Attraversare le contingenze allargando le prospettive

03/04/2008
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ARGOMENTI

Carta canta
Il MAMbo di Bologna è un museo dalle molte sfaccettature, il 5 aprile inaugura una nuova sezione: SpazioGAM. Qui si vogliono attivare pratiche sperimentali su questioni riguardanti l'autorialità, il valore dell'opera d'arte, la sua distribuzione e la sua conservazione, la partecipazione del pubblico.
Si comincia quindi con un progetto articolato che è stato ideato da Stefano Arienti e Cesare Pietroiusti in un'inedita collaborazione. Le fasi sono diverse: un convegno, un workshop, un'azione, un'esposizione e persino un risultato evidente, almeno in apparenza, sul piano economico.
In questa intervista con Elvira Vannini i due artisti raccontano cosa succede incrociando i punti di vista e moltiplicando quindi ulteriormente i fattori dell'operazione. Non si tratta di fare conti complessi o di conoscere meccanismi economici, ma di scambi spontanei a cui si puo' partecipare, come si ritiene più opportuno, in un gioco di co-responsabilità come sempre influenzato dal caso e dalle inclinazioni personali anche se impostato come "Regali e regole" in un "Prendere e dare" che consente anche di "sbirciare nel museo" in modo inconsueto.










Interviste a Stefano Arienti e Cesare Pietroiusti
a cura di Elvira Vannini


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Stefano Arienti

Elvira Vannini: Sabato 5 aprile inaugurerà questo duplice progetto in collaborazione con Cesare Pietroiusti che è già stato anticipato da un convegno "Arte Denaro Affari, una proposta di partecipazione" in cui è stata presentata una delle opere la "Disponibilità della cosa" con tutte le implicazione giuridiche, economiche e semantiche, insieme ad una discussione sullo statuto stesso dell'opera e le forme di negoziazione del museo con il pubblico, i collezionisti, gli artisti e tutte le dinamiche del sistema. Come nasce questa collaborazione, cosa focalizza e qual'è il primo step del progetto?

Stefano Arienti: Conosco Cesare Pietroiusti da molti anni ma è la prima volta che mi capita di lavorare direttamente insieme a lui. Abbiamo pensato spontaneamente di collaborare perchè abbiamo scoperto che alcune cose che facciamo hanno delle similitudini. Cesare ad esempio ha lavorato con il denaro ed io ho lavorato con la carta, ed abbiamo pensato che potesse essere interessante provare a fare un'opera dove queste due cose confluissero.

Uno degli aspetti interessanti - a parte il lavoro in sinergia e la ulteriore collaborazione in un'opera che poi diventa collettiva - è quello che in un certo senso viene proposto un nuovo uso delle cose attraverso processi di scambio e di negoziazione in cui entra anche il museo. Raccontaci un pò come si struttura questa "disponibilità della cosa", questo processo al quale si può aderire attraverso un patto di compartecipazione con gli autori e quali dinamiche si innescano.

Disponibilità della cosa è forse la più ambiziosa delle opere che presentiamo, perchè prevede non solo la collaborazione tra me e Cesare, ma anche fra noi e il pubblico e fra il pubblico e il museo, quindi si innesca una serie di relazioni impreviste e imprevedibili, che si amplificano tra tante persone, tra tanti attori differenti. Non era esattamente mia ambizione quella di creare un'operazione così complicata, però è stato molto divertente. E da questo punto di vista forse Cesare è più specialista di me, anche se da sempre abbiamo avuto l'idea di fare delle opere che instaurano con il pubblico relazioni più complesse di quelle che sono comuni al sistema di un'opera d'arte. Dato che qui si tratta di una mostra che ha a che fare con l'idea di museo e di collezione, questa era un bella occasione di partenza.

Infatti la mostra rientra in un progetto di attraversamento della collezione permanente del Mambo, in una serie di esposizioni temporanee e di attività sperimentali in cui c'è anche l'idea di mettersi in gioco. Accennavi a un qualche cosa che innesca relazioni impreviste e che non è soltanto un oggetto d'arte ma che ha appunto delle implicazioni economiche giuridiche, semantiche ecc...
Si può aderire a questa proposta quasi paradossale che non è contemplata nelle categorie del diritto civile ma che è anche perfettamente legittimata, quasi un dispositivo che può proliferare in modo incontrollato. Quale è la tempistica e cosa accadrà dopo il 2011, che se non sbaglio è la data di conclusione di questo progetto, e come si può interagire con la cosa?


