Golem, di Louis Nero. Un cinema di ricerca, attento al linguaggio della videoarte nella ricerca estetica. In Videoarte: omaggio a William Kentridge (Johannesburg) Eight Soho Eckstein Films. Presentazione di 8 video di uno dei massimi esponenti dell'arte contemporanea internazionale, sia nel campo delle installazioni, che della videoarte.
Due importanti appuntamenti per il popolo del Miela interessato alla videoarte
GOLEM
anteprima regionale del film di Louis Nero, realizzato e prodotto
dall'Associazione "L'altro film" di Torino, con la partecipazione di
personaggi di spicco nel panorama della cultura europea, come
l'attore teatrale Moni Ovadia (la voce narrante), lo scrittore
torinese Gianni Milano (sceneggiatura), e l'attore della Compagnia
Italiana di Peter Brook , Marco Giachino (protagonista).
Nel triangolo magico (Torino, Praga, Lione) si muove un essere
misterioso alla ricerca del suo creatore. Lo spazio e i luoghi si
fondono in una notte da sogno che sembra destinata a ripetersi
all'infinito. L'unica cosa certa è che domani il Golem continuerà a
cercare il suo creatore.
Il film di Louis Nero è cinema di ricerca, attento al linguaggio
della videoarte nella ricerca estetica. La narrazione non è
tradizionale, ma è creata su più livelli, una sorta di ipertesto, in
quanto vengono utilizzate più finestre che narrano storie
contemporaneamente e in modo contingente. L' emozione nasce
dall'immagine. L'immagine è potente, può raccontare senza narrare.
L'emozione/sensazione non deve essere vincolata ad una trama, ad una
storia che funge da filo d'Arianna, perché verrebbe a mancare la
forza del cinema, la sua potenzialità . L'intento del regista è quello
di liberare il cinema dal concetto narrativo tradizionale (film che
ha inizio, fine, trama, eccetera). Il film quindi è narrato su più
livelli e questo traduce in linguaggio cinematografico un'operazione
assolutamente contemporanea.
Perché la scelta del Golem?
Il Golem è il caos primordiale.
Il Golem è un robot, come quello utilizzato in Metropolis; è una
creatura forte, nata, secondo la tradizione russa, per lavorare.
Il Golem esiste come leggenda, ma non solo quella ebraica. Infatti lo
ritroviamo in tutte le religioni e le culture. Prendiamo per esempio
Adamo o il Dio Africano Abucar che vengono costruiti con l'argilla.
Il Golem è un mito che racchiude altri miti. Ci sono finestre
principali, che ne racchiudono altre. In questo modo viene resa
l'identità tra contenitore e contenuto.
Il Golem è sogno, è allucinazione, è leggenda come lo è il cinema.
Golem è un film ricco di simboli, da scoprire visione dopo visione.
E' un film ricco di ombre. L'ombra è più importante dell'essere
stesso. Il Golem nasce come ombra e poi compare come essere: la
creatura, incarnata dalla sua ombra, rincorre e cerca di catturare,
per tutta la durata del film, alcune ombre, a cominciare da quella
del suo creatore che, naturalmente, non riesce a prendere.
C'è una parte del film in cui vediamo rappresentata la guerra: il
mondo si trasforma in una selva, in un bosco simbolico della
confusione, del male (riferimento a Dante); vediamo Hitler nei panni
di una marionetta, pronuncia frasi in tedesco contro gli Ebrei.
Mentre il Golem vola si incontrano immagini del cimitero ebraico di
Praga.
Lo spettatore sarà immerso in un mondo magico in cui non esiste
religione, ma solo l'esoterismo che nasce e si sviluppa nelle tre
città di Torino, Praga e Lione. In queste 3 città , l'atmosfera
notturna che si respira per le strade è la stessa. Forse nasce dalla
magia che le leggende ci trasmettono'
Il progetto "Golem Caravan" consiste nel tour di un gruppo di persone
per 23 città italiane, finalizzato alla divulgazione di un messaggio
importante : "conoscenza uguale convivenza".
