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Five from Milan
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15/4/2003

Five from Milan

Spaziotemporaneo, Milano

Bonfanti, Cappello, Nangeroni e Scanavino nel 1967 vengono invitati ad esporre alla Philadelphia Art Alliance. La mostra ripropone alcune delle opere esposte in quell'occasione e ricostruisce relazioni e rapporti basati più sull’amicizia, sulla complicita' e sulla stima che su affinita' stilistiche.


comunicato stampa

Souvenir da Philadelphia

a cura di Rachele Ferrario

Inaugurazione 16 aprile ore 18.30


Nel 1967 Arturo Bonfanti, Carmelo Cappello, Carlo Nangeroni, Emilio Scanavino e Renato Volpini vengono invitati ad esporre alla Philadelphia Art Alliance.
Una storia cominciata a Milano e sfociata in un viaggio negli Stati Uniti, tra New York e Philadelphia.
La mostra ripropone alcune delle opere esposte in quell’occasione, dove ad ognuno degli artisti era stata dedicata una sala personale, e ricostruisce relazioni e rapporti basati più sull’amicizia, sulla complicità e sulla stima che su affinità stilistiche tra un artista e l’altro. Bonfanti, Cappello, Nangeroni e Scanavino frequentano gli stessi luoghi, spesso sono i protagonisti delle stesse storie.

Trait-d’union tra i cinque artisti lo scultore americano Henri Mitchell e la sua compagna Marian. É quest’ultima a proporre il progetto alla celebre associazione culturale. Un vero successo di pubblico e di critica, come dimostrano le cronache coeve sull’, su e su .

Di Bonfanti sono esposte le tensioni lineari e astratte VAR. S. TR 237 del 1965 (olio su tavola), Struttura 246 e MI 70, realizzate nel 1966 (olio su tela) e M.E.T. 324 del 1967 (olio su tela); di Cappello Interruzione sferica, realizzata nel 1964 (bronzo lucidato), Occhio di cielo del 1966 (bronzo) Supeficie Spazio, Itinerario circolare realizzata tra 1964 e il 1965 (bronzo cromato); di Scanavino Presenza passiva del 1964, Una piccolissima parte e La Lunetta entrambe del 1966; di Nangeroni i Percorsi contrapposti I del 1966, Percorso interno I e Percorsi, entrambi del 1967, mentre di Volpini Macchinismo del 1966 e La mitragliera del 1967.

La mostra a Philadelphia è un’esperienza unica, che porta i Five from Milan in contatto con una realtà diversa e stimola ognuno di loro a svolgere un ruolo all’interno dell’avventura statunitense, creando un’atmosfera di unione, di gioco, di scherzo a testimonianza delle loro personalità e dei valori di un’epoca. Concluso il viaggio, la squadra si divide e i giocatori tornano alle posizioni dalle quali erano partiti.

Diversi per generazione - Bonfanti e Cappello sono i veterani della formazione, più giovani Scanavino, Nangeroni e Volpini - nel 1967, quando vengono invitati dall’Art Alliance, sono già riconosciuti dalla critica italiana, spesso anche da quella internazionale.

Bonfanti ha un legame diretto, quasi d’elezione con la Francia, Parigi in particolare; ha frequentazioni cosmopolite – Magnelli, Hans Arp, Max Bill, Ben Nicholson e Victore Pasmore – e due sole selezionatissime personali, entrambe a Bergamo nel ’27 alla Galleria Permanente e nel ’59 alla Galleria Lorenzelli. L’anno successivo a Philadelphia esporrà alla Biennale di Venezia con una sala personale.

Anche Cappello vanta un curriculum internazionale: oltre alla Biennale di San Paolo e alla seconda edizione di Documenta a Kassel, nel ‘48 ha già partecipato alla Biennale di Venezia, dove tornerà nel ’50, nel ’52 e nel ’54 e nel ’58 con la sala personale. Il ’67 per lui è anche l’anno della mostra antologica a Caracas, presso la Fondazione Mendoza, presentata da Franco Russoli.

Scanavino ha al suo attivo le relazioni internazionali maturate tra Parigi, Londra, Bruxelles e Düsseldorf, e nella cerchia degli artisti che lavorano intorno al forno della cercamica di Albisola. All’epoca della mostra all’Art Alliance ha appena partecipato con una sala personale alla Biennale di Venezia dove ha esposto anche nel ’50, nel ’54, nel ’58 (Premio Prampolini), nel ’60 e nel ’66 (entrambe personali). A Londra ha conosciuto Graham Sutherland e Philip Martin e il suo studio di Calice Ligure per qualche anno diventa meta di artisti, poeti, critici. Per Nangeroni il viaggio a Philadelphia significa tornare nei luoghi dove è nato: la sua presenza sarà fondamentale per gli altri che non conoscono a fondo come lui i costumi e gli usi degli americani, per le visite negli studi di artisti come De Kooning a Long Island. Abile incisore, anche Volpini ha partecipato a mostre in Polonia, alla Biennale Internazionale dell’incisione di Tokyo, alla biennale di incisioni di Venezia nel ’59, nel ’61 e nel ’65.

Nel catalogo della mostra, che ripropone fedelmente il formato e la veste grafica dell’originale, oltre al testo della curatrice sono riprodotte le fotografie del viaggio, le opere esposte e il testo scritto nel 1967 da Umbro Apollonio per la mostra a Philadelphia.

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