Art Swap Europe è un forum che ha l'obiettivo di fare rete fra le realtà non profit europee: quasi 80 presenze da 30 nazioni e centinaia di presentazioni e incontri in due giorni a Berlino. Eleonora Farina racconta di cosa si è trattato ma lamenta l'assenza di quegli spazi italiani di cui vi stiamo parlando da oltre un anno.
La situazione italiana non ha ancora quel riconoscimento e quell'appoggio istituzionale che nella maggioranza dei casi gli altri Paesi offrono a queste iniziative, che hanno quindi senz'altro maggior agio per muoversi e progettare. Da noi c'è il timore di un filtro selettivo che potrebbe diventare economico, l'avara paura di spendere energie e competenze per chi non ha abbastanza meriti, e al momento c'è anche chi teme le zecche di turno: riviste, curatori e artisti che hanno bisogno di una rinfrescata. Preoccupazioni lecite o atteggiamento conservativo che sia, le cose si evolveranno in fretta.
… ma l’Italia?
di Eleonora Farina
“OffOff è la piattaforma internet collettiva di tutti gli spazi artistici indipendenti della Svizzera, dei quali è sostenitore di interessi condivisi. OffOff accomuna gli spazi espositivi e progettuali liberi, i quali si riconoscono nel pensiero non-profit. La piattaforma è un contenitore delle presentazioni impegnate e della promozione coerente del lavoro artistico attuale. OffOff è anche una rete delle iniziative autonome e delle attività di curatela indipendenti. Gli spazi off connessi in rete costituiscono il terreno fertile di una scena artistica svizzera in fermento, i quali aprono nuove prospettive in materia artistica. A livello politico-culturale OffOff rivendica il riconoscimento dell'importanza del lavoro svolto dagli spazi off. Per garantire agli spazi off una sicura base finanziaria fondata sulla continuità, OffOff chiede alla pubblica amministrazione mezzi adeguati” (estratto da www.offoff.ch)
Tornando verso casa (destinazione Italia) rifletto su questo weekend trascorso in terra tedesca: due giorni, ottanta presenze, trenta nazioni, centinaia di presentazioni, face-to-face meeting, talk, una sola città. Questi i numeri di ciò che si è svolto a Berlino l’11 e il 12 ottobre.
E i numeri dell’Italia? Uno! Un solo non profit space era presente ad Art Swap Europe, il forum organizzato dall’Internationale Gesellschaft der bildenden Künste (IGBK) - nella figura di Werner Schaub - presso l’Akademie der Künste, che ha visto la partecipazione di circa ottanta spazi non profit, artists-run initiative e international exchange da tutta l’Europa.
Un forum finanziato dalla Commissione Cultura e Media del governo tedesco. Alla sola presenza della romana 26cc, con piacere possiamo ricordare anche quella della neonata 91mQ (artisti italiani con base a Berlino). Ma oltre non si va. E questo lascia un po’ di amarezza. Soprattutto perché sempre più in Italia ultimamente si sta parlando di fare network, di costruire (faticosamente, s’intende) una piattaforma di lavoro comune, di collaborare con l’Estero per presentare la realtà italiana. Poi... è proprio l’Italia che dà forfait a un appuntamento internazionale nella capitale europea dell’arte contemporanea.
Il forum berlinese ha voluto ufficializzare una ormai stabile realtà nel sistema dell’arte: quella del non profit. Una realtà che passa attraverso lo scambio umano, personale, attraverso rapporti costruiti con le famose ‘public relation’.
“We usually cooperate with people not with countries”: citazione dallo spazio 7. Stock di Dresda (DE). Mai citazione fu più vera. Lo spazio non profit, proprio perché svincolato dalle logiche del mercato, dovrebbe essere il luogo adibito alla sperimentazione, lasciato alla completa autonomia del lavoro artistico.
Fare network non deve essere un motto very stylish svuotato di senso. Il suo fine deve essere invece quello di rendere possibile lo spostamento di artisti (e perché no? anche di curatori) dal proprio Paese, in un continuo dialogo con il resto dell’Europa. Proprio da questa esigenza di mobilità prende il via la due giorni berlinese.
Il nome dell’artists-run space A Certain Lack of Coherence di Porto (P) rimanda al libro omonimo di Jimmie Durham, dal quale si cita: “Artists must begin helping themselves”. Più che giusto; se non fosse però che, tra i 76 project space che si sono presentati nel weekend berlinese, solo una manciata ha risposto di avere contatti di cooperazione con l’Italia.
