Una villa palladiana, un giardino, un bunker della II Guerra Mondiale: questa è la cornice che ospita C4, il Centro per la Cultura del Contemporaneo di Caldogno, vicino a Vicenza. Un luogo in cui si sperimentano percorsi formativi attraverso l'arte, dove si insegna a guardarla e ad usarla per pensare con prospettive diverse. Una palestra per "pensare con le mani", per sviluppare intelligenze "della mano sinistra" e potenziare il processo di innovazione del territorio insieme ad imprese e pubblica amministrazione.
Qui in primavera un nuovo progetto coinvolgerà diversi artisti... ne parlano il direttore Costantino Toniolo e la curatrice della formazione Elena Ciresola in questa intervista a cura di Tafter
C4 – Centro Cultura Contemporaneo Caldogno
Intervista al direttore Costantino Toniolo e al curatore della formazione Elena Ciresola
di Vittoria Azzarita
Il C4 – acronimo per Centro Cultura del Contemporaneo Caldogno - nasce nel 2006 a Caldogno, un piccolo comune della provincia di Vicenza, all’interno di una delle più belle ville palladiane, situata al centro del paese.
Quali sono state le motivazioni di fondo che hanno portato alla realizzazione di un progetto innovativo in un luogo marginale rispetto sia a grandi aree metropolitane come Roma e Milano, sia a realtà urbane meglio conosciute come Torino, Firenze, Venezia e Bologna?
Il progetto C4 è nato nell’ambito di un processo di riqualificazione urbanistica dell’area di Villa Caldogno, avviato più di dieci anni fa dall’Amministrazione Comunale.
Al centro di tale processo si è posto il restauro della Villa, che definisce in parte l’identità del paese stesso; il progetto C4 rappresenta dunque il simbolo di un programma più ampio, che si basa sulla volontà di considerare la cultura come nuova frontiera dello sviluppo.
Probabilmente, una buona parte della componente innovativa di C4 è determinata proprio dalle caratteristiche “periferiche” di Caldogno e dal proposito di creare un nuovo punto di riferimento per il contemporaneo, e un modello di crescita territoriale.
Il percorso progettuale che ha portato alla nascita di C4 ha visto la partecipazione attiva del Comune di Caldogno, della Provincia di Vicenza e della Regione Veneto.
Quali sono state le principali azioni intraprese da ciascuno di questi interlocutori istituzionali? Secondo quali modalità i diversi soggetti coinvolti si sono relazionati gli uni con gli altri, approdando ad un piano d’azione unanimemente condiviso?
C4 nasce da una concertazione d’intenti delle tre realtà istituzionali coinvolte: per prima cosa il Comune di Caldogno, mosso dalla volontà di ridisegnare l’identità del paese, ha avviato dal 1995 un vero e proprio processo di riqualificazione urbanistica e del patrimonio architettonico, nell’ambito del quale è stato realizzato il restauro della Villa.
Dopo aver riportato al suo splendore il complesso palladiano, è maturata l’idea di realizzare un progetto di formazione con l’arte, sostenuto dalla Regione Veneto, che vi ha intravisto l’enorme potenziale e tutte le caratteristiche necessarie per essere inserito all’interno del suo programma di promozione e valorizzazione dell’arte contemporanea.
Il progetto ha infine trovato l’appoggio anche della Provincia di Vicenza, che ha condiviso con il Comune gli intenti di promuovere un’avanguardia culturale in un luogo “non comune” come Caldogno, un’area in cui coesistono una Villa palladiana, un giardino con peschiera ed un Bunker della II Guerra Mondiale, che non poteva che avere grandi ricadute sull’intero territorio vicentino.
Il centro per la cultura contemporanea di Caldogno si caratterizza per essere il primo centro in Italia dedicato, in maniera quasi esclusiva, alla formazione attraverso l’arte e la cultura contemporanee. Come è nata l’idea che ne è alla base?
