Il totale è più della somma...
Dall'incontro tra un'associazione culturale torinese e una società di Barcellona che investe a livello internazionale in progetti culturali nasce Transport+. Giulia Coss e Francesca Gambetta ci raccontano la genesi e gli sviluppi di un progetto che nasce per creare occasioni di visibilità alla giovane arte, che si collega con il lavoro svolto da fondazioni e istituzioni, che cerca il contatto con i grandi eventi cittadini e che ha l'obiettivo di diventare una Kunsthalle.
Il contenitore è un garage degli anni '50 ristrutturato, il contenuto sono grandi installazioni in cui giovani artisti si mettono alla prova; i primi sono stati i gemelli De Serio, sabato 12 aprile hanno inaugurato Claudia Canavesi e Nadia Galbiati e in futuro...
Intervista a cura di Michela Gulia
Come nasce l'Associazione Passaporto? Puoi dirmi qualcosa di voi e di questo progetto?
Giulia Coss e Francesca Gambetta: Passaporto è nata nel 2004 da una nostra passione per l'arte contemporanea. All'epoca scrivemmo un progetto curatoriale per il Meridien Art and Tech, la prima struttura alberghiera a cinque stelle aperta a Torino in un complesso industriale, quello del Lingotto, ristrutturato da Renzo Piano. Il desiderio era quello di inserire al suo interno delle opere d'arte. Si trattava quindi di lavorare in un contesto molto facilmente fruibile, molto funzionale per i visitatori, un ambiente arricchito da un design ricercato, dove mancava però tutta una componente culturale, che la catena alberghiera puntava ad avere, ma nella quale non aveva ancora investito.
Il progetto si proponeva di portare la cultura dei 5 continenti, la cultura contemporanea, all'interno della sua struttura con l'idea di far sentire i visitatori "un pò più a casa", riconoscendo nell'arte dei propri paesi d'origine, frammenti della propria cultura. Dopo aver proposto il progetto e dopo che l'albergo lo ha accolto, abbiamo cominciato a fare attività di fund-raising per la mostra scontrandoci con la difficoltà di reperire fondi, presentandosi da privati cittadini.
Passaporto nasce quindi così, come conseguenza del desiderio di poter realizzare progetti d'arte e condividerli con un pubblico ampio e variegato. Passaporto è la nostra associazione non profit che ci permette di concepire e realizzare progetti culturali seguendone ogni aspetto: dall'attività curatoriale al contatto con gli artisti, dall'attività di fund-raising alla gestione della segreteria amministrativa, dai trasporti agli allestimenti.
Il progetto Transport+ nasce dalla collaborazione tra la vostra Associazione e la società culturale spagnola Transcultural. Quando e in che modo si è sviluppata?
La collaborazione con Transcultural risale a maggio del 2007.
Transcultural è una società di Barcellona che investe a livello internazionale in progetti culturali ed uno dei suoi membri, torinese d'origine, è proprietario dello spazio di via Tirreno 19. Animato dalla nostra stessa passione per l'arte contemporanea ci ha messo a disposizione un contenitore affinchè ne ideassimo un contenuto.
Abbiamo deciso di non fare più l'esperienza di una mostra fine a sè stessa, ma di lavorare su un aspetto che riteniamo mancare al sistema dell'arte torinese, per non dire italiano. Ci proponiamo di creare un link tra i centri di formazione per i giovani artisti ed il sistema dell'arte. Il desiderio dell'associazione Passaporto e di Transcultural Barcellona è di offrire la prima opportunità di creare un proprio lavoro e di mostrarlo ad un circuito di critici, collezionisti, galleristi, direttori di musei, ai protagonisti del sistema dell' arte contemporanea, che potrebbero decidere di lanciare un artista.
Il nostro obiettivo non è quello di inserirci nella filiera del mercato dell'arte ma di lavorare in un ambito più istituzionale. Noi offriamo un'occasione di visibilità ai giovani, e lo facciamo appunto in questo spazio di via Tirreno, il 500 Art Garage, nell'ambito del progetto Transport+.
Il nome nasce dalla crasi tra Transcultural e Passaporto. Il segno + fa riferimento al fatto che le nostre due realtà, insieme, sono esponenzialmente più forti e più produttive di quanto non potrebbero esserlo singolarmente. Per altro lo spazio è un garage degli anni '50, ristrutturato, nella zona della Spina 1, dove sorge anche la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo: un'area, oggi, propositiva di cultura contemporanea.
Gli artisti sono invitati a creare un'opera ad hoc per lo spazio; noi la produciamo, ovvero finanziamo la produzione di un'opera d'arte che sia la loro prima installazione su scala museale, investendo nei materiali e nelle tecniche. Un lavoro che un giovane artista da poco uscito dall'accademia non potrebbe fare, una prima vera opera, tra l'altro pensata per uno spazio di 400 metri quadrati, che un museo potrebbe effettivamente pensare di acquisire e tenere in collezione. Noi produciamo questo lavoro e gli creiamo intorno un circuito di comunicazione, invitando ai nostri eventi gli "addetti ai lavori".
