A Berlino, tra Biennale e sperimentazione
Il 4 aprile prende il via la quinta Berlin Biennale d'arte contemporanea, ma
l'opening non sara' il momento clou. In questa capitale europea aprono una media di
8-10 nuove gallerie al mese e vive la piu' alta concentrazione di creativi per
numero di abitanti, fra cervelli in fuga ed extracomunitari anche americani: esuli
ideologici alla ricerca di una migliore qualita' della vita che si spostano in
bicicletta in quartieri ad alto tasso di speculazione edilizia e in una scena
culturale vivacizzata da spazi d'arte non profit. "When things cast no shadow" e' il
titolo di questa biennale che non richiamera' le stelle dell'art system a fare ombra
sulle proposte dei tanti spazi pubblici e sperimentali cittadini, ma anzi avra'
anche una versione notturna che fino a giugno dara' vita a una costellazione di
proposte interdisciplinari in diversi luoghi della citta'. Ce ne parla Marina
Sorbello, uno dei fondatori e co-curatrice del progetto Uqbar a Berlino che sviluppa
nuovi format espositivi con una rete di spazi europei. Ma non dimentica le sue
radici e loro non si dimenticano di lei, invitandola ora in Sicilia a gestire una
Rassegna del Contemporaneo. Cosi' nella sua intervista si parla di cose da vedere a
Berlino, di un open call per gli artisti e di performance in piazza ad Acireale...
Intervista a Marina Sorbello
Undo.Net: Raccontaci dall'inizio, come si vive a Berlino?
Marina Sorbello: Sono arrivata a Berlino nel 1999 e all'inizio ho lavorato come giornalista, critico e corrispondente per poi spostarmi progressivamente più nel campo dell'ideazione e organizzazione di manifestazioni d'arte e cultura contemporanea. Per quanto riguarda la città di Berlino, al giorno d'oggi è forse la metropoli in Europa dove c'è la più alta concentrazione di creativi per numero di abitanti, e sicuramente uno dei fattori da cui questo numero dipende è la vivibilità della città, oltre al fatto che qui il costo della vita è più contenuto rispetto ad altre capitali europee. La vivibilità dipende da un discorso di pianificazione che sta a monte, a livello, diciamo, amministrativo; ad esempio la politica di incentivazione dell'uso di trasporti non inquinanti come le biciclette. Al momento la bicicletta è utilizzata quotidianamente dal 12% della popolazione, e si stima che questa percentuale nel 2010 salirà al 15%. Berlino spende per le piste ciclabili 2,5 miliardi di Euro l'anno. Giusto per fare un esempio di politiche sostenibili che migliorano la qualità della vita.
Secondo te quali sono le relazioni a livello di sistema dell'arte tra la Germania e l'America dal momento che diverse gallerie americane stanno aprendo nuove sedi a Berlino? Mi dicevi anche che ci sono molti esuli americani che ci abitano...
Ultimamente molte gallerie, non solo americane, hanno aperto qui una seconda sede e continuando ad aprire nuove gallerie nella città con una media di 8-10 nuove gallerie al mese. Non so davvero come fanno, io non riesco a starci più dietro. Lo stesso vale per gli artisti che si trasferiscono a Berlino, molti americani, ma non solo. C'è anche una grandissima comunità di artisti che vengono dalla Francia e dall'Inghilterra, inoltre la scena dell'arte danese si trova quasi completamente a Berlino. E poi chiaramente questa città è anche un polo d'attrazione per i paesi dell'Europa Orientale che sono diventati membri dell'Unione Europea, ma c'è anche una comunità di intellettuali ed artisti russi molto vasta insediatasi nella città subito dopo il crollo del muro. Negli ultimi anni con la ripresa del conflitto arabo-israeliano e la guerra in Iraq Berlino è diventata anche un centro di attrazione per esuli dal mondo arabo e dall'Iran, e per via dei costi è diventata anche una città dove gli arabi vengono volentieri nei mesi estivi a fare shopping o a trascorrere le vacanze quando in medio oriente fa troppo caldo. Poi c'è la comunità turca. E gli italiani, prima e seconda generazione di immigrati e molti cervelli in fuga... Per quanto riguarda gli americani è anche una questione politica, nel senso che Berlino accoglie una serie di "esuli" che non si trovano in linea con l'attuale governo americano, e quindi preferiscono emigrare e scelgono Berlino per via della qualità della vita e del fatto che anche col dollaro debole qui si sopravvive.
