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Sipario d'estate 2002
dal 4/8/2002 al 12/8/2002
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TSR Teatro Stabile in Rete




 
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4/8/2002

Sipario d'estate 2002

Segreteria generale TSR, Pesaro

Sculture e spettacolo in piazza. Nelle 13 piazze della provincia di Pesaro e Urbino saranno abbinate sculture e appuntamenti di teatro, musica e danza


comunicato stampa

Sipario dEstate 2002 scende.... in piazza. Il festival organizzato dall'assessorato Beni e Attività Culturali - Editoria e dal TSR Teatro Stabile in Rete riscopre antichi valori del luogo sociale per eccellenza e valorizzerà gli spazi urbani dimenticati.
Il cuore antico di questi centri, nella maggior parte dei casi diventato ormai terra di conquista per automobili e scooter, tornerà per una sera al suo aspetto originario e vitale riallacciandosi ai significati storici, sociologici, poetici e artistici della piazza.
Nelle tredici piazze della provincia di Pesaro e Urbino saranno abbinate sculture e appuntamenti di teatro, musica e danza (da Beppe Grillo a Paolo Rossi da Daniele Silvestri a Enzo Jannacci dai Kataklò Dance a Marco Paolini ecc.).
La mostra è curata da Armando Ginesi e Roberta Ridolfi e propone 13 scultori contemporanei: Vittorio Amadio (a Mombaroccio) Alberto Barbadoro (a Mercatello sul Metauro) Giovanni Beato (a Novafeltria) Davide Dall'Osso (a Pesaro) Luciano Dionisi (a Montemaggiore) Silvia Fiorentino (a Cagli) Marisa Marconi (a Montalfoglio di S.Lorenzo in Campo) Bruno Marcucci (a Cantiano) Giulio Marcucci (a Talamello) Leonardo Nobili (a Urbania) Ermenegildo Pannocchia (a Macerata Feltria) Alessandro Petromilli (a Monte Cerignone) Nazareno Rocchetti (a Cerasa di San Costanzo)

"L'idea di inserire 13 sculture in tredici piazze - scrivono i curatori - recupera in un certo senso il ruolo sociale dell'arte perché capace di disegnare attorno a se uno spazio riflessivo molto importante. Inserire le sculture nel contesto storico di queste piazze significa rendere le piazze coinvolte nel progetto attive e rispondenti allo spirito del tempo. Portare un'opera d'arte nel contesto affascinate di una piazza significa annullare le distanze tra l'arte stessa e la gente. Abbinare una scultura ad una piazza, a cui peraltro è stato dato un titolo che rimarchi la funzione storica e sociale che un tempo avevano le piazze ( piazza dell'amore, della partenza, del comizio..) significa ridisegnare uno spazio vitale, consegnando l'opera d'arte alla sensibilità di ciascuno. Un'opera in piazza può essere fruita da chiunque, bambini, anziani adulti che imparano così a considerarla nel proprio quotidiano. Non un elemento decorativo dunque, non una struttura capace di abbellire la piazza, ma un simbolo, un segno della creatività umana, un linguaggio da codificare. La funzionalità dell'arte è sempre stata quella di suscitare emozioni, pensieri e giudizi, non importa se positivi o negativi, ma di certo non deve e non può lasciare indifferenti Le statue saranno donate dagli artisti ai comuni e potranno essere viste in piazza fino alla fine dell'estate.

GLI ARTISTI

Alberto Barbadoro
Realizza sculture di cartapesta dal cromatismo molto acceso. Le opere che produce sono figurative, predilige forme umane, volti assorti di uomini e donne che rende attraverso linee nette, caratteri squadrati, quasi a costruire più che un ritratto fisico un ritratto psicologico. Le sculture di Barbadoro sono di forte impatto emotivo, vivono nello spazio occupandolo in modo discreto. Essenziale nelle installazioni è la postura delle figure che sembrano ritratte nell'istante di un gesto teatrale, niente comunque allude ad un senso tragico anzi queste strutture lasciano intravedere una velata ironia. L'ironia fa parte dell'esistenza e queste sculture altro non sono che frammenti di vita.

Davide Dall'Osso
Le sue opere sono strutture leggere composte da una sorta di intreccio di fil di ferro piegato a mano e lavorato in modo tale da creare una sorta di ossatura della forma Le sue installazioni si configurano quindi come forme scheletriche antropomorfe alle quali l'artista aggiunge particolari di fantasia, elementi onirici o desunti dalla letteratura e dalla poesia. La poetica di questo artista è tutta incentrata sulla ricerca di un essenza, egli lavora e torce il metallo nello sforzo di dare un'anima alla scultura. Figure fantastiche, elementi mitologici, corpi dagli arti allungati, dai volti protesi verso la vastità del cielo, che a volte tratta attraverso un processo di cristallizzazione, rivestendoli di un bagliore antico, di una luce misteriosa.

