Hasta la pittura sempre. La personale restituisce una porzione dello scenario artistico odierno, nel tentativo di mostrare come nell'arte contemporanea sia in corso un movimento di riorganizzazione del materiale sparso della postmodernita'.
a cura di Anna d’Ambrosio Testo critico Jacqueline Ceresoli
In un orizzonte così frammentato, le ricerche artistiche troppo spesso somigliano a tasselli persi di un irricomponibile mosaico.
La personale di N.F.T restituisce al pubblico una porzione significativa dello scenario artistico odierno, nel tentativo di mostrare come nell’arte
contemporanea e nello specifico nel lavori presentati , sia in corso un movimento di riorganizzazione del materiale sparso della postmodernità .
Si tratta di un processo che mostra tratti affini a ciò che nel linguaggio informatico viene definito “ defrag “, deframmentazione pur non negando il frammento e la rottura che il Novecento ha determinato all’interno dei principi assiomatici della cultura tradizionale,.
L’operazione di deframmentazione, compatta i vuoti nell’attualità dell’arte contemporanea, preserva il fram-
mento come ricchezza e riorganizza l’idea stessa di totalità e/o insieme .
“ Simultaneità, ibridazioni , gioco di incastri possibili tra espressionismo, cubismo, futurismo ,orfismo, raggismo
e altre correnti novecentiste, iconografie industriali e paesaggi urbani o naturali risolte in composizioni pseudomeccanicistiche in bilico tra astrazione e figurazione, razionalità e surrealtà , in cui la pittura e le sue variabili
formali diventano un presupposto di costruzioni o di assemblaggi polimaterici .
L’artista Nicola Felice Torcoli , classe 1980 , generazione post-modernista, figlio dell’estetica del mescolamento,
della cultura pop e transavanguardista ,di formazione accademica tradizionale, sedotto dalla materialità più
che dalla smaterializzazione dell’opera : è homo faber, radicato al valore della manualità, del disegno e del colore , della potenzialità volumetrica ed espressiva dei materiali .perché l’arte si fa con tutto. Torcoli è onnivoro
d’immagini, esperienze, incline alla sperimentazione di nuove tecniche ; è un inesauribile ricercatore di “se-
duzioni“ visive e tattili .... Questa prima mostra personale milanese segna il superamento di un’estetica mac-
chinista amata da Fernand Léger, suo pittore prediletto e maestro ispiratore “.
«Jacqueline Ceresoli de: EFFETTO LEGO : variabili ludiche costrutive di Nicola Felice Torcoli»
Chi voglia comprendere le implicazioni dell’opera deve entrare nel suo processo costitutivo e chiedersi come
funziona .
Il punto fondamentale della mostra, è la presa di coscienza che l’arte contemporanea abbia bisogno di guida
per la <
EFFETTO LEGO
Variabili ludiche costruttive di Nicola Felice Torcoli
di Jacqueline Ceresoli
Simultaneità, ibridazioni, gioco di incastri possibili tra espressionismo, cubismo, futurismo,
orfismo, raggismo e altre correnti novecentiste, iconografie industriali e paesaggi urbani o
naturali risolte in composizioni pseudo-meccanicistiche in bilico tra astrazione e figurazione,
razionalità e surrealtà, in cui la pittura e le sue variabili formali diventano un presupposto
di costruzioni o di assemblaggi polimaterici di Nicola Felice Torcoli. L’autore, classe 1980,
rientra in quella generazione post-modernista, figlio dell’estetica del mescolamento, della
cultura pop e transavanguardista, di formazione accademica tradizionale, sedotto dalla ma-
terialità più che dalla smaterializzazione dell’opera: è homo faber, radicato al valore della
manualità, del disegno e del colore, della potenzialità volumetrica ed espressiva dei mate-
riali: perché l’arte si fa con tutto. Torcoli è onnivoro d’immagini, esperienze, incline alla spe-
rimentazione di nuove tecniche: è un inesauribile ricercatore di “seduzioni” visive e tattili,
riconoscibile per soluzioni formali germinanti all’apparenza semplici, d’impatto estetizzante,
ma in realtà complesse.
