Marco Anelli
Vincent Berg
Vincenzo Cottinelli
Vincent Delbrouck
Wolfgang Muller
Alessandro Rizzi
Klavdij Sluban
Homer Sykes
Gael Turine
In una collettiva, i vincitori delle prime due edizioni e gli autori segnalati alla seconda edizione del Memorial Mario Giacomelli. In una mostra che intende essere un omaggio alla memoria del grande e amatissimo fotografo, saranno presentati il lavoro 'Dementia' di Vincent Delbrouck, vincitore nel 2002, estratti dai lavori degli autori segnalati in questa seconda edizione ed il lavoro 'Di te 2000' di Marco Anelli, vincitore nel 2001.
grazia neri
Il Circolo Fotografico Sannita di Benevento
I L B I A N C O e N E R O
ASSOCIAZIONE PER LA FOTOGRAFIA
PHOTOSHOW / Photofestival 2003
presentano la mostra fotografica
OMAGGIO A GIACOMELLI
In una collettiva, i vincitori delle prime due edizioni e gli autori
segnalati alla seconda edizione del Memorial Mario Giacomelli. Un premio
nato nel 2001 in memoria del fotografo e artista Mario Giacomelli e che
quest'anno, alla sua seconda edizione, ha sorpreso tutti per l'alta qualita'
dei lavori presentati e per la dimensione di internazionalita' che in soli
due anni è riuscito a raggiungere. In una mostra che intende essere un
omaggio alla memoria del grande e amatissimo fotografo, saranno presentati
il lavoro'DEMENTIA' di Vincent Delbrouck, vincitore nel 2002, estratti dai
lavori degli autori segnalati in questa seconda edizione ed il lavoro 'DI TE
2000' di Marco Anelli, vincitore nel 2001.
in mostra opere di:
Marco Anelli
Vincent Berg
Vincenzo Cottinelli
Vincent Delbrouck
Wolfgang Müller
Alessandro Rizzi
Klavdij Sluban
Homer Sykes
Gaël Turine
La mostra sarà proposta in due diversi momenti espositivi
e verra' inaugurata:
a BRESCIA
il 18 febbraio 2003 alle ore 18.30
presso la Sala dei SS. Filippo e Giacomo
Via delle Battaglie 61
a cura di
Grazia Neri e
I L B I A N C O e N E R O
ASSOCIAZIONE PER LA FOTOGRAFIA
e rimarra' aperta fino al 9 marzo con i seguenti orari:
da martedi' a domenica ore 15.30 / 19.30
a MILANO
il 18 marzo 2003 alle ore 18,30
alla galleria Grazia Neri
Via Maroncelli 14
a cura di
Grazia Neri e
Photofestival 2003
e rimarra' aperta fino al 30 marzo con i seguenti orari:
da lunedi' a venerdi' 9 / 13 Â 14.30 / 18
sabato 10 / 12.30 Â 15 / 17 domenica chiuso
_________
Testo di Grazia Neri
Vincent Delbrouck, il vincitore di questa seconda edizione, ha scelto un
tema sociale che è al centro dell'attenzione. Le sue fotografie ricordano in
parte Mario Giacomelli e in parte Diane Arbus. Non sono compiacenti, non
privilegiano il dettaglio commovente, non abusano di cliché ma segnalano in
modo direi quasi scientifico l'assenza dalla realtà pur mantenedo
comportamenti abituali (sedersi al sole, passeggiare, vestirsi con dignità )
delle donne colpite da demenza precoce.
La presenza di Klavdji Sluban, pluripremiato auore internazionale è un
omaggio a Mario Giacomelli. Non ha bisogno di presentazioni. I suoi lavori
sono conosciuti in tutto il mondo.
