Fondation Beyeler
Basel
Baselstrasse 101, Riehen
41 0616459700 FAX 41 0616459719
WEB
Gerhard Richter
dal 17/5/2014 al 1/9/2014
tutti i giorni 10-18, mer fino alle 20

Segnalato da

Francesco Gattuso


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17/5/2014

Gerhard Richter

Fondation Beyeler, Basel

La mostra presenta numerosi aspetti e significati dei concetti di serie, ciclo e spazio nell'opera di Richter. Si estende dagli ambienti tematici a quelli che illustrano il processo lavorativo, fino ai rapporti tra spazio immaginativo ed espositivo nelle sale dei vetri e degli specchi.


comunicato stampa

a cura di Hans Ulrich Obrist

Gerhard Richter è considerato uno dei maggiori artisti del nostro tempo. Nei sessant’anni della sua attività artistica ha prodotto un corpus di lavori assai eterogeneo per temi e stili. La Fondation Beyeler gli dedica ora una grande mostra senza precedenti in Svizzera, che per la prima volta vede protagonisti le sue serie, i cicli e gli spazi. L’attenzione, dunque, è focalizzata su un aspetto finora ancora poco indagato della sua opera.

Dagli anni sessanta Richter si è sempre confrontato con le serie e le sequenze oltre che con l’opera singola, come testimoniano i suoi precoci dipinti sia fotorealistici sia astratti, i lavori con specchi e vetro o le recenti stampe digitali. Nel contempo l’artista ha guardato fin dall’inizio alla presentazione della propria arte in connessione con l’architettura, realizzando più volte opere destinate a un determinato luogo. Nel corso dei decenni sono nati così numerosi cicli, serie e spazi che scandagliano i più svariati interrogativi, spunti e riflessioni sul mutuo rapporto fra immagine singola, insieme di opere e spazio espositivo.

Vi sono gruppi di opere – da Acht Lernschwestern (Otto infermiere tirocinanti) del 1966, fino al ciclo 18. Oktober 1977 (18 ottobre 1977) risalente al 1988 – che procedono da un’affinità contenutistica del soggetto; in altri casi invece, come in Verkündigung nach Tizian (Annunciazione secondo Tiziano) del 1973 o in S. mit Kind (S. con bambino) del 1995, Richter si è accostato al tema da diverse angolature per sviluppare un nesso tra motivo e variazione. Quanto agli insiemi di dipinti astratti, essi creano uno spazio immaginativo allargato in cui il singolo quadro e l’impressione generale rimandano costantemente l’uno all’altra, per esempio in Wald (Foresta) del 2005 o l’anno seguente in Cage.

Gli inizi dell’interesse di Richter per l’interazione di pittura e spazio risalgono agli anni cinquanta, quando egli attese allo studio della pittura parietale presso l’Accademia di belle arti di Dresda. Dagli elaborati di quel tempo si evince quanta attenzione già allora rivolgesse al contesto architettonico. Ma la ricerca assidua di Richter su spazi e forme di presentazione dell’arte diviene evidente soprattutto nel fitto susseguirsi di schizzi e progetti degli anni 1968–1971 in Atlas. Questi disegni illustrano spazi espositivi sia utopici sia reali che esplorano in maniera fondamentale e varia il rapporto tra immagine e architettura, dove peraltro anche i confini di arte e spazio in parte si fanno sfumati.

Parallelamente all’inclinazione per l’architettura gioca un ruolo fin dalle opere giovanili anche il lavoro su dipinti composti da più parti. Quale esempio precoce la mostra propone Acht Lernschwestern (Otto infermiere tirocinanti) del 1966, eseguito a partire dai ritratti delle giovani donne assassinate apparsi sulla stampa. Nell’opera richteriana la riflessione sull’effetto prodotto dalle foto dei giornali è annosa quanto quella sull’aspetto della serialità, e ripetutamente Richter ha fuso insieme le due aree d’interesse, come per l’appunto in Acht Lernschwestern. L’artista vi enuclea lo spostamento semantico che avviene non appena le immagini sono staccate dal loro contesto descrittivo verbale per essere poste in una propria sequenza diretta.

Negli anni settanta a tali nuclei contenutisticamente unitari si aggiunge un altro genere di cicli o serie, miranti a indagare la relazione tra tema e variazione. Nei dipinti della Verkündigung nach Tizian (Annunciazione secondo Tiziano) del 1973, Richter si è accostato al modello del 1535 attraverso varie versioni eseguite in successione, nelle quali irrompe un astrattismo sempre più marcato. Le composizioni, oggi conservate in diverse raccolte, eccezionalmente si possono qui ammirare nel loro insieme.

