Attraversare le contingenze allargando le prospettive

02/05/2011
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Ti racconto finzioni


La relazione tra il racconto e la sua forma visibile in movimento è il tema del Festival Finzioni, omaggio a Jorge Luis Borges, che attraverso le differenti modalità narrative della videoarte e la riproposizione di alcune celebri categorie d'invenzione, fa da filo conduttore alle serate del festival. Le opere selezionate costituiscono un piccolo viaggio negli ultimi quarant'anni di videoarte, narrati - anche questi - attraverso immagini e presenze emblematiche.
I pupi e le loro storie appese ai fili, sono i compagni delle immagini in movimento dal 6 all'8 maggio presso il Museo Internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino di Palermo. Un progetto ideato da Paola Nicita e Rosario Perricone.



Venerdì 6 maggio, Nico Vascellari, Nico and the Vascellari’s, 5'30'', 2005. Courtesy Galleria Monitor, Roma





Venerdì 6 maggio, William Kentridge, Ubu tells the Truth, 8', 1997. Courtesy Galleria Lia Rumma Milano/Napoli





Venerdì 6 maggio, Eva Marisaldi, Porto fuori, 3', 2007. Courtesy Galleria S.A.L.E.S. Roma





Venerdì 6 maggio, Armin Linke e Amedeo Martegani, Asini Albini, 4’22’’, 2005. Courtesy of the artist





Venerdì 6 maggio, Anna Berger, Schüssel, 3’40”, 2000. Courtesy dell'artista e Götz Schauder





Venerdì 6 maggio, Pipillotti Rist , I’m Not the Girl Who Missed Much, 5’22”, 1986. Courtesy Castello di Rivoli





Sabato 7 maggio, Ketty La Rocca, Appendice per una supplica, 1'02'', 1972. Courtesy Galleria Emi Fontana, Milano





Sabato 7 maggio, Vedovamazzei, S.T ,1’41’’, 1997. Courtesy Careof e Magazzino D'Arte Moderna





Sabato 7 maggio, Robert Gligorov, Vanity, 4’12’’, 2009. Courtesy Galleria Pack, Milano





Sabato 7 maggio, Gordon Matta-Clark, Tree Dance, 9’32’’, 1971. Courtesy Castello di Rivoli





Sabato 7 maggio, Alberto Signetto, Weltgenie, 4’30’’, 1988. Courtesy of the artist





Domenica 8 maggio, Nico Vascellari, Untitled (81 94 11), 2’05’’, 2011. Courtesy Galleria Monitor e Galleria Bugada & Cargnel





Domenica 8 maggio, Oliver Pietsch, Maybe Not, 4’25”, 2005. Courtesy dell'artista e Nettie Horn, Londra





Domenica 8 maggio, Cosimo Terlizzi, Beauty, 4’, 2008. Courtesy Traffic Gallery, Bergamo





Domenica 8 maggio, Mike Stubbs, The Sweatloadge, 7’, 1991. Courtesy dell'artista & LUX, Londra





Domenica 8 maggio, Alighiero Boetti, Ciò che sempre parla in silenzio è il corpo, 1'28'', 1974. Courtesy Fondazione Alighiero e Boetti Roma





Domenica 8 maggio, Dara Birnbaum, Technology/Transformate Wonder Woman, 5’ 20”, 1978. Courtesy Castello di Rivoli


Il tempo delle immagini

Come un’anima nomade, l’essenza del racconto trasmigra da un’immagine ad un’altra, a volte fugge veloce, saltando limiti e confini, nascondendosi in una forma, in un suono, nella frammentazione di un ritmo. Il racconto, per esprimere se stesso, deve trovare una controparte che agendo su di esso lo vivifichi e ne riveli il senso: l’azione diviene l’elemento essenziale affinché compia questo passaggio e l’insieme dei segni possa disvelare i propri significati.
Ma qual è il tempo di queste immagini? Gilles Deleuze individua due figure del tempo, attraverso le quali costruire le basi dell’analisi estetica legata all’indagine sulle immagini: immagine- movimento e immagine-luce, ovvero il dritto e il rovescio attraverso cui è possibile investigare il problema del tempo.

