Da "La città della gente", curata da Marco Scotini nel 2002, a "Integration and conflict", curata da Giacomo Bazzani nel 2007, il progetto Networking ha messo insieme giovani artisti con autori internazionali nel lavorare in diretta relazione con il territorio toscano. Una situazione laboratoriale trasversale che ha posto al centro l'habitat urbano. Networking offre un'opportunità non solo agli artisti ma anche ai giovani curatori che da oggi possono candidare il proprio progetto partecipando al bando per l'edizione 2009. In queste interviste obiettivi, filosofia del progetto e le esperienze delle passate edizioni nelle parole di Scotini, Bazzani e del responsabile istituzionale Daniele Ciullini. Diversi punti di vista comunque convergenti sull'importanza di creare reti e maglie su su cui tessere i rapporti della città di domani.
Interviste a cura di Antonella Miggiano
Daniele Ciullini
responsabile del progetto Networking
Networking è un progetto biennale incentrato sulla pratica artistica contemporanea come lavoro di scambio e di cooperazione tra artisti e curatori all'interno della Regione Toscana. Avviato nel 2000, fino ad oggi si sono susseguite 4 edizioni e in questi giorni è stato indetto il bando di selezione per curatori, che candideranno i propri progetti per l'edizione 2008-2009. Puoi raccontarci come sono andate le passate edizioni?
Daniele Ciullini: Networking è un progetto promosso dalla Provincia di Arezzo, dai Comuni di Firenze, Livorno, Monsummano Terme, Pontedera e Prato; inoltre riceve un sostegno dalla Provincia di Firenze e un contributo economico dalla Regione Toscana.
Per quanto riguarda le passate edizioni la prima, quella del 2000-2001, è stata curata da Bruno Corà, Sergio Risaliti e Pierluigi Tazzi. Appena abbiamo costituito il gruppo di lavoro con le città - che erano un po' diverse da quelle di oggi - abbiamo individuato tre curatori toscani, che avessero uno sguardo e una storia differente e abbiamo chiesto loro di costruire una mostra itinerante con un gruppo di giovani artisti, questa poi è transitata attraverso diversi spazi messi a disposizione dalle 5 città che allora partecipavano al progetto.
La seconda edizione, invece, quella del 2002-2003, è stata curata da Marco Scotini e in questa occasione il progetto è cresciuto e si è trasformato. Attraverso una serie di contatti, di unioni e di messe a fuoco successive è stato pensato in maniere precisa e collocato nell'ambito dell'Arte Pubblica.
Scotini ha disegnato il suo progetto intitolato La città della gente articolandolo in workshop curati da artisti di calibro internazionale che hanno lavorato con gruppi di 10-15 giovani artisti in diverse città. Questa struttura è stata poi mantenuta anche per le successive edizioni.
La terza, quella del 2004-2005, My Home. Una casa in città, è stata curata da Arianna di Genova affiancata dai due giovani curatori Matteo Chini e Lorenzo Bruni. In questa tappa è stato operato un restringimento di campo, nel senso che se Scotini ha esplorato le dinamiche che si muovono nella città, Arianna ha indagato quelle della famiglia e della casa come micro-teatri che successivamente si ampliano e si sviluppano in un modo più articolato nello spazio cittadino.
La quarta edizione, 2006-2007, Integration and conflict, è stata curata da Giacomo Bazzani che, ritornando ad una considerazione più ampia del territorio, ha esplorato i processi che producono integrazione o conflitto all'interno della città.
La prossima edizione quindi non può altro che riprendere tutti questi temi fornendoli ai curatori che andranno a formulare il loro progetto.
Su che base avviene la selezione dei curatori?
D.C.: La prima edizione è stata affidata a tre curatori scelti per la loro esperienza in Toscana; nella seconda e terza edizione i curatori - rispettivamente Marco Scotini e Arianna Di Genova - sono stati individuati sulla base di un confronto interno al gruppo di lavoro. In questa quarta edizione, così come nella quinta che seguirà questa direzione, si è deciso di mettere a bando anche la curatela del progetto, intendendo così fornire un'opportunità ai giovani curatori oltre che agli artisti.
