Pianissimo Contemporary Art
Milano
via Ventura, 6
02 2154514
WEB
Johan Eldrot
dal 14/3/2011 al 6/4/2011
mar - sab 14-19

Segnalato da

Pianissimo



approfondimenti

Johan Eldrot



 
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14/3/2011

Johan Eldrot

Pianissimo Contemporary Art, Milano

Il punto di partenza di molti lavori dell'artista e' casuale, e' il risultato di storie, coincidenze, situazioni particolari... Questa volta Eldrot ha trovato un vecchio giornale in un armadio durante una visita ad un amico in Canada, nella regione del Quebec. Un articolo che narrava di una donna vissuta segretamente per 10 anni in uno ospedale ha catturato la sua attenzione...


comunicato stampa

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La galleria Pianissimo è lieta di presentare la pima personale italiana dell'artista Svedese Johan Eldrot.

Conversazione tra Davide Stroppa e Johan Eldrot

DS : La tua personale Astral Projection, Into the Expanse è concepita come una sorta di narrazione, potresti dirmi come nasce l'idea portante della mostra?

JE: Il punto di partenza di molti miei lavori è casuale, è il risultato di storie, coincidenze, situazioni particolari ecc.. Questa volta ho trovato un vecchio giornale in un armadio durante una mia visita ad un amico in Canada, nella regione del Quebec. Mentre sfogliavo il giornale un articolo ha catturato la mia attenzione. Si trattava solo di un trafiletto con una foto di una donna ed un paio di righe di testo. Articolo che narrava di una donna vissuta segretamente per 10 anni in uno ospedale. Ho sentito questa enorme attrazione e curiosità per la sorte della donna e quindi ho approfondito ulteriormente.

DS: Quindi come ti sei avvicinato alla studio di questo particolare caso?

JE: Ho iniziato dalla banale ricerca sul web, ma sorprendentemente ho trovato molto poco, non più di quanto avevo letto su quel vecchio giornale. Ho quindi contattato diversi giornalisti cercando ulteriori informazioni utili. Finalmente ho ottenuto alcune informazioni da Ben Miller, report a Le Journal du Quebec, e Jack Grim, reporter del Sunday Times. Tutte le informazioni ricevute sono incluse nella mostra. Entrambi i giornalisti mi hanno detto che le autorità canadesi hanno prestato poca attenzione alla notizia e conseguetemente si potevano ottenere scarse informazioni sul caso.

DS: Hai fatto un sopralluogo in ospedale negli spazi occupati dalla donna?

JE: Sfortunatamente no, quella parte del St. Joseph Provincial Hospital è stata demolita e ricostruita nel 2002.

DS: Allora tutti i lavori in mostra sono basati sulle informazioni ricevute dai due giornalisti?

JE: Sì e no, le informazioni pubblicate sono incluse di getto nelle opere. Tuttavia, Ben Miller mi ha fornito ulteriori, dettagli tramandati oralmente dal personale di pulizia, sul nascodiglio del 1993. Questa informazione è stata accuratamente selezionata e soggettivamente interpretata da me. Si è saputo che la donna aveva avuto particolari inventari all'interno del suo rifugio, cose che io vedo come vettori di senso interessanti al fine di consentire interpretazioni individuali per lo spettatore.

DS: Come hai detto, questa storia è davvero interessante; si può leggere l'opera come un ritratto di un individuo tormentato da malattia mentale.

JE: Per me categorizzare un individuo sano di mente o pazzo non è importante. Io vedo il lavoro come una sorta di ritratto sì, ma con questo ritratto voglio porre l'accento su questioni riguardanti concetti come i sogni, la rassicurazione, la proiezione mentale e la fantasia. Lavorare con il destino di questa donna è un modo, per me, di chiarire gli argomenti che mi interessano per renderli tangibili.

Inaugurazione martedì 15 marzo ore 19

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In conversation Davide Stroppa and Johan Eldrot

DS: Your show Astral Projection, Into the Expanse is composed as a sort of narrative, could you tell me about the origin of the case, which constitutes the framework of the show?

JE: The starting point in many of my works is coincidental findings of stories, destinies, and situations etcetera. This time, I found an old newspaper from 1993 in a cabinet while visiting a friend in Quebéc, Canada. As I browsed through the paper a small notice caught my attention. It consisted only of a tiny, blurred, image of a female and a couple of lines of text. It briefly said that this woman secretly had been living at a Canadian hospital for almost ten years. I felt this enormous attraction and curiosity to her fate and felt a need to try to examine it further.

DS: So how did you approach the drive to examine this case?

JE: Of course I started of by searching the web, but surprisingly I found very little, actually not more then I had read in that newspaper. I then contacted a number of journalists trying to find more information. It turned out that very little had been reported on this case. Finally I got some information from Ben Miller, reporter at Le Journal de Québec, and Jack Grim, reporter at Sunday Times. The information that they could give me is included in the show. Both reporters told me that the Canadian officials had been very sparse with information regarding the case and person in question.

DS: This hospital, did you go there to see the space that this woman had occupied?

JE: No, unfortunately this part of St Joseph Provincial Hospital was demolished and rebuilt in 2002.

DS: So all the works in the show are based on the information from these two journalists?

JE: Yes and no, the published information is included straight off. However, Mr. Miller could provide me with some very interesting details passed down through word of mouth from the personnel cleaning out the hideout in 1993. This information has been accurately chosen and subjectively interpreted by myself. It turned out that she had had some very peculiar inventories inside her hidden space, things that I see as interesting carriers of meaning in order to enable individual interpretations for the viewer.

DS: As you said, this story is quite remarkable; one might read the work as a portrait of an individual troubled by mental illness.

JE: To me it is not important to categorize what is considered sane or insane. I see the work as a kind of portrait, yes, but with this portrait I also want to raise questions regarding concepts like dreams, reassurance, mental projection and imagination. Working with this woman’s fate is a way for me to clarify the subjects that I’m interested in, to make them tangible.

Opening March 15, 7 p.m.

Pianissimo
via Ventura 6 Milano
ingresso libero

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