Due anzi una macchina. Quartetto. Gioco come fittissima rete combinatoria che imbriglia il caso ponendo il giocatore di fronte a un sistema di occasioni. Il sapere come rete di modelli. Artefatti, marchingegni, macchine piu' o meno immaginarie, costruzioni del meccano, modelli anatomici, plastici d'edifici e di citta', carte geografiche, trenini elettrici...
DUE ANZI UNA MACCHINA
quartetto
Produzione Kinkaleri con il sostegno del Ministero per i Beni e le AttivitÃ
Culturali - Dipartimento dello Spettacolo, Regione Toscana
17 dicembre 2002, ore 21
'Gioco come fittissima rete combinatoria che imbriglia il caso ponendo il
giocatore di fronte a un sistema di occasioni. Il sapere come rete di
modelli. Artefatti, marchingegni, macchine più o meno immaginarie,
costruzioni del meccano, modelli anatomici, plastici d'edifici e di città ,
carte geografiche, trenini elettrici ..... strumenti che semplificano la
realtà per meglio saggiarla. Ma la creazione del modello è un fatto tecnico;
in matematica il punto è la rete come teoria che collega, sceglie,
seleziona, propone, richiede, esige nuovi modelli. Per svilupparsi in
tracciati più ampi e interrelati. La matematica è l'armatura di un mondo
che, simile alle frasi della logica, tratta di nulla. Afferma Wittgenstein:
'È manifesto che un mondo, per quanto diverso sia pensato da quello reale,
deve pur avere in comune con il mondo reale qualcosa - una forma'.
M. Ilardi
Un incontro, quattro giocatori - due danzatori e due musicisti - si
incontrano mettendo in atto un gioco di relazioni e connessioni che tendono
costantemente a ridefinire le proprie regole dinamico/ritmiche.
Affrontandosi in ruoli differenziati in un campo d'azione definito per una
durata predefinita. Giocare indica l'apertura verso tutte le posizioni
acquisibili ricollocando di volta in volta le variabili di partenza. Le
possibilità dipendono unicamente dalle scelte dei giocatori che agiscono e
sono agiti nello svolgersi dell'evento.
Due anzi una macchina è un momento di lavoro tra quattro soggetti che si
offre allo sguardo oggettivo di un pubblico, che, seduto sui tre lati della
scena, ne determina la spettacolarità annullandone ogni possibile intimità .
L'evento non c'è.
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Kinkaleri
Kinkaleri nasce nel 1995 come raggruppamento di formati e mezzi in bilico
nel tentativo e l'anno successivo si costituisce come associazione culturale
per volontà di sei soci fondatori. I componenti si incontrano, unendo le
loro esperienze e studi precedenti maturati in vari campi, con l'intenzione
di realizzare dei progetti specifici, sollecitando quindi la volontà di
operare intorno a delle idee concrete e curando sempre tutti gli aspetti
necessari alle creazioni della propria attività : progettazione, ideazione,
drammaturgia, distribuzione, amministrazione. Questa natura dinamica del
gruppo ha permesso a Kinkaleri di seguire un proprio percorso di crescita
artistica necessario per consolidare e maturare una personale linea
creativa, trovando un importante riconoscimento sulla scena della ricerca
italiana e soprattutto estera come una formazione sperimentele di nuova
generazione.
La struttura assolutamente originale, sia dal punto di vista organizzativo
che per la particolare produzione artistica, fornisce le coordinate
essenziali alla volontà di lavoro che la spinge: mettere in tensione il
rapporto rappresentativo tra l'oggetto e l'ambito a cui si riferisce (o
dovrebbe riferirsi). Tutte le produzioni hanno pertanto sempre avuto quella
trasversalità di segni che in ambito contemporaneo stanno progressivamente
mettendo in crisi la fruizione della rappresentazione: un linguaggio che
impasta le lingue e le rende straniere a se stesse per poi ridefinirsi in
altro luogo. La ricerca coreografica è sempre stata quindi indirizzata verso
una qualità del fare che privilegia l'innovazione, l'interazione tra
linguaggi originali attraverso la sperimentazione di diverse modalità di
esposizione.
