Kunsthalle
Noci (BA)
via Sant'Agostino 63b

Malacarne
dal 24/10/2003 al 30/11/2003
080 4055504

Segnalato da

vito intini



 
calendario eventi  :: 




24/10/2003

Malacarne

Kunsthalle, Noci (BA)

Una sorta di elogio dell'impertinenza e di regalarci un momento di ironica, aperta, laica riflessione con le opere e le operazioni di tre fra i piu' bravi, sensibili ed impertinenti fra i nostri artisti dell'ultima generazione.


comunicato stampa

Artisti: Natascia Abbattista, Pierluca Cetera, Stefania Pellegrini

A cura di Anna D'Elia e Vito Intini

Testi di Anna D'Elia, Pierluca Cetera e Vito Intini

Sabato 25 Ottobre alle ore 19 si inaugura presso Kunsthalle di Noci (BA) "MALACARNE", una mostra di opere di Natascia Abbattista, Pierluca Cetera e Stefania Pellegrini curata da Anna D'Elia e Vito Intini.

L'idea di "Malacarne" nasce dalla lettura del libro di Anna D'Elia "Diario del Corpo" e da alcune suggestioni che essa ha stimolato e provocato. Le pratiche del potere politico ed economico, le diverse narrazioni in ambito religioso, filosofico, clinico, antropologico, culturale ed artistico ruotano, da sempre, intorno al corpo, lo attraversano, lo pensano, lo affittano, lo sfruttano, lo negano, lo legano, lo annullano, lo schiacciano, lo vestono e lo denudano, lo imbrigliano, lo imprigionano, lo muovono e lo ri/muovono, lo aprono, lo tagliano a pezzi, lo usano, lo vendono e lo comprano, lo portano a ballare, lo martoriano, lo bucano, lo seppelliscono, lo cremano, lo abbandonano, lo trascurano, lo decorano, lo maciullano, lo spiano, lo guardano, lo dipingono, lo raffigurano, lo fotografano, lo filmano, lo amano, lo nutrono, lo accarezzano, lo blandiscono, lo lusingano. "Lazzarone", "Figlio di Buona Mamma", "Figlio di 'Ndrocchia" e "Malacarne", erano alcuni degli epiteti con cui, a volte, da ragazzi ci sentivamo affettuosamente apostrofare dai simpatici vecchietti dei nostri paesi. Il "Malacarne" è chi non ha paura di vivere, chi ama fino in fondo stare da questa parte, su questa terra, con il corpo, le mani, gli occhi e tutto ciò che Dio comanda. Con Anna D'Elia abbiamo pensato di fare una sorta di elogio dell'impertinenza e di regalarci un momento di ironica, aperta, laica riflessione con le opere e le operazioni di tre fra i più bravi, sensibili ed impertinenti fra i nostri artisti dell'ultima generazione.
Vito Intini

Natascia Abbattista
L'uso del video ha, di recente, reso possibile una rappresentazione del sé e dell'altro prima impensabili.
Gli schermi si moltiplicano all'interno di installazioni di cui gli spettatori entrano a far parte, assistendo dall'interno a ciò che accade. Il video consente di mostrare le allucinazioni, le perturbazioni della mente, l'alterato stato della percezione e di far vedere come agisca, cosa scateni un'ossessione, una paura, una psicosi. Le allucinazioni vengono rese con effetti speciali: prelevando, aggiungendo, spostando pezzi di realtà. Il corpo è sottoposto a torsioni, sdoppiamenti, lifting virtuali che mostrano in diretta il tendersi della pelle sotto la spinta delle visioni interiori o che ne alterano la forma, i colori, le espressioni.
Il disagio che nasce dal non poter conciliare i luoghi in cui si vive, le facce che li abitano, gli oggetti che li arredano con quelli desiderati, diventa nel video " A Broken Frame"(2003) di Natascia Abbattista, schizofrenica contrapposizione tra bianco nero e colore, sogno e realtà, stasi e accelerazione. Anche l'immagine di sé, nascendo dalla fusione tra fantasmatico e reale, rende impossibile ogni distinzione tra i diversi livelli. Il soggetto all'acme del disorientamento, divenuto l'incarnazione delle altrui fantasie, le assume in prima persona. L'erotismo vivendo all'interno di costruzioni fantasmatiche mal si concilia con l'esperienza diretta. L'io desiderante è destinato alla scissione, a meno che il sogno e la realtà non trovino un terreno d'incontro, sia pure aleatorio e fugace.
Il montaggio fotografico, accostando corpi veri e finti, rende possibile una sosta su soglie doppie in bilico tra passato realmente vissuto e proiezioni immaginarie.
Il desiderio di una ragazza si incrocia con la visione di un artista e di qui nasce una nuova realtà intermedia, in cui l'impossibile sembra avverarsi come in un sogno, anche se solo per un istante.
In quest'ultimo lavoro, ispirandosi ai rituali della lap-dance e ai desideri che muovono lo spettatore, Natascia Abbattista gioca su molteplici spostamenti: dall'immagine vera a quella illusoria, dall'incontro in diretta con la sua persona a quello fantasmatico che amplifica e dilata il vissuto che ognuno integra con i propri sogni, le paure, i desideri, ma anche con le svariate immagini di corpi femminili che popolano il personale schermo immaginario. E' questo ad attivarsi durante la performance che vede gli spettatori come veri protagonisti: sono loro infatti a riempire di desideri veri il corpo due volte finto, che svela e occulta, danza e pensa, mostra e allude: corpo d'arte o corpo di donna?
Anna D'Elia