Argutamente Gianni Berengo Gardin che ha apprezzato le fotografie di
Vincenzo Cottinelli sulla vita di una pastora, ha sostenuto che lui non ama
fotografare le mucche ma che dopo Marco Anelli lo scorso anno, vedere altre
mucche fotografate così bene gli avrebbe forse fatto cambiare idea. Vincenzo
Cottinelli si è affermato non solo come ritrattista di personaggi ma ora
come fotografo lirico. Sono personalmente felice che si dedichi al
reportage. In questa direzione è destinato a sorprenderci per la sua visione
minimalista e intensa insieme. Le fotografie di Wolfgang Müller sui
senzatetto a Odessa ci indicano lo sguardo pietoso e diretto del fotografo
su una realtà sociale, tra l'altro una realtà che non vorremmo mai vedere:
bambini di strada che bevono alcool e fumano. La cecità in Costa d'Avorio di
Gaël Turine è un esempio di fotografia onesta e documentaristica che ancora
una volta non sceglie il clichè ma entra nella realtà di una condizione
disperata, una malattia che ha come conseguenza figli che diventano
infermieri dei genitori. Attualmente organizzazioni di volontariato cercano
di estirpare la malattia. Homer Sykes con le sue fotografie di taglio
moderno su Shanghai spazza via l'iconografia che abbiamo in mente sulla
vecchia Cina pur indicandoci già le nuove problematiche e i nuovi disagi con
ironia e tenerezza. Un mondo modernissimo teso all'Occidente e una maggiore
solitudine tra la folla. Vincent Berg, fotografo belga naturalizzato
italiano, da anni percorre paesi lontani, Siberia e Bangladesh in
particolare e osserva con occhio incantato e senza pregiudizi politici e
sociali la realtà , componendo fotografie che trasmettono in modo sintetico
sentimenti di luoghi poco conosciuti e sognanti ma non prive di un invito
alla riflessione politica. Alessandro Rizzi, giovane fotografo italiano, con
il suo viaggio in Romania ha saputo creare immagini emozionali di luoghi che
hanno avuto un recente significato storico usando un linguaggio estremamente
poetico. Ci auguriamo che continui in questa direzione. Abbiamo aggiunto al
catalogo un trittico di Marco Anelli primo vincitore del Memorial
Giacomelli. La sua fotografia tesa a una profonda ricerca esistenziale sta
conoscendo un successo insperato.
Vorremmo ricordare Mario Giacomelli premiando ogni anno e segnalando
fotografi ricchi di talento e di utopie che fotografano guardando il mondo
con incanto, pietà , commozione, razionalità ma sempre rispettando la persona
fotografata e chi guarderà le fotografie scattate.
__________
Testo di Nazareno Orlando
Assessore alla Cultura di Benevento
Benevento è diventata, negli ultimi anni, una città d'arte e cultura sempre
più attenta ai linguaggi tradizionali e moderni della comunicazione. Tra
questi, naturalmente, la fotografia svolge un ruolo importante e, grazie
alla collaborazione di artisti e associazioni presenti sul territorio, è in
itinere un progetto mirato a trovare luoghi e opportunità capaci di dare
sempre più spazio al meraviglioso mondo degli 'scatti'. Vincent Delbrouck è
uno di quegli artisti che è difficile dimenticare. Le sue foto fondono la
realtà con la capacità interpretativa e risultano essere piccoli capolavori
di realismo. Una realtà non sempre piacevole ma caratterizzata da momenti di
gioia alternati a importanti riflessioni sui drammi dell'uomo. La sua
qualità stilistica e la sua voglia di riempire ogni fotografia di contenuti
hanno consentito all'artista belga di imporsi all'attenzione nazionale e
internazionale. La sua vita piena di esperienze e di successi lo ha reso
interprete di momenti e di situazioni che gli hanno consentito di superare
qualsiasi schema per arrivare a immagini che non si limitano a 'raccontare'
ma si riempiono di un'interiore voglia di rimettersi costantemente in
discussione. La sua partecipazione al Memorial Giacomelli, è motivo di
orgoglio e speranza di proseguire lungo la strada intrapresa.
___________
Testo di Cosimo Petretti
Presidente circolo Fotografico Sannita
di Benevento
Non posso che essere soddisfatto, in qualita' di organizzatore del Memorial
Mario Giacomelli, per l'alta qualita' dei lavori ricevuti e per la numerosa
partecipazione internazionale a questa seconda edizione. Questo, nell'ottica
di far crescere il Premio, mi spinge ad operarmi, con l'aiuto di sponsor e
degli enti locali, affinche' esso possa diventare uno dei migliori concorsi
non solo a livello nazionale ma anche internazionale. Per questo mi corre
l'obbligo di ringraziare la famiglia Giacomelli per l'opportunita' che mi ha
dato e che ha dato alla stessa citta' di Benevento di organizzare questo
premio alla memoria del grande fotografo Mario Giacomelli. Un ringraziamento
particolare va alla Credital consulenza di Benevento per aver offerto la
borsa di studio. Desidero inoltre ringraziare Grazia Neri per la sua
disponibilita' e ospitalita', la giuria, e tutti i fotografi che hanno
onorato con la loro loro partecipazione questa seconda edizione.