Le gallerie private a Berlino in alcuni casi sembra che abbiano una potenza economica che quasi sovrasta le istituzioni pubbliche.
Questo della potenza economica delle gallerie private rispetto ai budget sempre più striminziti delle istituzioni pubbliche è un fenomeno globale. Le gallerie aprono uno spazio a Berlino perchè avere una sede qui costa meno che altrove, e poi aprire una galleria a Berlino è comunque un'operazione d'immagine, ed anche un modo di stare eventualmente vicino ai propri artisti che si sono trasferiti qui, o per trovarne di nuovi. Tutto è cominciato verso l'inizio degli anni '90 con una serie di galleristi di Colonia che in un primo momento hanno aperto una seconda sede a Berlino e poi ci si sono trasferiti, per cui l'ago della bilancia del sistema dell'arte tedesco si è nettamente spostato dalla Renania a Berlino. Alcune di queste gallerie hanno occupato degli spazi enormi, essendoci qui una disponibilità di spazi piuttosto vasta. Queste gallerie portano avanti un programma espositivo che è quasi museale, se non più impressionante degli stessi musei. Jablonka lo scorso autunno ha proposto (e prodotto) una mostra di Mike Kelley ("Kandor Con 2000") che ad esempio il museo Hamburger Bahnhof difficilmente si sarebbe potuto permettere di produrre. Per quanto riguarda poi le istituzioni pubbliche berlinesi l'attività non è sempre interessantissima, e questo dipende dal fatto che, come in quasi tutto il mondo, i musei sono sottofinanziati, per cui non hanno il potere per produrre mostre di un certo rilievo ed impatto. Tanto è vero che ad esempio l'Hamburger Bahnhof che citavo prima si è appoggiato molto sulla collezione Flick, un industriale tedesco esule fiscale in Svizzera (discendente di una famiglia che si arricchita costruendo armi per Hitler) che ha dato la sua collezione in comodato al museo per un periodo, quindi nei prossimi anni le mostre in questo museo saranno basate su questo. Gli altri musei hanno un'attività di mostre a rotazione e lì è importante quali sono i partner, i finanziatori, ecc...ecc...
Adesso in occasione della Biennale ci sono mostre importanti nei musei pubblici?
Uno dei musei, la Neue Nationalgalerie, ospiterà parte della Berlin Biennale. All'Hamburger Bahnhof c'è una mostra di Wolfgang Tillmans dalla collezione Flick. Poi ci sono alcuni Kunstvereine, che sono associazioni no profit di diritto privato finanziate con fondi pubblici e lì non mi sembra che ci siano al momento mostre che possono reggere il paragone con la Berlin Biennale.
A proposito della Berlin Biennale mi dicevi che è stato fatto un lavoro molto particolare del quale ancora non si sa molto.
Per quanto riguarda il programma esatto della Biennale, verrà reso pubblico la prossima settimana in occasione dell'inaugurazione, è stata già resa nota la lista degli artisti, e quella di coloro che parteciperanno al programma notturno. Ci sarà infatti un programma diurno dedicato alla mostra ed un programma serale che si basa su eventi come discussioni, presentazioni, concerti, performance o visite guidate. I due curatori Adam Szymczyk e Elena Filipovic, a giudicare dalla lista degli artisti, mi sembra che abbiano evitato di invitare art stars, un pò anche per prendere le distanze da tutto quel mondo dell'arte che ruota intorno al mercato, al glamour, al presenzialismo del vedere ed essere visti. Già questa mi sembra una cosa apprezzabile. Non c'è un tema generale, per cui sarà difficile parlare della Biennale senza averla vista, nel senso che tutto si baserà su associazioni e parentele tra i vari lavori e sul dialogo che si instaura tra gli artisti e gli spazi.
Questo è dovuto ad una scelta di format?
