Ritagli di Memorie. Nei lavori di D'Orsi vi e' un equilibrio tra forma e materia, colore e figurazione. Cicosel Vasilica crea complesse elaborazioni cromatiche.
a cura Guido Buffoni
Una delle caratteristiche fondamentali di Silvano D’Orsi è sicuramente l’originalità delle sue interpretazioni artistiche coniugata ad una sorprendente capacità di operare attraverso canoni esecutivi sempre nuovi ed inaspettati. Nei suoi lavori, infatti, la creatività è sempre in equilibrio tra forma e materia, tra colore e figurazione, tra quella irrazionalità che è propria dell’ utopia e della fantasia e la concretezza di una visione mondana, non svincolata dai canoni stilistici ed etici di una modernità sempre in evoluzione.
In essi si coglie costantemente la straordinaria capacità che Silvano ha di rigenerare, con una continua abilità metaforica, non solo la sua arte, ma anche e soprattutto se stesso, secondo regole dialogiche sempre in evoluzione, il cui fine ultimo è quello di produrre una sintesi artistica che, coniugando le visioni surreali della dimensione onirica con l’idea di una metafisicità dagli scenari prospettici decisamente solitari e inanimati, determina una inaspettata capacità di interpretare inquietudini e turbamenti di un’esistenza sempre in conflitto tra sogno e realtà, tra le realistiche illusioni trascese della dimensione onirica e le doti forti e mordaci che l’essere in se ha, e che rappresentano la qualità e l’essenza del proprio principio, ma anche inevitabilmente della propria fine.
Ed è in questo clima di propulsività artistica che le sue opere, si animano, che le sue figure nascono e prendono forma, che le sue creature suggono il nettare della vita ad ogni piè sospinto. Sono le figure dai lunghi abiti, dai cappelli ingombranti, dalle esili forme, dalle voluttuose sinuosità, sono i fiori dalle intense fragranze emotive o le morbide auto e le ruggenti moto dagli arguti frammenti di intriganti memorie, che prendono forma tra le mani del nostro Demiurgo, e non importa se la loro esistenza sarà tra i colori di una tela o tra le procacità di una tridimensionalità spaziale. Non importa se la loro intrigante sensualità, o la loro roboante freschezza occuperà gli spazi distesi di un quadro o la concretezza di seducenti sculture. Esse saranno lì per sempre. Il loro scopo nasce con esse, la loro missione è completa fin dal primo attimo. Quella di donare emozione, piacevolezza, gioiosità, suggestione, turbamento concettuale ed eccitazione viscerale, ma anche inquietudine, malinconia e fors’anche dolore, ma sempre con l’idea che siamo noi in loro e loro in noi, in una rispettosa pulsione di fibrillazioni capaci di fondere, attraverso la giocosità dell’atto creativo, la limitazione propria di una forma spesso finita ed imperfetta, con la distesa illimitata della nostra sconfinata ed assoluta sensibilità.
Il loro valore è nella forma, in quelle intriganti fattezze voluttuose, come se dal nulla nascesse il tutto e dal tutto si originasse il nulla, in un continuo avvicendarsi di nascita e di morte, di morte e di rinascita. Infine c’è una sorprendente continuità nella produzione artistica di D’Orsi. Anche a dispetto di ogni evidenza. Egli passa con disinvoltura dalla pittura alla scultura, dalle piccole dimensioni alle grandi realizzazioni, dalle ceramiche ai bronzi, dalle misture di colore agli impasti di terre e sabbie, dai colori forti e vivaci alle sfumature più cupe, dalle grafiche monocrome ai collage decisi, segni mordaci di ciò che è stato e forse di ciò che sarà.
Ma tutto, o il tutto, se pur in un’ecletticità sempre in progressione, soggiace ad un solo disegno, ad un solo progetto, ad una sola volontà creativa, ad una solo unità di intenti, quella che alberga nel profondo di un artista-uomo e dio-creatore, capace di cogliere la realtà e di proiettarla nella visione unitaria del suo spirito in modo unico e coeso. Egli è sempre pronto, determinato, coraggioso nell’affrontare ogni nuovo tema, ogni verginità interpretativa, ogni atto creativo, con originalità inaspettata, come se fosse il primo, o forse l’ultimo, ma sempre con la certezza che nella diversità di ogni realizzazione il “tutto” si dividerà nelle sue parti, che nasceranno ed esisteranno perché è comunque da esso che verranno generate, ma che è proprio per la presenza delle sue parti che il “tutto” vivrà in eterno, unito e indissolubile nella immensa infinità universale. Perché esso è “tutto” e da “esso” tutto si genera.
Questo forse è il vero arcano di Silvano D’orsi. Non esiste in lui nulla che conduca ad esiti artistici che non siano riconducibili alla sua illimitata capacità di originare sempre diversità, che rappresentano, ogni volta, prodromi e sentenze di quella visione unitaria dell’arte che fa di un artista… un grande artista. E come si conviene, secondo tradizione, l’atelier di un di un grande artista si anima sempre di nuove presenze, spesso inaspettate altre volte volute e programmate. E naturalmente non ci riferiamo solamente alle recenti creazioni artistiche o alle sempre crescenti modalità di rappresentazione dialettica, ma anche ad altri artisti capaci di attingere dalle proposizioni del Maestro e di rielaborarle secondo stilemi propri ed originali. In questa mistura energetica dalle mille sfaccettature, in cui la versatilità è dominante, nascono e si concretizzano anche le opere di Mirela Cicosel Vasilica, una giovane interprete della raffinata arte del dipingere che finisce sempre per stupire per la sua innata capacità di coniugare il proprio spirito interpretativo con quello indiscusso e propositivo di Silvano.
Le sue opere sono fresche, istintive, vivaci e rigogliose e, nella loro coinvolgente passionalità, riescono sempre a catturare l’attenzione dello spettatore attraverso una espressività dalla forte connotazione stilistica. Mirela passa con estrema disinvoltura da complesse elaborazioni cromatiche a geometrismi di piacevolissimo valore percettivo, da candide velature piene di fascino evocativo a paesaggi forse dell’anima, in cui è la linea dell’orizzonte a porre una generosa congiunzione tra la terra e il cielo, tra la complessa e variopinta connotazione di una prorompente immanenza e la dolcezza propria del candore e della purezza. E poi dame, cavalieri, soldati sempre pronti all’azione, ma anche nature più o meno morte dalle quali scaturisce tutta la forza interpretativa di un’artista inquieta e desiderosa.
Infine, sul palcoscenico della sua creatività, appaiono quei ritagli di memorie, dallo spiccatissimo valore cromatico, in cui i sogni del passato si coniugano indissolubilmente con un il futuro più recente, epigoni indiscussi del segno mordace di un maestro vigoroso come Silvano che finiscono per colonizzare gli areali più significativi della sua indomabile fucina d’arte.
Inaugurazione 6 luglio ore 18.30
Spazio 121
via A. Fedeli, 121 Perugia
mar-ven 16-19
ingresso libero