Francesca Adamini
Alfred De Locatelli
Tomaso De Luca
Diego Finassi
Francesca Martinelli
Vanja Mervi
Giulia Serafini
Caterina Vigano'
Lorenzo Zavatta
Enrica Berselli
Luca Bidoli
Fiorella Fontana
Alessio Iacovone
Riccardo Pirovano
Barbara Deponti
Eleonora Fossati
Sanja Lasic
Sandro Del Pistoia
Venera Kastrati
Francesco De Molfetta
Marta Fumagalli
Omar Hassan
Dario Lazzaretto
Ylbert Durishti
Alice Ginaldi
Siva Le Duc
Isabella Mara
Fiordalice Sette
Quattro mostre per un solo tema, un concetto, un'idea: il Ma. Ogni curatore ha scelto diversi artisti e tipologie di lavori proposti (installazioni, video, fotografia, pittura, scultura, disegno e performance) per rendere ancor meglio il concetto di pienezza del vuoto della filosofia giapponese. A cura di Alice Ginaldi, Siva Le Duc, Isabella Mara e Fiordalice Sette.
A cura di: Alice Ginaldi, Siva Le Duc, Isabella Mara e Fiordalice Sette
Quattro mostre per un solo tema, un concetto, un’idea: il MA
Diverse interpretazioni di ciò che per sua stessa natura non è definibile
a cui 24 artisti hanno dato forma
Opere di: Francesca Adamini, Alfred De Locatelli, Tomaso De Luca, Diego Finassi, Francesca Martinelli, Vanja Mervic, Giulia
Serafini, Caterina Viganò, Lorenzo Zavatta, Enrica Berselli, Luca Bidoli, Fiorella Fontana, Alessio Iacovone, Riccardo
Pirovano, Barbara Deponti, Eleonora Fossati, Sanja Lasic, Sandro Del Pistoia, Vénera Kastrati, Francesco De Molfetta, Marta
Fumagalli, Omar Hassan, Dario Lazzaretto, Ylbert Durishti
Da un'idea di RICCARDO PIROVANO e MODOU GUEYE
tema tratto dalla tesi di laurea in Scultura dal titolo "-IN BETWEEN- La scultura ambientale"
di MARTA FUMAGALLI, Accademia di Belle Arti di Brera, 2010
Organizzazione a cura di ANNALISA BERGO
Maschere Nere, associazione teatrale con sede a Fabbrica del Vapore, con il patrocinio del
Comune di Milano, presenta la tappa milanese dell esposizione collettiva itinerante “il MA”.
Quattro mostre di arte contemporanea, dirette da altrettanti giovani curatori provenienti da
esperienze diverse, che prendono avvio da un tema generale ed unico: il concetto giapponese del
MA, ovvero la visione del vuoto come momento di congiunzione e contatto tra due stati. Il fulcro di
questo progetto itinerante è proprio l indeterminatezza alla base del pensiero giapponese, che
perciò rende il tema duttile e disponibile a diverse interpretazioni.
Ogni singola mostra esprime, dunque, la declinazione che ciascun curatore ha dato del tema,
frutto della personale sensibilità e del proprio bagaglio di esperienze, per arrivare così a generare
quattro mostre diverse, ma attraversate da un unico fil rouge. Ogni curatore ha scelto diversi artisti
e tipologie di lavori proposti (installazioni, video, fotografia, pittura, scultura, disegno e
performance) per rendere ancor meglio il concetto di pienezza del vuoto della filosofia giapponese.
Nell insieme, la collettiva presenta le opere di oltre venti artisti italiani e stranieri, attivi all'interno
del panorama artistico nazionale, con l intento di accostare diversi gradi di esperienza facendo
interagire giovani e giovanissimi, artisti già all interno del sistema dell arte ed altri che si stanno ora
affacciando.
Le opere esposte in occasione della mostra offrono allo spettatore una prospettiva variegata
dell'arte contemporanea, sia tramite i diversi linguaggi figurativi impiegati, sia attraverso le
esperienze precedenti dei singoli partecipanti. Uno dei principi fondatori del progetto, infatti, è
l arricchimento attraverso il confronto: di tipo esperienziale e generazionale, quello che si viene a
creare tra artisti di diversa età e provenienza; tematico, costruito su molteplici mostre che
prendono avvio da un unico tema; geografico, trattandosi di un progetto itinerante che toccherà
diverse città italiane mutando di volta in volta, evolvendosi ed adattandosi alle circostanze.
L idea generale è dell artista milanese Riccardo Pirovano, che riflette da tempo sull isolamento
degli artisti e dei curatori contemporanei, creando con questo progetto una concreta possibilità di
collaborazione e conoscenza da portare in diverse città d Italia, mentre il tema generale del MA è
tratto dagli studi di Marta Fumagalli, giovane artista di Milano, che ha approfondito il concetto già
sviluppato dallo scultore giapponese Hidetoshi Nagasawa, per elaborare la propria tesi di laurea in
Scultura, presso l Accademia di Belle Arti di Brera. (Marta Fumagalli, “In Between – La scultura
ambientale”, tesi di laurea in Scultura, Accademia di Belle Arti di Brera, Milano, 2010).