___________
Testo di Giulio Obici
Presidente
I L B I A N C O e N E R O
ASSOCIAZIONE PER LA FOTOGRAFIA
A proposito di fotografia. Considerazioni a margine del Premio Giacomelli
Quando Vincent Delbrouck punta il suo obiettivo su un gruppo di donne
anziane colpite dal morbo di Alzheimer o Wolfang Mueller percorre le strade
di Odessa raccogliendo nel suo taccuino fotografico le immagini dei
ragazzini in preda all'alcol; quando Klavdij Sluban medita sui paesi
balcanici in via di transizione o Gael Turine fotografa i volti di giovani
africani non vedenti; quando Vincent Berg inoltra il suo sguardo nella
profonda Siberia o Alessandro Rizzi rivede a modo suo la Romania e Homer
Sykes la nuova Shanghai; e quando Vincenzo Cottinelli scopre sui nostri
monti la leggenda agreste di una donna moderna che fa la pastora: quando
insomma questi fotografi illustrano la loro fetta di mondo, noi che ne
osserviamo le opere avvertiamo netta la sensazione che la fotografia stia
tornando sui suoi passi per ritrovare un'identità smarrita e un ruolo certo
nel panorama delle arti figurative. Tanto più forte, questa sensazione,
perché nella maggior parte dei casi si tratta di fotografi giovani o
giovanissimi, e di diverse nazionalità .
L'interesse della mostra sta nel fatto che essa risulta un accurato
sondaggio sui nuovi, possibili orientamenti della fotografia internazionale,
un sondaggio che non pretende di essere esaustivo, ma che può fornire
pertinenti indicazioni. Grazia Neri, nella prefazione del catalogo della
rassegna, giustamente si chiede come mai un Premio così giovane, di pochi
danari, abbia attratto tanti autori di livello e promosso un'affluenza giÃ
in partenza ben selezionata. E - commenta - a spiegarlo non basta il nome
di Mario Giacomelli, cui il Premio si richiama. Dal canto mio, azzardo
un'ipotesi: che quel nome abbia funzionato come catalizzatore di più o meno
sotterranei fermenti che la fotografia oggi coltiva e che trovano tuttora
nel realismo poetico di Giacomelli un forte punto di riferimento, uno sbocco
autorevole e protettivo. Ho detto realismo e subito me ne pento: ogni
definizione per categorie, in arte, suona approssimativa e talvolta
restrittiva. D'altra parte, non se ne può fare a meno: ma serve più in
negativo che in positivo, insomma serve a stabilire che cosa non sia un
fenomeno figurativo piuttosto che a decidere che cosa sia.
Ecco, gli autori di questa mostra non sono tante cose. Non sono
formalisti, non sono iperrealisti, non sono astrattisti, soprattutto non
sono concettualisti, una tendenza ancora molto in voga. Anche a una lettura
superficiale delle loro immagini balza agli occhi che tutti,
autoselezionandosi in modo davvero prodigioso, hanno per così dire steso tra
l'uno e l'altro un filo conduttore comune, che poi è l'approccio diretto
alla realtà , il disinteresse per il formalismo fine a se stesso, l'uso
dell'obiettivo con scopi di assoluta oggettività , infine - ma non da
ultimo- l'utilizzo della Strada come centro logistico e culturale delle
loro ricerche. Quella Strada, si badi, che nel neorealismo cinematografico e
letterario (questa volta la citazione non è fuori luogo perché individua un
fenomeno storico) fu il veicolo della figura del Vagabondo, emblema a sua
volta della ribellione al conformismo e, più tardi, tramite indiscusso tra
cinema e fotografia. Dunque: Strada, allora e oggi, come luogo e mezzo della
scoperta e Vagabondo come figura simbolo incarnata, prima in America e poi
da noi, dallo scrittore o dal regista o dal fotografo e, nel contempo, dai
personaggi che essi andavano scoprendo o creando o mettendo a fuoco. I
fotografi di questa mostra sono vagabondi che cercano altri vagabondi e,
insieme, rompono la trama di un nuovo conformismo dell'estetica, della
morale, della politica.
Fu negli anni Settanta che, sulla scia delle esperienze della pittura
soprattutto statunitense, fece irruzione nel mondo della fotografia l'arte
concettuale. Si trattò di un'irruzione prepotente e a suo modo devastante.