Gli eventi spot non durano mai più di 2 settimane e sono preceduti da una fase di produzione del lavoro che dura tendenzialmente 2 o 3 mesi e che ha luogo proprio dentro lo stesso spazio espositivo, in questo senso definibile come un cantiere, un'officina, una fucina d'arte e di idee a disposizione degli artisti.
L'opera che noi produciamo rimane di proprietà dell'artista. E se l'artista vende nell'ambito del nostro progetto, sarà lui a gestire la mediazione, senza riconoscerci percentuali.
In che modo selezionate gli artisti? Quali criteri seguite?
Il nostro spazio non ha un progetto curatoriale specifico. Non ci siamo legate ad un tema e non ci siamo legate ad un genere. Noi mettiamo a disposizione lo spazio ad artisti che hanno scelto di fare dell'arte la propria carriera, artisti giovani - una condizione infatti è che siano nati negli anni '70 - che ricerchiamo anche guardando a diversi circuiti di promozione: le Fondazioni per esempio, che adesso fanno workshop in residenza e che selezionano gli artisti dalle accademie continuando a formarli.
Con l'eccezione forse dei gemelli De Serio che erano già conosciuti...
E che noi abbiamo conosciuto tramite la Fondazione Spinola Banna, quindi di fatto sono usciti da un circuito che è quello che ci interessa. Per altro con i gemelli De Serio, con i quali abbiamo inaugurato il progetto di Transport+, siamo riuscite veramente a raggiungere il nostro obiettivo: perchè la mostra presso il nostro spazio è stata occasione di visibilità in funzione della loro selezione tra gli artisti italiani che parteciperanno a Manifesta a Bolzano.
Per i vostri prossimi progetti pensate anche a collaborazioni con altre realtà nel territorio torinese o in ambito nazionale ed internazionale?
A noi indubbiamente piacerebbe molto. Il nostro obiettivo è quello di arrivare a realizzare una Kunsthalle, uno spazio che produca eventi brevi e molto frequenti, senza grandi supporti o sovrastrutture, eventi lampo in cui proporre più artisti possibili. È evidente che questa cosa richiede tanto denaro ed un circuito più ampio, che deve essere gestito in maniera sempre più attenta. Noi adesso riusciamo a gestire 4 eventi l'anno, considerati i tempi di produzione dell'opera.
Transport+ vive di finanziamenti pubblici e privati e l'attività di fund-raising occupa una gran parte della nostra attività.
E poi c'è il vostro main sponsor che è la Fiat 500...
L'associazione Passaporto ha conquistato, per quest'anno, la fiducia di Fiat 500, che ci supporta in qualità di main sponsor. Il nostro progetto, che utilizza uno spazio in progress ogni volta personalizzato dagli artisti, ha molte analogie con quello che è stato il concept di lancio della vettura. Noi abbiamo proposto questo progetto al Centro Stile Fiat, a Roberto Gioito, il designer della 500, e lui ha dato il suo benestare a sostenerlo. L'acquirente della 500 è di per sè un artista! La vettura può essere personalizzata sotto ogni punto di vista, così come l'artista può fare tutto quello che vuole dentro l'involucro bianco che noi gli mettiamo a disposizione. Quindi grazie a questa analogia hanno deciso di investire in quella che è una scommessa anche per loro. Pensiamo che questa collaborazione gli permetta comunque di essere presenti in ambiti in cui la Fiat, come industria automobilistica, non avrebbe potuto entrare e per noi il loro appoggio è, di gran lunga, la risorsa più preziosa.
Abbiamo poi il sostegno delle istituzioni pubbliche, in particolare del Consiglio Regionale Piemonte e della Camera di Commercio. Stiamo lavorando per avere quello del Comune di Torino e della Regione Piemonte. Un altro nostro sponsor, che tutti gli anni sostiene l'attività istituzionale dell'Associazione, è la Cassa di Risparmio di Fossano.
Progetti per il futuro?
La mostra di Giugno: quella di Fabrizio Musa. Un giovane artista di Como che realizzerà un progetto wall drawing all'interno del 500 Art Garage. Fabrizio sta realizzando un grande progetto in collaborazione con l'architetto Mario Botta.
Lo presenteremo nell'ambito degli eventi off congress del convegno mondiale di architettura.
Transport+ cerca infatti di fare cordata ed unirsi alle iniziative che la città propone con l'obiettivo di ampliare i propri circuiti di comunicazione, sempre a beneficio dei "propri" artisti.
500 Art Garage
Via Tirreno, 19 - Torino
Tel. 011 836347
www.associazionepassaporto.org
associazionepassaporto@yahoo.it
Immagini:
500 Art Garage: Gianluca e Massimiliano De Serio, "Gru. Variazione per coro di 6 gru e altoparlanti"
500 Art Garage: Claudia Canavesi e Nadia Galbiati, "Vuoto e materia. Scultura Totale". Work in progress
Questa intervista in formato PDF da stampare
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Michela Gulia è laureata all'Università di Roma "La Sapienza" in semiologia dell'arte contemporanea. Ha lavorato presso la Fondazione Baruchello (Roma), dove ha partecipato a diversi seminari di ricerca , tra cui quello su "Roma '77" con Rogelio Lopez Cuenca, e "Senza titolo per parlarne" con Mauro Folci e Osservatorio Nomade. Attualmente collabora con UnDo.Net
staff@undo.net
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