Scrive Deleuze in Luce e potenze del tempo al cinema:
«Di diritto, l’immagine intera è immagine-movimento e immagine-luce, se voi prendete in considerazione l’immagine in se stessa, essa è mobilità pura e modulazione pura. Questo tempo corrisponde al movimento intensivo o questo tempo corrisponde alla luce. Ora ho il tempo come ordine e come potenza. Il tempo è ciò che ordina le distanze e le differenze».
Così chi crea attraverso le immagini esprime un ordine per lo più strutturato - inconsapevolmente o consapevolmente - su queste regole. La produzione di immagini in movimento è diversificata, anche se il denominatore comune rimane sempre quello di una immagine inesistente - luce fermata su vari supporti, dal magnetico al digitale - catturata per dimostrare l’esistenza di qualcosa. Occorre poi che questo qualcosa, o qualcuno, sia protagonista di una storia, magari anche cancellando il racconto e la sua esegesi.
La videoarte si è nutrita attraverso queste radici per approdare ai campi multiformi della pratica dell’immagine in movimento: la mediazione tecnica e le differenti modalità culturali e teoriche hanno fatto il resto, così da comporre nuove strutture semantiche per questo linguaggio relativamente giovane. Qui convergono immagini, suoni, storie, prendono forma mondi e realtà che sono allitterazioni visive di una narrazione imprevedibile, dove i rimandi si intrecciano in un labirinto inestricabile, la cui unica forma di conoscenza può essere l’attraversamento.

Le immagini delle parole

La relazione tra il racconto e la sua forma visibile in movimento è il tema essenziale del festival Finzioni, omaggio allo scrittore argentino Jorge Luis Borges, che attraverso le differenti modalità narrative della videoarte, e la riproposizione di alcune celebri categorie d’invenzione applicate alle opere selezionate (video dell’Imperatore, video disegnati con un pennello finissimo di pelo di cammello, video che da lontano sembrano mosche), fa da filo conduttore per lo svolgimento delle tre serate del festival.
Quest’anno il festival Finzioni presenta collaborazioni prestigiose con il Castello di Rivoli, punto di riferimento per l’arte contemporanea e il Kasseler Dokfest, che vanta una tradizione trentennale nell’ambito della videoarte. Entrambe le istituzioni presentano tre video della loro collezione. Le opere selezionate costituiscono un piccolo viaggio negli ultimi quarant’anni di videoarte, narrati - anche questi - attraverso immagini e presenze emblematiche.

