La pianista canadese esegue la seconda parte dell'Arte della Fuga di Bach
In questo terzo appuntamento - i primi due, una conferenza-concerto e un concerto, si sono svolti a novembre - la pianista canadese esegue la seconda parte dell'Arte della Fuga, facendola precedere dalla Passacaglia e Fuga in do minore BWV. 582 sempre di Bach e dalla Sonata per pianoforte n. 31 in la bemolle op. 110 di Ludwig van Beethoven. Angela Hewitt e' considerata "la piu' grande interprete di Bach della nostra epoca" (The Guardian), "la pianista che rappresentera' Bach nei prossimi anni" (Stereophile: una previsione di qualche anno fa, oggi ampiamente realizzatasi), "la risposta piu' elettrizzante e coerente a Gould e ai suoi moderni epigoni" (La Repubblica). Di lei e' stato scritto che "a ogni nota, a ogni dinamica, a ogni colore o spostamento di peso o di fraseggio esprime, anzi proclama, la gioia di ricreare sullo strumento di oggi quella musica (Bach) senza peso ne' epoca". Nessuno meglio di lei puo' dunque guidare l'ascoltatore alla comprensione di quello che puo' essere considerato il testamento artistico di Johann Sebastian Bach, l'Arte della fuga, la sua ultima sublime opera, sulle cui pagine si fermo' la sua mano nel 1750. Il Contrapunctus XIV si interrompe infatti bruscamente a meta' e in quel punto si possono leggere nel manoscritto autografo queste parole vergate da Carl Philipp Emanuel, secondogenito di Bach: "Mentre componeva questa fuga, nel punto in cui viene introdotto il nome Bach nel controsoggetto, il compositore mori'".