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Dal white cube al black cube
Video arte nei festival cinematografici? Con la testa ancora a Los Angeles
e al glamour della notte degli oscar, si guarda a New York per
l'International Independent Film and Video Festival in cui viene
presentato, tra gli altri, "The distance to the sun" di Andrea Dojmi.
In queste pagine 4 estratti dal film, un'intervista all'artista e un
rapido 'ripasso' delle interazioni tra il sistema dell'arte contemporanea
e i festival cinematografici; per aprire un dibattito sulle diverse
occasioni e modalita' di mostrare video arte. Dal white cube al black cube
il passaggio e' davvero cosi' facile?
"The distance to the Sun" di Andrea Dojmi presentato al New York Int. Independent Film and Video Festival.
Video arte nei festival cinematografici
Di Francesca di Nardo
Dal 28 febbraio al 6 marzo si alzano i sipari della quindicesima edizione del New York International Independent Film and Video Festival.
Creato nel 1993 dall'impresario Stuart Alson, il festival ha saputo affermarsi come uno degli appuntamenti piu' importanti e prestigiosi del vasto ed articolato panorama dei festival cinematografici indipendenti, insieme a Seattle, Tribeca, Sundance, solo per citare i piu' noti anche al grande pubblico.
Partecipano al festival film-maker provenienti da tutto il mondo, giovani esordienti che hanno la possibilita' di presentare alla vasta platea newyorkese le loro pellicole insieme a quelle dei nomi noti del cinema indie e non solo. Negli anni infatti, il festival ha accolto star dell'establishment hollywoodiano come Cameron Diaz, George Clooney, Jennifer Aniston, Vin Diesel... insomma indie si', ma con una strizzatina d'occhio anche alle Major ...
Come commenta il 'patron' del festival Stuart Alson "Il nostro scopo e' di dare ai film-makers indipendenti un'opportunita' per mostrare i loro film, incontrare i protagonisti dell'industria cinematografica, magari vincere anche dei premi, e dare agli spettatori la chance di vedere un'ampia gamma dei piu' recenti film del circuito indie.
Sono particolarmente soddisfatto della nostra categoria internazionale, che ha attirato un numero record di buoni film. Alcuni veri gioielli saranno scoperti durante l'evento di quest'anno. L'internazionalizzazione del festival e' qualcosa di cui vado particolarmente orgoglioso".
Quest'anno tra i film selezionati c'e' anche "The distance to the sun" l'ultimo film realizzato da Andrea Dojmi e co-prodotto da Netmage Festival, occasione per l'artista italiano di presentarlo ad un pubblico ben piu' vasto e diverso di quello delle mostre d'arte contemporanea .... e opportunita' per riflettere sulle strade 'alternative' a esposizioni e rassegne per mostrare video arte.
L'universo dei festival cinematografici ha una geografia articolata e ramificata nel tempo e nello spazio che conta innumerevoli appuntamenti annuali in ogni parte del mondo con un'offerta, un target e filosofie disparate: dalle grandi rassegne con i tappeti rossi e i mille flash dei paparazzi, come Cannes e Venezia, fino a quelle piu' specializzate, come il London Lesbian and Gay Film Festival o Giffoni Film Festival. In confronto alla diffusione e alla capillarita' del sistema festival la proliferazione delle biennali d'arte contemporanea e' una cosa da principianti.
Ma perche' accostare festival cinematografici e biennali, occasioni espositive cinematografiche e artistiche? Perche' non possiamo non tener conto delle importanti possibilita' di visibilita' che i film festival offrono a numerosi artisti visivi e alle loro opere in pellicola o video. Non sono trascurabili gli slittamenti semantici insiti nella presentazione di un video d'arte in una 'sala cinematografica' anziche' all'interno di una mostra, sia che questo venga proiettato sia che venga fruito a schermo. Tali spostamenti sono dovuti agli ambiti ed ai linguaggi cui appartengo e cui fanno storicamente riferimento questi diversi soggetti, video arte, cinema, arte contemporanea e sui quali invece spesso grava una vaga confusione. Presentare video arte in un cinema non trovo sia un'operazione cosi' banale e scontata. La video arte non nasce in relazione al cinema, inteso sia come linguaggio sia come tecnologia, ma in relazione alla televisione e allo sviluppo delle tecnologie elettroniche. Video arte, cinema e televisione possiedono ciascuno precipue grammatiche. Che la video arte dagli anni'80 abbia attinto e investito con le sue indagini ed analisi la sfera del cinema, la sua storia, il suo linguaggio, e le sue tecniche e tecnologie, e' storia, ma penso non si possa dare per scontato che la scelta di allestire un video in un contesto cinematografico rappresenti un passo sia cosi' breve ed immediato.