L’arte è soprattutto uno straordinario strumento di conoscenza, e non solo un campo dello scibile umano: l’arte permette di leggere la realtà da diversi punti di vista. Inoltre l’arte permette all’idea di essere rappresentata con un’immagine, con un prodotto concreto che può essere guardato e compreso se si possiedono alcuni strumenti che appartengono all’alfabeto visivo.
Questo è il punto di partenza rispetto alla costruzione di C4: essere un centro dove l’arte è disponibile ad essere usata da tutti, dai bambini ai manager, per sviluppare potenziali intellettivi che spesso nel ritmo della vita quotidiana e del lavoro non sfruttiamo, o neanche sappiamo di avere. Non un Centro espositivo, quindi, ma un luogo dove l’arte scende dal piedistallo per lavorare insieme a noi.
Un precedente progetto a cui C4 è collegato, A scuola di Guggenheim - pur rivolto ad un target preciso, identificato nei docenti di tutte le scuole - sta testimoniando da anni che la formazione attraverso l’arte aiuta a far crescere gruppi di lavoro motivati in un’ottica di innovazione e creatività.
L’obiettivo di C4 è sviluppare queste potenzialità nel capitale umano di un territorio: essere in una Villa del Palladio con opere contemporanee che dialogano con il passato, con una serie di partner sia pubblici che privati, rappresenta uno sfruttamento positivo sia della nostra storia che della nostra attualità, perché il confronto permette dialoghi, e perché “pensare con le mani” fa agire un pensiero che si rappresenta con gli strumenti dell’arte.
C4 diventa così promotore di un riutilizzo di una Villa del Palladio come centro attivatore di culture, tramite percorsi formativi diversi che utilizzano l’arte contemporanea.
I protagonisti del progetto C4 accettano l’idea di provare un’esperienza con gli strumenti dell’arte, lavorano insieme e condividono alcune strategie. Alla base di percorsi di formazione non ambientati all’interno di una scuola, c’è un gioco metaforico che esplicita il legame tra ciò che si fa con l’arte e ciò che cerchiamo di ottenere nei relativi ambienti di lavoro tramite il cambiamento dei punti di vista.
L’innovazione richiesta dalle imprese e lo spirito di squadra necessario allo sviluppo del territorio possono passare anche da qui: e C4 ne è testimonianza.
Quali sono le principali attività che oggi si svolgono al suo interno? Esiste una metodologia comune per ognuna delle proposte formative presentate?
C4 sperimenta un’architettura di formazione rivolta a target diversi: lavora con i docenti delle scuole proponendo tematiche interdisciplinari che coinvolgano l’arte, ma che non siano rivolte esclusivamente ad insegnanti di storia dell’arte; prepara studenti universitari di facoltà diverse perché siano capaci di accompagnare le scolaresche a guardare un’opera e a comprenderla tramite esperienze laboratoriali; si apre alla comunità locale con serate che vedono pregiati protagonisti dialogare intorno a tematiche del contemporaneo; e, sempre tramite l’arte, progetta corsi di formazione manageriale di tipo esperienziale, lavorando con gli artisti e scegliendo tematiche trasversali e utili alle imprese e alle Pubbliche Amministrazioni.
Il denominatore comune è, non essendo C4 un centro espositivo né un libro di storia dell’arte, insegnare a guardare l’arte e ad usarla per pensare con ottiche diverse.
L’arte è uno straordinario strumento che può permettere di allenare un pensiero fatto di immagini, emozioni, empatia, esplorazione, sperimentazione, riflessione, confronto. Tutto a partire dalle potenzialità che l’arte possiede, e che derivano dalla sua abitudine a lavorare sui confini.
Vorrei richiamare qui un aspetto educativo che è fondante in questo concetto di arte come strumento formativo.
A partire dal “pensiero visivo” di Rudolf Arnheim si muovono i processi educativi che portano attenzione allo sviluppo di intelligenze della mano sinistra (Jerome Bruner) e di quella fantasia che così bene ha spiegato il nostro Bruno Munari.