Il forum ha evidenziato chiaramente le più che sane differenze che esistono tra i progetti in un mondo così variegato come quello del non profit: parlo di spazi portati avanti da un’unica persona all’interno della propria abitazione (tra tutti la Sala di Porto - ancora la piccola Porto, una città con più di dieci spazi indipendenti - o Dada Post di Berlino) come invece di spazi che sfiorano i mille associati, perché veri e propri musei regolarizzati dalle associazioni degli artisti nazionali (vedasi la Hobusepea Galerii di Tallinn -EST- dell’ Associazione degli Artisti Estoni, la Pryzmat Gallery di Cracovia -PL- facente capo all’Unione degli Artisti e Designer Polacchi o la Gallery of the Slovak Union of Visual Arts di Bratislava -SK-).
Vorrei brevemente ricordare gli spazi che si sono presentati in questa occasione; ciò non per pedanteria, ma perché può risultare più chiaro, evidente, quanto queste realtà siano alcune volte lontane da quelle che noi italiani usiamo definire non profit.
Inizio quindi con la Produzentgalerie Stedefreund di Berlino, nella quale venti artisti della classe dell’artista Karin Sander (Weißensee Kunsthochschule) lavorano per auto-promuoversi all’interno del mercato dell’arte realizzando ogni anno le rispettive mostre personali e due collettive. Caratteristica tutta tedesca, soprattutto berlinese, quella delle Produzentgalerien (gallerie cooperative di artisti), ovvero gallerie fondate e gestite da soli artisti con il sostegno critico, curatoriale e manageriale di un direttore di galleria scelto dagli artisti stessi.
Il progetto Lådan / the mobile box di Göteborg (S) è, come dice il nome stesso, una struttura mobile dove gli artisti invitati possono presentare brevi eventi artistici (1-2 giorni) nello spazio pubblico da loro scelto. IDEE 01239 e.V. da Dresda è invece un’associazione culturale composta prevalentemente da disoccupati in una delle zone più periferiche della citta’ (Prohlis, una Plattenbausiedlung - residenza di prefabbricati - di 14.000 persone); associazione che cerca di portare cultura in una realtà disagiata dell’Est della Germania, nel segno della presa di coscienza di una ‘responsabilità democratica’ della cultura.
L’Artist Studios South Tel Aviv a Tel Aviv (IL) presenta quattro mostre annuali nei corridoi che fiancheggiano gli studi dei cinque artisti fondatori del progetto. L’EINSTELLUNGSRAUM e.V. di Amburgo (DE) si occupa prevalentemente di tematiche correlate all’‘automobilità’, alla relazione arte e traffico: una volta all’anno organizza performance in spazi pubblici sulla tematica arte-motori.
Nello spazio Mad Woman in the Attic di Porto il solo artista André Sousa utilizza il suo attico privato (10 mq) per la presentazione di quattro mostre annuali, finanziate grazie alla vendita di edizioni d’artista. L’Art Laboratory Berlin di Berlino, per poter evitare la spesa mensile dell’affitto, secondo contratto ha l’obbligo di proporre almeno sei mostre l’anno nel suo piccolo spazio a Wedding. Infine lo spazio Heidelberger Forum für Kunst ad Heidelberg (DE), ideato dallo stesso Werner Schaub, realizza due residenze l’anno per artisti stranieri.
“Do you live for the projects or from the projects?”: questa la domanda chiave finale, per la quale le non profit intervenute non hanno potuto non scegliere la prima opzione. Viene quindi chiaramente evidenziata una mancanza di appoggio, economico ma non solo, da parte delle istituzioni locali.
Ciò non impedisce però di portare avanti dei progetti degni di nota (si vedano le produzioni dei numerosi Kunstverein e Kunsthalle tedeschi, punto di forza della proposta artistica della Germania).
Variegati gli eventi paralleli ad Art Swap Europe e abbondante il tempo da occupare in scambi personali: il programma del forum ha infatti previsto tempi molto rilassati per permettere di dedicarsi alla mostra (un percorso di presentazione delle 76 associazioni, racchiuse inoltre in un comodo booklet in vendita) e agli incontri faccia-a-faccia tra e con i protagonisti di questo progetto.