A raccordare questi videoracconti sarà Nico Vascellari, artista giovane di rilievo internazionale, che attraverso tre suoi lavori (Nico and the Vascellari’s, Untitled Song, Untitled 81 94 11), racconterà lo speciale intreccio tra immagine, parola e sonorità, che caratterizzano i suoi video così come le sue performance, che indagano i riti collettivi di massa, del passato e della contemporaneità, tra l’energia atavica della natura, la pratica della musica e l’ossessione dell’estetizzazione.
Così i video dell’Imperatore riflettono tra la realtà e la finzione: con William Kentridge, di cui si proietta Ubu tells the Truth, intreccio di immagini cinematografiche e disegni a carboncino per indagare la verità; Eva Marisaldi propone una macchina sonora incontrollata in Porto fuori, quasi frutto di allucinazioni sono gli Asini Albini di Linke e Martegani, talmente veri e singolari da risultare stranianti.
L’indagine sulla vita e sulla morte, argomento principe dei filosofi di ogni tempo, è qui risolta in pochi istanti dal racconto di Ciprì e Maresco, autori di Cinico Tv, surreale realtà in bianco e nero. Vedere, non vedere: Pipilotti Rist con I’m Not the Girl Who Missed Much rallenta e confonde sonoro e visione in una trasposizione onirica, Anna Berger ironizza con Schüssel sui castelli mediatici della contemporaneità.
I video disegnati con un pennello finissimo di pelo di cammello propongono un raro video di Ketty La Rocca, Appendice per una supplica, presentato alla Biennale di Venezia nel 1972, delicato e poetico, e a questo si collega il lavoro essenziale, con disegni animati, S.T. di Vedovamazzei. Altre animazioni, ma questa volta con la plastilina: Rita Casdia realizza la vacua giostra delle vanità con White Sex; Vanity è il video di Robert Gligorov, che racconta la sua storia di artista attraverso un ironico video strutturato come una clip musicale.
Gordon Matta-Clark, tra i primi artisti a servirsi dei video, è presente con Dance Tree, danza antica e poetica che vede uomini e alberi alla riscoperta di un rapporto ancestrale. La storia e lo spazio sono invece al centro della narrazione di Alberto Signetto, autore di Weltgenie, ispirato alla vita di Nietzsche.
I video che da lontano sembrano mosche, vedono corpi precipitare nel vuoto in un montaggio attinto dal cinema con Maybe Not di Oliver Pietsch, oppure osservano il potere silenzioso e inquietante dell’adolescenza in Beauty di Cosimo Terlizzi.
Il festival Finzioni propone un documento molto raro, la ripresa dell’azione di Alighiero Boetti alla Biennale di Venezia del 1974, Ciò che sempre parla in silenzio è il corpo, una serrata visione di poesia assoluta e senza tempo.
Altro frammento di storia della videoarte è Transformate/Wonder Woman di Dara Birnbaum, ovvero il corpo nella finzione cinematografica, mentre la conclusione delle proiezioni è affidata a The Sweatlodge di Mike Stubbs, una danza alla ricerca delle difficili relazioni tra uomini e spazio, per un’architettura composta dalla rete delle esistenze.

Paola Nicita


(...) L'artista e l’opera devono essere intesi come elementi puntiformi diffusi nel tempo più che nello spazio. Come ci ha insegnato Borges: «Il tempo è l’unico mistero fondamentale. […] Il problema del tempo implica quello dell’ego, perché, dopo tutto, cos’è l’ego? L’ego è il passato, il presente e anche l’anticipazione del tempo che verrà, il futuro». L'ego artistico esplicitandosi costruisce differenti poetiche che, inserendosi in una rete che lega ogni cosa, da luogo a una moltiplicazione infinita dello spazio-tempo. Così il mondo dilatandosi diventa inafferrabile e la conoscenza può arrivare solo attraverso la sofferenza per questa inaccessibilità. Proust lo aveva compreso quando parlava dell'impossibilità «contro la quale urta l'amore. Noi ci figuriamo che esso abbia come oggetto un essere che può star coricato davanti a noi, chiuso in un corpo. Ahimè! L'amore è l'estensione di tale essere a tutti i punti dello spazio e del tempo che ha occupati e occuperà. Se non possediamo il suo contatto con il tale luogo, con la tale ora, noi non lo possediamo». Da questo modo di considerare il tempo nasce la possibilità di confrontarsi con la molteplicità degli approcci, che ha portato l’arte contemporanea ad avvicinarsi all’antropologia e alle "scienze della memoria".

Arte e antropologia un connubio che risale all’Ottocento con Aby Warburg e prosegue su nuove isotopie ancora oggi. In particolare le "opere performance" o le "opere video", (che dal punto di vista semantico si equivalgono), spesso mettono in scena oggetti e azioni della vita quotidiana, indagate e rielaborate con metodo postmoderno, che si rilevano sorprendenti. Marc Bloch, in Apologia della storia o il mestiere dello storico, ricerca il senso della storiografia nel lavoro quotidiano dello storico, nella costante appassionata ricostruzione di un passato che si svela con toni di cangiante iridescenza proteiforme e mai come costante ripetizione, che è esattamente quello che alcuni artisti contemporanei cercano di fare con le loro opere. Sono modi diversi di ricercare, descrivere, analizzare e predire la realtà, ma entrambi portano allo stesso risultato, la conoscenza.

