"Animazioni" e' il titolo della prima rassegna dedicata in Italia a Norman McLaren, pioniere dell'animazione sperimentale e autore di culto della cinematografia d'avanguardia. "Braccia" di Alessandro Biggio nasce dalla necessita' di sperimentare una diversa relazione tra ideazione e realizzazione nella produzione dell'opera d'arte. "Altri sensi" comprende gli ultimi lavori sul tema del paesaggio di Laura Pugno.
Norman McLaren: Animazioni
a cura di Lorenzo Giusti
“Animazioni” è il titolo della prima rassegna dedicata in Italia a Norman McLaren (Stirling 1914 - Montréal 1987), pioniere dell’animazione sperimentale e autore di culto della cinematografia d’avanguardia. Curata da Lorenzo Giusti, direttore del Museo MAN ed Elena Volpato, responsabile della Collezione di Film e Video d'Artista
della Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Torino, la rassegna presenta 14 tra le più importanti opere animate del regista scozzese, naturalizzato canadese, realizzate tra il 1940 e il 1983.
McLaren inizia la sua carriera a soli diciannove anni realizzando Seven Till Five (1933), un cortometraggio in cui descrive un giorno di vita in una scuola d'arte. Le tecniche dell’animazione fanno la loro comparsa due anni dopo con Camera Makes Whopee! (1935) che, presentato in Scozia, nell’ambito di un festival amatoriale, viene notato da John Grierson, padre del documentarismo britannico. Dopo la guerra civile spagnola del 1936, a cui partecipa come cineoperatore, McLaren realizza quattro film, tra cui Love on the wing, con immagini disegnate direttamente sulla pellicola. Trasferitosi a New York nel 1939, continua a sperimentare la pittura diretta su celluloide finché nel 1941 approda al National Film Board of Canada, grazie al cui supporto realizzerà opere fondamentali per lo sviluppo della cinematografia d’animazione, sperimentando innumerevoli tecniche, dalla pittura su celluloide all’animazione di carte ritagliate, dal disegno animato alla pixillation (con l’inserimento di attori veri in sequenze animate), dallo stop motion alle tecniche digitale.
In mostra al MAN, insieme a lavori come Boogie Doodle (1940), Begone Dull Care (1949) o A Phantasy (1952), anche il celebre cortometraggio Neighbours (1952), che valse a McLaren numerosi riconoscimenti, tra cui l’Oscar al miglior documentario. Il film, nel quale sono utilizzate persone reali per creare effetti animati, descrive la lotta fratricida tra due vicini di casa per accaparrarsi il fiore sbocciato sul confine tra le loro proprietà.
Tra gli altri lavori presentati nella rassegna Blinkity Blank (1955), un cortometraggio con immagini incise direttamente sulla pellicola, racconta il conflitto di un uccello con la sua gabbia, mentre in Chairy Tale (1957), un’animazione di oggetti e persone musicata da Ravi Shankar, il conflitto è tra un uomo e la sua sedia. Ancora in mostra, Le Merle (1958), un corto basato su una vecchia canzone franco-canadese, che narra la storia di un merlo che con l’avanzare dei versi della canzone perde le parti del corpo per ricomporsi continuamente in nuove immagini.
Tra i lavori degli anni Sessanta presentati nella rassegna, Lines-Horizontal (1961) e Mosaic (1965), sono il secondo e terzo di una serie di tre cortometraggi prodotti in collaborazione con Evelin Lambart. New York Lightboard Record (1961) riprende la reazione dei cittadini newyorkesi mentre osservano un annuncio luminoso a Times Square, mentre Pas de Deux (1967) è un video in bianco e nero, con protagonisti i ballerini Margaret Mercier e Vincent Warren, dove l’intreccio di musica e danza ricrea un effetto grafico, quasi stroboscopico, grazie all’utilizzo delle tecniche di slow-motion.
A rappresentare la produzione tarda di McLaren il pluripremiato Synchromy (1971), dove musica e immagini dialogano in perfetta sincronia, sfruttando il potenziale informatico e le nuove tecniche ottiche, e ancora Animated Motion 5 (1978), realizzato in collaborazione con Grant Munro, e Narcissus, cortometraggio musicale del 1983, l’ultimo realizzato per il National Film Board of Canada.
