Quasi cento foto tra colore e bianco/nero sono protagoniste della mostra 'Beata Umbritudine!', in cui i due fotografici ci raccontano luoghi e persone della regione Umbria.
A cura di Francesca Brozzi
“L’umbritudine è una dimensione dello spirito che caratterizza profondamente gli umbri, e che si manifesta in una ruvidezza schiva, una generosità raffrenata, una netta ritrosia a esprimere i sentimenti positivi, un’irriducibile diffidenza verso ogni innovazione proveniente da un altrove non visibile dal proprio orizzonte, alle quali si aggiunge una carsica vena atrabiliare che assume a volte, inopinatamente, le forme della veemenza passionale o di una carnale disposizione godereccia”. Giovanni Picuti
Mai l’Umbria è stata così vera e naturale come quella raccontata dagli scatti di Giovanni Picuti e Luigi Frappi. Quasi cento foto tra colore e bianco/nero diventano protagoniste assolute della mostra “Beata Umbritudine!” che inaugurerà il prossimo 28 ottobre al Complesso Museale San Francesco di Trevi, per iniziativa del Commissario Prefettizio del comune di Trevi S. E. dott. Luigi Pizzi. L’organizzazione della mostra è della società Sistema Museo, gestore dello spazio museale, con curatela di Francesca Brozzi.
Fotografia, luce, ombra e Umbria. Quattro elementi che si fondono per offrire una lettura inedita dei luoghi e dei volti di questa regione chiusa come un nido al centro dell’Italia, dei suoi paesaggi e dei profumi contaminati dall’esperienza e dai ricordi. Immagini rubate alla quotidianità, panorami e atmosfere attraversate da nubi e poesia, volti rigati dagli anni, sguardi curiosi e gesti spontanei. È la storia di tanti raccontata in un clic.
Giovanni Picuti e Luigi Frappi ci regalano, attraverso un insolito percorso espositivo il loro personale sguardo sull’Umbria e sui luoghi, fisici e metafisici, che la raccontano. La mostra è un racconto, intimo e familiare: sono scatti che parlano di incontri e di solitudini, di serate e risate trascorse all’ombra di un buon vino e di malinconie che affiorano al tramonto. La rude morbidezza e la veemente passionalità dei due autori trovano forma e visione nei loro scatti, confluendo unite senza contraddizione alcuna, dentro quell’ “umbritudine” che rende questa terra misteriosa e al contempo affascinante. È una percezione del mondo guidata da una particolare sensibilità nel cogliere i dettagli, attraverso un obbiettivo che indaga l’essenza della natura e la imprime nella memoria collettiva, con l’uso di una “parola” chiamata fotografia.
Ad aprire la mostra c’è un sentito contributo lasciato da Carlo Cambi, famoso giornalista ideatore del “Gambero Rozzo” e amico comune dei due fotografi, che ha cercato di guidare il visitatore alla comprensione della dimensione ulteriore insita in queste foto, al di là della pura visione estetica: “Sono persuaso che i luoghi non esistano in sé: essi prendono vita, forma e suggestione per come noi li percepiamo. Ora osservando le fotografie di Giovanni e Luigi s’avverte come esse siano l’essenza non di un paesaggio o di una dimensione del reale, ma la trasfigurazione della materia attraverso l’idea, l’anima, l’appartenenza e il corredo valoriale di loro che hanno traguardato il mondo con gli occhi del cuore e dell’intelletto”.
Complesso Museale San Francesco
largo Don Bosco 14, Trevi
Orari: dal venerdì alla domenica dalle 10 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 17. Chiuso il 25 dicembre. Sabato 29 e domenica 30 ottobre, in occasione di Festivol, la mostra resterà eccezionalmente aperta dalle 10 alle 19.
Ingresso libero