Rosario Perricone


Programma

VENERDÌ 6 MAGGIO

Video dell’imperatore

Nico Vascellari, Nico and the Vascellari’s, 5'30'', 2005
Sotto un pannello di legno sostenuto dai propri genitori, l'artista canta sulle note dissonanti registrate in precedenza dai propri familiari. Alle sue spalle la sorella tiene in mano un'insegna al neon rosa riportante il nome della band, Nico & The Vascellari’s.
Nato a Vittorio Veneto (Treviso) nel 1976.

William Kentridge, Ubu tells the Truth, 8', 1997
In questo video William Kentridge analizza il rapporto tra il mondo della realtà e quello della finzione, alternando le immagini dei disegni a carboncino a quelle estrapolate da alcuni vecchi film.
La narrazione è un risultato composito, in cui si alternano immagini di differente natura, convergenti però per dar forza al discorso dell’artista: la manipolazione delle immagini e delle informazioni è solo un modo, l’ennesimo e terribile, per esercitare il potere. William Kentridge, nato a Johannesburg nel 1954.

Eva Marisaldi, Porto fuori, 3', 2007
Un piccolo robot, munito di ruote, viaggia su un molo in direzione del mare, improvvisando differenti sonorità. Il robot continua a suonare, diretto verso il mare e alla fine del molo scompare. Il termine “improvvisazione” è abusato, ma il robot crea motivi casuali, unici e irripetibili.
Eva Marisaldi, (1966) vive e lavora a Bologna.

Armin Linke, Amedeo Martegani, Asini Albini, 4’22’’, 2005
Gli asini dell’Asinara sono albini, hanno gli occhi di un azzurro molto chiaro e un pelo grigio perla. Sull’isola esistono pochissime zone d’ombra e la luce solare affatica la loro vista. La giornata scorre nel tentativo di sottrarsi alla luce solare nel perimetro di un’isola che è l’unica al mondo ad ospitarli. Il risultato delle immagini è straniante e surreale, nella definizione di un frammento di terra popolato da creature misteriose, che sembrano apparizioni.
Armin Linke, è nato nel 1966, vive e lavora fra Milano e Berlino.

Ciprì e Maresco, Cinico Tv, 2’, 1990
Un interno domestico, angusto e triste. Due uomini sono seduti dietro ad un tavolo su cui sono poggiati una pistola e un telefono. Protagonista è il signor Tirone, che decide di immolarsi per poter raccontare cosa c’è dopo la morte. Il risultato è un saggio di filosofia pura in forma grottesca.
Daniele Ciprì e Franco Maresco hanno realizzato questo episodio nel 1990, per la serie Cinico Tv, trasmessa da Rai Tre. Insieme hanno anche realizzato i film Lo zio di Brooklyn, 1995 Totò che visse due volte, 1998 Il ritorno di Cagliostro, 2003 Come inguaiammo il cinema italiano - La vera storia di Franco e Ciccio, 2004.

Castello di Rivoli presenta
Pipilotti Rist, I’m Not the Girl Who Missed Much, 5’ 22’’, 1986
Vedere ma senza avere la certezza, nella riproposizione di una celebre canzone dei Beatles che viene distorta, rallentata, trasformata, così come l'immagine femminile che la accompagna. Nebuloso ed onirico, il video segna continuamente il crinale tra la visione e la cancellazione di questa, con un sonoro ora stridente, ora rallentato, ora normale che tiene sempre alta la tensione.
Pipilotti Rist è nata a Grabs nella Valle del Reno nel 1962.

Kasseler Dokfest presenta
Anna Berger, Schüssel, 3’40”, 2000
Dalla finestra della propria abitazione, un signore armeggia con le antenne per sistemare la ricezione del segnale televisivo. Dopo vari tentativi, molta determinazione e altrettanta creatività, questo novello castellano della comunicazione di massa riesce a risolvere il problema.
Anna Berger è nata a Francoforte nel 1975.