Come dimostra questo esempio, in Richter la serie o il ciclo è al contempo l’affermazione dell’idea di processo, quale negli anni sessanta aveva trovato larga applicazione nell’arte. Dal concetto della catena di montaggio dell’era industriale che abbatte i tempi della produzione in serie, l’arte ha tratto una forma di produttività creativamente interpretata. La serialità, infatti, non nasce dalla produzione o garanzia del sempre uguale, bensì, per dirla con Gilles Deleuze, dall’interazione di ripetizioni divergenti e singolari differenze, ragione per cui l’arte riesce ad allontanarsi dalla rappresentazione precostituita in favore di processi continuativi. Progressioni e permutazioni si lasciano alle spalle la pilotata organizzazione delle identità e disposizione delle differenze.

Un'altra serie importante degli anni settanta è costituita dai quadri grigi, che Richter ha allestito come insieme nello Städtischen Museum di Mönchengladbach – una serie che perfino nella negazione attraverso il colore grigio rivela le qualità artistiche della variazione. Processi di distruzione e di creazione si compenetrano, come già nei dipinti tizianeschi.

I cicli formati da dipinti astratti, di cui tra gli altri sono in mostra Bach del 1992, Wald (Foresta) del 2005 e Cage del 2006, già nel loro processo pittorico sono trattati diversamente rispetto alle serie delle Candele o dei Crani, eseguite passo dopo passo. Nella loro genesi simultanea, tali gruppi di dipinti astratti si intrecciano ciascuno in un fitto sistema di rapporti reciproci e multipolari che tra le singole tele dà vita a un nuovo, ampliato spazio pittorico.

In questi cicli astratti anche i titoli hanno un significato rilevante. Per esempio Cage deriva dalla musica del compositore John Cage che Richter spesso ascoltava durante il lavoro sui quadri; il ciclo Wald (Foresta) tematizza in modo astratto la sensazione di smarrimento o protezione che si può provare a contatto con la natura. Allo spazio materiale concreto delle composizioni astratte si affiancano lo spazio emotivo e il senso spaziale.

Il ciclo 18. Oktober 1977 (18 ottobre 1977) eseguito nel 1988 occupa un posto particolare sia nella mostra sia nell’opera di Richter. Esso è frutto di una pluriennale riflessione sulla storia tedesca in relazione alla Frazione Armata Rossa (RAF). La sequenza comprende quindici dipinti desunti da fotografie riportate dalla stampa, dei quali alcuni – come i tre quadri Tote (Morta) – vogliono essere a loro volta variazioni su un tema comune. I dipinti non forniscono risposte a domande su una posizione politica, bensì mettono in rilievo l’incertezza, i dubbi, ma anche l’insistito e condensato confronto. Lo spazio diventa ambiente storico, la cui osservazione offre lo spunto per ulteriori riflessioni sulla possibilità di rappresentare la storia in pittura.

Dopo che aveva già affrontato un modello storico-artistico in Verkündigung nach Tizian (Annunciazione secondo Tiziano), nel 1995 Richter mette in gioco il rapporto fra tradizione e tempo presente a livello tematico-iconografico in S. mit Kind (S. con bambino), ciclo che solleva questioni sull’immagine della Madonna e si basa su fotografie di famiglia. Come l’artista resti fedele all’iconografia malgrado le sue perplessità e come questo conflitto interiore si riverberi perfino sul fronte tecnico-pittorico è palesato dallo spazio che il ciclo ha fatto scaturire nel 1996 in un’esposizione al Musée d’Art contemporain di Nîmes. Tali dipinti formano un tutt’uno, a differenza delle serie che pur sondando un determinato tema nondimeno vanno osservate nelle loro singole componenti, dove ogni quadro è un’opera indipendente, come per esempio nel caso delle nature morte.

Negli Spiegel (Specchi), su cui dagli anni novanta Richter ha lavorato con crescente intensità, il rapporto con lo spazio assume una nuova qualità. Se prima si guardavano dei quadri, ora sono lo spazio espositivo stesso e i visitatori ad apparire sulle superfici di vetro specchiante. Anche l’architettura delle sale diviene parte dei quadri. I diversi piani degli oggetti riflettenti, degli spazi e delle immagini speculari in continuo mutamento si sovrappongono, e l’autocoscienza dell’osservatore si inserisce consapevolmente nell’opera. Rimane importante la natura fisica della superficie, che non scompare dietro l’effetto riflettente ma al contrario diviene specchiante attraverso l’applicazione del colore e il materiale vetro. A formare uno spazio sono in mostra quattro dittici intitolati Doppelgrau (Doppio grigio), che Richter ha realizzato ultimamente.

Il carattere di oggetto rivestito da questi specchi monocromi è ancor più accentuato nei lavori di Richter sulle lastre di vetro. Le due opere complesse in lastre di vetro 12 Scheiben (Reihe) e 7 Scheiben (Kartenhaus), ambedue del 2013, consentono molteplici trasguardi sulle lastre, da parte a parte le lastre e nelle immagini riflesse dalle lastre, vale a dire fra oggetto, spazio architettonico e spazio immaginativo.