Teatro Miela, martedì 27 e mercoledì 28 maggio, ore 20.30 e ore 22.30 -
Ingresso euro 4,50; ridotti: euro 3,00
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IN VIDEOARTE: omaggio a William Kentridge (Johannesburg)
Eight Soho Eckstein Films
Presentazione di 8 video di uno dei massimi esponenti dell'arte
contemporanea internazionale, sia nel campo delle installazioni, che
della videoarte. L'artista sudafricano è in un certo senso legato
alla nostra città in quanto l'anno scorso ha messo in scena una
memorabile "Coscienza di Zeno" presentata nei massimi teatri
mondiali. Gli 8 video presentati al Miela, per gentile concessione
dell'autore stesso, fanno parte della serie "Soho Eckstein
Film"(1989-1999) e comprendono: Johannesburg 2nd greatest city after
Paris / Mine / Monument / Sobriety obesity & growing old /
Felix in exile / History of the main complaint / Weighing and
Wanting / Stereoscope
Tutto il lavoro di Kentridge è dedicato a Johannesburg e alla sua
realtà storica, intriso da un sentimento di cupa ironia contro un
paesaggio spoglio, privo di ogni bellezza. Johannesburg è una distesa
vuota e polverosa fatta di altipiani e colline artificiali create
dallo scavo delle miniere. Pochi elementi verticali, rigorosamente
artificiali, accentuano il senso di solitudine che pervade i disegni
a carboncino dell'artista. Quella di Kentridge è un tipo di
animazione molto particolare, costruita non per addizione e
successione di disegni, ma per sottrazione, attraverso la continua
rielaborazione di un unico disegno iniziale, sul quale Kentridge
interviene cancellando e ridisegnando le parti in movimento. Questo
procedimento lascia tutto attorno alle parti ridisegnate un alone di
carboncino non perfettamente cancellato che è memoria dell'immediato
passato e accompagna il sentimento doloroso della storia. L'alone di
carboncino forma attorno ai personaggi una sorta di anti-aura, una
traccia che sembra l'inevitabile residuo di negatività di ogni azione
umana, come se a Johannesburg fosse impossibile per chiunque vivere e
respirare senza sporcare, senza produrre altri detriti che vadano a
sommarsi a quelli che già prolificano sotto il primo strato arido di
terreno.
I film di Kentridge sono dei racconti anche se si basano su una
narrativa che procede allo stesso modo dei sogni, per naturale
proliferazione delle immagini. La serie è centrata sulla presenza di
tre personaggi protagonisti: Soho Eckstein, il magnate
dell'industria, sempre al lavoro, vestito con un prepotente gessato
nero e con un grosso sigaro in bocca da cui sale il fumo nero e denso
di una ciminiera; sua moglie, personaggio presente solo di riflesso
in fotografie o nelle visualizzazioni dei ricordi e dei desideri
altrui; e infine Felix, innamorato della moglie di Soho, mai al
lavoro e sempre immerso nei suoi sogni'
La poesia melanconica di Kentridge sorge dai macchinari di una
tecnologia che è quella d'inizio secolo: il telegrafo, la macchina da
scrivere, il telefono nero a rotella, i vecchi centralini'Persino gli
stacchi delle sequenze del film stesso seguono la vecchia tecnica
cinematografica del cerchio nero che si chiude restringendosi su una
scena per riaprirsi sulla successiva. Non si tratta solo di un
curioso contrappasso all'avanzata del progresso, è anche un modo per
ricordare il periodo storico in cui il Sud Africa incominciò a
cambiare volto sfruttando il lavoro di una popolazione schiavizzata'
(Elena Volpato)
Teatro Miela, giovedì 29 maggio, ore 21.00
Ingresso: euro 2,00
Promosso da Bonawentura. All'iniziativa di INVIDEOARTE aderiscono:
Cassiopea Teatro, Comunicarte, Galleria Juliet, Gruppo 78
International Contemporary Art, LipanjePuntin Arte Contemporanea, das
kleine chaos, NewMediaLab-laboratorio didattico nuove tecnologie,
Studio Tommaseo
Info: Teatro Miela Piazza Duca degli Abruzzi - 34132 Trieste
Tel. 040/365119; fax: 040/367817