SABATO 7 MAGGIO

Video disegnati con un pennello finissimo di pelo di cammello

Nico Vascellari, Untitled song, 6'04'', 2004
L'artista insegue gli elementi che compongono una batteria mentre rotolano lungo uno scosceso declivio. Ha una telecamera legata alla mano destra con la quale documenta il suono che lo strumento produce mentre scendendo freneticamente si scontra con gli elementi che incontra nella foresta: rocce, alberi, foglie, rami...

Ketty La Rocca, Appendice per una supplica, 1'02'', 1972
Il video è stato presentato per la prima volta nel 1972 alla XXXVI Biennale di Venezia, nella sezione Performance e Videotape, curata da Gerry Schum. Il nome trae le sue radici dalla tradizione religiosa: le protagoniste dell’azione sono le mani, qui quelle dell’artista, le nostre “appendici” comunicative. Il video rigorosamente in bianco e nero é girato a camera fissa e diventa una sorta di boccascena teatrale aperto sulle immagini delle mani, fantasmi su fondo scuro.
Ketty La Rocca (1938-1976).

Vedovamazzei, S.T ,1’41’’, 1997
Due mani disegnate con un segno lineare, semplice, si intrecciano e si rincorrono, per una narrazione che si basa sull’estrema essenzialità. Un rimando che confida su suggestioni poetiche, antiche, per recuperare una differente attenzione per il proprio corpo, mirando all’estrema sintesi sintattica visiva. Vedovamazzei è un duo formato da Stella Scala (1964) e Simeone Crispino (1962).

Rita Casdia, White Sex, 1'53'', 2008
Più probabilmente, questa rinnovata “ruota del supplizio” sembra raccontare il doppio vincolo cui sembra essere esposta la ricerca del desiderio nel tempo contemporaneo: un balletto meccanico di pose stereotipate e inconsce quando agito, nell’impossibilità e nella riluttanza ad ogni contatto ad occhi aperti, e l’interdetto raggelante di un’atmosfera diurna che non conosce né pieghe né ombre né sfumature.
Rita Casdia nata a Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) nel 1977.

Robert Gligorov, Vanity, 4’12’’, 2009
Robert Gligorov ha creato un’opera musicale di complessa strutturazione, con l’apporto di numerosi musicisti e i consigli dell’amico Sting. Vanity è uno dei dieci testi dell’album Mammut, realizzato nel 2009, che Gligorov ha concepito come un vero e proprio disco, modificando il processo creativo e trasformando il senso del lavoro discografico. L’incisione è stata realizzata insieme con Saturnino, e la registrazione delle parole è stata fatta in studio senza un testo guida, come vera e propria improvvisazione e mantenuta come versione definitiva proprio per la sua freschezza.
Robert Gligorov nasce nel 1959 in Macedonia.

Castello di Rivoli presenta
Gordon Matta-Clark, Tree Dance, 9’32’’, 1971
Il video di Matta-Clark è ispirato alla primavera e ai suoi riti propiziatori. La perfomance è ambientata in una struttura costruita in cima a un grande albero con scale, funi, altalene e altri materiali. Una narrazione poetica, leggera, dove gli uomini recuperano il piacere del gioco e della scoperta per incontrarsi nuovamente con la natura, attraverso pratiche semplici e ancestrali.
Gordon Matta-Clark, nato a New York nel 1943, scomparso nel 1978.

Kasseler Dokufest presenta
Alberto Signetto, Weltgenie, 4’30’’, 1988
Una breve inquadratura su una location da sogno e la video camera piomba vorticosamente su un’interpretazione personale della storia del Lingotto. Le persone appaiono per poi immediatamente scomparire all’orizzonte dell’immagine e lasciare il campo a nuovi scenari. Un libero adattamento della vita di Nietsche e delle opere di Gottfreid Benn.
Alberto Signetto è nato nel 1954 a Cordoba, in Argentina.