Di che cosa ha veramente bisogno oggi la città? E cosa resta poi effettivamente di questi progetti?
D.C.: Penso che ci sia un bisogno reale di riattivazione dei meccanismi del confronto critico. Molto spesso ci vestiamo di panni suggeriti direttamente dai media, senza una coscienza critica. Di conseguenza c'è bisogno di un'apertura maggiore a momenti di dialogo tra le persone, e tra queste e le istituzioni. A parte la prima, il senso delle tre edizioni di Networking successive e della prossima vuole essere proprio questo: mescolare l'habitat urbano - connotato da politica, architettura, arte, religione, dinamiche sociali - con le sensibilità degli artisti e delle figure tutoriali internazionali che hanno il compito di innescare e provocare queste esperienze.
Quello che vogliamo che resti è in primo luogo un "allargamento della coscienza" nell'ambito professionale, e questo è un obiettivo che il progetto ha sicuramente centrato.
E' più difficile invece dire cosa si sedimenta in città, infatti anche se riusciamo momentaneamente a trasformare determinati spazi in luoghi aperti di relazione, alla fine del progetto questi tornano alla loro destinazione d'origine. E' difficile costruire delle strutture permanenti in questo senso. Alcune città del circuito Networking hanno per fortuna delle strutture con una vita continuativa, Firenze purtroppo non ce l'ha, ma spero che con la riapertura di quello che chiamiamo l'ex Auditorium di Viale Giannotti (ex spazio Quarter, ndr) anche Firenze possa avere uno spazio fisso e libero in cui gli artisti possano confrontarsi, portare il proprio portfolio e ricevere pareri.
Cosa vi aspettate da questa edizione?
D.C.: Ci aspettiamo che non solo riesca a raggiungere il livello delle edizioni precedenti, ma anche ad andare un po' più avanti, cioè che riesca a penetrare ancora di più nelle maglie di questa città e società - che costituiscono l'habitat in cui vive il progetto - e quindi riesca poi a produrre delle ricadute ancora più ampie e più durature di quelle prodotte nelle edizioni passate.
Marco Scotini
curatore dell'edizione 2002-2003 - La città della gente
La tua edizione La città della gente si è concentrata esclusivamente sull'Arte Pubblica, negli anni in cui nelle pratiche dell'arte contemporanea c'era una forte attenzione verso questo tema, dando in qualche modo un imprinting forte sia nella scelta delle modalità operative che nelle tematiche proposte. Tra gli artisti "senior" che hai scelto qual'è stato quello che ha dato maggiore impulso al progetto Networking?
Marco Scotini: E' difficile dire chi tra di loro ha dato maggiore impulso, considerando la struttura stessa del progetto. Quello che mi interessava era costruire una rete all'interno della quale non ci fossero delle emersioni che potessero diventare in qualche modo egemoniche rispetto ad altre.
C'era proprio questa volontà di orizzontalità che in seguito è diventata una delle linee-guida del progetto. Orizzontalità temporale, ma anche nel senso di estensione territoriale, dal momento che si è lavorato su un'area che comprendeva quasi tutta la regione Toscana.
Gli artisti sono stati scelti per il contributo che potevano dare a questa rete. Da un lato c'era chi realmente lavorava nello spazio pubblico, come Stalker a Livorno o come Bert Theis a Monsummano Terme; dall'altro chi rifletteva su concetti come l'idea di bene pubblico come prodotto economico globale di Superflex, o l'idea di prodotto da parte di Meschac Gaba, senza dimenticare Carlos Garaicoa che lavorava a Siena. In questo senso non c'era nessuno che trainava qualcun altro, era piuttosto un sistema a maglie, e come tale ha funzionato ed è stato il passaggio dal format tradizionale alla forma attuale.
In effetti la prima edizione era un po' una mostra...