Per questa sua natura, l'andamento produttivo di Kinkaleri da sempre ha
trovato un proprio sviluppo attraverso itinerari diversificati - spettacoli,
performance, installazioni, produzioni video, sonorizzazioni. allestimenti,
pubblicazioni - con ospitalità in: musei d'arte contemporanea, teatri,
festival, rassegne di danza e di teatro, rassegne e concorsi video,
installazioni sonore, discoteche, produzioni televisive.
Il gruppo è formato da: Matteo Bambi, Luca Camilletti, Massimo Conti, Marco
Mazzoni, Gina Monaco, Cristina Rizzo.
Oltre a spettacoli realizza diversi progetti installativi e performativi in
situazioni e spazi specifici con cui si relaziona di volta in volta. I
lavori del gruppo hanno ricevuto ospitalità in numerose programmazioni
ibride di genere, soprattutto all'estero.
Amras (1995) ridestruttura la parola nella frase infinita di Thomas Bernhard
e l'inadeguatezza dello stare in continuo vaÂcillamento sospeso; Doom (1996)
fa implodere la scomposizione molecolare dei corpi in un ahbagliante cubo
bianco che è foro centripeta di microsistemi Tra scienza pornografica,
passatempo cimice-medico, Beckett, Bacon; Super (1997) immerge la
temperatura nella sospensione masochista attraversata da onde
controllatissime in costante attesa; 1.9cc GLX (1998) grammatizza lo spazio,
la visione, l'ascolto e il perimetro dello pseudonimo in contatto con le
avventure di Pinocchio, incondizionatamente orfano nel labirinto evocativo;
Esso (1999/2000) ospita un dj e due danzatori nelle loro linee di limite e
d'azione che si mostrano in movimento uno alla volta - una console audio,
due strisce diagonali di linoleum finto legno, due sedie: l'allestimento
asciutto e la sua organizzazione; et (1999/2000) appare agli occhi e
sprofonda senza sosta, attraversato dal mito -di Diana e di Atteone- dunque
dalla rappresentazione: un omaggio a Pierre Klossowski: la rivelazione e
l'uso dello stereotipo come enigma: immersione in apnea in un'amplificazione
sonora totale in un nero accecante: un velo, una pellicola di fosforo; Zoo
(2000/2001) è un progetto dedicato ai luoghi, si pone come obiettivo la
ricerca fine a se stessa, sperimentata la messa in scena, non prevede un
capolinea; Ecc.etera (2000/2001) trittico visivo sulla nostalgia del teatro,
della ripetizione, del vano, del tempo senza storia; My love for you will
never die (2001) svuota la rappresentazione e riempie la drammaturgìa
assumendosene il paradosso, non inciampa e non brancola, non ha amici;
sostiene la riflessione della fine, il tutto su cui continuare ad
accapigliarsi: un buco nero, il cuore delle cose;
Altri progetti si realizzano contemporaneamente e insieme agli spettacoli
menzionati frequentano situazioni e spazi specifici con cui la presenza si
relaziona di volta in volta, di iniziativa propria o su commissione (un
museo, una vetrina, una discoteca, un palazzo, una villa, un cimitero,
un'area abbandonata, un esterno, un'area di servizio)
Nel 2002 Kinkalari organizza al Teatro Studio Short Connection, un momento
di approfondimento sullo stato delle arti e più specificamente una
riflessione sul Territorio Ibrido della ricerca nel campo delle arti
sceniche alla luce del profondo isolamento culturale del panorama italiano.
Kinkaleri è in residenza al Teatro Studio di Scandicci per il triennio
2001-2003.
Da gennaio 2001 la sede operativa si è trasferita nello Spazio-K, una dei
capannoni dell'ex-area industriale Campolmi a Prato. Molti lavori sono stati
creati all'intemo del Centro Popolare Autogestito Firenze-sud, zona pulsante
di aggregazione autogestita distrutta a favore di un centro commerciale.
BOIcoop.
Recentemente la giuria dei premi UBU promossi dal Patalogo, composta da 63
illustri critici nazionali, ha assegnato allo spettacolo
Lo spettacolo debutterà in prima nazionale al Teatro Studio di Scandicci dal
16 al 23 gennaio 2003.
Petralata - Centro urbano per l'elaborazione dei nuovi linguaggi
Via di Pietralata 159/A, 00158 Roma - Tel: 06 41734052 - Fax: 06 41468035