Attraversare le contingenze allargando le prospettive

14/03/2009
stampa   ::  




Dan Popescu: un galerist romantic din Est


E' il 2002 quando Dan Popescu apre la prima galleria commerciale per l'arte contemporanea in Romania: la H'art gallery a Bucarest. All'inizio è una scommessa, un'avventura romantica, poi scopre il vero business come promotore della scena artistica del suo Paese. Rappresentante dei più riconosciuti pittori romeni, tra i quali Gorzo e i fondatori della rinomata "Scuola di Cluj", in questa intervista per il progetto Ţuică, Dan propone soprattutto Gili Mocanu (1971). Il motivo? "Perchè Gili è l'unico Cavaliere Jedi che io conosca".


Su UnDo.Net la rubrica Making Culture, a cura di Tafter, indaga il valore economico degli eventi culturali insieme alle loro implicazioni sociali. Si ringrazia Giulia Augusto per il prezioso aiuto nella realizzazione di questa puntata speciale di Making Culture featuring Ţuică.



Gili Mocanu, Circus, 2006, catena di ferro, ca.250 x 300 cm, courtesy H'art gallery





Gili Mocanu, Circus, 2006, particolare





Gili Mocanu, 2006, panoramica dell’esposizione, courtesy H’art gallery





Alexadru Paul, 2007, courtesy H’art gallery





Gorzo, 2006, panoramica dell’esposizione, courtesy H’art gallery





Roman Tolici, 2006, courtesy H’art gallery





Mircea Suciu, 2007, panoramica dell’esposizione, courtesy H’art gallery





Blackout, 2005, courtesy H’art gallery





Florin Ciulache, 2008, courtesy H’art gallery





Ion Birladeanu, 2008, panoramica dell’esposizione, courtesy H’art gallery





FAQ about Steve the Great, 2005, courtesy H’art gallery





Mircea Suciu, 2006, courtesy H’art gallery





Ana Banica, 2006, courtesy H’art gallery





Intervista a Dan Popescu
Direttore di H’art gallery a Bucarest

A cura di Eleonora Farina

Quando è nata la galleria e soprattutto con quale scopo, per rispondere a quali esigenze? Come si delineava la realtà storico-artistico-sociale in quel periodo nella città di Bucarest e in Romania più in generale?

Ho aperto la galleria nel 2002. Io e la galleria Posibilă siamo stati i primi in Romania a promuovere l’arte contemporanea a un livello professionale. Non mi sono mai focalizzato sui bisogni delle persone. Sostanzialmente erano i miei e quelli di alcuni artisti più che, invece, quelli della società.
E’ iniziata come un gioco e molto velocemente è diventata una cosa seria. Negli anni Novanta in Romania c’era una mancanza completa di promozione dell’arte.
L’unica speranza per un artista era di esporre nelle gallerie dello UAP (Unione degli Artisti Plastici): un’istituzione che venne fondata negli anni Cinquanta per una necessità di accentramento da parte del Partito Comunista. Questa, dopo gli eventi del 1989, iniziò però a mostrare le sue pecche. Negli anni Novanta non si poteva ancora viaggiare ma non era più come durante il periodo comunista.
Prima ci si poteva muovere solo in modo molto limitato a causa di un regime repressivo. Dopo l’89 si aveva un po’ più di libertà ma viaggiare era ancora un problema e la figura del promoter professionale non esisteva.
Quando ho iniziato, la Romania non aveva musei, istituzioni, centri. Non c’erano né promotori d'arte contemporanea né fondazioni. Il MNAC (Museo Nazionale d’Arte Contemporanea) aveva il Kalinderu Medialab, ma era abbastanza piccolo. Io volevo fare qualcosa, insieme con Gorzo (1975). In quel periodo i collezionisti volevano arte classica e moderna. L’arte contemporanea, anche quella dopo la seconda guerra mondiale, non aveva spazio.
Mia madre nel frattempo volle aprire una boutique, una specie di negozio d'antiquariato. Aveva una galleria, uno spazio eclettico dove si potevano trovare dai mobili alla pittura classica alla pittura romena moderna. Io, Gorzo e Mihnea Mircan (1976) pensammo che dovevamo fare qualcosa con quello spazio.
All’inizio ne utilizzammo solo la metà; la prima mostra di Gorzo fu in una sola delle due parti (e nell’altra c’erano ancora mobili e vecchi capolavori!). La seconda esposizione fu con Suzana Dan (1976) e pian piano la galleria iniziò a diventare una cosa seria. Ha poi partecipato a fiere ed è diventata una galleria professionale.
Io non conoscevo il modo per portare avanti questo genere di business. E’ stata la prima galleria professionale in città ma fondamentalmente si è basata su una ricerca romantica. E’ infatti molto più che vendere scarpe: o almeno questo dovrebbe essere il modo giusto di vendere arte, è un lavoro full-time, è tutta la tua vita; non è come andare in ufficio.
L’arte deve essere molto più di questo. Non è solo il vendere un oggetto; stai vendendo un mondo intero e la necessità è quella di tradurre questo mondo.
Altrimenti l’artista lavora per niente e quello che tu stai facendo risulta essere solo una cosa temporanea. Per riuscire davvero ogni gallerista deve scegliere il proprio modo di vivere. O almeno dovrebbe essere così.

