Fabbriche, economia, moda. Incontro con Giampiero Nigro e Daniela Degl'Innocenti
Giampiero Nigro, Il tempo dell'industria. La riflessione sulla societa' e l'industria a Prato nel secondo quarto del Novecento non puo' prescindere dai mutamenti economici iniziati alla fine del secolo precedente. A differenza che in altri centri tessili, il dualismo industriale fatto di grandi imprese a ciclo completo e piccole aziende terziste (al cui interno fu graduale la sostituzione di vecchi congegni manuali con macchine mosse da energia inanimata), non meno che le vicende economiche internazionali (che davano maggior spazio a consumo di tessuti di minor qualita') consentirono una crescita significativa senza troppi conflitti. La citta' che stava attenuando le ataviche distinzioni tra nobilta', borghesia e popolo (fatto di operai e contadini) continuava a rafforzare una propria identita' basata sulla cultura del lavoro e sulla propensione al fare, all'impresa. All'austero modello di vita dei ceti dirigenti si affiancava quello frugale ed operoso dei ceti subalterni; negli uni e negli altri sembrava comune la consapevolezza che l'arte del riuso e del riciclo, cara alle massaie di ogni ceto, era parte del mito produttivo di Prato, la citta' in cui giungevano stracci da tutto il mondo per essere restituiti a consumi che si stavano facendo di massa. I prodotti realizzati con quella lana rigenerata raggiungevano paesi lontani. Si pensi ai plaids, ribattezzati pledde con gli auspici del fascismo, che costituivano uno dei simboli della Prato degli anni Trenta e oltre. Daniela Degl'Innocenti, La moda degli anni Trenta. Gli anni Trenta rappresentano un momento di grande creativita' per l'industria tessile e dell'abbigliamento. In Italia, le sanzioni imposte dall'autarchia sulle materie prime d'importazione, stimolano la sperimentazione di fibre artificiali come il lanital che trovano applicazione nel settore della moda. Molti designer e artisti sono invitati dal Regime ad utilizzare materie prime di origine naturale prodotte in Italia: paglia, ginestra e canapa o lane autoctone. A questo si associa la volonta' di promuovere lo stile italiano attraverso le campagne nazionali a sostegno della moda come quella del cappello di paglia supportata, nella progettazione e nella comunicazione pubblicitaria da Thayaht (1928), artista fiorentino chiamato anche a collaborare alla rivista "L'industria della Moda" (1929), periodico della Federazione nazionale fascista dell'industria dell'abbigliamento. Lo scenario internazionale del settore tessile e moda riflette la tendenza alla sperimentazione con la messa a punto di fibre rivoluzionarie quali il nylon che trova largo consenso nella produzione di calze da donna. Un percorso assolutamente creativo nella moda femminile e' quello della sarta italiana Elsa Schiaparelli emigrata in Francia e appassionata dell'arte delle avanguardie. Le opere di Picasso e Dali' le suggeriscono dettagli, volumi e confezioni che esprimono una modernita' cosi' attuale che ispira ancora oggi le collezioni di importanti brand italiani come Prada.