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Memoria del Vino
dal 20/7/2000 al 3/8/2000
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Segnalato da

Francesca Puglisi



approfondimenti

Enrique Vargas



 
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20/7/2000

Memoria del Vino

Sferiterio, Bologna

Spettacolo in Prima Mondiale a Bologna di Enrique Vargas "Memoria del Vino o i Giochi di Dioniso". Drammaturgo, regista, ricercatore di antropologia teatrale e attore, Enrique Vargas ha concentrato le sue ricerche degli ultimi anni sulla relazione tra il mito, il rito e il gioco, all'interno di allestimenti basati sul linguaggio dell'oscurità, del silenzio e della solitudine. Il suo lavoro è noto al pubblico italiano per Oracoli, percorso individuale e labirintico che segue il cammino del grano, dal chicco al pane, giocando sulla premonizione suggerita dai Tarocchi. La nuova creazione di Vargas guarda ora al vino e se il grano è stato crescita, terra, organicità, l'uva è aria, fermentazione, confine sottile tra realtà e finzione.


comunicato stampa

Spettacolo in Prima Mondiale a Bologna di Enrique Vargas "Memoria del Vino o i Giochi di Dioniso".
Lo spettacolo, una coproduzione di Bologna 2000, città europea della cultura e di Emilia Romagna Teatro, andrà in scena allo Sferiterio di Via Irnerio dal 21 Luglio al 3 Agosto alle ore 22.00.

Dato il particolare allestimento che prevede solo 48 spettatori per ogni replica è indispensabile la prenotazione. Per gli ultimi posti disponibili telefonare tutti i giorni dalle ore 10.30 alle ore 12.30 al numero 051-247958.


Drammaturgo, regista, ricercatore di antropologia teatrale e attore, Enrique Vargas ha concentrato le sue ricerche degli ultimi anni sulla relazione tra il mito, il rito e il gioco, all'interno di allestimenti basati sul linguaggio dell'oscurità, del silenzio e della solitudine.

Il suo lavoro è noto al pubblico italiano per Oracoli, percorso individuale e labirintico che segue il cammino del grano, dal chicco al pane, giocando sulla premonizione suggerita dai Tarocchi.

La nuova creazione di Vargas guarda ora al vino e se il grano è stato crescita, terra, organicità, l'uva è aria, fermentazione, confine sottile tra realtà e finzione.

Memoria del Vino affonda le proprie radici nel confronto tra l'uomo razionale e l'uomo istintivo ed è un percorso in compagnia della bevanda che dà l'ebbrezza, un viaggio sul significato e sulla presenza del dionisiaco nella società contemporanea. Dioniso scatenante le capacità simboliche, Dioniso che libera il corpo nell'istintualità e nella musica, Dioniso proteiforme che apre la molteplicità della personalità umana proiettandola verso una dimensione magica, sacrale e animale dell'essere.
Il lavoro di Enrique Vargas contiene sempre la dimensione del gioco, inteso come attività libera e superflua, nella quale si sospendono le regole abituali per entrare in un altro ordine spazio temporale, in un altro stato d'animo. Anche Memoria del Vino conserva quest'approccio, chiedendo allo spettatore la disponibilità di giocare, realizzando quel passaggio dalla passività alla partecipazione che trasforma il pubblico in protagonista di una festa alla ricerca del dionisiaco.

Memoria del Vino si inserisce in un progetto di largo respiro che comprende altre due opere precedenti: Oracoli e Il filo di Arianna, spettacoli labirintici e individuali nei quali il viaggiatore cercava una propria strada verso l'intimità e la profondità delle proprie sensazioni. L'uva è un salto nel vuoto, nella possibile follia liberatrice e propiziatoria di nuove e antiche libertà; l'uva è la strada che conduce alla bevanda degli dei, che inneggia alla vita e rifugge la morte dei sensi, che segue il gioco delle trasformazioni di Dioniso fino all'incontro con la rottura delle catene che dà origine al Carnevale e alla frenesia collettiva.
Questo passaggio al collettivo è chiave nuova nel lavoro di Vargas ed è il punto nodale di ricerca di Memoria del Vino, nel quale si sperimenta la possibilità di sollecitare nel pubblico un'esperienza comune che, senza forzature, mantenga la fondamentale dimensione di libertà e apertura insieme, che costituiva il segreto dei percorsi per spettatori soli. Il collettivo incontra l'individuale, in una sorta di caos primordiale che prende forma e senso nell'accettazione del principio essenziale del mettersi in gioco; attraverso la curiosità, l'immaginario ludico può consentire l'attraversamento della soglia tra la superficie e la profondità, in grado di trasportarci dove ancora non immaginiamo.
Attraverso questi elementi di scoperta e relazione, passando per il caos, il perdersi e l'oscurità, lo spettatore vive soprattutto un'esperienza "abitativa", come sempre nei lavori di Vargas, che necessitano di grandi spazi da allestire e che vivono della realtà del luogo.

Se Oracoli giocava sulla premonizione, con Memoria del vino si giocherà con la follia e il cammino dell'uva condurrà alla ricerca di Dioniso, letto attraverso lo sguardo di Nietzsche: scatenamento di tutte le capacità simboliche, con la simultanea prorompente esplosione di danza, mimica, canto, grido, musica.

Memoria del Vino è organizzato intorno a quattro spazi "abitativi" sostanziali: il luogo del mikado, o come viene spesso chiamato in occidente lo "shanghai", antico gioco che introduce alla possibilità di dare un senso al caos; la fiera, nella quale ogni gioco proposto è legato alla cultura del vino e proietta il viaggiatore in un mondo onirico nel quale memoria, apparenza e realtà si rincorrono in un intreccio di situazioni da attraversare e da sentire; il carnevale, che introduce al mistero della fermentazione e della mutazione, in cui commedianti e viaggiatori si mescolano in una catarsi liberatoria; il simposio, momento conclusivo, tempo di meditazione e di parole, degustazione centellinata del tempo e del ricordo.

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