Nell’ambito della tua esperienza come direttore della galleria, quali sono i contorni che il mercato dell’arte contemporanea ha assunto in Romania? L’arte contemporanea viene vista come un redditizio investimento? Quali sono i rapporti con le case d’asta?

La prima caratteristica è il fatto che ci sono solo sette gallerie veramente professionali con un programma coerente e solo una anche internazionale. Quindi la competizione culturale è ancora aperta. Se ci sono solo sette gallerie si può facilmente avere una visione d’insieme di quello che le altre fanno.
A New York, dove ce ne sono più di mille, è ormai tutto basato solo sul business e non sul creare una differenza culturale. Invece qui solo pochi dei miei colleghi pensano alle opere d’arte che stanno comprando in termini di investimento.
Non ci sono ancora credibili case d’asta in Romania. C’è n’è una che sta iniziando ora e sembra promettente: Artmark. Penso che lo sforzo principale nella promozione di un artista contemporaneo debba venire dal mercato primario. I mercati secondari sono per artisti morti.

Come si posiziona H’art e, più in generale, il mercato dell’arte romeno all’interno di quello internazionale? So che avete partecipato a numerose fiere internazionali ultimamente (non ultima l’emergente Preview a Berlino) e che artisti del calibro di Gorzo stanno vendendo bene negli Stati Uniti. Inoltre la galleria Plan B di Cluj-Napoca ha da poco aperto una sede proprio nella capitale tedesca…

Noi siamo stati la prima galleria romena a partecipare a una fiera d’arte internazionale – ad ArteFiera a Bologna nel 2004 e poi ancora nel 2005 e nel 2006. Dopo c’è stata ViennaFair nel 2006, Volta Basel nel 2008 e Preview Berlin nel 2008. Cerchiamo di trovare le migliori gallerie straniere per i nostri artisti. C’è una reale possibilità che H’art apra una sede a Berlino alla fine di quest’anno.
La fama e i soldi (so che un gallerista non dovrebbe parlare così!) arrivano quando la presunzione di un artista è molto più grande della sua arte. Succede molto spesso. Ma in realtà non è veramente importante capire se è un problema artistico o no. I soldi arrivano quando un oggetto d’arte diventa una merce.
E’ sempre strano, lo so; e bisogna stare attenti. Tu trasformi oggetti d’arte in merci quando li vendi. Penso che il tuo dovere sia quello di mettere l’oggetto d’arte nelle mani migliori, per essere esperito nel migliore dei modi possibile; e infine di ottenere soldi per pagare l’artista e le persone che lo promuovono.
Non è una colpa; è la migliore cosa che puoi fare con l’arte, l’unico buon compromesso, perché alla fine è solo una merce. E’ anche sbagliato quando l’artista si concentra solo su se stesso.

Cosa pensi di TAFF (Târgul de Arte Foarte Frumoase – Fiera di Belle Arti) la prima fiera d’arte di Bucarest, svoltasi a novembre scorso? Pensi che possa essere un primo step per poter incidere positivamente a livello internazionale o invece c’è ancora tanto da lavorare?

No. Non ha lavorato bene. Io credo fermamente che una fiera dovrebbe essere organizzata da gallerie d’arte contemporanea. Spero che lo faremo nel prossimo futuro.

Come vedi il futuro dell’arte e soprattutto del mercato romeno? Pensi che già si possa parlare di un “mercato dell’arte romeno” o invece siamo ancora al livello di “mercato dell’arte dei Paesi dell’Est”?

