Allucinatorio, discontinuo, inattuale, Vita di Diogene e' un viaggio iniziatico di alta densita' concettuale, un'esperienza sensoriale dove ogni verosimiglianza e' mortificata.
videoproiezione del film VITA DI DIOGENE
con Benjamin Florance. Durata: 90 minuti; bianco e nero; produzione:
Italia 2003; pellicola.
Quando in Hotel abbiamo visto per la prima volta il lavoro di Marcello
siamo stati tutti rapiti da atmosfere inafferrabili di un mondo lontano,
come quello della Grecia antica, estremamente distante dalle consuete
atmosfere dell' Hotel, nel quale l'arte digitale ci spinge verso
problematiche comunicative sintetiche ma incapaci di comunicare in modo
epico come Marcello Tedesco è riuscito a fare in "Vita di Diogene":è
stato un ulteriore momento di scambio con una lentezza quasi necessaria
nel mondo contemporaneo. Abbiamo riscontrato, nel film, la forte
presenza dell'elemento teatrale, che personalmente mi ha riportato tanto
in momenti antichi della memoria, quanto nel ventre umido di un luogo
che è solo della mente.
Le atmosfere sono ben sintetizzate nei 4 scatti del preset che saranno
parte della mostra insieme al girato in pellicola
VITA DI DIOGENE di Marcello Tedesco
Diogene è corpo che pulsa tra corpi, si contrae e si masturba, fende il
deserto. Diogene è corpo in estenuante conflitto con l'enzima demoniaco
che anima Sinope, radura avvinta da una desolazione che è in nuce quella
dei putrefatti formicai venturi, fornace di una civiltà sgraziata che
nel freddo letto di Nomos eiacula destini di morte. La via verso la luce
è impervia e tenebrosa, infilza le contrade del delitto e della follia.
È radicato alle sorgenti dell'ente il male contro cui Diogene si erge,
nel segno di un destino che l'oracolo vomita in forma di enigma. In
filigrana o sovrimpressa è sempre questa lotta astorica, affratellante
tauromachia e danza concentrica. È spasmo viscerale il pensiero in
rivolta del Cinico. Diogene è il Cane il Mendicante il Bambino. La
congrega di uomini alacremente affaccendata nella pancia della Bestia è
poco più, o poco meno, di una muta lupesca di bambini marciti, accecati
dalla sozzura contingente. Radici divelte, fluttuanti in un vuoto irto
di aculei. Come suppuranti da carne animale ferita dalla spina
dell'agave, fioriscono la castità e il silenzio. Per colui che dispera
nel mondo l'unico scampo è il sacrificio. Dice il Poeta: il deserto è un
panno steso dentro gli occhi. Estrema illusione: farne un sudario e
appiccare il fuoco, fino al divenire cenere dell'osso della maschera che
imprigiona la fiamma.
La scissione di Diogene contagia la messa in scena: la figurazione freme
fuori sincrono: la ruminante coscienza del filosofo è voce scorporata
dalla figura. La parola s'intreccia alle note di Scelsi, al frinire dei
grilli, al respiro della natura, a contrappunto di immagini la cui
vigoria erettile contrasta il flusso orizzontale dei fotogrammi,
straripa gli angusti argini di Logos.
Allucinatorio, discontinuo, inattuale, Vita di Diogene è un viaggio
iniziatico di alta densità concettuale, un'esperienza sensoriale dove
ogni verosimiglianza è mortificata, perché affiori, nella sua
birifrangenza, fuor di cliché, qualcosa di ulteriore, ansante dietro la
scorza della realtà . Dice il Poeta: solo il canto è la vita vera.
Jonny Costantino
Pur avendo una base storica e un valore agiografico, il film va oltre la
semplice biografia del filosofo greco Diogene di Sinòpe, vissuto tra il
V sec. e il IV sec. a. C., giacché riflette su quell'esperienza della
Realtà , incantevole e abissale al contempo, che sta prima e a fondamento
di ogni specifica dottrina; poiché inoltre quell'esperienza, dopo che è
avvenuta, incombe in maniera ininterrotta e
irreversibie sul Filosofo, tale da sollecitarne tutte le forze e la
resistenza, e poiché Diogene il cinico è notoriamente il filsofo dello
sforzo, colui che ha incarnato in maniera drammatica e pura il rapporto
agonistico tra l'essere e il suo scriba, la sua voce, lo si è prescelto
per dare corpo alla vita filosofica in quanto tale. Ne risulta un cinema
senza tempo, nel senso che prima lo include, poi lo trascende.
B.J.
Inaugurazione: 25 giugno 2004
Orfeo Hotel via Orfeo 4/a 40124 Bologna