Posso immaginare che abbia a che vedere con una questione di format, è chiaro che il formato Biennale, così come lo conosciamo non funziona più, basta pensare alla Biennale di Venezia: è un formato in crisi. I due curatori hanno posto meno enfasi sull'inaugurazione e viceversa hanno investito di più su eventi che si svolgono per tutta la durata della mostra. Allo stesso tempo questa è un'operazione di marketing, nel senso che si incoraggia il pubblico a venire non solo o non necessariamente per l'inaugurazione, cosa che con ogni probabilità si rifletterà anche sul numero di visitatori paganti. Grazie al fatto inoltre che la biennale collabora per il programma notturno con una serie di associazioni, enti, gallerie ed istituzioni berlinesi, si può parlare anche di un'operazione di marketing diffuso, per cui la comunicazione della Biennale si basa anche sul passaparola e su tutta una serie di comunicazioni incrociate.
Quali sono i principali spazi espositivi scelti per la Biennale?
I Kunst-Werke sono allo stesso tempo gli organizzatori della Berlin Biennale ed hanno uno spazio su tre piani che si trova sulla Auguststrasse. Poi c'è lo Schinkel Pavillon, un edificio costruito da Karl Friedrich Schinkel, un architetto neoclassico, che ospiterà una serie di mostre a rotazione - tra le quali una su Ettore Sottsass a maggio - per tutta la durata della Berlin Biennale; qui il meccanismo è che un giovane artista partecipante alla biennale inviti un suo idolo curandone la mostra.
C'è poi la Neue Nationalgalerie, l'ultimo edificio realizzato da Mies van de Rohe dopo anni passati negli Stati Uniti, una costruzione particolare che pone una serie di problemi per quanto riguarda la presentazione di opere d'arte e di mostre perchè è un enorme parallelepipedo di vetro sorretto da una struttura in ferro, senza pareti interne, con tutta una serie di vincoli architettonici di cui tenere conto quando si installano i lavori. Una scultura minimalista in scala gigantesca, per cui vedremo come funzionerà con le opere.
Infine lo Skulpturenpark che è in una zona incolta nel centro di Berlino, ancora non costruita del quartiere di Berlin-Mitte, dove prima passava il muro. In quest'area, già lottizzata per costruzioni future, una serie di artisti realizzeranno degli interventi site-specific.
Ci saranno anche nei quartieri di Kreuzberg e di Berlin-Mitte degli eventi più 'underground'.
La particolarità di Berlino è l'esistenza di una scena culturale legata ad un settore no profit più sperimentale, con una serie di spazi indipendenti che fanno un'attività di tutto rispetto, magari interessanti per chi viene dall'Italia dove viceversa non ci sono molti spazi indipendenti. Ad esempio consiglio un giro nel quartiere di Wedding, nel centro nord di Berlino, dove esiste un network di spazi che si chiama Kolonie Wedding. Wedding è uno dei quartieri che in questo momento offrono più sorprese per quanto riguarda la programmazione culturale, per tutta una serie di motivi. Uno è la nuova apertura di molti spazi non commerciali, l'altro è che qui diverse gallerie hanno cominciato a sperimentare una serie di collaborazioni nel settore indipendente. Un'altro motivo è che si tratta di un posto dove molti artisti hanno collocato il loro atelier. Quindi la situazione sta iniziando ad essere interessante. E Wedding è anche il posto dove c'è Uqbar,lo spazio che gestisco con le mie colleghe Dorothee Bienert, Dortje Drechsel e Antje Weitzel.
A proposito, come è nato Uqbar e che cosa proporrete in occasione della Berlin Biennale?
Uqbar è nato da un'associazione che avevamo fondato insieme nel 2004. Lo spazio è un'emanazione di progetti che già portavamo avanti, ancora prima dell'associazione. Lo spazio e l'associazione sono nati dalla necessità di diventare istituzione, quindi di organizzarci e non dover sempre dipendere da altre istituzioni per quanto riguarda ad esempio le richieste di finanziamento o anche la firma dei progetti, perchè spesso quando si collabora con altre istituzioni c'è il rischio che il proprio progetto diventi di altri. Per tutta questa serie di motivi è nato Uqbar con una scelta abbastanza repentina, dopo aver trovato un luogo dove trasferirci con l'ufficio che già avevamo. Si tratta di uno spazio dotato anche di una stanza fronte strada che è particolarmente adatta per presentazioni o monografiche o per piccole mostre. Così abbiamo iniziato nell'aprile dello scorso anno con una serie di mostre che vengono sempre accompagnate da un programma di discussioni, workshop, presentazioni di film e così via.
