Museo Immaginario
Domodossola (VB)
via Mellerio, 2
WEB
Bruno Pavesi e Giancarlo Vicario
dal 10/12/2012 al 30/1/2013
339 3294909

Segnalato da

Marisa Alberti




 
calendario eventi  :: 




10/12/2012

Bruno Pavesi e Giancarlo Vicario

Museo Immaginario, Domodossola (VB)

Museo Immaginario - Chiuso per un anno presenta "Ambaradan - Junior".


comunicato stampa

Bruno Pavesi e Giancarlo Vicario
Catalogo Mme Webb Editore

L'artista che molto assomiglia al bambino, può con maggior facilità giungere all'intimo suono delle cose. Qui sta la radice del grande realismo. Henri Rousseau che deve venir considerato il padre di questo tipo di realismo ha aperto la strada. Il mondo risuona. È un cosmo di esseri spiritualmente operanti. Così la materia inerte diventa spirito vivente.
Vasilij Kandiskij, 1912

“Nella vita, almeno per un attimo, tutti siamo stati Arthur Rimbaud. Ingenuo e feroce, radicale e assoluto, egli, assurdamente, è il simbolo della fanciullezza. In cui il sogno è plausibile, l’ignoto verificabile, lo sconfinato la garbata aiuola sotto casa. Rimbaud, il poeta bambino, è il padre e il paladino dei moderni neoprimitivi. In qualche modo, li identifica nella sua opera più alta e insolvibile, Une Saison en Enfer (1873), in particolare nella seconda porzione dei Délires. “Mi piacevano i dipinti idioti, soprapporte, addobbi, tele di saltimbanchi, insegne, miniature popolari; la letteratura fuori moda, latino di chiesa, libri erotici senza ortografia, romanzi delle bisnonne, racconti di fate, libretti per bambini, vecchie opere, ritornelli insulsi, ritmi ingenui”. Camera delle meraviglie all’opposto, di traverso, in cui splende il disusato e l’abusato, l’informe, il grottesco, il polveroso. Il Doganiere, mirando le tracce, le trecce che sbrecciano le sue mani, cerca di intercettare la propria sorte, che già Rimbaud il veggente gliela impiatta. Con beata frustata ai marchingegni stilosi, innocui, d’allora: “trovavo risibili le celebrità della pittura e della poesia moderna”. Il poeta dell’“estrema innocenza”, dell’ingenuità selvaggia, millenaria, ci dice già tutto, basta assecondarne le vie, serpentine e difformi. Occorre fare così, passeggiare intorno a questi quadri imbracciando il volume catastrofico e definitivo di Rimbaud. Come alchimisti che abbiano scoperto la pietra perfetta in grado di dare eternità al morituro. “Sognavo crociate, viaggi di scoperte di cui non è rimasta relazione, repubbliche senza storia, guerre di religione represse, rivoluzioni di costumi, spostamenti di razze e di continenti: credevo in tutti gli incantesimi”. Per rilevare e far esplodere l’incantesimo, fiammella che scaturisce frizionando gli occhi, è necessario lo sguardo, non innocente ma ingenuo. Il pittore marchiato dal mondo moderno, vacca da macello e da mungitura, ci introduce semmai in una forma raffinata del già noto. Eppure, l’inesplorato, l’insepolto appartengono al folle, al fanciullo, al dilettante. Che non si “diletta” perché il talento di stendere colori o versi o tocchi di scalpello gli scalda il cuore; al contrario, è l’istinto ferino, impossibile, che lo guida. Così che il segno, in verità, si muta in scavo, il gesto della penna o del pennello in graffio, dentata, pugnalata. Eccoci all’evento: come l’ominide brutale che incide per sempre la propria storia sulla parete, ampia e vigorosa come una tela.”

Davide Brullo

Testo tratto da Il mio nome è Nessuno. Incantamento, stupore e bellezza nell'arte dei semplici. Allemandi 2008.

L’École des Italiens – Museo Immaginario
Domodossola, via Mellerio
Info 339 3294909

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Stefano Stampa
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