E’ ancora indeciso ma, secondo la mia opinione, molto robusto. Ci sono alcuni artisti romeni che sono più o meno conosciuti all’estero. Ci sono altri artisti in Romania al di fuori di Brancuşi! La maggior parte dei collezionisti non pensano a investire; collezionano perché gli piacciono i lavori e capiscono il contesto nel quale questi lavori sono stati prodotti.
I Paesi dell’Europa dell’Est hanno differenti linguaggi. Questo è il momento migliore per l’arte romena in assoluto, perché ci sono alcuni promotori (come me) che esercitano pressione, partecipano… e poi gli artisti romeni in questo momento viaggiano molto più semplicemente e vanno a biennali e in altre gallerie all’estero e e e… in un certo senso è una moda.
La Romania era l’unico paese sconosciuto in Europa. Entrando nell’Unione Europea il mercato dell’arte occidentale voleva sapere “Cosa sta accadendo lì? Ci sono nuovi Paesi in Europa, cosa sta succedendo?”.
Tu hai ragione. E’ un fraintendimento che l’arte romena, ceca, polacca e bulgara venga definita “arte dell’Est europeo”. Non so bene in realtà cosa significhi; è un modo semplice di focalizzare ed esporre arte.
Secondo me non esiste realmente un’arte romena, anche riguardo alla cosiddetta “Scuola di Cluj”. Posso parlare per ore di loro, di Marius Bercea (1979), di Mircea Suciu (1978), di Adrian Ghenie (1977) e di Victor Man (1974)… Ci sono alcune similarità nella loro arte; ma cosa significa ciò? Loro hanno un approccio modernista, con manifesti e trovate simili.
Ma alla fine rimane solo una parola: arte romena. O addirittura arte dell’Est europeo. Mi piace vedere l’arte mentre si sta facendo, ma se per esempio osservi l’Arte Surrealista, Salvador Dalì e Max Ernst, noti che c’è qualcos’altro; non si può solo parlare di interesse per il subconscio, questa è una grande generalizzazione.

Qual è la situazione in questo momento di crisi economica? Gli artisti riconosciuti a livello internazionale (vedi Mircea Cantor, Daniel Knorr o Dan Perjovschi) spiccheranno ancora di più (si punterà sul sicuro, in definitiva) e i meno conosciuti avranno maggiori problemi o pensi invece che la forza di cambiamento che la Romania sta attivando in questi ultimi anni in tutti i campi possa, anche in questo, essere un positivo punto di trazione?

Non credo che gli artisti romeni avranno problemi, perché il mercato è piccolo e i prezzi sono ancora bassi. E non ci si può sbagliare nel comprare artisti romeni, perché ci sono solo sette gallerie in Romania.
Solo lo speculativo mercato dell’arte internazionale è in crisi.
Si può notare che le persone sono un po’ più riluttanti nel comprare e nel collezionare. Ma l’arte è sempre stata una sicurezza, perché è il patrimonio simbolico di un certo periodo e di una certa cultura in un oggetto; e questo è sempre stato così. Nella società occidentale le persone lo sanno. Qui cercano di capirlo, ma non ne sono ancora sicure.
Ma io so che l’arte è una sicurezza. Finché l’uomo sarà qui, la sua storia e la sua storia culturale saranno importanti. L’arte contemporanea non è veramente affetta dalla crisi. Potrebbe essere un buon investimento. Non si può più investire in azioni, edilizia e oggetti. Niente è sicuro. Cos’è sicuro? L’unica cosa che è certa è il nostro patrimonio simbolico.
L’arte non è in crisi. L’arte è crisi.

Cosa pensi della situazione dell’art market nelle altre città della Romania, soprattutto in quelle dove sono presenti le accademie d’arte?

Bucarest e Cluj-Napoca sono i centri principali. A Iaşi c’è un piccolo movimento ma questo è quanto. E’ vero, gli unici posti dove succede qualcosa sono i maggiori centri universitari.
Bucarest è molto differente da Cluj. Ha un approccio differente. A Bucarest devi sperare di poter costruire l’interesse dei collezionisti, perché la città è troppo grande. Ma Cluj al contrario è troppo piccola.
Quindi devi aprirti internazionalmente. La galleria Plan B si è focalizzata sulla promozione internazionale; questo è il motivo per il quale stanno cercando di avere un più attivo programma all’estero. Certamente anche io ho alcuni collezionisti internazionali. Ma il mio interesse è di costruire qualcosa qui e poi di aprirmi al di fuori dei confini.