Il tuo modo di operare è sempre stato collaborativo?
Da quando sono arrivata a Berlino ho iniziato a lavorare in rete con altre persone, e Uqbar si basa molto su queste pratiche collaborative in cui ciascuno mette a disposizione le sue competenze e quello che sa fare meglio. Questo principio che funziona sulla scala dell'associazione, lo applichiamo anche ai progetti che Uqbar porta avanti insieme o in collaborazione ad altre istituzioni. Quindi il principio è sempre quello di unire le forze per riuscire a mettere insieme più energie anche a livello di forza economica e contrattuale, e anche intellettuale. Abbiamo una rete di spazi affini per idee, per struttura, per dimensioni, con i quali collaboriamo in diverse parti d'Europa. In Italia attualmente siamo partner di 1:1project per un progetto che ha che vedere anche con la struttura di questi spazi no profit e con il loro modo di lavorare. Poi, sempre in Italia, siamo partner del Festival dell'Arte Contemporanea di Faenza e della Rassegna del Contemporaneo ad Acireale.
Cosa farete come Uqbar in occasione della Biennale di Berlino?
Per la Biennale di Berlino presenteremo un progetto sviluppato in collaborazione con Marianna Dobkowska che si chiama "Manual CC". Si tratta di manuali d'artista su licenza Creative Commons; le regole sono piuttosto rigide, gli artisti infatti devono proporre un lavoro in formato A5 che deve fornire delle istruzioni per fare qualcosa: un'azione, un oggetto, qualunque cosa. La mostra da Uqbar ha due fasi; nella prima, che inaugura il 6 aprile, verranno mostrati i materiali che sono già stati raccolti dalla curatrice Marianka Dobkowska del Center for Contemporary Art Ujazdowski di Varsavia. La seconda fase, riferita alla open call che abbiamo mandato agli artisti, inaugurerà a Uqbar il 25 aprile prossimo. Saranno in mostra gli artisti che entro il 15 aprile avranno mandato il loro manuale per posta, è una mostra che funziona un pò sul principio dell'open source e soprattutto dell'interazione del pubblico, invitato a cimentarsi con le istruzioni fornite dagli artisti. Quindi diciamo che la mostra ha una parte interattiva e performativa.
Trovo interessante il discorso sul format e su alcune scelte che tu stessa hai fatto nel progetto di Acireale, che non sono tanto di natura espositiva ma seguono una logica diversa.
Il punto è che al giorno d'oggi lavorando nell'arte contemporanea, o si entra nel segmento commerciale, e quindi si lavora con quella logica e con un certo tipo di pubblico, oppure, se si sceglie di operare nel settore pubblico no profit, è ovvio che bisogna riflettere sui formati e vedere che cosa ha senso e che cosa è possibile fare. A mio avviso non ha senso fare mostre che scimmiottano la collezione Flick o che comunque hanno quel tipo di agenda, quel tipo di glamour che ha a che vedere con un certo tipo di circolazione all'interno di un certo mercato dell'arte. Il modo in cui lavoro io e le persone con le quali collaboro parte da un altro presupposto. Da una relazione con il contesto inteso sia come territorio che come pubblico. Qui è necessaria la presenza di una componente comunicativa e riflessiva più esplicita. Poi penso che se si lavora in un ambito che prevede un pubblico più generico e in parte con l'appoggio pubblico sia necessario restituire qualcosa a questo contesto, perchè si ha una responsabilità culturale e sociale.