Da adesso fino al 2011 ci sarà la raccolta di banconote che vengono chieste al pubblico per realizzare un'opera che ne sarà interamente costituita. In particolare io piego le banconote e le dispongo tutte insieme per fare una scultura, come ho già fatto, perchè tra le prime opere che ho realizzato 20 anni fa ci sono lavori realizzati piegando la carta. Non ho mai piegato - tranne in una sola occasione, e si trattava di denaro già buttato - delle banconote. In questo caso si tratta di banconote da 50 euro contemporanee, quindi si innesca un meccanismo molto più complesso anche dal punto di vista legale. Infatti abbiamo avuto bisogno della consulenza di un legale, che è diventato a tutti gli effetti un autore assieme a noi di questa scultura.
Dopo il 2011 la scultura verrà venduta e si scoprirà a quel punto qual'è il suo valore, quanto di questo valore dipenda dalla semplice quantità di banconote e quanto invece dall'intervento artistico che abbiamo eseguito io e Cesare con la partecipazione del pubblico. Siccome io penso che siamo autori tutti, non soltanto io e Cesare ma anche tutte le persone che ci hanno dato il denaro, comparteciperemo agli utili tutti quanti. Noi ora consegniamo un certificato di partecipazione a quest'opera e in seguito, restituendoci il certificato, le persone avranno una percentuale sui guadagni della vendita.

Ci sarà anche un workshop, un evento espositivo, e una serie di appuntamenti all'interno del MAMBO. Puoi anticiparci qualcosa di questa programmazione che durerà fino al 29 giugno?

Il workshop si svolge nel periodo precedente all'inaugurazione, qui le persone che aderiscono, partecipano alla costruzione fisica delle opere. Anche un pò dietro le quinte; ad esempio a come si mettono le cose nello spazio, come si esplora lo spazio, al perchè queste opere hanno anche lo scopo di raccontare che cos'è il museo.
Ci sarà poi una 24 ore a giugno in cui inviteremo tutti a partecipare, a stare lì con noi nel museo per discutere tutto quello che stiamo facendo. Ci sono quindi molti modi per interagire, non ultimo il fatto che durante la mostra non si è solo invitati a dare delle cose, ma noi offriremo al pubblico la possibilità di prendere gratuitamente delle cose; quindi c'è anche uno scambio reciproco che avviene in uno luogo privilegiato, che è il museo, dove tutto quello che si fa diventa arte e a maggior ragione quello che fanno gli artisti.

Cesare Pietroiusti

Elvira Vannini: Abbiamo parlato della "Cosa" come di una sorta di entità in cui convivono valori distinti e contraddittori a livello sia astratto-simbolico che concreto e reale. In altri lavori tu proponi dei nuovi modi e dei nuovi usi delle cose attraverso processi di scambio e negoziazione. In che senso e poi cosa accadrà dopo che il pubblico ha aderito al patto di compartecipazione con gli autori?

