Museo Immaginario
Domodossola (VB)
via Mellerio, 2
WEB
Stefano Stampa
dal 26/10/2015 al 29/11/2015
11-13
335 3294909

Segnalato da

Marisa Alberti Giani



approfondimenti

Stefano Stampa



 
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26/10/2015

Stefano Stampa

Museo Immaginario, Domodossola (VB)

Libero come l'aria. "La mia natura non e' fatta che per dipingere, andar per valli e monti, leggere e sollevarsi qualche momento con un po' di musica".


comunicato stampa

Da antologia. L'icona di Alessandro Manzoni, severo, ruvido, ma con una foggia vagamente scapigliata che ricorda un James Dean lombardo, l'ha segnata, lo sanno tutti, Francesco Hayez, nel fatidico Ritratto del 1841 ora in Brera. Alle spalle del quadro, che costò allo scrittore quindici estenuanti sedute, c'è la seconda moglie di costui, Teresa Borri, amica intima di Hayez, e l'unico figlio avuto dal precedente matrimonio della nobildonna, Stefano Stampa. La Borri, donna piuttosto colta, rimasta vedova a vent'anni, fu dipinta da Hayez, con castigata cuffietta, nel 1847; ben più bella, con capelli in crocchia e riccioli cadenti sulla fronte, appare nel Ritratto di gruppo della famiglia Borri Stampa dipinto da Hayez nel 1822 e anch'esso nella Pinacoteca di Brera. Tra le sue gambe, intento a disegnare, c'è lui, "Steffanino: quant'è interessante, quanto gentile, vago e simile!", scrive, lei, al sublime pittore. Il giovane Stefano Stampa, che lo storico dell'arte Fernando Mazzocca ha riconosciuto nella Testa di ragazzo del consueto Hayez, del 1820, ci dà con lo stilo fin da piccolo. Intuendone il talento, la mamma lo manda a studiare da Massimo D'Azeglio e poi dal medesimo Hayez.

Sovente in gita estetica a Lesa, sul Lago Maggiore, nella bella Villa Stampa, Stefano, irrequieto ed errabondo, si esercita sui modi del D’Azeglio: il paesaggio romantico con stuolo di cavalieri, è vivido, quasi la rapace illustrazione di un romanzo di Walter Scott. Interessante è il retro del dipinto, che denuncia l'autografo, "Studio del Conte Stampa figliastro di Alessandro Manzoni". Decisiva la data del quadro, il 1837, l'anno in cui la mamma di Stefano va a nozze con lo scrittore de I promessi sposi; li dividevano quasi quindici anni. Stefano Stampa, che in alcuni dagherrotipi parigini degli anni Quaranta dell'Ottocento ha la barba da moschettiere e la posa da 'maudit', stimava il celebre patrigno, tanto da farsi chiamare (così anche nel carteggio edito curato da Ezio Flori) il figliastro del Manzoni. Con il sommo scrittore intratteneva rapporti informali (in campagna, sul Lago Maggiore, gli passava le bretelle, "ho tante bretelle, papà, ve ne regalo tre o quattro paia"), insieme furono al capezzale di Antonio Rosmini (il cui Ritratto, compilato dal solito Hayez nel 1853, fu commissionato da Stefano). Quando Teresa Borri (la cui presenza al fianco del Manzoni "corrisponde a un suo ritorno di facoltà espressive", come ha scritto Paolo Chiara) morì, nel 1861, Stefano Stampa la ricordò come "un padre severissimo, una madre tenerissima", ma, eletto erede universale, rifiutò di chiedere al Manzoni ciò che gli era dovuto, cioè la dote della defunta. Stefano amava il Manzoni, ma non la sua fittissima famiglia, dominata da “monna aristocrazia” Giulia Beccaria: a Milano preferiva le escursioni in campagna, "solo, nella contemplazione della natura e co' suoi fantasmi", scriveva la madre, già nel 1838, a dipingere nei boschi. Amava l’esistenza vagabonda, al limite del trasognato, Stefano, “la mia natura non è fatta che per dipingere, andar per valli e monti, leggere e sollevarsi qualche momento con un po’ di musica […] sconosciuto da tutti, indipendente e libero come l’aria”, scrive, ed in effetti i suoi quadri, ostinatamente spalancati alle meraviglie della natura, andrebbero letti sorseggiando le poesie di un John Keats.

Morta la madre, Stefano si accompagnò con la cameriera di lei, che spirò nel 1904. Tre anni dopo, se ne andò pure lui. Nel Fondo Manzoniano della Biblioteca Braidense di Milano un dagherrotipo ritrae il Manzoni di profilo, severo, con i basettoni che sembrano nuvole. Siamo nel 1852, a realizzare l'immagine è Stefano, appassionato di fotografia. La vita sinistra del figliastro di Manzoni merita la mano del romanziere: devoto alla pittura, dal talento robusto ma parziale, legato da amore marziale alla mamma (“s’io sono un galantuomo, lo devo a lei che sacrificò tutta la sua vita per me”), allo stesso tempo al centro della cultura del XIX secolo (conobbe anche Théophile Gautier), ma lontano da tutti. Dalla morte di lei, la mamma totale, l’amante del più grande romanziere italiano di sempre, cresce la sua irascibilità, la vigorosa solitudine, le relazioni al limite del lecito (compreso un figlio illegittimo). Fu un satellite nella volubile vita affettiva del Manzoni, mutilato, forse, da un simile statuario patrigno. Ma è dalle esistenze infime, in ombra, che si ricostruisce l’intero di un destino: penetrare la storia di Stefano Stampa, ci illumina riguardo alla vita del Manzoni.

Inaugurazione Martedì 27 ottobre 2015, dalle ore 11,00 alle 13,00,

Museo Immaginario
via Mellerio 2, Domodossola
tutti i giorni 11-13
ingresso libero

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dal 26/10/2015 al 29/11/2015

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