Ad Acireale mi avevano chiamato per pensare ad un progetto che si confrontasse con una specie di passato mitologico, artistico della città, dove negli anni '60-'70-'80 ebbe luogo una rassegna annuale di arte contemporanea che allora era abbastanza importante per gli artisti e i critici che venivano coinvolti, e per l'effetto novità che aveva nell'Italia dell'epoca. Però bisogna anche considerare che all'epoca il mondo dell'arte era molto piccolo rispetto a quello che è oggi. Ad esempio, ci fu nel '72 una mostra di video a circuito chiuso che all'epoca in Italia, e forse anche a livello internazionale, era un'anteprima. Vi vennero presentati artisti pop, graffitisti americani, ci fu il debutto della Transavanguardia, forse la prima e unica mostra dei cinque della Transavanguardia come dice Laura Cherubini, e così via. L'ultima rassegna, nel 1989, intitolata "Periodi di Marmo", fu curata da Germano Celant e a giudicare dalle foto era una mostra bellissima. Questo è stato l'epilogo, un pò la conclusione di un ciclo, in un momento storico emblematico che ha coinciso con la fine del secolo breve - da lì a poco sarebbe crollato il muro di Berlino, e anche tutto un sistema. Sto assolutamente generalizzando, ma direi che nel corso degli anni 90 il mondo è radicalmente cambiato, così come è cambiato radicalmente il sistema dell'arte, e la stessa arte contemporanea. Per cui quando mi hanno chiesto di confrontarmi con la storia di questa rassegna e di preparare una eventuale nuova edizione da presentare nel 2008, la prima cosa che ho pensato è stato di evitare l'enfasi sul formato mostra, sia perchè non esistono le infrastrutture, ma soprattutto perchè dopo anni di assenza di un discorso di arte contemporanea nella città, mi sembrava mancasse un contesto e un pubblico in cui inserire il progetto. Pochi ricordavano le rassegne passate, e a differenza del passato ho preferito portare avanti un discorso più inclusivo che esclusivo. Ho deciso dunque di lavorare ad un progetto che avesse più un carattere dialettico, di formazione e comunicazione, cercando di ricavare momenti e spazi di incontro pubblico per discutere di cos'è l'arte e cos'è la cultura contemporanea oggi, e soprattutto perchè ce ne debba importare qualcosa. Mi sono inventata il nome della manifestazione "Rassegna del Contemporaneo", e ho messo in piedi un gruppo di lavoro eccezionale, senza il quale il progetto non sarebbe stato possibile, veramente un'alchimia umana e intellettuale incredibile (cito e ringrazio: Irene D'Ambra, Ambra Stazzone, Federico Baronello, Raffaele Marmo, Filippo Mancia, Felicita Platania e Sergio Zinna di Zo Centro Culture Contemporanee). Il fatto che io dall'inizio abbia detto di no ad una mostra mi ha creato una serie di problemi, nel senso che per i finanziatori del progetto e per la città, il fatto di avere una mostra, un nastro da tagliare, quindi una photo-opportunity era una cosa molto importante. Ciò nonostante sono riuscita a sensibilizzarli sulla questione educazione e formazione come attività più urgente da attuare, per preparare il terreno magari anche ad eventuali mostre future, per cui il progetto alla fine consiste in una serie di incontri di avvicinamento all'arte contemporanea con artisti e operatori culturali soprattutto attivi nel territorio, e poi di laboratori in cui l'idea è appunto quella di formare e trasmettere competenze. I laboratori sono due, diciamo pratici, uno che ha a che vedere con l'allestimento e la documentazione, ed un altro con la performance. Quest'ultimo laboratorio sarà tenuto da Emilio Fantin e si concluderà con un concorso pubblico di performance con dei premi ecc... Poi ci sarà una mostra, "Mostra di Mostre", che reinventa e ripresenta il passato culturale della rassegna, e una giornata di studi per discutere di formati e di possibilità dell'arte oggi.
Quando si svolgerà tutto questo?
è già cominciato il 15 marzo il programma di avvicinamento all'arte contemporanea ("Pillole di Contemporaneo"), in collaborazione con scuole, enti e associazioni, con una serie di conferenze e dibattiti in varie sedi; il 18 aprile inaugura a Palazzo di Città la "Mostra di Mostre" e lo stesso giorno ha luogo il concorso di performance nella piazza adiacente. La giornata di studi sarà invece il 19 aprile.
