Fisiologia del paesaggio. La mostra indaga le relazioni viscerali esistenti tra la pittura ed il mondo animale. A partire dagli innumerevoli reperti conservati nel Museo, che spaziano dagli uccelli impagliati ad impalcature scheletriche di grande dimensione, le opere dei due artisti si confrontano con uno degli aspetti piu' interessanti della pittura: la sua organicita', e con le alchemiche corrispondenze tra la nostra intima natura ed il mondo naturale.
a cura di Daniele Capra
I Musei di Zoologia ed Anatomia Comparata dell’Università di Bologna si aprono ad una mostra di arte contemporanea che indaga le relazioni viscerali esistenti tra la pittura ed il mondo animale. A partire dagli innumerevoli reperti qui conservati, che spaziano dagli uccelli impagliati ad impalcature scheletriche di grande dimensione, le opere di Juan Carlos Ceci (Saragozza, 1967) e Fulvio Di Piazza (Siracusa, 1969) si confrontano infatti con uno degli aspetti più interessanti della pittura: la sua organicità, il suo essere nel contempo produzione alta e disciplina che raccoglie i flussi ematici ed umorali di chi instancabilmente la pratica. In maniera particolare il paesaggio – genere considerato solare, apollineo e dispiegato – nei lavori dei due artisti mette in mostra la prorompente vitalità fisiologica della linfa, degli umori, degli elementi gastrici che animano nascostamente l’esistenza di ciascun essere vivente.
La parola paesaggio accende la fantasia evocando l’intreccio di bellezze naturali e antropiche che caratterizzano quello che è esterno a noi, o, molto spesso, gli aspetti più sgradevoli di ciò che ci sta attorno. Eppure il paesaggio non è semplicemente ciò che vediamo, ciò che circonda le nostre case, il luogo in cui vorremmo perderci o l’infinita periferia che circonda il nostro sé; non è solo l’ambiente in cui vorremmo essere o il mediocre contesto dentro cui si srotola la nostra vita come uno scenario di un film. Ma è invece il risultato di storie e di idee, di funzioni e proiezioni che si stratificano: l’esito di un processo anatomico in cui numerosi elementi – come il colore dell’erba, l’umidità del terreno, il rumore del vento o l’odore della nebbia – hanno subìto modificazioni e processi che sono riconducibili alle esperienze fisiologiche e alle remote istanze psicologiche del nostro corpo.
La mostra trae spunto dalla particolarissima atmosfera del Museo universitario per indagare il complesso di emozioni che agitano e rimestano il nostro ventre, mettendo in luce le infinite ed alchemiche corrispondenze tra la nostra intima natura ed il mondo naturale. Nei lavori di Di Piazza e Ceci la pittura, con le sue dilatazioni ed i suoi ampi respiri, si attesta come strumento che più di ogni altro è in grado di farci cogliere il segreto ed affascinante silenzio di quel tutto che è altro da noi ma che dai noi stessi è generato. È il bisturi che ci permette di tagliare la nostra pelle e cercare nelle viscere i succhi interni, gli abissi, i tossici che abitano il nostro addome e che trovano posto nelle proiezioni delle nostre fantasie, delle nostre ansie o delle nostre aspettative. La pittura riesce così a farci scorgere gli infiniti addendi che si nascondono in una somma il cui valore ancora ci sfugge.
Gli olii su tela e su tavola ed i disegni su carta dei due autori mostrano infatti come siano intensi e diretti, seppur talvolta inconsci, i rapporti tra la fisiologia animale e il paesaggio, ma anche quanto la pittura si possa nutrire di mondi apparentemente lontani, surreali, esoterici ed intangibili. La fisiologia dell’animale (e dell’uomo), nelle opere di Ceci e Di Piazza, diventa inevitabilmente misura di tutte le cose: nei loro paesaggi è così possibile scorgere e riconoscere gli organi conservati nelle soluzioni anatomiche del museo, le corna imperiose degli animali impagliati, la mostruosa pelle dei rettili, i tortuosi rumini dei grandi mammiferi erbivori. Le opere, allestite nelle teche e nelle vetrine, raccontano così le pieghe più intime di quel rapporto atavico che lega viscere, uomo e contesto naturale, in un addensarsi di suggestioni in cui il paesaggio oscilla tra malinconia, natura morta ed effervescente invenzione cromatica.
La mostra Fisiologia del paesaggio è parte del programma Off di Arte Fiera Art First.
Catalogo con testi di Alberto Zanchetta e del curatore
Ufficio stampa: Studio ESSECI - Sergio Campagnolo www.studioesseci.net
tel. 049.663499, info@studioesseci.net
Immagine: Fulvio Di Piazza
Inaugurazione venerdì 21 gennaio 2011, ore 17
Aula Ghigi, ingresso da via S. Giacomo 9
Anteprima per la stampa ore 12
Aula Lauree, via Selmi 3
Musei di Zoologia e di Anatomia Comparata dell’Università di Bologna
Sistema Museale di Ateneo e Dipartimento di Biologia Evoluzionistica Sperimentale
Bologna, via Selmi 3
orario: tutti i giorni ore 9-15
ingresso libero