Attraversare le contingenze allargando le prospettive

02/04/2009
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GRID

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Pensiamo che iniziare un processo di produzione significhi considerare il contesto all’interno del quale uno vuole operare, le sue regole, funzioni e possibilità di distribuzione. Prima dell’inizio di una produzione artistica, dobbiamo avere chiaro in mente che ogni tipo di relazione è essenzialmente un atto politico. Un atto politico è la possibilità di negoziare la propria posizione all’interno di quelle relazioni di potere che costituiscono la società come noi la conosciamo, cioè la capacità di porsi al suo interno come soggetto in azione. Se consideriamo un lavoro d’arte come un soggetto politico, e non solo come un oggetto di consumo, è necessario pensare la sua capacità di esercitare potere attraverso le negoziazioni che costruiscono la società, e la sua relazione di lucro all’interno del mercato. Il valore di un’opera d’arte non può né essere venduto né comprato se visto come una questione di dominio pubblico. La privatizzazione del suo potere è quindi un atto illegittimo, ed è attraverso questa stessa illegittima appropriazione di potere che il mercato si costituisce come soggetto politico. Se portare avanti una ricerca non significa solo trovare la via più “performativa” per farlo, dobbiamo riflettere su ogni passo compiuto prima di andare avanti. Questo “tempo riflessivo” è l’unica via per costruire un discorso culturale che tenti di opporre una critica consapevole nella costruzione della conoscenza, al “tempo spettacolare” della rendita che prende forma dal capitale. Così la produzione deve essere concepita come diffusione e il mantenimento di modelli per l’auto-organizzazione di strutture sociali, capaci di opporre un’identità culturale al tempo schizofrenico/performativo della cultura capitale


The Freedom Festival. Un video di GRID

Questo video è stato prodotto come vero e proprio intervento all'interno del dibattito in corso. Il seguente testo è di introduzione alla visione del video.

The World’s Fair. Durante l’estate del 1939 si tenne a New York la prima esposizione universale volta alla creazione di un mercato su scala globale. Vi parteciparono 75 paesi, coinvolti in un processo di rappresentanza nazionale che stabilirà da allora in poi i canoni di produzione e competizione secondo le nuove logiche liberali.
Grandi eventi culturali, come le Biennali d’arte contemporanea, possono essere visti come l’adeguamento della produzione intellettuale, immateriale, alle influenze di un sistema globale, o forse è meglio dire di un mercato neo-liberale. Ma cosa comporta tutto ciò?

Politica e spettacolo. Se consideriamo la produzione d’arte come un atto politico, e non solo come un oggetto di consumo, dobbiamo tenere bene a mente quali sono le conseguenze e possibilità nell’introdurre un tale lavoro all’interno del sistema neo-liberale.
Dopo la recente crisi economica molti eventi culturali hanno iniziato ad includere il “politico” nel loro programma artistico, come un nobile concetto d’esposizione. Così facendo la capacità politica dell’opera d’arte è ridotta alla superficialità della sua esposizione.
È il “politico” solo una questione di linguaggio?

Processi decisionali. Concependo il lavoro d’arte in accordo a predeterminate logiche di consumo, è possibile (se si è bravi e fortunati) ottenere una posizione centrale e di successo all’interno di una società rigidamente gerarchica, come la nostra. Ma fino a che la rendita intellettuale rimarrà l’unico fine attrattivo, non muoveremo mai verso una posizione più consapevole. Così la funzione di un lavoro d’arte deve essere quella di rioccupare territori in forme alternative, non come centro o periferia, ma come infrastruttura, come vero soggetto politico. Un sistema dove la leadership è temporanea e relativa, uno strumento al servizio del network.
Per fare ciò il lavoro d’arte deve essere integrato nel campo sociale, riflettendo cambiamenti di posizioni e necessità interdisciplinari, reinventando soggettività individuali e collettive. Ripensando la realtà.



Biografia

GRID. Costituito nel 2008, con base a Milano
GRID è una collaborazione fra Paolo Caffoni e Jose Roberto Shwafaty iniziata nel 2008 a Milano. Il suo esercizio è produrre, ricercare e intervenire in diversi campi, dall’arte alla geopolitica, dall’informazione tecnologica, al filmmaking e ai media. GRID usa diverse piattaforme operative come luoghi espositivi per l’arte, materiale stampa, curatela, teoria e strategie media per sviluppare le suo proposte. Jose Roberto Shwafaty. Brasile, 1977 / Paolo Caffoni. Italia, 1984.
gridcollective@gmail.com

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