Non solo. Se l’arte è spesso stata vista come luogo di crescita di modalità critico-estetiche (e nella scuola l’impostazione idealista di Benedetto Croce è ancora ben radicata soprattutto negli insegnamenti storico-artistici), in questo progetto l’arte vive soprattutto nell’impostazione fenomenologica e nella dimensione esperienziale di scoperta del nuovo; la trama pedagogica di riferimento è impostata da Francesco De Bartolomeis nel suo fondamentale L’arte contemporanea e noi, ed oggi richiamata da Marco Dallari (L’esperienza pedagogica dell’arte) e da Howard Gardner (Five Minds for the Future).
Non è facile accettare queste impostazioni, perché l’accezione ovvia dell’arte è di essere difficile per i non addetti ai lavori, e di essere incomprensibile quando ci si riferisce all’arte contemporanea. Invece qui la si usa per sviluppare potenzialità delle nostre intelligenze, qualsiasi sia la competenza professionale dei protagonisti: ecco perché coinvolgiamo docenti, studenti universitari, alunni di tutte le scuole, abitanti, professionisti di imprese e della Pubblica Amministrazione.
Il C4 oltre alla sua prevalente attività formativa, si presenta anche come un spazio aperto alla sperimentazione in cui artisti contemporanei di fama internazionale sono chiamati a confrontarsi con la realtà di Caldogno, esprimendo il proprio punto di vista attraverso la realizzazione di opere d’arte specificatamente pensate per gli spazi della Villa.
Quali sono state le principali problematiche messe in evidenza dagli artisti fino ad ora coinvolti? E in che modo il territorio di Caldogno è riuscito ad avviare interventi di miglioramento a partire dai risultati emersi dalle ricerche degli artisti stessi?
Gli artisti che sino ad ora sono stati coinvolti in C4, sia realizzando dei progetti installativi, sia in veste di “formatori” non hanno in realtà riscontrato alcuna problematica; al contrario il rapporto con gli spazi della Villa e con il contesto storico – artistico - architettonico ha rappresentato per tutti una fonte di stimolo e suggestione.
Anche nel lavoro degli artisti dunque è ravvisabile il concetto di “confronto” tra diversità che è alla base di qualsiasi processo di crescita e sviluppo.
Citando quanto riportato all’interno del sito web di C4, il Centro Cultura Contemporanea Caldogno “nasce nel cuore del profondo Nordest, una delle aree simbolo delle trasformazioni che la globalizzazione sta producendo nel tessuto sociale, economico e culturale”.
Altra peculiarità di C4 è il forte legame che esiste con il mondo delle imprese, attraverso il coinvolgimento di un gruppo di aziende locali, consapevoli dei vantaggi che è possibile perseguire grazie alla realizzazione di progetti artistici e culturali. Come è nato il rapporto che oggi lega queste imprese al C4, e come si è sviluppato nel corso del tempo?
Il rapporto con le imprese è stato per C4 fondamentale per il ruolo singolare che ciascuna ha giocato: si è trattato infatti di un coinvolgimento che è andato al di là delle semplici sponsorizzazioni in quanto le imprese hanno preso parte attivamente alle attività formative e si sono fatte promotrici delle stesse.
Portare imprenditori e responsabili del governo politico della Regione Veneto a sedersi attorno al tavolo progettuale di C4 rappresenta una grande novità, perché interseca situazioni diverse appartenenti allo stesso territorio e dà spazio a nuovi momenti di condivisione. E lo sviluppo di un territorio è delineato anche da queste sinergie.
L’origine di questo legame va cercato in un’idea fondante del progetto: il fatto di essere convinti che l’identità culturale del territorio possa essere una risorsa per sviluppare sia le identità delle singole aziende, sia l’identità di un territorio tramite una buona squadra, fatta di aziende e di Pubbliche Amministrazioni. E per costruire identità c’è bisogno di conoscere e riconoscere il proprio territorio.
La fortuna di C4 è di avere avuto un forte imprinting strategico disegnato dal Comune di Caldogno negli anni e poi condiviso dalla Regione Veneto che ha voluto impegnare le proprie scelte economiche in un progetto che potesse diventare esemplare per altre realtà analoghe.