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LAURA PUGNO. ALTRI SENSI
a cura di Lorenzo Giusti
“Altri sensi” è il titolo della mostra personale di Laura Pugno al Museo MAN, a cura di Lorenzo Giusti, in programma dal prossimo 13 settembre.
La ricerca di Laura Pugno (Trivero, 1975) ha come principale terreno di indagine il paesaggio, inteso non come elemento naturale, come immagine fissa di una porzione più o meno estesa di realtà, ma come costruzione sociale, come sovrastruttura ideologica e culturale. La mostra, insieme a un’ampia selezione di lavori realizzati nel corso degli ultimi cinque anni, presenta una nuova serie di opere realizzate in Sardegna e dedicate alla regione interna del Supramonte. Una scelta che, nel rimarcare l’inattendibilità di ogni idea prestabilita di paesaggio - ed in particolare, nello specifico della Sardegna, di un’idea costruita perlopiù attorno a una parte stereotipata dei suoi elementi naturali (il mare, il sole, le trasparenze) e sociali (la tranquillità, il benessere, il divertimento) - riafferma la necessità di punti di vista molteplici per perseguire una visione articolata del mondo, più vicina alle complesse dinamiche relazionali che lo governano.
A caratterizzare i nuovi lavori è l’utilizzo della tecnica dell’abrasione su stampa fotografica, sperimentata dall’artista a partire dalla serie Esitando (2011), nella quale il paesaggio delle regioni montane piemontesi è svelato nella sua entità di sistema, come soggetto unitario “che presenta confini propri che lo separano dall’ambiente circostante”.
In queste opere, così come nel gruppo intitolato Quel che Annibale non vide (2012) - una serie di cinque cancellazioni rivolte non soltanto all’allentamento dei legami integrativi del paesaggio, ma, più direttamente, alla liberazione di singole
parti – ad emergere è il tentativo di rendere evidente l’integrazione dei diversi elementi – sia fisici sia culturali - che compongono il paesaggio, attraverso un procedimento di parziale annullamento degli elementi stessi. Una presa di distanza da una visione tradizionalmente intesa che, in opere più recenti, si accompagna alla evocazione di una possibilità percettiva del paesaggio di tipo tattile. Così in Didascalie n. 5 (2013) e in Taccuini di viaggio (2013), presentati al pubblico per la prima volta in questa occasione, l'uso esteso del braille evoca una visione che, al di là dell’occhio, può coinvolgere altri sensi.
Ancora in mostra, insieme ai dipinti della serie KWh (2008) - a testimonianza delle origini pittoriche del lavoro di Laura Pugno – e ai collage del gruppo Percorrenze (2010) – nei quali l’idea di paesaggio è portata a una sintesi radicale di linee e colori – anche il progetto Paesaggio di spalle, un’istallazione di disegni su plexiglass realizzati voltando le spalle alla porzione di panorama ritratta sulla lastra.
Completano la mostra due lavori in video, a camera fissa, di recente realizzazione: Sillogismo (2013), dove naturale e innaturale si fondono in un’unica visione integrata, e Meccanismi di difesa (2012), nel quale lo scorrere veloce delle ombre sul costone di una montagna rende percepibile l’inattendibilità del punto di vista singolo.
Accompagna la mostra un catalogo bilingue (italiano e inglese) pubblicato da NERO con testi di Cecilia Canziani, Gian Antonio Gilli e Lorenzo Giusti.
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BRACCIA#1
“Braccia” è un progetto in due tappe dell’artista Alessandro Biggio (Cagliari, 1974), nato dalla necessità di sperimentare una diversa relazione tra ideazione e realizzazione nella produzione dell’opera d’arte. Sostenuto dal Museo MAN di Nuoro e dal Museo Marino Marini di Firenze, il progetto vede, per la mostre in programma al Museo MAN, la partecipazione di sei artisti internazionali - Alexandra Bircken (Colonia, Germania 1967), Michael Höpfner (Krems, Austria 1972), Luca Francesconi (Mantova, Italia 1979), J. Parker Valentine (Austin, Usa 1980), Ian Pedigo (Anchorage, Usa 1973) e Luca Trevisani (Verona, Italia 1979).
