Enrico Baj
Christo
Piero Gilardi
Aldo Mondino
Mimmo Rotella
Sophia Vari
Alberto Burri
Antoni Tapies
Kurt Schwitters
Jannis Kounellis
Ettore Colla
Kcho
Nicolas De Stael
Monjas de Calle
Julian Schnabel
Ennio Morlotti
Mattia Moreni
Mimmo Paladino
Pier Paolo Calzolari
Achille Perilli
Yves Klein
Luciano Caprile
La Galleria inaugura la seconda parte della mostra di cui e' stato presentato un primo assaggio l'inverno scorso. Nella presente occasione vengono esposte le opere di quegli artisti che hanno usato i vari materiali non per quello che rappresentano nel quotidiano ma per sottometterli a una funzione di supporto.
Dal 28 settembre al 13 novembre , la Galleria Tega di Milano inaugura la seconda parte della mostra intitolata “L’artista e la materia” di cui
è stato presentato un primo assaggio l’inverno scorso.
Nella presente occasione vengono intanto chiamati alla ribalta quegli artisti che hanno usato i vari
materiali non per quello che rappresentano nel quotidiano ma per sottometterli a una funzione di
supporto. Pensiamo a Enrico Baj che nelle sue “dame” e nei suoi “generali” trasforma i tappi di
analcolico in occhi, le nappe in capelli e così via: La dame aux marguerites del 1960 in mostra è un
significativo esempio di quanto si è appena detto.
Altrimenti è il supporto a essere sollecitato per
trasformarsi in stimolante base creativa ( pensiamo ad Agostino Bonalumi, a Dadamaino e a Remo
Bianco ). Una variante è l’atteggiamento di Christo inteso a rendere anche tattilmente fruibili quei
suoi “progetti” votati all’ estroflessione. Piero Gilardi si avvale invece del poliuretano per modellare
paesaggi edenici; di rimando Aldo Mondino gioca anche con lo zucchero per modulare le sue opere.
Per Mimmo Rotella è il rimaneggiamento di un manifesto strappato il fulcro della creazione; per
Sophia Vari invece la seduzione compositiva è concessa dall’accumulo dei ritagli di grandi carte
colorate.
In altre circostanze la materia si traduce in una seduzione organica che ci appartiene intimamente
( le combustioni e le muffe di Alberto Burri, i travagliati “cartoni” di Antoni Tàpies ). E torniamo a
quegli autori che si sono avvalsi degli oggetti senza modificarne la natura originaria ( pensiamo ai
fiammiferi di Kurt Schwitters, ai chicchi di caffè di Jannis Kounellis, agli assemblaggi ferrosi di
Ettore Colla e alle articolate sculture di Kcho ).
Accostiamoci quindi alla pittura che si fa grumo e materia: Composition del 1949 di Nicolas De
Staël, Monjas de Calle con Buen Ojo del 1993 di Julian Schnabel, Paesaggio del 1955 di Ennio
Morlotti e Una mela per Malievitch ( Regressivo consapevole ) del 1986 di Mattia Moreni sono
alcuni significativi esempi. E di riflesso possiamo anche inserire nel novero i lavori in rassegna di
Mimmo Paladino e di Pier Paolo Calzolari. E la “scrittura” dell’Achille Perilli degli anni Sessanta?
Va anch’essa valutata in tal senso. Ma è con Yves Klein ( Monochrome del 1957 ) che la pittura si
identifica emblematicamente con la materia che l’ha generata.
Per l’occasione è stato edito un catalogo-volume di Luciano Caprile che tratta ampiamente
l’argomento attraverso l’indagine delle opere di una sessantina di artisti.
Inaugurazione 27 settembre 2010 ore 18.30
Galleria Tega
via Senato 24, Milano
orari 10-13/ 15-19 dal lunedì al sabato
ingresso libero