La funzione di C4 è anche quella di poter diventare un elemento di una trama reticolare di luoghi disponibili a mettersi in gioco, con obiettivi condivisi in un Nordest che crede alle potenzialità di un nuovo sistema di squadra.
Non è facile fare squadra tra imprese, figuriamoci tra mondo delle imprese e Pubblica Amministrazione: ma crediamo che sia questa una direzione da intraprendere per ottenere il cambiamento richiesto oggi. L’arte come strumento formativo diventa con C4 il pretesto per costruire questi percorsi dell’innovazione insieme.
Cosa è emerso dal confronto tra il mondo delle imprese ed il mondo della cultura?
Partendo dal presupposto che è fondamentale che la storia e l’identità di un’azienda o di un’amministrazione pubblica siano riconosciute da coloro i quali lavorano all’interno di esse, è possibile evidenziare come il confronto con la cultura e con i processi creativi aiutino a favorire tale processo.
Cosa chiede di solito l’impresa alla cultura? Di veicolare un marchio tramite la sponsorizzazione. Abbiamo evitato questa visione fin da subito, chiedendo a imprese e PA di investire in C4, nelle idee del progetto, condividendo le scelte e quindi cercando di trovare un senso comune di appartenenza al progetto, riconoscendogli un valore strategico per lo sviluppo.
Ma l’impresa può portare vantaggi alla cultura? Certo lo scambio è non solo utile ma necessario, e non per i soliti motivi di sponsorizzazione: l’impresa può sviluppare la cultura con uno scambio non solo di conoscenze organizzative e comunicative, ma anche strategiche. E queste strategie dove si possono disegnare se non nel territorio di appartenenza?
Sono questi i punti di forza di un progetto come C4, che crede nel valore di un nuovo circuito virtuoso fatto da cultura-imprese-PA-territorio, che deve continuamente crescere nella disponibilità al cambiamento. L’arte in C4 è palestra utile ad allenare questa disponibilità.
Il C4 si sostiene principalmente grazie a finanziamenti pubblici. Questo aspetto è visto come un limite, oppure il poter contare su una fonte di sostentamento diversa dal mercato è vissuta come una sorta di tutela e garanzia della propria sopravvivenza?
Il sostegno economico dimostrato a C4 da parte della componente istituzionale rappresenta senza ombra di dubbio un elemento estremamente positivo, che conferisce stabilità ad un progetto così complesso.
Altrettanto importante è sottolineare che a tale supporto si accompagna un riconoscimento che include C4 tra le eccellenze territoriali.
Ma sicuramente il finanziamento pubblico - tout court - non è garanzia di sopravvivenza, perché il Centro vive soprattutto su una convinzione condivisa. C4 vivrà fino a quando farà condividere le proprie idee a protagonisti diversi, ampliando visioni e direzioni strategiche di un gruppo di partner.
Come è cambiato il rapporto con il territorio circostante a partire dalla nascita di C4? È stato possibile osservare una maggiore attenzione da parte dei cittadini e della comunità locale verso le tematiche legate ai mondi dell’arte e della cultura?
In questa fase e alla luce delle attività sino ad ore svolte da C4, il radicamento nel territorio è ancora uno degli obiettivi cardine del progetto. Tuttavia, soprattutto grazie ad alcuni incontri in Villa aperti al pubblico che si sono svolti nella primavera 2008, è stata riscontrata una certa curiosità nei confronti del progetto e dell’arte da parte della comunità, che ha preso parte con entusiasmo agli eventi.
A questo proposito, un aspetto interessante è rappresentato dalla capacità del Centro Cultura Contemporanea Caldogno di interagire con il territorio in una logica di network. Potreste illustrare l’iter che ha portato alla collaborazione con altri enti territoriali come i comuni di Bagnolo di Lonigo, Montorso, Castelfranco Veneto, con l’avvio di progetti quali Arte Contemporanea a Villa Pisani, Loving Villa Da Porto e Castelfranco Veneto città d'arte. Contemporanea?
