La mostra 'Venezia si difende' espone 350 immagini provenienti dall'Archivio Storico che svelano la situazione della citta' all'epoca della Grande Guerra. In concomitanza la personale 'Building a nation' del fotografo Lewis Hine dove, dal suo lavoro, emerge un senso di profonda umanita'.
Venezia si difende
1915-1918
a cura di Claudio Franzini
Alla Casa dei Tre Oci dal 13 Settembre torna protagonista la fotografia con una mostra importante,
primo progetto realizzato dopo il protocollo d’intesa tra la Fondazione di Venezia e la Fondazione
Musei Civici di Venezia : l’accordo siglato da Giuliano Segre, presidente della Fondazione di Venezia, e
da Walter Hartsarich, presidente della Fondazione Musei Civici, prevede l’ideazione e la programma-
zione di attività volte alla valorizzazione, promozione e fruizione del patrimonio artistico e culturale
della città di Venezia ed in particolare per la diffusione della cultura e della storia della Fotografia.
A cento anni dall’inizio del primo conflitto mondiale, Venezia si difende 1915 - 1918 a cura di Claudio
Franzini, vuole raccontare con oltre 350 immagini originali, provenienti dall’Archivio Storico Fotografi-
co della Fondazione Musei Civici di Venezia con sede a Palazzo Fortuny, l’insolita situazione della città
all’epoca della Grande Guerra con l’intento di offrire un’esaustiva panoramica sulla drammaticità de-
gli eventi accaduti e pertanto di non disperdere né la prospettiva storiografica né quella sedimentata
nella nostra memoria collettiva.
42 furono le incursioni che scaricarono sulla città un totale di 1029 bombe (300 solo durante la notte
tra il 26 e il 27 febbraio 1918), con il risultato di provocare ingenti danni materiali, ma soprattutto 52
vittime e 84 feriti tra la popolazione.
Se particolarmente drammatiche si rivelano, ai nostri occhi odierni, alcune immagini del tessuto ur-
bano colpito dai bombardamenti, di grande impatto emotivo ci pare la documentazione relativa ad
uno dei capolavori irrimediabilmente perduti che provocò una fortissima reazione internazionale:
l’affresco del soffitto della chiesa degli Scalzi opera di Giambattista Tiepolo, distrutto nel tentativo di
colpire la vicina stazione ferroviaria.
Il percorso espositivo che si articola virtualmente in quattro sezioni non vuole documentare azioni
belliche o gesta di guerra (salvo un unico caso, una delle più sensazionali imprese compiute dalla
Marina Italiana: l’affondamento della corazzata Wien nel porto di Trieste compiuto dai Mas guidati
dal tenente di vascello Luigi Rizzo) ma intende descrivere in maniera estesa le strategie difensive
attuate, la complessa attività di protezione preventiva dei monumenti con le “saccate” e le murature
di rinforzo, la rimozione dei preziosi tesori artistici, la trasformazione delle altane della città in posta-
zioni di avvistamento e di difesa antiaerea dei fucilieri della Marina e dei volontari, i palloni frenanti
che venivano innalzati per ostruire lo spazio aereo. Dall’altro lato si illustrano le difficoltà della vita
quotidiana: l’oscuramento, i rifugi, gli ospedali, la rimozione delle macerie, il ritiro dei depositi bancari
dopo Caporetto.
Una sezione importante è dedicata agli effetti degli attacchi aerei subiti.
Una sezione infine è dedicata alle cartoline postali. Epica militare e ritrattistica, campagne di so-
stegno e sottoscrizioni, compongono gli argomenti di questo corpus illustrativo, tra cui spiccano due
serie dedicate a Venezia opere del veneziano Guido Cadorin e del triestino Guido Marussig, realizzate
durante gli anni del conflitto.
A conclusione dell’esposizione sono documentate le celebrazioni in onore delle forze armate che si
prodigarono alla difesa e le commemorazioni militari e civili che seguirono negli anni.
Alcune cenni sulla provenienza e sugli autori delle immagini.