Ai lavori più recenti in mostra appartengono anche due opere della serie Strips (Strisce). Esse si basano sulla fotografia digitale di un dipinto astratto del 1990, i cui particolari in seguito sono stati ingranditi col computer e poi riflessi più volte. La questione richteriana del potenziale artistico insito nella serialità e ripetizione assume qui una nuova sfaccettatura. Sistemi numerici, combinazioni cromatiche e la possibilità di una continuazione all’infinito, che già nel 1973 e 2007 avevano connotato i dipinti 1024 Farben (1024 colori) e 4900 Farben (4900 colori), pure in mostra, vengono nuovamente adottati e riprendono il motivo della serialità e ciclicità immanente all’opera.

La mostra presenta dunque numerosi aspetti e significati di serie, ciclo e spazio nell’opera di Richter, estendendosi dagli ambienti tematici a quelli che illustrano il processo lavorativo, dagli spazi immaginativi ampliati ai rapporti reciproci diretti tra spazio immaginativo e spazio espositivo nelle sale dei vetri e specchi. L’osservatore non solo si muove da un’opera all’altra, ma anche da una sala all’altra, in cui di volta in volta viene a trovarsi nel mezzo di un insieme strutturato. In ciascuno di questi ambienti nascono nuovi riferimenti tra le opere di Richter e il contesto del luogo.

Le tele seriali sono ripetutamente contrappuntate da opere singole dell’artista; tra queste figurano dipinti che hanno raggiunto lo status di icona, come Eisberg im Nebel (Iceberg nella nebbia), del 1982, Betty, del 1988, Kleine Badende (Piccola bagnante) e Lesende (Lettrice), del 1994 o Ella, del 2007. Esse rompono la successione degli spazi e invitano ad addentrarsi oltre nella riflessione sul rapporto tra opera singola e gruppo di opere nella produzione di Richter.

Gerhard Richter è nato a Dresda nel 1932. Dapprima studiò all’Accademia di belle arti della sua città natale. Nel 1961 fuggì nella Repubblica Federale e proseguì gli studi all’Accademia di Düsseldorf, presso la quale dal 1971 al 1994 ricoprì la carica di professore titolare. Nel 1972 espose nel padiglione tedesco alla Biennale di Venezia come pure alla Documenta di Kassel, dove era rappresentato anche nel 1977, 1982, 1992 e 1997. Nel 2002 il Museum of Modern Art di New York lo ha celebrato con un ampio evento espositivo. Da ultimo nel 2011/12 la retrospettiva Panorama ha fatto tappa alla Tate Modern di Londra, alla Neue Nationalgalerie di Berlino e al Centre Georges Pompidou di Parigi.

La rassegna è concepita in stretta collaborazione con l’artista e l’archivio Gerhard Richter.
Curatore ospite della mostra è Hans Ulrich Obrist, condirettore della Serpentine Gallery di Londra. Obrist è amico di lunga data di Gerhard Richter nonché straordinario conoscitore della sua opera. Da oltre vent’anni realizza progetti in comune con l’artista. Inoltre è autore di numerose pubblicazioni sul pittore tedesco. Per lo svizzero Hans Ulrich Obrist questa è la prima grande esposizione curata in patria.
La mostra si realizza in collaborazione con Sam Keller, direttore della Fondation Beyeler, e Michiko Kono, Associate Curator presso la Fondation Beyeler.

In occasione della mostra la Fondation Beyeler pubblica un catalogo in tedesco e in inglese. L’edizione per le librerie esce presso lo Hatje Cantz Verlag di Ostfildern. All’impostazione del catalogo riccamente illustrato ha contribuito in modo decisivo l’artista. La pubblicazione è introdotta da una prefazione di Sam Keller e Hans Ulrich Obrist e contiene testi di Hans Ulrich Obrist, Georges-Didi Huberman e Dieter Schwarz, nonché un’intervista a Gerhard Richter di Hans Ulrich Obrist. Il catalogo è acquistabile anche online al prezzo di CHF 62.50 nello shop della Fondation Beyeler a partire dall’apertura della mostra il 18 maggio, su shop.fondationbeyeler.ch

Un particolare ringraziamento va a Dieter Schwarz per la sua partecipazione al dialogo riguardante la concezione della mostra e a Dietmar Elger per il sostegno all’allestimento della stessa.

Ulteriori informazioni:
Per l‘Italia: Francesco Gattuso +39 335 678 69 74, gatmata@libero.it

Fondation Beyeler
Baselstrasse 101, Basel
Aperto tutto il giorno ore 10 - 18 e mercoledì fino le 20
Ingresso: adulti 26,80 CHF e studenti 13.80 CHF

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