Il viaggio del MA è cominciato a Monfalcone, presso la KatyHouse Gallery dove si è tenuta una
mostra collettiva dal 26 giugno al 20 luglio, prolungata poi fino all 1 settembre, per arrivare ora a
Milano con una serie di quattro esposizioni consecutive presso la Fabbrica del Vapore.
Inoltre gli artisti ed i curatori che partecipano alle mostre del Ma sostengono la campagna “Adotta
un albero a distanza”, promossa dall Associazione Sunugal e supportata da Fondazione Cariplo,
con lo scopo di piantare almeno un milione di alberi da frutta in Senegal entro il 2015.
Si tratta di
un progetto con un duplice fine: raccogliere fondi per piantare gli alberi in zone colpite dalla
desertificazione e sensibilizzare le comunità africana e italiana, divulgando la conoscenza
dell iniziativa e del suo valore a livello mondiale. Durante ogni mostra verrà, quindi, riservato uno
spazio alla comunicazione della campagna, con materiale informativo cartaceo e video, la
possibilità di sostenere economicamente l iniziativa e la presenza di alcuni giovani senegalesi che
parleranno direttamente del progetto durante ciascuna inaugurazione. Infine, alcuni degli artisti del
Ma collaboreranno alla realizzazione di un video che accompagnerà la divulgazione del materiale
informativo e che sarà successivamente devoluto all associazione Sunugal.
Il Concetto
Intitolare un progetto espositivo MA significa essere alla ricerca del nocciolo dell'arte
contemporanea. Capirla profondamente significa spogliarsi con umiltà di tutte le conoscenze
pregresse. Vuol dire riacquisire l'innocenza percettiva attraverso occhi vergini e privi di pregiudizi.
Ed è guarda caso lo stesso atteggiamento che dovremmo avere per capire che cosa sia questo
ma.
Eraclito aveva individuato la quintessenza dell'essere nell'unità dei contrari e visse nella
convinzione che la realtà fosse in continuo divenire. Tutto scorre (panta réi). Nulla, dice similmente
il buddhismo zen, è fermo. La realtà sensibile e materiale non è che una distrazione da quella che
è l'essenza della vita, e questo ma rappresenta l'ago della bilancia, l'arida terra di nessuno in cui
gli equilibri raggiungono la perfezione. Il ma è un pensiero sfuggente a qualsivoglia definizione e
praticamente intraducibile dal giapponese. Esprime un concetto di spazio fisico/temporale, una
specie di quarta dimensione utile a descrivere un'intercapedine tra due entità. Simbolo di un vuoto
eloquente non contemplato dalla cultura occidentale, è in grado di incidere sulla percezione e sulla
realtà fenomenica. Usato in architettura, in musica, come anche nel linguaggio colloquiale, il ma è
un'idea refrattaria ad essere ingabbiata in precisi schemi metodologici. Aderisce al pensiero zen
per cui la conoscenza non è la via per raggiungere la consapevolezza, bensì solo un ostacolo al
conseguimento di essa. Il ma è banalmente il “tra”, un corridoio di congiunzione tra opposti che
sopravvivono l'uno grazie e malgrado l'altro. Come se il concetto di contrasto simultaneo dei colori
complementari potesse essere applicabile a tutti i contrari. La tangenza di due opposti/
complementari li esalta, li gratifica e ciascuno di essi, quando è solo, richiama l'altro per attitudine.
La zona di frontiera, il ma, è la cortina in cui le energie si catalizzano azzerandosi l'una nell'altra.
Pochi occidentali hanno intuito l'importanza del vuoto. Tra questi ci furono i grandi maestri di
dialettica, che ci hanno insegnato che sono i silenzi, molto più delle parole, a persuadere gli
oratori. E a pensarci bene anche la musica può definirsi tale solo grazie alle pause ben
orchestrate tra i suoni. Lo spazio vuoto è il respiro che ci permette di godere del pieno, altrimenti
soffocante e impermeabile. È condizione necessaria e sufficiente per far esistere il pieno. Allora
cosa aspettiamo a fare nostro questo ma applicandolo alla visione del mondo di ciascuno di noi,
alla nostra immanenza percettiva e soprattutto riscoprendolo nell'arte contemporanea. È proprio in
quella porta, spazio, pausa che troviamo il riposo mentale perché il messaggio dell'artista si
schiuda ai nostri occhi come una rivelazione. Sarà sufficiente avere la voglia di ascoltare e lasciare
che il ma diventi un filo di Arianna in grado di condurci all'essenza della comunicazione. Un filo
sottilissimo, invisibile ma fondamentale che ci farà avvicinare senza filtri a ciò che abbiamo attorno.
