Galleria Annovi
Sassuolo (MO)
via Radici in piano, 123
0536 807837 FAX 0536 800768
WEB
Sculturama
dal 3/7/2002 al 31/7/2002
0536 807837 FAX 0536 800768
WEB
Segnalato da

Lia Bedogni




 
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3/7/2002

Sculturama

Galleria Annovi, Sassuolo (MO)

Dopo qualche decennio dalla transavanguardia, e' importante che l'arte faccia ritorno ai propri limiti, nei propri limiti. La mostra vuole tornare alla costruzione; per questa ragione riunisce autori che cercano e costruiscono immagini, che le lasciano parlare, che non le soffocano con quelle teorie che, in realta', servono solo a nascondere il vuoto del pensiero. A cura di Maurizio Sciaccaluga


comunicato stampa

Ancora una volta, dopo qualche decennio dalla transavanguardia, è importante che l'arte faccia ritorno ai propri limiti, nei propri limiti. Che non sono, semplicisticamente, quelli del quadro e della tecnica a olio, oppure della plastica tridimensionale e del marmo. Sculturama vuole proprio tornare alla costruzione. Per questa ragione riunisce autori che cercano e costruiscono immagini, che le lasciano parlare, che non le soffocano con quelle teorie che, in realtà, servono solo a nascondere il vuoto del pensiero e fa ritorno nei limiti dell’arte. Adalberto Abbate punta tutto sull’ironia e sulla risata disincantata, usate come metro per svelare e smascherare le assurdità della vita. Costruisce microuniversi popolati d’uomini, piante e animali, del tutto simili al mondo reale salvo che nel senso (mancante) dell’etica e della giustizia. Qui, nelle opere dell’artista palermitano, i farabutti, i furbi e i violenti la fanno sempre franca, e sono i veri eroi della rappresentazione.

Appassionato alle produzioni di Moore, Viani, Arp e Cragg, Rosario Antoci relaziona la ricerca storica sulla forma plastica, sulla morbidezza della linea e della materia all'immaginario fantascientifico, alla creatività della letteratura, del cinema e del fumetto. L'opera di Alfonso Bonavita è un curioso e delicato mix di tradizione e contemporaneità, di rigore compositivo classico ed eccentrica creatività mass-mediologica. L'impianto figurativo tradizionale di molte opere è messo in crisi da singolari inquadrature che omaggiano la cinematografia d'avanguardia. I giochi di parole e i calambour sono alla base del discorso di Corrado Bonomi. Adoperando il pennello e gli strumenti da artista Bonomi si trova a seguire le indicazioni di fantasia fertile ed eccentrica, grazie alla quale i colori ad olio, possono sovrapporre l’immaginazione alla realtà. Ed una volta entrati nel mondo dell’artista ci sembrerà più naturale incontrare fiori in canna di gomma, sardine di latta, quadri tridimensionali dell’Arcimboldo o lo stupido gatto dei vicini che non gli oggetti del nostro solito mondo spesso straordinariamente privo di colore. Per le sue sculture Paolo Cassarà prende spunto dalle stangone della pubblicità, dalle modelle targate Golden Lady, svestite Armani, supercarrozzate per le sfilate. L’artista coniuga l'iconografia femminile degli spot alla sensualità caricaturale dell'universo fumettistico, e realizza un'ideale di donna oggetto che oramai non può essere altro che testimonial di se stessa, della sua eccessiva appariscenza. I bassorilievi prodotti ultimamente riprendono una tecnica e delle forme usatissime nell’antichità e pressocché dimenticate in tempi recenti.

Gianni Cella traduce in opere questa classificomania dei tempi recenti, mettendone in risalto la futilità e inattendibilità. Le sue graduatorie sono tra le pochissime che, per ora, non hanno trovato spazio in tivù, sui giornali o in internet. Sono quelle che i media ancora ci risparmiano: al posto delle veline più spogliate dei calendari ci sono i fratelli più stupidi del mondo, in sostituzione dei dieci divi più richiesti di Hollywood compaiono i tre ragazzi più buoni dell'universo, invece che la Falchi, la Ferilli e la Marini si vedono i palloni più gonfiati del Belpaese. Le donne di Marco Cornini, disegnate con diversi tipi di terracotta, impastata a ossidi o bagnata con acqua e ruggine in modo che finisca coll'assumere tonalità differenti, hanno sguardi cinici e alteri alla Bette Davis, corpi mozzafiato poco coperti da abitini succinti, minigonne e sandali dal tacco altissimo. Sono tanto sicure della propria avvenenza da sembrare arroganti. Descrivono la donna decisa e disinibita dei nostri giorni: affascinante sul lavoro e dura nell’intimità.

Le sculture di Ursula Engelke raccontano il mistero perverso della vita quotidiana, l’imperfezione della normalità, l’inquietudine della consuetudine. Nelle sue opere l’artista ritrae scene di vita familiare apparentemente rilassate, dove però qualcosa stona. Non si tratta di un particolare, ma di un atteggiamento, uno sguardo, un comportamento. Sembra che un terribile segreto aleggi sempre sui commoventi ritratti di famiglia messi in scena dalla Engelke. Travestiti, pervertiti, freak, ragazzine cresciute troppo in fretta, anziani che non hanno saputo accettare le conseguenze dell’invecchiamento. Le figure scolpite nella terracotta da Paolo Schmidlin rappresentano un inquietante campione dell’umanità di oggi, di quel mondo troppo veloce che non s’accorge di mietere sempre più vittime a causa del suo procedere vorticoso. Virata in blu e in azzurro, la serie di opere Oculus dei, è il ritratto di un occhio. Più precisamente, dell'occhio dell'autrice, la giovane artista romagnola Maria Luisa Tadei. Il vetro è scelto dall'artefice per le sue caratteristiche di rifrazione, di brillantezza, di luminosità, capaci di infondere al lavoro quel soffio di vita necessario a far sembrare l'iride e la pupilla animate, vive, attente.

Artisti: Adalberto Abbate, Rosario Antoci, Alfonso Bonavita, Corrado Bonomi, Paolo Cassarà, Gianni Cella, Marco Cornini, Ursula Engelke, Paolo Schmidlin, Maria Luisa Tadei

Curatore Maurizio Sciaccaluga

Inaugurazione giovedì 4 luglio ’02 - ore 21.00
Orari dal martedì al sabato 10.00/12.30-16.00/19.30 e su appuntamento
Galleria Annovi arte contemporanea, Via radici in piano 123, Sassuolo Modena

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Nicola Nannini
dal 10/11/2011 al 10/12/2011

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