, Irlanda 2005; "The Paraeducation Department" with Sarah Pierce as part of Tracer at TENT./ Witte de Rotterdam, 2004; "Now What? Dreaming a better world in six parts", October 2003 with Maria Hlavajova based at BAK, basis voor actuele kunst in Utrecht, 2003.
Attualmente A.Fletcher e' curatrice insieme a Charles Esche di "Be(com)ing Dutch in the Age of Global Democracy" at Van Abbemusuem di Eindhoven (2006-2008), vincitore del Premio 'Development Award for Cultural Diversity 2006' istituito dalla Mondriaan Foundation.
Fletcher e' docente presso il de Appel Curatorial Training Program.

Timea Junghaus
Timea e' una storica dell'arte e un'attivista culturale. Come prima storica dell'arte Rom in Ungheria, Junghaus e' stata promotrice di diverse iniziative mirate ad una maggiore visibilita' e conoscenza del'arte Rom. Nel 2002, ha fondato Janos Balazs Gallery nell'8 distretto di Budapest, un'area prevalentemente Rom. Nel 2004 ha co-curato "Hidden Holocaust", in cui per la prima volta artisti Rom sono stati presentati alla Kunsthalle di Budapest. E all'estero: "We are what we are - Aspects of Roma Life in Contemporary Art" (exhibition, Minoriten Galerie, Graz, Austria, October 2004); "North and South LAB, Culture and Colonization" (conference, Tanzquartier, Vienna, Austria, March 2005); "Common Space, Exhibition about the Hungarian minority representation" (exhibition, Ernst Museum, Budapest, Hungary, 2006); "About the Absence of the Camp" (exhibition, Kunsthaus Dresden, Germany, 2006).
Dal 2005, Junghaus lavora per l'Open Society Institute di Budapest dove e' responsabile del Roma Cultural Participation Project.
Junghaus e' la curatrice di "Paradise Lost", primo Padiglione Rom alla Biennale di Venezia, 2007. http://www.romapavilion.org

Angela Serino
Curatrice indipendente, vive e lavora ad Amsterdam. Laureata in Scienze della Comunicazione presso l'Universita' di Siena (2003), ha completato il de Appel Curatorial Training Program (2005-06) con il progetto collettivo "Mercury in retrograde" ( http://www.mercuryinretrograde.org).
Ha perseguito fin da subito un'idea di curatela come modalita' di riflessione critica su fenomeni ed aspetti della cultura contemporanea. Tra i progetti recenti: "Catalyst" (exhibition, publication and artist-in-residence programme), con studenti della Rietveld Academy(Amsterdam) e di St.Lucas Academy(Ghent), co-curato con Tessa Giblin al De Brakke Grond, Amsterdam (2006); "Beauty Unrealized: personal universe seeking a form", (exhibition, performances, screenings, lectures) as guest curator, PSWAR (artist-run space), Amsterdam (2006-2007); mostra personale di Ursula Mayer, -collaborazione tra l'Impakt Festival e il Centraal Museum di Utrecht (2007). Come guest-curator presso il TENT., Rotterdam, ha da poco curato "Contemporary Passages: temporary roots and interweaving paths" (exhibition, public talk and film screening) sulla mobilita' e i programmi di residenza.

Guido Tintori
Guido Tintori e' ricercatore presso il FIERI, Forum Internazionale ed Europeo di Ricerche sull'Immigrazione. Dottore di ricerca in Storia della societa' europea, dal 2003 e' membro della rete di eccellenza IMISCOE (International Migration, Integration and Social Cohesion in Europe), iniziativa della Commissione Europea.
Le sue ricerche si sono concentrate sull'integrazione e la partecipazione politica degli emigrati italiani negli Stati Uniti e sugli aspetti storici e legali delle attivita' politiche degli immigrati transnazionali. E' autore, tra l'altro, di "Cittadinanza e politiche di emigrazione nell'Italia liberale e fascista", "Come si diventa cittadini italiani" in G. Zincone (ed.), "Familismo legale. Come (non) diventare cittadini italiani", Roma-Bari, Laterza, 2006.

Immagini:

Gabi Jimenez, Caravans, 2007 digital print, cm 80 x 80, collezione dell'artista.
Dalla mostra "Under_construction: Visual dialogue", Padiglione Armeno a Venezia. Installazione di di Achot Achot, Emily Artinian, Archi Galentz.


In eventi in video:

- Sintesi video degli interventi che restituiscono il senso della discussione
- Igor Dobricic: A proposito di identita' - Video intervista al co-curatore della tavola rotonda
- Annie Fletcher: A proposito di luogo e appartenenza - Video intervista alla curatrice del progetto vincitore del premio Development Award for Cultural Diversity 2006
- Estratti dal video-documentario "Body-without-organs" di Daniela Kostova



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