Cesare Pietroiusti: Mi fai 3 domande insieme. La prima risposta è che mi interessa il fatto che nella banconota, come entità autonoma, si possano ritrovare funzioni e caratteristiche che sono molto semplicemente riconoscibili ma allo stesso tempo difficilmente possono essere messe insieme da un punto di vista concettuale. Voglio dire che normalmente le teniamo separate. Si tratta in pratica del fatto che nella banconota si ritrova da una parte il suo valore simbolico, astratto, di equivalente generale delle merci, cioè il fatto che per noi una banconota da 50 euro vale quel quantitativo di denaro con il quale possiamo comprare merci. Dall'altra parte però una banconota, oltre ad essere un equivalente generale astratto per cui una banconota vale l'altra a parità di euro, la banconota è anche un oggetto fisico, che ha una consistenza cartacea, un colore, una forma, che ha delle caratteristiche precise.
Ad esempio, come qualcuno ricorderà, le vecchie mille lire erano sede di messaggi, le persone ci scrivevano sopra nello spazio bianco dalla parte opposta alla testa di Giuseppe Verdi. E in questo caso la banconota acquisiva una funzione in più, una funzione diversa rispetto a quella del semplice valore astratto monetario. Mi sembra interessante che quest'opera restituisca alla banconota la sua funzione, la sua caratteristica fisica, cartacea, per cui la fa diventare un'elemento costitutivo di una scultura pur mantenendone il valore simbolico attraverso un processo di valorizzazione e di partecipazione economica di chi dà le banconote per costituire l'opera. Noi le trasformiamo: Stefano le piegherà per farle entrare a far parte della scultura e così la banconota ritornerà ad avere entrambe le caratteristiche.
Per quanto riguarda la seconda risposta, a me interessa, come credo a tutti gli artisti in generale, il fatto che si mettano in discussione, oppure si possano vedere con uno sguardo diverso, gli usuali processi di scambio e le usuali attribuzioni di valore e di uso che si danno normalmente alle cose. La mia modalità di agire è piuttosto semplice: si basa proprio sul fatto di mettere una cosa al posto di un'altra, di rovesciare a con b e mettere b al posto di a, quindi mi sono divertito, diciamo così, soprattutto in questi ultimi anni, a trasformare le normali transazioni mettendo ad esempio il denaro dall'altra parte della barricata.
A Birmingham qualche mese fa ho fatto una performance in cui c'era un negozio, che è stato aperto per una giornata nel centro della città, dove si vendevano banconote da 10 o da 20 sterline. Per potere acquistare queste banconote il pubblico doveva semplicemte guardare la banconota scelta per un certo numero di minuti. Tu guardi la banconota da 10 sterline per 14 minuti, 7 minuti da una parte e 7 minuti dall'altra e la banconota diventa tua.
Questo è un semplicissimo processo di rovesciamento, un gioco sociale in cui quello strumento che tu usi abitualmente per comprare della merce, passa dall'altra parte della barricata, della transazione economica normale, e da oggetto che ti consente di comprare diventa oggetto che viene invece acquistato.
Lo sguardo umano che è il bersaglio di tutta l'economia di mercato, della pubblicità, della televisone, dello spettacolo in generale, diventa in quel caso la valuta. Il tempo del tuo sguardo, i minuti del tuo sguardo, diventano la valuta che ti consente di comprare, di far diventare tue le banconote. Per quanto riguarda la terza domanda noi non sappiamo esattamente cosa accadrà nel 2011. Abbiamo messo in campo, credo, un dispositivo che consente varie possibili opzioni. Quello che noi ci auguriamo è che molta gente partecipi a questo contratto e che quindi avremo una scultura fatta di tante banconote, e speriamo anche che questa partecipazione possa aumentare l'interesse critico, culturale, non solo necessariamente economico, su questa opera, sui paradossi che essa crea, sulle considerazioni che ognuno può fare sul denaro ecc...ecc...
Credo, come annotava Stefano, che sia forse la prima volta che degli artisti non tanto chiamano alla produzione di un'opera che implica una compartecipazione alla proprietà dell'opera stessa, ma chiamano gli associati, chi partecipa a questa cosa, a condividerne il destino economico: gli utili. Quindi è una formula un pò curiosa, che ha ovviamente degli aspetti paradossali. Chi partecipa può decidere varie cose: se tenersi il certificato che noi gli diamo in cambio - per ogni banconota consegnamo un certificato firmato che è una specie di multiplo - può decidere di riavere indietro i 50 euro in qualsiasi momento ridandoci il certificato, può decidere di partecipare al destino dell'opera e dividere con noi gli eventuali utili derivanti dalla vendita. Ovviamente qualsiasi vendita della scultura sarà effettuata ad una valore superiore, adesso non possiamo dire di quanto, di quello nominale delle banconote che la costituiranno. Finchè ciò non accadrà, il Mambo di Bologna resterà il garante ed il custode di quest'opera che poi ovviamente potrà essere esposta come qualunque altra, in tutti i musei ed in altre mostre.

Il progetto è un'elaborazione complessa in cui sono inclusi non solo gli artisti ma anche il pubblico, il museo, i collezionisti ecc... Si potrebbe parlare di autorialità multipla - citando un pò implicitamente Boris Groys solo per rimanere nell'ambito della critica d'arte - oppure questo ha a che fare più con i meccanismi economici e le logiche di mercato, o c'è un corto circuito dell'autorialità e se c'è in che passaggio?

Trattandosi di un'opera ideata e realizzata da due artisti, ognuno si può prendere la responsabilità di quello che pensa personalmente e un pò meno di quello che pensa l'altro. Per quanto riguarda me, visto che forse su questo punto il pensiero di Stefano è leggermente diverso, la messa in discussione del meccanismo "moderno" dell'autorialità, dell'autore e del suo diritto, certamente sono tematiche che mi hanno sempre interessato.
Molti dei miei lavori sono fatti per delega, spesso sono fatti in collaborazione; mi rendo conto che sono un pò come un musicista che a volte suona con una band facendo un lavoro con un gruppo di artisti, altre ne fa uno diverso con un altro gruppo. Perchè in effetti mi interessa condividere il processo di pensiero con persone che pensano in modi diversi; quindi il problema dell'autorialità sicuramente mi interessa. Per "Disponibilità della cosa" in particolare io non credo che si possa dire che il pubblico che ci dà i 50 euro diventi co-autore, mi sembra una definizione impropria in questo caso; però sicuramente è compartecipe del destino dell'opera, il che innesca una rete di contatti e di interessi, non solo economici ma anche specifici, di contenuto dell'opera. La triangolazione con l'istituzione, con gli artisti ed il pubblico sicuramente c'è, non parlerei però per quest'opera specifica di co-autorialità.