In tutti i territori dichiarati zona di guerra era fatto assoluto divieto di eseguire delle fotografie. Anche
Venezia non sfuggì a questa imposizione: molte immagini in mostra, soprattutto quelle della mobili-
tazione generale del 1915 siano esse fotografie o cartoline postali vennero, come recita una dicitura
manoscritta ad inchiostro rosso, Sequestrate dalle Autorità. Salvo quindi poche fotografie “firmate”,
come quelle di Tommaso Filippi di Venezia, professionista, già operatore e direttore dello Stabilimen-
to Naya, e di Aldo Cortellazzo, altro professionista veneziano, sono da addebitare a Giovanni Caprioli,
fotografo della Soprintendenza di Venezia quelle relative ai primi mesi del 1915, da maggio a luglio;
le altre in mancanza di indicazioni sono difficilmente attribuibili. La gran parte recano nel verso il
timbro del Gabinetto del Ministro dell’Ufficio Speciale del Ministero della Marina, e quindi rientrano
nel novero delle fotografie di autore anonimo ascrivibili agli addetti militari della terza sezione del
Servizio fotografico del Comando di Piazza Marittima di Venezia, posta in essere all’inizio del conflitto
dal Comando Supremo.
La Fondazione di Venezia, proprietaria di una importante collezione di fotografie, suddivise in due
fondi principali, il Fondo De Maria e il Fondo Italo Zannier, ha dato vita presso la Casa dei Tre Oci,
alla Giudecca, ad un spazio interamente dedicato alla valorizzazione e fruizione della fotografia, che
ospita i due fondi fotografici ed è sede espositiva per importanti mostre e appuntamenti di approfon-
dimento sulla tecnica e sulla storia fotografica.
Ritiene pertanto molto feconda questa avviata collaborazione con un’istituzione importante come la
Fondazione Musei Civici, proprietaria di diversi fondi fotografici di importanza nazionale.
L’Archivio Fotografico Storico della Fondazione Musei Civici di Venezia, fu trasferito in gran parte nel
2000 a Palazzo Fortuny, sede museale che sin dai primi anni dalla sua apertura si è sempre dedicata
alla Fotografia e dove già sono depositati altri preziosi fondi fotografici. L’archivio fotografico è un
imponente corpus di negativi e positivi che nel corso degli anni sin dalla costituzione delle raccolte di
Teodoro Correr si è sedimentato attraverso donazioni e acquisti.
Ma va ricordato che importanti nuclei di fotografie storiche sono ancora conservati nell’Archivio fo-
tografico del Museo Correr, di Palazzo Ducale e della Galleria d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro. Buona
parte di questi fondi è oggi visibile e consultabile on line nel sito della Fondazione dei Musei Civici di
Venezia, grazie alla pluriennale campagna di catalogazione informatizzata.
La mostra è prodotta e organizzata da Civita Tre Venezie, e verrà corredata da un catalogo di Marsilio
Editori, a cura di Claudio Franzini con saggi di Cesare De Michelis, Camillo Tonini e Claudio Franzini.
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Lewis Hine
Building a Nation
a cura di Enrica Vigano'
Alla Casa dei Tre Oci dal 13 Settembre torna protagonista la fotografia con due importanti
mostre:
LEWIS HINE. Building a Nation
a cura di Enrica Viganò e in contemporanea la
mostra
VENE
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I
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a cura di Claudio Franzini.
L’esposizione riunisce per la prima volta opere originali provenienti dalla collezione della
famiglia Rosenblum di New York, il più consistente fondo archivistico di stampe vintage di
Hine in mani private, qui un nucleo di 6o vintage print propone i suoi cicli più conosciuti:
dai famosi
operai dell’Empire
State Building
agli
immigrati di Ellis Island
, dal
reportage
di Pittsburgh
, al
lavoro minorile in Pennsylvania
,
North
c
arolina e Virginia.
Il grande
pubblico potrà così ammirare la maestria e l’umanità del padre della “fotografia sociale”
e collegare alla sua esperienza alcuni dei valori più alti della generazione successiva rap
-
presentata per esempio dalla Photo League.