Questa prima mostra personale milanese segna il superamento di un ‘estetica macchinista amata da Fernand Léger, suo pittore prediletto e maestro ispiratore. L’autore tende a un
obiettivo di definizione di nuove strutture e codici concettuali, non di rappresentare la realtà,
materializzando un processo di decostruzione e simultaneamente di ricostruzione, basato
sul principio rigorosamente analitico e di elaborazione di moduli assemblativi. Per capire
come, basta osservare gli elementi pittorici: composizione, spazio, forma , tono e colore,
evidente nella sovrapposizione di linee orizzontali, verticali, oblique o sospese nello spazio, in cui prevale l’accostamento cromatico per contrasti come struttura di ricomposizioni
di frammenti , singole parti di un tutto che si intrecciano in maniera armonica tra loro. Torcoli procede secondo un paradossale principio di caos -ordinato, insieme razionale ed emo-
tivo, programmatico ed istintivo: il suo linguaggio poggia sull’ossimoro strutturato come
risultato della fusione di ricomposizioni dal segno variabile e sull’inserimento di molteplici
materiali. Lo caratterizza un nuovo approccio percettivo ai materiali e tutto il suo “impeto costruttivo” si origina dalla sua fascinazione per i Lego: un gioco danese che per estensione
è diventato il suo linguaggio nel corso del tempo.
Ma per capire questo macchinoso processo
creativo risolto con opere, assemblaggi e installazioni dall’appeal grafico, anche d’ispirazione futurista, è necessario soffermarsi nella seconda stanza espositiva della galleria,
dove viene proiettato il suo video-documentario dall’emblematico titolo “Effetto Lego” , nella
quale si vede l’autore versare contenitori di “mattoncini ” sul tavolo, di colore e forme diverse,
come imput latente di possibili ri-composizioni, da interpretare come ipotetici bozzetti di
opere che poi ha realizzato.
La maniacale suddivisione di forme e di colori differenti caratterizza il suo processo costruttivo dell’immagine e delle sculture, razionaliste ed empatiche al tempo stesso, così sa-
ture di un pathos misterioso, implicito nel gesto, nell’intuizione creativa.
La sua mostra non si racconta, la si guarda, va esperita direttamente, stanza dopo stanza,
perché risponde a una febbrile necessità di composizione di opere diverse: micro disegni
su cartoncino riciclato, simili a tessere assemblabili utilizzate per il mosaico, a tecnica mista,
una serie di opere realizzate con tele tagliate e reintelate, come premessa di liberazionedalla figurazione, poi un video sistematico come testimonianza della sua abilità compositiva di cui si è già scritto. Inoltre sono rivelatori di come opera i cartoncini (7x7 cm) in bianco
e nero, disposti ad effetto domino o forse ispirati ai castelli di carte da gioco, dall’irresistibile appeal ludico, disposti sul tavolo come frazioni di circuiti che suggeriscono percorsi
immaginifici, circuiti e sinapsi collegati tra loro. Anche l’installazione di 26 bastoni compone
una sorta di griglia-barriera, sembra un codice a barre che l’artista chiama “bastoni magici ”, evoca il gioco cinese Mikado o Shiangai.
Commenta quest’opera recente Torcoli:
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La sua pittura si situa all’incrocio di varie contraddizioni, è istintivo e razionale, maniacale
nella composizione e spontaneo nella contrapposizione dei colori, immediato nell’esecuzione, tende alla perfettibilità ma desidera l’imperfezione: ordine e disordine, composizione
e distruzione , variabili di infinite apparizioni anche attraverso le matematiche geometriche
dell’assurdo. Si incidono nella memoria le sue composizione astratte dal design assoluto
neo-costruttivista, linee orizzontali e verticali , in cui traccia coordinate, trame, trasformando
l’opera in un mix di pixell policromi che dovrebbero definire ipotetiche cornici, prospettive o griglie immaginarie per contenere la sua fertile creatività. Tutti i lavori esposti in
maniera non cronologica ma tematica–formale, esplorano un meta-costruttivismo: sembrano una “trascrizione automatica” del suo incessante operare .
Queste pitture-concrete
compongono un diario visivo, allestite dall’autore nella galleria di Annamaria D’Ambrosio da
interpretare come una macro opera site-specific, composta da singole parti, frammenti di
un tutto disordinato: una testimonianza di vissuti impressi nei materiali, qui riordinati, ri-assemblati per stanze, organizzati per codici formali e cromatici materializzano il suo inspie-
gabile processo di elaborazione dai significati plurimi, stratificati nella memoria , saturi di
citazioni colte e di energia, di vocazione architettonica concentrati in un atto unico. In questa mostra l’opera è un tutt’uno con il fare dell’artista che si espande “oltre” i confini della
superficie, nello spazio, creando nuove dinamiche percettive che si vivono nell’istante in
cui le si guardano. E qui, ponetevi questa domanda: << In che misura ci si aspetta che dobbiate essere attivi?>> .
Inaugurazione giovedì 26 settembre 2013 dalle ore 18.30
Amy-d Arte Spazio
via Lovanio 6 Milano
Orari: lun-ven 9-12 e 14.30-18.30
ingresso libero