Alice Ginaldi
Le Interpretazioni
Vuoto a rendere
Poetica orchestrazione del vuoto nel pieno, il
ma ci rende consapevoli che è l'assenza
l'unica risposta possibile, l'unico medium che
ci permette di fruire della sostanza. Il ma è per
me un vuoto a rendere. Rappresenta la
celebrazione della mancanza, riciclaggio pulito
dell'inutile e dell'invisibile. Risorge dalle
proprie ceneri come una fenice, per spiccare il
volo e posarsi su un'altra pienezza invadendo
tutto l'universo percepibile e non. Per
riconoscerlo è necessaria una forte
concentrazione o forse un totale abbandono, è
il respiro dello yoga, veicolo tra il dentro e il
fuori del corpo umano, flusso autonomo che
penetra i nostri polmoni spingendosi nelle nostre arterie, nelle vene, nei capillari, ma rimanendo
invisibile. La sua leggerezza lo rende volubile e duttile, si insidia inosservato spostando
costantemente l'attenzione sul pieno più vicino a sé, per scrollarsi di dosso gli occhi dei più. Il ma
si propone con umiltà e modestia a chi è in grado di sentirlo, pur essendo portatore di una forza
sottilissima e inesorabile capace di sovvertire l'ordine conoscitivo della realtà.
Alice Ginaldi
Cronache dell Akasha
Il concetto filosofico Giapponese del Ma, di spazio vuoto in
cui tutte le possibilità spazio-temporali sono presenti in
potenza, nell ambito della teosofia classica trova una
corrispondenza diretta con il termine sanscrito “Akasha”. In
particolare il testo “Cronaca dell Akasha” di Rudolf Steiner,
figura centrale nell ambito della teosofia e poi antroposofia
tra il 1800 e 1900, delinea la possibilità che ha l uomo di
ampliare i propri poteri latenti mettendosi in contatto con
questa essenza eterica dello spazio-tempo dove tutti gli
avvenimenti passati e futuri sono impressi indelebilmente.
Nel testo Steineriano scorrono millenni di storia
sconosciuta, rivelata dalla chiaroveggenza. Rivivono gli
abitanti della sommersa Atlantide, popoli capaci di una
tecnologia totalmente diversa dalla nostra che riusciva a
muovere piccoli aerei utilizzando come carburante materiali
biologici totalmente non inquinanti. Gli artisti che ho
selezionato rappresentano una parte di una nuova tendenza dell arte contemporanea che pur
partendo da un impostazione concettuale, ne rifiuta le degenerazioni superficiali e ironiche degli
ultimi decenni, per attingere invece a piene mani dal quel gran serbatoio d immagini archetipiche
condiviso da tutti che è il subconscio, riportando l arte a un valore e a una profondità reale, dopo le
speculazioni che hanno portato l arte a un livello assimilabile a qualunque bene di consumo di
lusso.
Siva Le Duc
Déjà Vu
"Gli artisti operano su quel sottilissimo confine, che
separa il VISIBILE dall INVISIBILE".
Il déjà vu è un fenomeno che si colloca in uno spazio
intermedio in cui realtà e sogno si fondono, è una
dimensione altra. Il tempo e lo spazio diventano relativi, vi
è una sensazione di familiarità falsa che si estende a tutti
gli elementi presenti in quel momento nell'ambiente
percepibile, si alterano così le funzioni cognitive di
riconoscimento (attenzione) e recupero (memoria). Il déjà
vu non è solamente legato alla vista, ma anche alle
percezioni tattili o sonore, sottili alterazioni celebrali ci
muovono verso un "conosciuto inedito in un presente
perpetuo". Il déjà vu ritorna nel concetto di MA come
luogo di transito, un ponte, uno spazio, una frazione da
attraversare. Il déjà vu è una momentanea espressione di
un mancato adattamento alla realtà (continua) sociale. È la
più lieve e genuina forma di disadattamento, di disattenzione, una specie di "inciampo"
apparentemente banale ma assai conturbante, ha dato per lungo tempo adito all'idea che dietro di
esso potessero celarsi la trasmigrazione delle anime, l'eterno ritorno dell'identico etc. Il fenomeno
del déjà vu si propone questa volta come "varco sensoriale", una sorta di porta aperta sulla
dimensione del non-tempo.
Isabella Mara
(M)ambiguity
<
Fiordalice Sette
Inaugurazioni 24 settembre, 1, 8 e 15 ottobre 2010, ore 18
con live performance di Ylbert Durishti dal titolo "Live Inshadows 3.0"
Fabbrica del Vapore - Milano
via Procaccini 4 - edificio Luigi Nono
ingresso libero