DOMENICA 8 MAGGIO

Video che da lontano sembrano mosche

Nico Vascellari, Untitled (81 94 11), 2’05’’, 2011
Una telecamera si muove rapida tra le esplosioni di uno spettacolo pirotecnico all'interno di un edificio distrutto durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale a Vittorio Veneto. Il suono del video è la voce di Tiberio De Poi, concittadino dell'artista divenuto celebre in città per essere andato alla Corrida di Corrado imitando il suono dei fuochi d'artificio con la voce. Esplosioni che fanno parte della memoria e della guerra vissuta.

Oliver Pietsch, Maybe Not, 4’25”, 2005
La sequenza finale del remake del film Graveyard of Honor (Kinij Fukasaku 1975/2002) per la regia di Takashi Miike, è la prima scena del video di Oliver Pietsch, (found-footage) caratterizzato dal montaggio di immagini di repertorio. Una serie di immagini di salti nel vuoto, selezionate da film che hanno fatto la storia del cinema. Con questo montaggio di immagini, Pietsch esprime l’ambivalenza tra il desiderio di morte e la disperata ricerca di liberazione. Nato a Monaco nel 1972, vive a Berlino.

Cosimo Terlizzi, Beauty, 4’, 2008
Episodio della “Via senza nome, casa senza numero”, Beauty è un omaggio al fiorire della bellezza adolescenziale in netto contrasto con l’assenza di identità del paese, i campi brulli e l’asfalto. I cortili di un tempo aperti al gioco e all’incontro libero vengono chiusi da cancelli. La memoria personale dell’artista e i suoi luoghi d’infanzia divengono improvvisamente lontani e sospesi, in una dimensione senza tempo.
Cosimo Terlizzi è nato a Bitonto (BA) nel 1973.

Alighiero Boetti, Ciò che sempre parla in silenzio è il corpo, 1’28’’, 1974
Realizzato per la Biennale di Venezia nel 1974 (video ripresa dell’azione eseguita da Alighiero Boetti nel 1974 nello studio di Art/Tapes/22 di Maria Gloria Bicocchi; recording engineer Andrea Giorgi) il video mostra l’artista intento a scrivere la frase che dà il titolo al lavoro, contemporaneamente con la mano destra e con la sinistra. Le verità sulle quali l’attenzione dell’artista si focalizza acquistano la forza di una rivelazione, o meglio, di una scoperta, rivelata direttamente dal “corpo senziente e pensante” di Boetti.
Alighiero Boetti nasce il 16 dicembre 1940 a Torino, muore a Roma nel 1994.

Castello di Rivoli presenta
Dara Birnbaum, Technology/Transformate Wonder Woman, 5’ 20”, 1978
In questo lavoro l’immagine di Wonder Woman è usata per sovvertire l’ideologia della nota serie televisiva. Il video, che si apre con una serie di esplosioni a salve, accompagnate dall’allarme di una sirena, mostra ripetutamente una serie di trasformazioni del celebre personaggio, icona-simbolo di una trasformazione accettata come fatto quotidiano.
Dara Birnbaum, New York, 1946.

Kasseler Dokfest presenta
Mike Stubbs, The Sweatloadge, 7’, 1991
The Sweatlodge, originariamente girato in Super 8, è un resoconto significativo sui comportamenti maschili, messo in scena attraverso una ripresa fluida e svolazzante. I protagonisti, tutti uomini, in giacca e cravatta, si muovono secondo i canoni dell’eleganza formale: sobri, impassibili, uniti ma al contempo separati, apparentemente inconsapevoli sia l’uno dell’altro che di se stessi.
Mike Stubbs è nato nel 1958 a Welwyn Garden City in Inghilterra.



Media partner UnDo.Net


Il comunicato stampa del Festival, che si svolge dal 6 all’8 maggio 2011 al Museo Internazionale delle Marionette A. Pasqualino. Piazzetta Antonio Pasqualino, 5 - Palermo