Arman
Davide Benati
Giuseppe Capogrossi
Antoni Clave'
Antonio Corpora
Giorgio de Chirico
Robert Indiana
Allen Jones
Wilfredo Lam
Leoncillo
Sebastian Matta
Giorgio Morandi
Mattia Moreni
Mario Nanni
Mimmo Paladino
Mel Ramos
Franco Sarnari
Toti Scialoja
La mostra collettiva si presta come l'occasione per un viaggio attraverso alcuni degli snodi piu' significativi nell'arte del secolo appena passato e di questo primo decennio ormai trascorso. In mostra opere di Arman, Davide Benati, Giuseppe Capogrossi, Giorgio de Chirico, Robert Indiana, Allen Jones, Wilfredo Lam, Leoncillo, Sebastian Matta, Giorgio Morandi, Mimmo Paladino, Mel Ramos, Franco Sarnari, Toti Scialoja, con un accento sulla produzione informale.
Ancora una volta, la mostra collettiva allestita presso le sale della Galleria d'Arte Maggiore
G.A.M. di Bologna si presta come l'occasione per un viaggio attraverso alcuni degli snodi più
significativi nell'arte del secolo appena passato e di questo primo decennio ormai trascorso. È un
viaggio lungo, che si può raccontare in modi diversi e che si può intraprendere seguendo strade
differenti, un modo quindi per osservare in modo trasversale – sia nel tempo che nello spazio –
quasi cento anni di storia dell'arte attraverso le scelte di chi da sempre ama l'arte e gli artisti.
Il percorso, anzi, i percorsi che si intrecciano e si snodano sulle pareti della Galleria d'Arte Maggiore hanno
un'origine comune in quel periodo così ricco di innovazioni e di fermenti creativi che ha visto nascere le
Avanguardie storiche. Un'eco di queste ricerche di inizio Novecento si sente chiaramente nelle tele
metafisiche di Giorgio de Chirico che, come nella recente mostra allestita in Galleria, danno vita ad un
dialogo speciale con la poesia delle composizioni immote di Giorgio Morandi. Da qui i percorsi si
dipanano in molteplici direzioni. Grande rilevanza viene data alla stagione informale: partendo da esperienze
cubiste, Antonio Corpora approda a un linguaggio che si libera sempre più della forma, e si può così
confrontare con la personale interpretazione che Toti Scialoja ci ha dato dell’Espressionismo Astratto
americano. Anche Mattia Moreni, di cui la Galleria si occupa da tempo curandone l'Archivio in vista della
pubblicazione del Catalogo Ragionato, approda ad un suo linguaggio del tutto personale - caratterizzato da
una figurazione beffarda interessata a temi quali il rapporto dell'uomo nell'età elettronica, la regressione della
specie e della pittura stessa - dopo aver attraversato fasi post-cubiste, espressioniste ed informali.
L'adesione
all'arte astratta di Giuseppe Capogrossi si distingue e si caratterizza per la successione ritmica di quei segni
a “forchetta” così tipici della sua produzione. È invece con le sculture di Leoncillo che si può seguire come
questo interessante percorso dal figurativo all'astratto si concretizza quando incontra la materia e la terza
dimensione. Anche Mario Nanni attraversa un'innovativa stagione informale nella sua lunga ricerca
artistica che lo ha visto, in tempi più recenti, approdare al tema delle mappe. Il ritorno all'oggetto tipico del
cosiddetto “Nouveau Realisme” è testimoniato in questa mostra delle note accumulazioni di Arman, così
come la Transavanguardia è ben rappresentata da alcune opere in ceramica di Mimmo Paladino. Leggeri,
evocativi e raffinati sono i lavori di Davide Benati e la realtà data per frammenti e cancellazioni di Franco
Sarnari. L'attenzione è anche rivolta alla scena internazionale: non può mancare Antoni Clavé, artista
spagnolo amico di Picasso e affine per ricerca e sensibilità artistica ad Antoni Tàpies. Le atmosfere
misteriose, cupe e sospese di Clavé dialogano con quelle altrettanto misteriose ma più colorate e giocose di
Sebastian Matta, grande esponente del surrealismo internazionale, di cui fa parte anche Wilfredo Lam, il
cui stile nasce dall'intreccio di più tradizioni assimilate durante i tanti viaggi compiuti dall'artista. Di Matta si
intende dare rilevanza anche alla produzione scultorea: le curiose composizioni delle tele prendono forma e
acquistano peso ma mantengono un'inconfondibile identità ambigua.
Con Robert Indiana, la scultura
rimane indiscussa protagonista: del grande artista pop americano si esporranno le celebri sculture AMOR,
con tutto il fascino irresistibile dei loro colori accesi, delle superfici perfette e delle forme pure. La stagione
pop è ben rappresentata anche dall'interpretazione che ne hanno dato Allen Jones, sul fronte inglese, e Mel
Ramos, su quello californiano.
I percorsi che si possono seguire si rincorrono quindi l'un l'altro creando una fitta trama di rimandi, pur
mantenendo una propria autonomia, e dando vita così ad un viaggio che si rivela particolarmente piacevole
nel sapere di non avere alcuna strada obbligata davanti a sé.
Immagine: Mattia Moreni, Il vuoto non ha direzione - la discoteca, 1995, colori su tela cm 130x130
Inaugurazione 20 marzo ore 17.30
Galleria d'Arte Maggiore
via D'Azeglio 15 - Bologna
Orario: 10,30-12,30 e 16,30-19,30, chiuso domenica e lunedi' mattina
Ingresso libero