Come reagisce il pubblico romeno all’arte contemporanea? Esiste una sensibilità nei confronti delle opere di arte contemporanea? Quali sono i canali attraverso i quali essa si fa conoscere?

Il fenomeno è ancora giovane. Si sta sviluppando solo ora ma è un movimento ancora ‘underground’.

Come si inseriscono le gallerie nel panorama artistico di questo Paese, qual è il loro ruolo? Qual è il rapporto con i musei, le associazioni non profit etc…? C’è un network di collaborazione?

Certe gallerie cercano di collaborare con il MNAC ma esistono alcune leggi stupide che rendono questa collaborazione veramente difficile. Solo recentemente alcuni spazi non profit hanno aperto ma è ancora troppo presto per dare un giudizio. Ci sono forum e siti dove la comunità artistica può interagire.

Nell’ultimo decennio in Europa si registra la tendenza a effettuare ingente utilizzo di risorse pubbliche per la costruzione di musei e sedi espositive destinati a ospitare arte moderna e contemporanea (si pensi al Guggenheim di Bilbao). Esistono musei progettati con questa funzione specifica? Sono state inaugurate delle politiche a livello locale o nazionale per facilitare le espressioni legate all’arte contemporanea?

La risposta più breve è NO.

Parliamo un po’ della tua programmazione. La galleria si incentra soprattutto sulla pittura romena. Cosa spinge H’art a puntare esclusivamente su questa invece che sui new media? Forse perché il trend internazionale decreta la vittoria del mezzo pittorico nell’art market mondiale? C’è un programma curatoriale dietro alle tue scelte?

I criteri di selezione sono certamente basati sul mio gusto. E per quanto mi riguarda il medium non conta veramente. Può essere pittura, video, installazione o stampa. Periodicamente seleziono un giovane artista che penso abbia talento. Seleziono semplicemente quello che credo possa essere il migliore lavoro contemporaneo e lo promuovo.
Non ha niente a che fare con il successo commerciale di un certo mezzo di lavoro. So che se credo in un artista lo posso vendere. Il medium non conta.

Vedi il mercato e l’arte romena in crescita, verso una direzione? E la tua galleria con esso? Come si suol dire… progetti per il futuro?


Il primo obiettivo è quello di rimanere vivo e di continuare a fare una differenza culturale a Bucarest; e spero non solo qui.
Come già detto, stavo pensando di aprire una galleria a Berlino.
Alcuni miei collezionisti sono di Berlino. Lo sto rimandando da un po’. Avrei voluto aprirla prima, ma ora vorrei vedere cosa succede con questo crash prima di andare e iniziare un nuovo progetto…

Puoi fare un bilancio di questi primi anni di H’art? Intraprenderesti nuovamente questa avventura?

Lo rifarei cento volte ancora e ancora e ancora se avessi cento vite.

 


H’art gallery

105-107 Mihai Eminescu St. Apt 2, 030829 Bucharest (Romania)
Tel. 0040.(0)21.2108351 / 0040.(0)722.248744
www.hartgallery.ro (in costruzione)
event@hartgallery.ro

 


Dan Popescu: un galerist romantic din Est
fa parte del progetto Ţuică, un’indagine sulla situazione artistica della Romania, a cura di Eleonora Farina in collaborazione con UnDo.Net:

Informazioni generali sul progetto Ţuică
Magazines featuring Ţuică: Revistă de artă din România (26/1/2009)
Argomenti feat. Ţuică: Paradisul al Suzanei Dan (9/2/2009)
2Video feat. Ţuică: Personalità (22/2/2009)
2Video feat. Ţuică: Collegando (1/3/2009)

Eleonora Farina è laureata all'Università di Roma La Sapienza in storia dell'arte contemporanea. Ha curato il progetto di arte pubblica “Imperceptible Vision” con l'artista Marina Fulgeri. Dopo un anno di lavoro a Berlino, attualmente vive in Romania e lavora presso il Museo Nazionale d'Arte Contemporanea di Bucarest. Collabora con UnDo.Net e con la rivista “Arte e Critica”.



pdfQuest'intervista in formato PDF da stampare