I progetti citati sono nati parallelamente a C4 come espressioni della vivacità culturale e dell’attenzione verso l’arte contemporanea che caratterizzano il nostro territorio.
In particolare ciascuno di essi si pone in un rapporto di scambio e collaborazione con C4 attraverso diverse modalità; se Villa da Porto, per le caratteristiche storiche e architettoniche si adatta perfettamente al concetto di laboratorio, luogo di sperimentazione e fabbrica di cultura, Villa Pisani è, come Villa Caldogno, un edificio palladiano all’interno del quale il confronto fra passato e presente sta alla base delle attività contemporanee, e infine il progetto realizzato a Castelfranco Veneto è, come C4, profondamente innovativo e coinvolge lo stesso curatore artistico Luca Massimo Barbero e un artista come Arthur Duff che per C4 ha realizzato alcuni progetti. Alla luce di queste analogie e affinità è stato inevitabile creare una sinergia con i comuni coinvolti.
Nella primavera del 2009 è prevista l’inaugurazione del bunker della II Guerra Mondiale - situato nei giardini di Villa Caldogno, alle spalle delle barchesse, e restaurato con finanziamenti regionali - che sarà sia un contenitore di opere sia uno spazio in cui formazione, arte e suono entreranno in relazione con gli artisti e con il pubblico.
Quali iniziative sono previste in occasione di questo importante appuntamento? In che modo la disponibilità di questo ulteriore spazio inciderà sull’identità e sull’offerta culturale di C4?
L’apertura del bunker rappresenta un momento molto importante nella storia di C4 in quanto è, da un lato, frutto di un accurato restauro architettonico che si inserisce nell’ambito di quel processo di riqualificazione dell’intera area già citato in precedenza, dall’altro non può che accrescere ulteriormente il valore dell’intero progetto.
Gli spazi del bunker infatti non potranno che essere nuove fonti di stimolo per gli artisti che li utilizzeranno per le loro installazioni e per le attività formative. In particolare, il curatore artistico Luca Massimo Barbero prevede il coinvolgimento di Arcangelo Sassolino, Mauro Staccioli, Monica Cuoghi e Claudio Corsello, Grazia Toderi e, per quanto riguarda le attività di formazione, il prossimo 26 marzo partirà il progetto Confini Creativi 2009 - Il valore persona per aziende che guardano avanti, che vedrà protagonisti gli artisti Cesare Pietroiusti, Debora Hirsch e Arthur Duff, curato da Valeria Cantoni, Elena Ciresola, Catterina Seia, e realizzato in collaborazione con Art for Business, progetto pluriennale dedicato al tema del valore dell’arte per lo sviluppo della creatività delle organizzazioni e delle risorse umane operanti nelle aziende.
Tematiche cardini del corso saranno la persona e la ricerca dello sviluppo del potenziale del singolo, che poi si riflette sulla comunità ed i destinatari saranno i manager di imprese private e i dirigenti della pubblica amministrazione.
Quali sono, infine, le aspettative ed i progetti per il futuro?
“Il futuro non è quello che sta per capitare, ma quello che noi stiamo costruendo”. Questa frase di un grande digital pioneer, Alan Kay, sintetizza l’impegno di C4 per costruire insieme, pubblica amministrazione ed imprese, un futuro fatto di persone aperte alle innovazioni e disponibili al cambiamento, in funzione del miglioramento della qualità delle relazioni e dei prodotti.
C4 – Centro Cultura del Contemporaneo Caldogno
Villa Caldogno Via Zanella 3, 36030 Caldogno
Tel. 0444 327166
Fax 0444 524033
http://www.c-4.it
info@c-4.it
La selezione dei contributi di Making Culture è curata da Tafter, la rivista online che opera nel campo dell'economia della cultura, e che si presenta come punto di incontro per la ricerca sul rapporto cultura-impresa, sullo sviluppo locale, sulle possibilità offerte dalle nuove tecnologie in campo culturale, sulle modalità di interazione tra l'arte contemporanea e i suoi fruitori.
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