Stefania Pellegrini
Viviamo in un'epoca di rapide mutazioni dalle quali non è immune il corpo o l'idea che ciascuno se ne fa. E non si tratta solo di un'idea, poiché ciò su cui si è tutti d'accordo, oggi, dopo il così gran parlare di look e body building è che il corpo non sia un dato biologico, ma un costrutto: dunque una invenzione culturale.
Ciascuno è chiamato a esprimersi attraverso il suo linguaggio di carne, sia che quest'ultima venga usata nel tatoo come superficie, sia che divenga nel piercing soglia da perforare o con ginnastica e diete, massa da plasmare. Ma se la carne assolve alla funzione di velare e svelare l'anima, è al vestito che spetta il compito di velare e svelare il corpo che vuol dire anche presentarsi ora nelle vesti di una personaggio ora in quelle di un altro, dando voce e ascolto alle numerose figure che ci abitano. Ma quali sono oggi queste figure?
Già in un'opera precedente intitolata Cadavere Squisito (2001) Stefania Pellegrini presentando un essere ibrido tra donna e mucca si chiedeva: è la donna che si traveste da mucca o è la mucca che diventa donna? - "Mangia il mio corpo, bevi il mio sangue ed io ti trasmetto il mio virus"- dice la mucca alla donna.
Nutrendoci di altri corpi abbiamo un DNA che è la somma di tanti DNA. Commestibili a nostra volta siamo catalogabili tra le specie destinate al nutrimento di altre specie.
Ma è l'oggetto, oggi, a candidarsi al primo è posto quale partner della carne. D'altronde, la frantumazione cui siamo sottoposti ci ha fatto abituare da tempo all'idea di essere "organi senza corpo", il passo successivo è quello che ci vede nel ruolo di supporti per abiti che assumono identità e ruoli rivendicando la loro autonomia rispetto al corpo che coprono. E' il caso di "xx-xy" (2003) abito-corpo dal cui busto fuoriescono collo, arti, seno, sesso. E se non siamo soddisfatti dell'involucro di carne che ci ritroviamo addosso è arrivato il momento di disfarsene. A Stefania occorrono due mesi per costruirci su misura all'uncinetto l'abito-corpo che più ci aggrada.
Anna D'Elia

Pierluca Cetera
la pittura è morta
caro vito,
per cominciare una breve dissertazione sull'arte e (nel mio caso) sulla pittura, mi rifaccio alla frase : "la pittura è morta", che accompagna la mia esperienza nel mondo dell'arte. E' stata, infatti, proprio questa sentenza di morte sulla pittura ad attirare il mio interesse verso questo mezzo destinato quindi all'estinzione; cosa c'era dunque di più affascinante di occuparsi di un malato terminale, pronto a raccogliere gli ultimi vagiti di una prossima "archeologia"? A prescindere dal fatto che sono convinto che la previsione di estinzione della pittura sia tutt'altro che imminente, ho cominciato comunque a "muovermi" nei meandri della pratica pittorica come se fossi tra gli ultimi esponenti di questa nobile e "primordiale" tecnica. Ho analizzato la pittura dal punto di vista tecnico: tela che trasuda di colore oppure tavole ricoperte da vernici trasparenti (anche organiche) in omaggio alla pittura fiamminga del '400 il tutto facendo in modo da lasciare scoperte alcune parti della superficie trattata in modo da evidenziarne tutti i passaggi tecnici.
L'analisi continua anche per quanto riguarda il rapporto "visivo" legato alla pittura, con alternanza di lucido e opaco che costringe ad una visione in controluce e mette in evidenza la "pelle" pittorica; nel caso de le "MASCHERE", il processo visivo è analizzato in maniera più profonda con riferimenti alla percezione visiva monoculare(e quindi bidimensionale) e al coinvolgimento di altri sensi nel rapporto con l'opera d'arte.
Infatti, l'analisi non è fredda e minimale, ma carnale e passionale, traducendo la convinzione che la pittura sia ancora l'espressione di una pratica sessuale (che parte come una esperienza masturbatoria da parte dell'artista, ma che può fecondare o violentare lo spettatore che si immedesima in quell'esperienza). Per questo, nel caso delle "maschere" lo spettatore è invitato a guardare attraverso l'opera perforata per condividere una visione altra e quindi ad appoggiarsi sui corpi nudi della superficie pittorica che, come accennavo prima, è densa di vernici... Anche i soggetti trattati rimandano alla storia della pittura : sacro, psicanalitico, sessuale, antropologico, filosofico...
Ogni volta mi piace rimettere tutto in discussione e cominciare ad trattare il "moribondo" con nuove cure, sperando alla fine che la pittura non muoia. Ciao.
Pierluca Cetera

Inaugurazione Sabato 25 Ottobre 2003 dalle ore 19

"Lap-dance" performance di Natascia Abbattista.

Anna D'Elia presenterà il suo libro Diario del Corpo, frammenti, immagini, connessioni tra sé e il mondo Unicopli, Milano 2002

Saranno presenti gli artisti.

Durata: 25 ottobre-30 novembre 2003

Orario: dal lun. al ven.18-20 ( o su appuntamento)

Nel'immagine un'opera di Natascia Abbattista

KUNSTHALLE
Associazione Culturale Arti Visive
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tel. 080 4055504

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