M. S.: Ho preferito togliere questa dimensione espositiva e selettiva per compensarla con una situazione laboratoriale - produttiva, tenendo presente che l'unico criterio era la trasversalità e devo dire che questo ha avuto molto successo nella manifestazione.
Tra gli artisti emergenti c'è stato qualche progetto particolarmente interessante per la città? E quali sono state le modalità che hanno avuto maggiori risposte dal territorio?
M. S.: Anche in questo caso sono stati tanti, soprattutto per la qualità del progetto che abbracciava non solo la figura dell'artista in senso classico, ma figure più ampie della produzione culturale. Ad esempio Giacomo Bazzani ha seguito tutto il ciclo di Networking e poi ha prodotto la penultima edizione. La risposta e la partecipazione è stata alta e in qualche modo la conoscenza si è diffusa tramite le maglie della rete di cui parlavo prima, come nei meeting: conferenze aperte in cui quello che veniva vissuto nei seminari veniva ri-teorizzato attraverso l'invito di teorici o operatori come Park Fiction di Amburgo, ecc.
Il territorio ha risposto a ciascuna di queste esperienze perché queste entravano a diretto contatto con le persone, con la vita civile e urbana, come gli Stalker a Livorno che sono riusciti a catturare la partecipazione di un ampio numero di persone. E' stato come un processo cumulativo, in cui si parte in 4, e si arriva in 10.
In base alla tua esperienza diretta, quali potrebbero essere gli sviluppi futuri di questo progetto?
M. S.: Dovessi ripensarlo adesso continuerei con la stessa modalità. Unirei sicuramente uno spaccato verticale di tipo storico, indagando di più sulle stratificazioni che si sono deposte nei territori; allora era più una ricerca sullo spazio mentre in questo caso ricercherei anche la memoria.
Giacomo Bazzani
curatore dell'edizione 2006-2007 - Integration and conflict
Una domanda all'artista e una all'organizzatore. La prima è legata alla tua partecipazione all'edizione curata da Marco Scotini La città della gente: cosa ha significato per te lavorare con artisti impegnati da anni in contesti sociali come Carlos Garaicoa, Stalker, Meschac Gaba? La seconda: come hai sviluppato il tuo progetto per la scorsa edizione, quali sono state le dinamiche che ti hanno spinto ad affrontare temi come l'integrazione e il conflitto nella modernità occidentale?
Giacomo Bazzani: Ho seguito l'edizione curata da Scotini in tutte le sue fasi e l'esperienza che mi ha coinvolto più da vicino è stato il laboratorio di Superflex a Prato dove abbiamo iniziato un lavoro sull'idea di copia, copyright e riproduzione in qualche modo distorta e divergente dei prodotti soggetti a copyright.
Un carattere distintivo dell'esperienza Networking è stato quello di mettere a confronto gli artisti che operano nelle città toscane con artisti internazionali nel lavorare in diretta relazione col territorio. Per far questo, gli artisti tutor hanno virato e, in qualche modo, dato uno stimolo alla creazione di questa relazione, che solitamente poi diventa un'esperienze di crescita e di sviluppo per il lavoro degli artisti stessi.
Più specificatamente posso parlare di questa relazione riguardo all'edizione che io ho curato. A Pontedera, ad esempio, si è tenuto un laboratorio della durata di circa due mesi che ha coinvolto 70 operai della Piaggio. In questa città industriale nata intorno all'azienda, il laboratorio ha prodotto un archivio della città, diventato poi permanente, sulle trasformazioni nel mondo del lavoro.
Un altro esempio è quello di Seravezza, in cui un coro composto da alcolisti in trattamento ha sviluppato dei laboratori con gli abitanti della città per arrivare ad un concerto finale. Nello stesso tempo il laboratorio di Prato, curato da Mario Rizzi, ha avuto come input l'idea di identità che la città sta sviluppando a partire dal grande impatto del fenomeno migratorio. I partecipanti hanno cercato di ricostruire e di immaginare un'identità della città che non fosse escludente ed esclusiva.