Lewis Hine, nato a Oshkosh nel Wisconsin, porta dentro di sé un senso di stupore e di
rispetto per la grandezza della natura umana: un’umanità che ha dimostrato di saper sfi
-
dare le leggi della fisica, superare i limiti dello spazio, del tempo e della ragione, anche
a costo di rinunce, fatica e sofferenza. Hine, insegnante e sociologo della Columbia Uni
-
versity, decise così di abbracciare la macchina fotografica per meglio rappresentare la
grandezza umana dentro le condizioni sociali: la sua fotografia costruì una nazione.
Forse siete stufi di immagini di lavoro minorile. Bene lo siamo tutti
, dirà Hine:
ma noi ci
proponiamo di rendere voi e tutto il paese così a disagio di fronte a questa faccenda, che
quando arriverà il tempo dell’azione, le immagini del lavoro minorile saranno soltanto una
testimonianza del passato
.
Il lavoro minorile, le sue immagini di uomini volanti sui grattacieli in costruzione (corren
-
do gli stessi rischi a cui erano sottoposti gli operai, per ottenere le angolature migliori si
sistemava in uno speciale cesto, creato appositamente per lui, che dondolava a più di
trecento metri di altezza sopra la
Fifth Avenue),
e le vedute sterminate dei quartieri indu
-
striali divennero gli strumenti con i quali l’America moderna promosse le riforme sociali
sul lavoro.
Nel 1932, venne pubblicato il suo primo volume dal titolo
Men at Work
: ebbe subito un
successo straordinario. Il 1936 è l’anno di
Tempi Moderni
di Charlie Chaplin e se si ride
dell’operaio diventato un ingranaggio delle immense macchine, non si può non pensare
alla famosa fotografia di Hine del 1920 del meccanico con micrometro per misurare l’al
-
bero di trasmissione che sta costruendo.
Elemento di spicco sarà la proiezione in mostra del
film
America and Lewis Hine
[60’], di
Nina
r
osenblum e
d
aniel
a
llentuck
della Daedalus Production.
La Mostra, di Admira, Milano, è prodotta e organizzata da Civita Tre Venezie e accompa
-
gnata dal libro catalogo di Admira Edizioni con saggi di
Mario
c
alabresi
e
Nicolò Leotta
.
Lewis Hine
(1874-1940), insegnante di sociologia a New York presso la
Ethical Culture
School
e fotografo della
National Child Labor Commitee
, si dedica a raccontare l’attività
industriale dei complessi siderurgici di Pittsburgh. Durante la prima guerra mondiale, do
-
cumenta l’opera di assistenza e soccorso della
Croce Rossa
Internazionale
in Europa. Nel
1930, gli viene commissionata la documentazione del processo di costruzione dell’
Empi
-
re State Building
. Hine fotografa tutta l’epopea della costruzione.
Durante la grande depressione, Hine lavora nuovamente per la
Croce Rossa
fotografando
l’opera di soccorso del Sud degli Stati Uniti colpiti dalla siccità e per il
Tennessee Valley
Authority
(TVA), documentando la vita nelle montagne del Tennessee orientale. Lavora
anche come capo fotografo della
Works Progress Administration’s
(WPA) che studiava i
cambiamenti nel settore industriale e gli effetti sull’occupazione. Sue fotografie e negativi
sono conservati presso la
Library of Congress
e il
George Eastman House.
Ufficio Stampa - Casa dei Tre Oci
Valeria Regazzoni, T. +39 041 2201267, M. +39 348 3902070, valeria.regazzoni@gmail.com
Ufficio Stampa e Pubbliche Relazioni - Fondazione Musei Civici
Riccardo Bon, T. +39 041 2405225 / 32, M. +39 346 0844843, press@fmcvenezia.it
Inaugurazione 12 settembre dalle 18 alle 21
Casa dei Tre Oci
Fondamenta delle Zitelle, 43 , Venezia.
Orari: Tutti i giorni: 10.00 – 18.00. Chiuso martedì.