Per la prima volta si potranno ammirare in Italia circa venti opere di Dale Haven Loy, che rappresentano il lavoro recente, in buona parte prodotto durante il suo soggiorno italiano. Un’occasione immancabile per conoscere l’opera di questa artista, quasi sconosciuta in Italia.
L’ambasciata degli Stati Uniti d’America e la Società Dante Alighieri
hanno il piacere di annunciare l’apertura della mostra dedicata alla
pittrice Dale Haven Loy.
Nel cinquecentesco Palazzo Firenze sarà allestita l’esposizione
organizzata e curata da Cornelia Lauf, storica dell’arte e curatrice
dell’American Academy in Rome.
Per la prima volta si potranno ammirare in Italia circa venti opere di
Dale Haven Loy, che rappresentano il lavoro recente, in buona parte
prodotto durante il suo soggiorno italiano. Un’occasione immancabile per
conoscere l’opera di questa artista, quasi sconosciuta in Italia.
Dale Haven Loy lavora da trent’anni e ha tenuto importanti mostre a
Washington D.C., Los Angeles e New York. Le sue opere fanno parte di
importanti collezioni private come quella di Madeleine Albright e di
collezioni pubbliche come la Corcoran Gallery of Art e il Long Beach
Museum of Art. Molti scrittori e poeti americani, come Mark Strand e
Peter Sacks, hanno scritto di lei.
In un’epoca in cui tutto si consuma velocemente, in cui la comunicazione
diventa globalizzazione, l’artista Dale Haven Loy dipinge quadri che
sono visioni apocalittiche e atemporali.
Le sue opere sono di piccole dimensioni e realizzate con tecniche molto
preziose: olio su tela, su tavola, su gesso. Tutte sono caratterizzate
da una ricerca della luce che ricorda la meticolosità dei pittori
primitivi senesi, come il Sassetta.
Come dice Mark Strand nell’invito: “I nuovi dipinti tendono a essere
piccoli e con temi essenziali. I solidi densi, isolati o in gruppo, sono
alti e decentrati su una superficie che talvolta pare essere una tavola
e talvolta un tratto di terra nuda. Lo sfondo di solito è scuro e sembra
che siano i solidi a generare la propria luminosità . E’ così che i
dipinti di Dale Loy appaiono a prima vista. Si qualificano come “a
fecund minimumâ€, per usare un’espressione di Wallace Stevens. Più li
guardiamo, più diventano evocativi. La modestia si trasforma in
grandeur, la presenza in una forma di sopravvivenza. La loro luce, che
dapprima sembra misteriosa e inquietante, in modo inusitato e
inspiegabile diventa celebrativa. Sono la prova di quanto la potenza
della semplicità , addirittura del rigore, possa affascinare. In questo è
la loro grandezzaâ€.
Cornelia Lauf, da parte sua afferma: “Ho deciso di organizzare la mostra
di Dale Haven Loy perché trovo molto profondo il suo lavoro. Mi piace
promuovere il lavoro delle artiste donne. Mi piace operare sia nel
pubblico che nel privato. Mi piace lavorare a Roma e sento che
collaborando con istituzioni del calibro dell’ambasciata degli Stati
Uniti d’America e della Società Dante Alighieri la cultura viene
proiettata in un ambiente che dovrebbe essere la sua collocazione
naturale: la diplomazia e la politica. Infatti è solo negli ultimi 200
anni che l’arte e la politica sono diventate estranee l’una all’altra.
La dicotomia si ricompone facendo il curatore in questo ambiente e
lavorando con artisti come Loy, che crea visioni dell’eterno gioco
fluttuante fra la speranza e la disperazione.
Penso inoltre che per portare avanti una pratica post concettuale, come
la critica o la storia dell’arte, sia necessario usare determinati
prototipi, sia che essi esistano in formati locali o nello stile dei
biglietti di invito, sia che si trovi il modo di lavorare con le
istituzioni ancora esistenti per trasformarle in luoghi per l’arte. In
questo modo si può recuperare la pittura, perfino dopo la morte
proverbiale del post-Pop, attraverso un’inquadratura e con la
ricognizione del potere intrinseco di un prodotto ben fatto
Nell'immagine: UNTITLES N. 1, 2001, olio su tavola, cm. 25 x 25
DURATA E ORARI MOSTRA:
20 novembre - 7 dicembre 2002
da lunedì a venerdì, dalle 16.00 alle 19.00
Società Dante Alighieri
Piazza Firenze 27, Roma
tel 066873694/5