Attraversare le contingenze allargando le prospettive

23/09/2012
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Compito di classe





Per la maggioranza bravi artisti, in generale lavori belli e importanti, installati con cura, ma allora perché più ci penso e più mi sale l'incazzatura?
Un disagio che è cominciato subito: già durante l'incontro che ha preceduto l'inaugurazione della mostra e a cui hanno partecipato gli artisti e la curatrice, Marcella Beccaria.
Da' il via Giovanni Minoli, Presidente del Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea; nel teatro, là in alto, son seduti in semicerchio anche tutti gli artisti (tranne Rossella Biscotti): Francesco Arena, Patrizio Di Massimo, Flavio Favelli, Eva Frapiccini, goldiechiari e Seb Patane.
Prima di tutto i ringraziamenti e "Questo nuovo importante progetto espositivo è reso possibile dal generoso contributo degli Amici Sostenitori del Castello di Rivoli e si avvale della media partnership de La Stampa e RAI - La Storia siamo noi", subito dopo le referenze: Benjamin e l'angelo della storia "che guarda un cumulo di macerie ma è comunque sospinto verso il futuro", poi un giro di domande già sceneggiate in cui gli artisti si passano il microfono rispondendo a turno.

Citando la Beccaria che cita Walter Benjamin ricordo che a quel punto cominciava a salirmi un po' di tristezza, sarà per la Rivolesca atmosfera fané o perché la scena dell'incontro era gremita di signore bon ton vicino a uomini dalle giacche ormai strette, mentre gli artisti stavano lassù sul palco, rigidi come in una foto scolastica.
E svolazzando all'esterno, senza ronzare ma in ascolto, ho colto il senso della Cosa direttamente dalle labbra di una che immagino far parte degli Amici Sostenitori del Castello. Guardava in alto mentre parlava all'amica e con vaga allegria diceva: "...ormai è tutta politica, si vede che ora si usa così, come negli anni '70. E beh... mi sembra di tornare ragazzina!".
Visto il titolo della mostra - La storia che non ho vissuto (testimone indiretto) - penso: han fatto centro.
Forse davvero il display dell'esposizione, gli artisti e proprio quelle opere lì nelle sale, sono tutte scelte fatte apposta per lei. O per nutrire "correttamente" la memoria di chi ha scarsamente partecipato alla storia, che siano eroi della sesta giornata o i loro ignari nipoti.
Quest'ultima frase sembra scorretta visto che la Storia è fatta di tante storie con la “s” minuscola, ma allora citiamo qualcun altro (tanto per cominciare) che parla di "Uso pubblico della storia", Jürgen Habermas, preoccupandosi dei fini con cui essa viene manipolata anche dai mass media. Nell'accrochage di lavori importanti che Marcella Beccaria ha messo insieme, negli argomenti dell'incontro che ha preceduto l'inaugurazione, nel giornale/catalogo e persino nelle attività collaterali alla mostra, il discorso politico è stato accuratamente contenuto e confezionato: neanche uno schizzetto di dissenso è sfuggito agli artisti, neppure un ammiccamento postmoderno ha messo in dubbio o ha relativizzato il senso della narrazione.

Confortati da un'idea di museo che conserva e fa da garante alla qualità di "ciò che resta", in questo progetto gli organizzatori (e chi si è prestato) non hanno voluto considerare la responsabilità politica che implica portare in primo piano la storia. Hanno ignorato il campo minato e hanno creato il proprio giardino d'inverno, ben confezionato come dicevo. Ma siccome Rivoli non può essere solo lo spazio privato di Banche e sostenitori, non è sufficiente né corretto che girino la testa dall'altra parte.
Un atteggiamento pacificante nel trattare la storia è già una scelta politica, è anche un modo per “disattivare” l'inquietudine e le questioni espresse in molti lavori di questa mostra.
"La memoria è un campo di battaglia, in cui si lotta per la conquista del passato", dice Remo Bodei, si lotta per legittimazioni che hanno anche un valore economico oltre ad essere strumentali da un punto di vista ideologico.
Ma il discorso vale per tutti, e oggi che abbasso le "passioni tristi" evviva i beni comuni, tutti fanno mostre "story specific", cancellando facce dalle foto e nomi dagli elenchi.
Quella signora ha sempre detto "ora si usa così"...

Anna Stuart Tovini


Informazioni sulla mostra: La storia che non ho vissuto (testimone indiretto)
Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea, dal 15 settembre al 18 novembre 2012





Da sinistra: Francesco Arena, goldiechiari, Patrizio Di Massimo, Eva Frapiccini, Giovanni Minoli, Beatrice Merz, Marcella Beccaria, Seb Patane e Flavio Favelli.

Foto Igor Mendolia courtesy Castello di Rivoli