Silvia Fiorentino
Recupero mnemonico e interpretazione dello spazio sono le due componenti principali che caratterizzano il lavoro di questa eclettica artista. Le sue installazioni agiscono lo spazio modificando le coordinate temporali, abolendo cioè gli schemi rigidi del fluire del tempo. Importante nella poetica di Fiorentino è la ricerca estetica, la considerazione dell'immagine, del suo potere evocativo, del suo essere storia, narrazione, emozione e poesia alle quali si aggiungono il coinvolgimento sensoriale incondizionato, la tensione nello stabilire un equilibrio di tutti i sensi, la capacità nel provocare una emozione sono solo alcune delle componenti di questo lavoro. Anche l'attenzione che l'artista volge ai nuovi mezzi tecnologici usati nell' arte contemporanea come ad esempio l'utilizzo dell'immagine digitale tradiscono l'esigenza di vivere a pieno l'emozione dell'arte favorendo una comunicazione che sia più in sintonia con lo spirito del tempo.

Bruno Marcucci
La forma e la materia costituiscono l'essenzialità del lavoro di questo eclettico artista. La ricerca, focalizzata nella sperimentazione di materiali eterogenei, è divenuta col tempo esigenza comunicativa. I materiali usati, essendo frammenti di materia composti d'energia, si sono trasformati in codice espressivo, i segni prodotti dall'artista si sono fatti emblemi dello scorrere del tempo, segnali intimi, espressi con forza, che sanno aprirsi alle tensioni dell'umanità. Tra le componenti essenziali del percorso creativo di Marcucci occorre ricordare anche il rapporto d'equilibrio che intercorre tra forma e spazio che è cosa essenziale nella costruzione di opere tridimensionali. L'opera installata concorre a modificare lo spazio caricandolo di sempre nuove potenzialità, rispondendo in questo modo al proprio ruolo che è anche quello di provocare emozioni, "turbare" l'ordinario.

Giulio Marcucci
Il segno primordiale, l'energia pura che deriva dai materiali che nascono dalla terra, l'attenta considerazione dell'incidenza della luce e dello spazio sulla forma costituiscono le caratteristiche fondamentali delle sculture di questo artista. Un rapporto misurato e rigoroso nella scelta dell'estetica che paradossalmente mette in luce un rapporto viscerale con la materia. Solchi che dichiarano la vacuità del superfluo, la necessità di rinunciare ad elementi di disturbo che possano corrompere la forza intrinseca che si cela nella composizione fisica dei materiali usati. L'agire per creare una forma determina un'azione fisica oltre che mentale, un gesto che rimane impresso nell'estetica dell'opera per sempre, fornendo i presupposti per travalicare i limiti temporali rispondendo così alla vocazione di universalità dell'opera d'arte.

Leonardo Nobili
Forme aeree, strutture filiformi, pareti di vetro, geometrie metalliche, ecco alcune descrizioni delle opere tridimensionali di Nobili. Sempre attratto dagli spazi aperti, questo artista marchigiano ha saputo intendere il vero senso della del fare opere di scultura, indagando sulla commistione costante e variabile tra spazio e materia. La tendenza a liberare le forme create in altezza, denota l'esigenza di liberare l'opera del proprio peso specifico, renderla libera e leggera, eleggendola quasi a simbolo dell'idea che l'ha ispirata. I materiali usati da Nobili sono per lo più quelli utilizzati nell'industria moderna, che più si adattano alla poetica dell'artista tutta imperniata sulla definizione estetica dei propri codici linguistici e non già sulla perfezione formale. Le sculture realizzate da Nobili presentano spesso corruzioni, striature, frantumazioni, insomma una sorta di imperfezione indotta che vuole alludere ad una bellezza intima, intrinseca, presente pure nelle cose imperfette. Altro elemento importante è senz'altro l'uso di un certo cromatismo capace di rendere queste costruzioni davvero sensuali e piene di vita.

Luciano Dionisi
E' un artista che, pur moderno nel lessico, ama i materiali e, in un certo senso, anche le tecniche della tradizione. Lavora la pietra, per esempio, come pochi, con quella fattività concreta, con quell'ansia creativa tradotta in gesto chiropratico, che lo apparentano agli "scalpellini" delle grandi stagioni in cui gli scultori conoscevano i segreti delle tecniche: mi riferisco al Romanico, al Gotico e al successivo Rinascimento, soprattutto nella fase dell'Umanesimo. Si muove tra un bisogno di parlare a tuttotondo con residui figurali, ma predilige l'essenziale al fenomenico, l'anima all'involucro, in qualche modo il metastorico allo storico.

Giovanni Beato
Allievo prediletto - nonché amico - del grande Pericle Fazzini, dal Maestro - "lo scultore del vento", come ebbe a definirlo con geniale intuizione il poeta Giuseppe Ungaretti - ha appreso l'umiltà con cui si possono compiere le cose grandi. Beato scompone la realtà in piani, poi la ricompone, sempre essenzializzandola in direzione della sua intima verità geometrica con cui domina lo spazio all'interno del quale prima immagina e poi situa il prodotto del suo ingegno inventivo. E' una specie di demiurgo mai del tutto soddisfatto della realtà del creato che sembra ansioso di fare e di rifare, in un giuoco infinito, non tanto per individuare il quoziente veritativo nell'opera, ma piuttosto all'interno del processo senza fine del suo divenire.