Link utili:
Uqbar
Schwedenstr. 16 13357 Berlin T +49.30.46069107
Manual CC
Open call for artists and exhibition
Acireale 2008
Rassegna del Contemporaneo Acireale 2008
Aggiornamenti e programmi della Berlin Biennale 5
Dal 5 aprile al 15 giugno 2008
Kolonie Wedding:
Informazioni sugli open studios:
styles report berlin
Sito web trasversale di appuntamenti a Berlino, progetto italotedesco
Immagini:
Neue Nationalgalerie, Potsdamer Strasse 50, 10785 Berlin-Tiergarten. Photo Copyright Ludovic Balland
Dock 11, Kastanienallee 79, 10435 Berlin. Copyright: Brandenburg Film Commission. Photo Kirsten Seeligmüller
KW Institute for Contemporary Art, Auguststrasse, 10117 Berlin. Photo: Rainer Jordan. Copyright 5th berlin biennial for contemporary art
Schinkel Pavillon, La lampe dans l'horloge. Installation views. Concept and cooperation: Nairy Baghramian / Janette Laverrière. Copyright Uwe Walter
Hebbel Am Ufer - Hau 2, Hallesches Ufer 32, 10963 Berlin. Copyright Marcus Lieberenz. Spazio per alcuni eventi notturni
Le Corbusier Haus. Flatowallee 16, D-14055 Berlin-Charlottenburg - Westend. Copyright/Photo Erika Matthies. Spazio per alcuni eventi notturni
Zeiss-Grossplanetarium. Prenzlauer Allee 80, 10405 Berlin. Copyright Frank-Michael Arndt/Zeiss-Grossplanetarium Berlin. Spazio per alcuni eventi notturni
Kohei Yoshiyuki. From the series The Park, Untitled, 1971. Gelatin Silver Print. Copyright Kohei Yoshiyuki, Courtesy Yossi Milo Gallery
David Maljkovic, These Days: Lost pavillion, 2005, collage, 22,5 x 30 cm. Courtesy Annet Gelink Gallery, Amsterdam and the artist.
Paulina Olowska, Accidental Collages - About Family, 2004 one of 16 C-Prints 74 x 66,8 cm. Courtesy Galerie Daniel Buchholz, Cologne and Cabinet, London
Daniel Knorr, Carte de Artist, 2007
200 pages, objects artist book edition 200 + 40 a.p. Verlag der Buchhandlung Walter Konig Koln IDEA Publishing house Cluj. Copyright Timotei Nadasan and VG Bild-Kunst
Cyprien Gaillard, The Lake Arches, 2007 1:43 min, Edition of 5, Courtesy Cosmic Galerie, Paris
Manual CC a Uqbar
Manual CC: Dan Perjovschi, dick gun
Manual CC: Lucia Tkacova / Anetta Mona Chisa, manual tricks
Manual CC
Manual CC: Christoph Draeger, Your breath
Aleksander Komarov/On Translation: Transparency/Architecture acoustique.
Mostra ad Uqbar
Marina Sorbello, curatrice, giornalista e critico d'arte, vive a Berlino dal 1999. Scrive per diverse riviste d'arte, fra cui The Art Newspaper (Londra), Il Giornale dell'Arte (Torino), per il mensile Specchio (Milano), i quotidiani La Stampa e Il Manifesto (Roma).
Come curatrice collabora da libera professionista con varie istituzioni italiane e internazionali. Fra i suoi progetti attuali e recenti: "Cairoscape" (progetto interdisciplinare, 2008, Kunstraum Kreuzberg Bethanien, Berlin); "Readysteadygo!" (mostra, 2007, Kunsthochschule Berlin Weissensee, Umspannwerk Humboldt Prenzlauer Berg, Berlin); "This Land is My Land" (mostra, 2006, Kunsthalle Nurnberg, Neue Gesellschaft fuer Bildende Kunst, Berlino, www.ngbk.de); "KLARTEXT! The Status of the Political in Contemporary Art and Culture", (conferenza internazionale, 2005, Kunstlerhaus Bethanien e Volksbuhne am Rosa Luxemburg Platz, Berlino, www.klartext-konferenz.net). È curatrice del progetto interdisciplinare Rassegna del Contemporaneo 2008 ad Acireale www.rassegnadelcontemporaneo.it
è fra i membri fondatori e co-curatrice del progetto di Kunstverein uqbar - Gesellschaft fur Reprasentationsforschung e.V., e del relativo spazio no profit che ospita mostre ed eventi a Berlin-Wedding, aperto nel 2007.
Quest'intervista in formato PDF da stampare
staff@undo.net
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