In questo appuntamento al Mambo intitolato "Regali, regole: prendere, dare, sbirciare nel museo" ci sono anche una serie di altri micro-eventi all'interno dello spazio. Di cosa si tratta?

C'è un altro lavoro che non definirei un lavoro micro, ma un lavoro macro anche per quanto riguarda le sue dimensioni spaziali. In effetti di fronte al posto in cui raccoglieremo le banconote e Stefano le piegherà, c'è una parete lunga circa 15 metri e alta 4 o 5 che sarà completamente coperta di disegni. Saranno circa 1200 fatti metà da Stefano e metà da me, già dall'inaugurazione - almeno da una certa ora in poi - e nei giorni successivi, questi potranno essere presi e portati via dal pubblico. Ogni persona potrà scegliersene uno, di Stefano o mio, e portarselo a casa. Faccio presente che sono tutti pezzi unici, uno diverso dall'altro, tutti individualmente firmati. Sarà così per tutta la durata della mostra, e noi speriamo che ci siano molti spettatori così da reintegrarli quando la parete si svuoterà. Ne abbiamo preparato moltissimi, centinaia, migliaia di disegni...
Tra l'altro all'interno del workshop, che tu hai citato e che è cominciato ieri, con un gruppo di questi giovani artisti e studenti d'accademia io sto in effetti realizzando 1000 disegni; 500 sono fatti con il vino - il San Giovese di Romagna, in omaggio ovviamente a Bologna e al suo vino doc - e 500 sono fatti con acqua di rubinetto, perchè l'acqua di rubinetto su certe carte ha un effetto particolare che chi vuole potrà vedere. Questi disegni, e qui c'è forse il discorso sulla condivisione dell'autorialità, sono realizzati nel workshop su mia indicazione generica della modalità e delle tecniche, ma vengono fatti da alcuni dei ragazzi partecipanti e di conseguenza saranno a doppia firma: la mia e quella della persona che li ha materialmente realizzati durante queste giornate di lavoro. Poi ce ne saranno anche altri che io ho fatto in precedenza.

Puoi dirmi qualcosa sul dislocamento dei passaggi per il pubblico?

Il terzo concetto legato a questa mostra è lo sbirciare, e poi ci sarà anche un'origliare. Lo sbirciare si riferisce al fatto che daremo al pubblico la possibilità di passare da alcune uscite secondarie del museo che normalmente sono utilizzate solo per scopi di servizio. Questo consentirà di mettere il naso in alcuni luoghi particolari, come ad esempio i magazzini del museo. Si tratta di un piccolo sbirciare. Ci piace il fatto che proprio lo spazio espositivo nel quale ci sarà la mostra sia circondato, almeno su 2 dei suoi 4 lati, da spazi di servizio: la falegnameria, gli uffici, la sede di controllo delle camere a circuito chiuso e il magazzino. E ci piace che alcuni di questi spazi possano essere esplorati, anche se brevemente, di passaggio e non in modo contemplativo, vogliamo creare una situazione in cui le persone possano semplicemente passare e scrutare quello che c'è con la coda dell'occhio.

Regali e regole. Prendere, dare, sbirciare nel museo dal 5 aprile al 29 giugno
MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna
Via Don Minzoni, 14 Bologna
http://www.mambo-bologna.org

Immagini:
Stefano Arienti e Cesare Pietroiusti, immagini dal workshop di Regali e Regole. Prendere, dare, sbirciare nel Museo. Foto Matteo Monti
Cesare Pietroiusti, Machelem, 800 opere in distribuzione gratuita in occasione della mostra Looking for the border, Bruxelles, novembre 2007
Cesare Pietroiusti e Paul Griffiths, Eating Money - an Auction. Nell'ambito di Paradoxycal Economies: Ikon Gallery, Birmingham, maggio 2007. Foto Chris Keenan. Performance: al termine di un'asta i due artisti ingeriscono le due banconote corrispondenti all'offerta più alta; dopo il passaggio nel loro corpo le restituiscono al vincitore dell'asta insieme ad un certificato.
Cesare Pietroiusti, Dai una banconota da 20 euro all'artista: egli la tratterà con acido solforico e te la restituirà corredata di un certificato. Performance nell'ambito della mostra Looking for the Border, Bruxelles/Strombeek, Ottobre 2007. Foto Martina Della Valle.

Elvira Vannini e' storica dell'arte, critica e curatrice indipendente. Vive e lavora a Bologna.

Quest'intervista in formato PDF da stampare

staff@undo.net



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