Ermenegildo Pannocchia
Il suo primo amore è stato Mario Ceroli, il grande scultore del legno che, negli anni Sessanta (la sua celeberrima "Cina", presentata alla XXIII Biennale Internazionale d'Arte di Venezia, che gli valse il premio Gollin per la scultura, è del 1966) ha contribuito a trasformare il senso della ricerca plastica in Italia. Ma da Ceroli Pannocchia ha tratto soltanto alcune suggestioni, fra le quali, appunto, il calore e il colore del legno. Dopodiché ha proseguito per conto suo nell'elaborazione d'una grammatica e d'una sintassi espressive che, per esempio, facevano del legno un qualche cosa di animato. Quasi lui fosse un moderno Geppetto. Poi s'è convertito ai materiali plastici. Come dire: dalla natura alla storia; dall'antico alla modernità. Oggi, con la plastica, gioca con la stessa abilità con cui, ieri, giocava con il legno.

Vittorio Amadio
A vederlo, sembra un profeta uscito dalle pagine della Bibbia. In realtà è un artista multiforme: pittore, scultore, incisore, stampatore d'arte e chissà quant'altro ancora. Le sue opere - pittoriche o plastiche - sono un concentrato di energia, specchi fedeli del temperamento dell'autore. Sperimentatore nato vuol percorrere tutte le strade dell'espressione e saggiare tutti i materiali. Ricava sculture da travi centenarie che solca con la sua grafia magica, quasi a voler saldare la storia alla modernità, il tempo passato a quello presente. Oppure usa pietre casualmente trovate, sassi raccolti lungo i greti dei fiumi, blocchi di rame, di bronzo, quant'altro stimoli la sua fantasia creatrice. Chi ha detto che il tempo trascorso non può ritornare? Gli orientali credono nella circolarità del tempo, nell'Ourobòros, nell'eterno ritorno. In Vittorio Amadio, per esempio, sono ritornati l'ansia di ricerca, il multiforme ingegno, il gusto curioso della sperimentazione che furono propri degli artisti rinascimentali.

Marisa Marconi
Pittrice e scultrice. Ricca di interessi affrontati con un temperamento incline alla riflessione e alla meditazione. Scultrice in legno, scava e ripulisce tronchi d'albero per giungere ad evidenziarne i "nuclei" parlanti. Attraverso il suo lavoro di scavo procura forma all'invisibile ed evoca, dall'infinito, forme che si manifestano nel loro progressivo farsi qualità plastica. Nonostante questa levità dei sentimenti, ama la scultura forte, il pondus del materiale con cui si confronta, quasi lotta, per arrivare all'essenziale, al punto segreto, direbbe Paul Klee, dove è nascosta "la chiave segreta del Tutto".

Alessandro Petromilli
Le sculture colorate, fantasiose, poetiche, con invenzioni ironiche sempre bonarie, con trasmutazione delle forme di natura in chiave fantastica, che Petromilli realizza, convincono che avesse ragione Giovanni Pascoli. Il quale, ispirandosi ad uno dei Dialoghi di Platone, il "Fedone", ci dice dell'esistenza, dentro ogni uomo, di un eterno fanciullo. Perché all'interno dell'animo e dell'intelligenza creativa dello scultore, vive il fanciullino pascoliano, con i suoi stupori, le sue meraviglie, i suoi sogni colorati, la capacità di dialogare con ogni aspetto del creato, la possibilità di anteporre la spontaneità, l'irrazionalità, le radiose e felici risposte dei sensi ai perché seri dell'intelligenza ordinatrice, classificatrice e rigorosa.

Nazzareno Rocchetti
E' un vulcano di idee, di voglia di dire, di forza fisica a stento trattenuta, che trova sfogo nel martellare la pietra, la più dura possibile. Avvicinatosi all'arte da non molto, non ha avuto esitazioni nello scegliere la disciplina della scultura. Che egli concepisce alla maniera michelangiolesca, cioè a dire, come lo stesso genio rinascimentale aveva scritto nel 1549 in una lettera al Varchi: "Io intendo scultura quella che si fa per forza di levare". Perché così può liberare la sua innata propensione alla lotta, al confronto fisico, alla competizione. La fantasia visionaria di Rocchetti lo porta ad immaginare assimilabili delle cose che, razionalmente, conciliabili non sono. Alla maniera di un moderno intendere quella sur-réalité nella quale - diceva André Breton - realtà e sogno, in apparenza inconciliabili, finiscono per incontrarsi e convivere.

Info e prenotazioni: http://www.infopointspettacoli.it /telefono 0721.830145

Per informazioni su tutto il programma:
http://www.provincia.ps.it/cultura/Eventi_cultura/sipario_estate_2002.htm

Coord. Ufficio Stampa e PR: Elisabetta Marsigli

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61100 Pesaro - Via Gramsci 4

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