L'arte concettuale, nell'una e nell'altra disciplina, si definì ben presto,
con l'ausilio dei soliti maitres à penser, come una drastica inversione di
marcia che consisteva nel trasformare l'operatore da interprete del mondo in
interprete della propria arte, secondo un gioco di andata e ritorno tutto
interno al rapporto tra il creatore e il mezzo della creazione: la
fotografia divenne concettuale quando l'attività dell'artista assunse come
suo soggetto lo strumento stesso adottato per esprimersi, nel proposito
sottinteso di fornire una definizione propria, personale di quest'arte tutto
sommato giovane. Con ciò l'operatore si dava, più che la veste alta del
creatore, quella minore dell'esegeta o del critico.
Ogni trasmigrazione terminologica ( e dunque di sostanza) da un
territorio all'altro delle arti è pericolosa, e tanto più lo è nel caso
della fotografia. Se ci si ricorda delle immani lotte sostenute dalla
fotografia mondiale per conquistarsi un'autonomia rispetto alle arti
figurative tradizionali, in ispecie la pittura, non ci si può non
meravigliare di fronte al fenomeno del concettualismo, che fu un ritorno al
lontano passato, a quando cioè la fotografia imitava la pittura per
legittimarsi come arte: adesso accadeva che il fotografo imitava il pittore
in un'insistita ricerca sul mezzo espressivo adottato, trovando in ciò un
incoraggiamento nelle contaminazioni operate dalle stesse pitture, che
utilizzava la fotografia come proprio supporto espressivo. E pensare che
ancora negli anni Trenta Cesare Pavese metteva in guardia contro la giÃ
emergente tentazione dell'arte, soprattutto in letteratura, di perdersi in
un 'estenuante colloquio con se stessa'.
L'avvento del concettualismo, che tra l'altro indusse la fotografia a
coniugarsi con elementi estranei alla sua più profonda natura (collage,
manipolazioni, fotomontaggi, ecc.) non ha ancora esaurito la sua carica
dirompente. Benchè mascherato talvolta sotto altre sigle, esso continua a
sedurre e a illudere schiere di fotografi, soprattutto giovani, con il
risultato di instaurare una nuova forma di conformismo, che sotto l'alibi di
una pur improbabile scoperta d'avanguardia cela il perpetuarsi di un
tranquillo ossequio alle convenienze mercantili, all'estetica dominate e
dunque al disarmo, con ricadute negative sul piano culturale, etico e
politico.
I fotografi di questa mostra sembrano ispirarsi a Michelangelo Antonioni
quando scrisse agli esordi della sua carriera da regista: 'Continuando a
capire il mondo attraverso l'immagine, capivo l'immagine, la sua forza, il
suo mistero'. Un pensiero splendido, che potrebbe essere assunto come
definizione della fotografia o, meglio, come la sua carta di identità .
Benchè sia difficile catalogare in positivo i fotografi che qui espongono,
si può senz'altro sostenere che essi sono (ecco il test di cui si diceva) un
segnale non trascurabile che la fotografia, nella ricerca della sua identitÃ
perduta, sta riscoprendo il mondo per riscoprire se stessa.
___________
L'iniziativa e' realizzata con
il Patrocinio del Comune di Brescia
e il sostegno di AIF, Camera di Commercio e Unione Commercianti di Milano
La mostra e' accompagnata da un catalogo realizzato da
AGORA 35 Idee e progetti per la microeditoria fotografica
Si ringraziano: Cosimo Petretti, Presidente del circolo fotografico Sannita,
Nazareno Orlando, assessore alla cultura di Benevento, Maurizio Rebuzzini,
Tita Beretta, Giulio Forti, curatori di Photofestival 2003, Roberto Mutti,
Gianni Berengo Gardin, Arnaldo Calanca della Manfrotto trading, tutti i
fotografi che hanno prestato le propie opere per la mostra. Un
ringraziamento speciale va al prof. Paolo Corsini, sindaco di Brescia, e a
Grazia Neri, che hanno sostenuto e promosso questa iniziativa.
PER INFO:
Paola Riccardi
EXHIBITIONS
AGENZIA GRAZIA NERI
Via Maroncelli, 14
20154 MIlano
Tel. 02 62527238
fax 02 6597839
Sedi:
Sala dei SS. Filippo e Giacomo
Via delle Battaglie 61 - Brescia
Galleria Grazia Neri
Via Maroncelli 14 - Milano