Gli spazi berlinesi ospitanti hanno poi fornito ulteriori possibilità di incontro: la visita ai progetti della Kolonie Wedding (comprensorio dedicato interamente a studi di artisti e project space) e quella alla mostra “Cairoscape – images, imagination and imaginary of a contemporary mega city”, curata da Marina Sorbello e Antje Weitzel (Uqbar) presso il Kunstraum Kreuzberg / Bethanien; infine lo “Studiovisit – a review on works by Italian artists” organizzato dallo spazio 26cc di Roma in collaborazione (oltre che in appoggio logistico) con 91mQ di Berlino.
Chiudo queste poche riflessioni tornando alla situazione italiana. In maniera fortemente motivata UnDo.Net sta cercando di dare visibilità e di stimolare la collaborazione tra gli spazi del nostro Paese (secondo il vecchio detto che ‘l’unione fa la forza’?). Certamente il lavoro che stanno svolgendo alcune non profit italiane è notevole e sempre più di livello internazionale. Sappiamo che gli spazi stanno lavorando a una piattaforma comune (a inizio novembre si terrà il prossimo, blindatissimo, incontro). Vorrei a questo punto ricordare l’incipit di questo testo, nel quale è riportata la presentazione di OffOff (proposta ad Art Swap Europe da Daniel Suter).
Credo però che la peculiarità del non profit italiano complichi lo stato delle cose. I nostri spazi infatti ruotano intorno alla figura del critico-curatore più che a quella dell’artista; abbiamo invece visto che all’Estero nella maggioranza dei casi accade il contrario. Questa nostra caratteristica distintiva porta in alcuni casi a subordinare l’unica figura senza la quale l’arte non sussisterebbe e a rendere il lavoro di collaborazione e relazioni meno fluido, aperto e quindi positivo.
Fonti di creatività interminabile e di risorse umane e personali, vorrei concludere augurando alle nostre non profit un ottimo lavoro per il loro imminente incontro!
Prossimi appuntamenti internazionali:
Politiche - prospettive ed incontri tra organizzazioni non profit internazionali presso gli spazi di 26cc a Roma dal 24 al 26 novembre 2008 (www.26cc.org)
subvision.kunst.festival.off ad Amburgo (DE) dal 26 agosto al 6 settembre 2009, organizzato dall’Hamburger Kunsthalle, dal Deichtorhallen e dall’Hochschule für bildende Künste, a cura di Brigitte Kölle e Tim Voss (www.subvision-hamburg.de)
Link utili:
www.artswap-europe.eu (con la lista completa degli spazi partecipanti)
mobilità artistica e finanziamenti europei per progetti artistici:
www.antennaculturale.it (CCP - Cultural Contact Point, presente in 34 nazioni europee)
www.on-the-move.org (portale per la mobilità, dedicato alle performing arts)
www.labforculture.org (piattaforma europea di informazione sull’arte)
www.europa.eu.int/eures (EURES - portale europeo della mobilità professionale)
www.culturefund.eu (Programma Culturale della UE 2007-2013, 45 milioni di euro l’anno)
www.relais-culture-europe.org (Programmi culturali della UE)
www.coe.int (Portale del Consiglio d’Europa)
www.kulturstiftung-des-bundes.de (Kulturstiftung des Bundes)
www.norden.org (Nordic Cultural Co-operation)
www.nkf.se (Nordic Art Association, Svezia)
www.newworknetwork.org.uk (Networking Support for Artists)
Le interviste precedenti sui nuovi spazi non profit italiani:
Oggi, ieri, domani
Farsi spazio
Il Lungomare di Bolzano
Abbasso Prospero e Robinson Crusoe
Meno veloce della luce
Il totale è più della somma…
Napoli bella e dannata
Qualcosa di nuovo a Milano #2
A Berlino, tra Biennale e sperimentazione
Qualcosa di nuovo a Milano #1
Ospiti di Nosadella.due
E’ la volta di 1:1projects
FormContent: profilo di uno spazio
Eleonora Farina è laureata all’Università di Roma “La Sapienza” in storia dell’arte contemporanea. Ha curato il progetto di arte pubblica “Imperceptible Vision” con l’artista Marina Fulgeri. Dopo un anno di lavoro a Berlino, attualmente vive in Romania e lavora presso il Museo Nazionale d’Arte Contemporanea di Bucarest. Collabora con UnDo.Net e con la rivista “Arte e Critica”.
Foto di Florina Limberg
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