Agli artisti coinvolti, selezionati da Biggio secondo criteri di affinità e di vicinanza al suo stesso lavoro, è stato chiesto di elaborare un progetto per la realizzazione di un’opera inedita a partire da alcune informazioni generali, diverse di volta in volta, e dallo scambio che ne è conseguito. Una volta definito il progetto, Biggio si è fatto carico della sua realizzazione tenendo fede alle indicazioni ricevute.
Tutti i lavori sono stati realizzati in Sardegna, dove Biggio risiede, lontano dai loro autori intellettuali. La condizione della distanza, insieme al principio della delega, viene a costituirsi come uno degli elementi chiave di questo progetto. Oltre all’emersione di specifiche dinamiche legate ai processi creativi dell’opera d’arte, “Braccia” cerca infatti di rompere l’associazione semantica tra i concetti di insularità e isolamento, promuovendo un’idea alternativa di insularità, come luogo della relazione.
Il progetto ideato da Biggio apre anche una discussione sul principio di autorialità, svelando meccanismi diffusi nel sistema di produzione dell’arte. Chi è l’autore delle opere realizzate? Mente e braccia in che modo interagiscono? E quanto dipendono le une dall’altra? E viceversa? La scelta di ricondurre la paternità delle opere prodotte a entrambi i soggetti - dunque ai diversi autori intellettuali, ma anche sempre allo stesso Biggio - promuove l’idea che in ciascuno dei due momenti generativi dell’opera– quello intellettuale e quello materiale - vi sia una componente creativa, tanto scontata quanto difficile da riconoscere.
I percorsi per arrivare alla definizione dei progetti ed il modo di intendere la relazione tra ideatore ed esecutore materiale sono estremamente differenti per ciascuno degli artisti coinvolti. Differenti sono la durata e l’intensità del confronto e differenti il livello di dettaglio dei diversi progetti, il livello di coinvolgimento durante la realizzazione la sua effettiva durata.
Nello specifico di questa prima tappa nuorese, Luca Francesconi ha elaborato un progetto a partire da un materiale carico di suggestioni e implicazioni: l’ossidiana di Pau. Il lavoro di Luca Trevisani verte intorno al concetto di confine (dentro/fuori; deperibile/duraturo). Distanza, silenzio, cammino, sono alcune delle parole ricorrenti nel lungo scambio con Michael Höpfner. Con Ian Pedigo il lavoro prende forma a partire da riflessioni e scambi sulle relazioni tra trasparenza, architettura e corpo. Il percorso fatto con J. Parker Valentine ha condotto a un disegno tridimensionale, una spina dorsale, un verme, uno stelo. Infine una sella, il corpo e l’assenza sono gli elementi da cui ha preso forma il progetto di Alexandra Bircken.
Un catalogo bilingue con la documentazione di tutti i lavori realizzati nell’ambito del progetto sarà pubblicato, grazie al contributo della Fondazione Banco di Sardegna, in occasione della seconda mostra, in programma al Museo Marino Marini di Firenze a partire dal prossimo mese di dicembre.
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Immagine: Luca Trevisani e Alessandro Biggio; 2013 (part.), gesso, banane, corda, dimensioni variabili, 2013
Ufficio Stampa: Studio Esseci
Sergio Campagnolo tel. 049.663499 info@studioesseci
Inaugurazione Venerdì 13 settembre ore 19:00
MAN_Museo d'Arte Provincia di Nuoro
via Sebastiano Satta, 27 08100 Nuoro
Orari: 10:00 - 13:00 e 15:00 - 19:00 Lunedì chiuso
Ingresso:
Intero 3,00 euro
Ridotto 2,00 euro (dai 18 ai 25 anni)
Gratuito under 18 e over 60
Gratuito ultime domeniche del mese