Alla fine è stata realizzata una sfilata di abiti di moda prodotta dai sarti cinesi della città e un incontro - dialogo tra giovani provenienti da diversi contesti culturali e religiosi, tutti presenti a Prato. Anche nel lavoro di The Yes Men a Firenze il contesto territoriale ha avuto un ruolo determinante: il gruppo ha chiesto agli artisti di riflettere e ragionare su quello che può essere definito un progetto attivista per la città di Firenze oggi.
Il lavoro di Jens Haaning ad Arezzo si è svolto ragionando sulla città nei termini della relazione e della distanza con la quale la rappresentiamo, riflettendo sul concetto di identità molto spesso stereotipata e distante dalla vita delle persone.
L'idea di lavorare sul binomio integrazione-conflitto riguarda un'idea generale di trasformazione sociale, letta attraverso un punto di vista che ha dominato la storia del Novecento. L'intento era quello di capire che tipo di relazione si instaura tra i rapporti sociali e lo spazio urbano nella contemporaneità.
In questo quadro ogni laboratorio è stato pensato e progettato in relazione a specifiche dinamiche sociali e, nello stesso tempo gli artisti-tutor sono stati invitati a progettare un percorso e a confrontarsi con queste dinamiche.
La mostra conclusiva di Firenze ci può servire per capire questo tipo di relazione. Il titolo che in turco significa letteralmente "E' successo di notte" sta ad imitare la modalità di espansione delle metropoli turche negli ultimi anni, autogestita, spontanea, legata ad una situazione emergenziale.
Quest'idea di espansione all'interno del loro contesto urbano è servita da metafora per leggere il ruolo che queste pratiche laboratoriali potevano acquisire.
Il risultato di questi interventi èstato un nuovo ambito d'azione spurio, ma significativo, che riesce a cogliere le forti possibilità delle pratiche artistiche nelle dinamiche sociali emergenti all'interno della città.
Antonella Miggiano è esperta in Comunicazione e didattica per l'Arte Contemporanea. Collabora con UnDo.Net, vive e lavora a Milano.
COME PARTECIPARE AL BANDO DI CONCORSO DEDICATO AI GIOVANI CURATORI ITALIANI:
NETWORKING 2008-2009
Promosso dalla Regione Toscana, dalle Province di Arezzo e Firenze, dai Comuni di Firenze, Livorno, Monsummano Terme, Pontedera, Prato, Networking nasce nel 2000 come progetto biennale finalizzato alla valorizzazione e alla formazione della creatività giovanile nei campi della sperimentazione e della ricerca. Incentrato sul lavoro comune tra curatori, artisti-tutor, giovani artisti è concepito come un laboratorio aperto alla sperimentazione e all'indagine del significato della produzione artistica contemporanea.
L'edizione 2008-2009 si rivolge ai giovani curatori italiani in età non superiore a 40 anni per i quali viene lanciato un bando finalizzato all'ideazione (nel 2008) e alla realizzazione (nel 2009) di un loro progetto in linea con la filosofia di Networking.
Il curatore dovrà presentare un progetto che affronti tematiche quali l'integrazione, i fenomeni di trasformazione urbana, i conflitti sociali, per lo sviluppo delle quali dovrà coinvolgere le strutture socio-culturali che il contesto territoriale offre.
Il progetto proposto potrà essere sviluppato nella forma ritenuta più idonea (mostra, workshop, incontri, ecc...) e dovrà coinvolgere operativamente i giovani artisti toscani realizzando almeno un evento in ciascuna città della rete, utilizzando lo spazio messo a disposizione dagli Enti del circuito regionale toscano.
Il progetto dovrà essere fatto pervenire entro il 20 gennaio 2009 all'Archivio Giovani Artisti del Comune di Firenze, via Ghibellina 30, 50122 Firenze.
Per maggiori informazioni: d.ciullini@comune.fi.it
Scarica il bando di concorso
Puoi vedere anche:
La puntata del progetto Gates che UnDo.Net ha dedicato a Networking 2004-2005. My home. Una casa in città e quella su Networking City - Le città della gente