Le interazioni, gli scambi e i travasi tra arte e cinema coprono una gamma piuttosto ampia di incroci. Andy Warhol che negli anni '60 abbandona le arti visive per dedicarsi quasi esclusivamente al cinema sperimentale e dalla critica viene considerato un nuovo Lumie're. Julian Schnabel che con "Lo scafandro e la farfalla", in questi giorni in uscita nelle sale italiane, e' arrivato al suo terzo film (dopo "Basquiat" del 1996 e "Prima che sia notte" del 2000) e con il quale ha ricevuto la palma d'oro per la miglior regia all'ultima edizione di Cannes, poco piu' di un mese fa il Golden Globe per il miglior film straniero e ancora per la miglior regia. Infine ha ricevuto la nomination all'Oscar come miglior regista (la statuetta e' andata ai fratelli Cohen, per la cronaca). Un'altra star dell'arte contemporanea, Piotr Uklanski, indossati i passi da regista, ha scelto di fare le cose davvero in grande e ha presentato il suo primo lungometraggio, "Summer Love: The First Polish Western" del 2006 in anteprima al Festival del Cinema di Venezia. "Drawing Restraint 9" di Matthew Barney e' stato presentato tra l'altro al prestigioso Toronto International Film Festival, oltre che nei piu' importanti musei del mondo. "Zidane: un portrait du XXIe'me sie'cle" di Douglas Gordon e Philippe Parreno, presentato a Cannes fuori concorso, due anni fa e' uscito a Parigi con un battage pubblicitario degno del piu' commerciale dei blockbusters. Da una parte quindi come negli esempi sopracitati, molti artisti contemporanei si sono cimentati con la tradizione del cinema, spostando il proprio ambito di azione professionale verso la pratica della regia. Altri hanno continuato, interessati al cinema ed al suo linguaggio con un approccio analitico e di riflessione epistemologica. Basti fare i nomi di Steve McQueen, Tacita Dean, Pierre Huyghe, Matthew Buckingham, Stan Douglas. (Ovviamente non tutta la video arte e' legata al cinema).
Una dei problemi centrali nella scelta di presentare in mostra un video d'artista e' quella legata al tempo. Il tempo della durata dell'opera spesso in contrapposizione con il tempo concesso dallo spettatore alla fruizione del video. Alla questione poi e' ovviamente intrinsecamente vicina la problematica allestitiva di coniugare qualita' e comodita' della visione. Le mostre e le biennali dell'inizio del decennio sono state caratterizzate anche proprio da questi elementi, con una sovrabbondanza di proiezioni che rendeva impraticabile la visione di tutte le opere video esposte. La dimensione festival invece rende possibile la visibilita' di una gran numero di proiezioni, garantendo all'artista o al film-maker di poter contare su un pubblico, vasto ed eterogeneo che 'comodamente' seduto al buio fruisce per tutta la sua durata l'opera video.
Lo spostamento dal white cube al black cube implica uno spostamento teorico e di senso di notevole importanza. Possiamo essere certi che il pubblico dei festival recepisca e possa leggere 'correttamente', con adeguati strumenti critici, l'opera decontestualizzata dal suo ambito di origine e ricontestualizzata in un differente sistema di visione?
Tra gli artisti italiani che hanno scelto la strada del festival possiamo ricordare Olivo Barbieri che ha presentato il suo "Sevilla 06" all'ultima edizione del Sundance Film Festival nella sezione Concorso cortometraggi, come aveva gia' fatto due anni fa per il suo "Site Specific_Las Vegas 05", che per altro ha girato anche altri festival culto come Toronto, Locarno e Rotterdam, dove l'anno scorso oltre a Barbieri, Francesco Jodice ha presentato "Sao Paulo_ Citytellers" e Gianluca e Massimiliano il loro "Zakaria" tutti nella sezione As Long As It Takes.
New York International Independent Film and Video Festival 2008
28 febbraio - 6 marzo 2008
ImaginAsian Theatre
239 E. 59th Street,
New York, N10022
Village East Cinemas
181 2nd Avenue at
12th Street, New
York, NY 10003
Per saperne di piu' sul Festival
Intervista di Francesca di Nardo ad Andrea Dojmi
Articolo e intervista in formato PDF da stampare
staff@undo.net
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